Do you think the sun won't shine
this time
Are you breathing only half of the air
Are you giving
only half a chance.
(Heaven
Out of Hell, Elisa Toffoli)
Camminarono
in direzione di Central Park, in cerca di un posto dove mangiare,
Rory si ritrovò a suo malgrado ad osservare con la coda dell'occhio
il riflesso di loro due sulle vetrine, quasi ipnotizzata
dall'immagine.
Scacciò a forza il pensiero dalla sua mente che
forse, se le cose in passato fossero andate diversamente, in quel
momento lei e Jess sarebbero stati una coppia, esattamente come
apparivano agli occhi della gente.
- Sei contenta?
La sua
domanda la distolse dai suoi pensieri, ma la mise in difficoltà.
-
Beh, è stata una bella sorpresa ritrovarti... - si bloccò,
osservando la sua espressione divertita, capendo di avere frainteso.
-
Intendevo qui, a New York, all'Observer.
Strinse le spalle,
cercando di dimenticare la figuraccia.
- Direi di sì. Lavorare in
un quotidiano mi manca, ma l'Observer è un bel traguardo, per Rory
di Stars Hollow.
- Rory di Stars Hollow era di ampie vedute,
ricordo.
- Arrivati alla nostra età bisogna avere sempre voglia
di evolvere, ma anche essere riconoscenti di dove ci hanno portato le
nostre gambe, non credi?
Jess annuì,
- Ottima risposta, Rory
di New York.
Lei rise,
- Non farti sentire da Rick, lui dice
che non sono una vera newyorchese.
Jess sembrò rabbuiarsi per un
istante, a quel commento, ma fu così veloce che Rory non seppe dire
se aveva avuto un abbaglio.
- Ti va bene mangiare lì? - chiese,
indicando un locale in una traversa fuori dalle strade
principali.
Rory non sapeva cosa aveva sbagliato, annuì
perplessa.
- Va benissimo. - disse, seguendolo.
- E tu,
invece? - gli chiese, quando ebbero davanti i piatti. - Sei felice?
-
Abbastanza. - disse lui, vago.
- E il nuovo libro che stai
scrivendo? Hai detto che sei venuto qui per scrivere.
Una luce gli
illuminò gli occhi.
- Sto scrivendo. È una prospettiva diversa,
da quella che avevo in passato, ma sembra funzioni. - le spiegò. -
Ma è ancora all'inizio, non voglio sbilanciarmi. Spero prima o poi
di poterti regalare un grazioso fermaporte nuovo.
- Mi sembra che
tu abbia guardato la mia libreria oggi, no? Non hai visto niente di
famigliare? - disse Rory, alludendo al suo libro.
Jess nascose un
sorriso, e continuò a mangiare.
Parlare del libro rischiava di
trascinare degli altri argomenti, rifletté Rory: Philadelpia, quel
bacio interrotto che però per un attimo lei era stata ben lontana da
fermare e non solo per Logan, Hartford. Non lo aveva mai ammesso del
tutto, ma a seguito dello scontro tra Jess e Logan aveva realizzato
per la prima volta chiaramente quanto Logan fosse un cretino, in
fondo. Lo amava, forse troppo, ma in quell'istante si era vergognata
al pensiero che Jess vedesse con chi stava.
Li aveva amati tutti e
due, Jess e Logan, ma la differenza probabilmente stava nel fatto che
lei e Logan avevano avuto il loro tempo, ma non erano fatti l'uno per
l'altra, mentre lei e Jess erano fatti l'uno per l'altra, ma non
avevano mai azzeccato i tempi: anche in quel momento, erano passati
dieci anni, e per quanto piacevole fosse stare in sua compagnia non
era più ora di rivangare le vecchie cose, era passato troppo.
Jess
tirò fuori il telefono dalla tasca, osservandolo.
- Sono
arrivati. - disse, - Rick e Darla, sono qui fuori.
L'aveva
offesa, pensò Rory, non appena li vide: Rick l'aveva offesa.
Darla
stava scostata rispetto a lui, braccia conserte e sguardo tempestoso,
mentre Rick, sereno come al solito, sembrava così diverso da lei che
avrebbe potuto giurare che fossero due estranei.
- Jess, sono
venuto a prenderti, volevi anche dei fiori? - disse lui,
irriverente.
- Anche se sei biondo no, tienili pure. O magari
girali a Darla: sembra che tu debba scusarti per qualcosa. - rispose
Jess, notando l'espressione seccata della ragazza.
- Come al
solito. - sottolineò lei.
Rick si incamminò,
- Ma allora tu
che ci stai a fare? Vieni qui, Straniera, - disse, trascinando Rory
verso di sé, - lasciamo Jess a consolare Darla, visto che sembra che
almeno lui riesce a sopportarlo.
- Ma cosa avete tutti, stasera? -
commentò Rory, affrettando il passo per non cadere.
- È venerdì sera
e non vediamo l'ora di divertirci. Jess, - disse, iniziando a
camminare all'indietro, - sei sicuro che il locale di stasera non sia
troppo, per la Straniera perfettina? - disse, indicandola con la
testa.
- Tranquillo Rick, perfino lei potrebbe farti una buona
lezione di musica, l'apparenza inganna.
Lui si girò su sé
stesso per guardarla, ammiccando,
- Interessante.
- Com'è che
mi sono guadagnata il secondo soprannome? - gli chiese, rinunciando a
una discussione a oltranza su “Straniera”, capendo che era
perfettamente inutile.
- Perfettina? Ma ti sei vista com'eri
vestita oggi?
- Uscivo dal lavoro. - Le dava molto fastidio, che
gli altri la giudicassero così. Lei non era perfetta, e in passato
aveva rischiato di deludere molte persone dimostrando i suoi difetti.
Aveva capito che era meglio accettarli, e dare il meglio di sé per
come era. - Evita, per favore. - disse, rabbuiandosi.
Rick scoppiò
a ridere.
- Umh, cattiva, eh? - commentò. - Sei simpatica,
Straniera, anche quando cerchi di fare la dura.
Rory strinse le
labbra, non sapendo se arrendersi e ridere o arrabbiarsi.
- Dimmi,
quante persone ti hanno già detto che sei insopportabile?
- Jess!
- gridò Rick. - Tra un po' dobbiamo fare cambio, anche la Straniera
si sta innervosendo. - disse, scherzoso. La guardò, con la coda
dell'occhio, e la tirò verso sé, amichevole. - Ma no, tu non ti
innervosisci: alla fine ti piaccio, eh?
Rory si tirò indietro.
-
Mi esasperi così tanto che alla fine mi riduci al tuo livello, e non
mi arrabbio nemmeno più.
- Lo considero un sì.
Si
svegliò, con una strana sensazione allo stomaco, ancora era simile
alla delusione.
Contro ogni aspettativa poteva ammettere che la
serata era andata piuttosto bene, in fondo si era divertita, ma
praticamente non aveva scambiato nemmeno una parola con Jess:
inizialmente era stato un susseguirsi di battute con Rick, mentre
Darla e Jess parlottavano tra di loro. A un certo punto la ragazza si
era alzata, per uscire a fumare una sigaretta, e per quanto non la
conoscesse Rory aveva deciso di seguirla, pensando che magari volesse
parlare con una ragazza.
- Jess mi sta semplicemente trattenendo
prima che decida di staccare a Rick la testa. - le aveva detto Darla,
non appena le si era avvicinata, - Nel caso volessi saperlo.
Rory
scacciò l'imbarazzo,
- Non c'è nessun problema, non c'è niente
tra di noi, ci conosciamo semplicemente da anni. - disse.
- Ah. -
commentò Darla, spiazzata. Rory le sorrise timidamente. - Porca
puttana, - continuò, ricambiando il sorriso, - non ti fa incazzare
quel ragazzo?
- Rick? Oh, assolutamente sì. - disse, alzando gli
occhi al cielo.
In quel modo strano avevano fatto amicizia, ed
erano rientrate; la serata era continuata tranquilla, ma Jess dava
sempre l'impressione di starsene in disparte, distratto.
E la
mattina dopo Rory si svegliò con la sensazione che la serata fosse
stata inconcludente, nonostante tutto.
Bevve il caffè, appoggiata
al davanzale della finestra, rimpiangendo il sapore di quello della
caffetteria.
- Ciao Rory! - la salutò amichevole Darla, non
appena entrò, passandole davanti con un vassoio, diretta all'unico
tavolo occupato quella domenica mattina.
- Buongiorno Rory. - Jess
era da solo, al banco, e stava appoggiato alla cassa leggendo un
libro.
- Che gran lavoratore. - commentò lei, avvicinandosi e
sedendosi sullo sgabello di fronte a lui. - Il vostro caffè è una
droga: ti prego, dammene un po'.
Jess appoggiò il libro,
- Lo
spirito di Lorelai si è impossessato di te?
- No: se fosse così
ti odierei, sai che lei ti odia. - ribatté Rory, annusando ad occhi
chiusi il vapore che saliva dalla tazza che Jess le aveva messo
davanti.
- Non ha ancora imparato a nasconderlo. - commentò
lui.
Darla appoggiò il vassoio vuoto sul banco, e si arrampicò
sullo sgabello accanto al suo.
- Non senti che pace qui, senza
Rick? - domandò, allegra.
Jess la guardò, sollevando le
sopracciglia, divertito.
- È questo il tuo modo di lavorare? - la
prese in giro.
- Oh, piantala tu: non c'è niente da fare. Già è
un'impresa essere qui la domenica mattina: a quest'ora probabilmente
mi sarei appena addormentata. - esagerò.
- Lavorate tutte le
domeniche? - si informò Rory.
- Stiamo a casa una domenica a
turno. - rispose Darla per tutti e due. - Domenica prossima tocca a
me: dici che sarà aperto quel vecchio negozio di dischi che mi
dicevi l'altra sera? - le domandò.
Rory incrociò lo sguardo di
Jess, complice, prima che lui si allontanasse per rispondere al
cellulare.
- Penso di sì: ti ci posso portare, se vuoi.
Darla
scivolò giù dallo sgabello, andando a prendere l'ordinazione a due
ragazzi che erano appena entrati.
- Sai, Jess, - gli disse, quando
mettendo il telefono in tasca, tornò verso di lei. - una volta ci ho
portato Lane: rischiava un infarto dalla gioia.
- Ti prendi i
meriti per il mio
negozio, eh?
- Non ho mai detto a nessuno che l'ho scoperto da
sola. Lo sapevi che è ancora aperto?
- Sono secoli che non ci
vado, ma a quanto pare tu sei diventata un'abitué.
Stava
bene lì, era un dato di fatto.
Se fosse stato più vicino a casa
avrebbe fatto meno fatica a giustificarlo, ma non le interessava
molto darsi una spiegazione.
Prese un libro, lo stesso che Jess le
aveva dato la prima volta che era stata lì, e si spostò su una
poltrona, con il suo caffè in mano.
Quando alzò gli occhi scoprì
che il locale si stava riempiendo, ma non era un movimento frenetico:
Jess e Darla lavoravano in maniera fluida, quasi tranquilla,
riuscendo a servire tutti.
Era fiera di lui: probabilmente a
diciassette anni avrebbe sputato in un occhio a chi gli avrebbe
predetto un destino simile, eppure, come aveva detto proprio Rory,
arrivati nel mondo adulto avevano imparato ad apprezzare dove le loro
gambe li avevano portati..
E Jess non solo gestiva una
caffetteria, ma era uno scrittore: alla fine nei suoi panni avrebbe
considerato concretizzati i sogni di gioventù.
Non si era ancora
abituata alla sua presenza, trovava ancora strano, guardarlo,
specialmente dal momento che l'imbarazzo iniziale stava passando e si
stava ricreando una sorta di confidenza, tra di loro.
Ripeté il
suo nome nella mente, Jess, quasi per autoconvincersi che fosse
veramente lui, senza fare caso al fatto che lo stava a tutti gli
effetti osservando da un po'.
Lo ritrovava in ogni gesto, in ogni
smorfia storta che faceva, e ogni volta pensava fosse assurdo e allo
stesso tempo quasi confortante.
Poi una consapevolezza sottile,
che autocriticò sentendola fastidiosa, iniziava a tampinarle la
mente, mentre si accorgeva della risata complice che Jess stava
facendo con Darla.
Don't
you wanna shake because you love
Cry because you care
Feel
'cause you're alive
Sleet because you're tired.
(Heaven
Out of Hell, Elisa Toffoli)
- Non capisco se questo posto
sia la rovina o la salvezza di George: passa più tempo di prima ai
videogiochi, però d'altra parte qui socializza con i suoi coetanei,
e non mi sembra un ambiente brutto. - osservò Melinda, pensosa.
-
Tutt'altro, è un posto tranquillo, E Rick va spesso di là: per
quanto lo faccia per divertirsi alla fine tiene d'occhio la
situazione. Anche se trattandosi di lui non so fino a che punto sia
in grado di farlo. - si corresse poi, scherzando.
- Di sicuro è
la tua, di rovina: sei sempre qua o sbaglio?
Rory stava per
rispondere, ma fu interrotta da Rick, che stava passando di fianco in
quel momento.
- Un applauso a Rory, - gridò, sentendo la
conversazione, - che questo mese ci ha pagato l'affitto del locale a
suon di caffè!
Gli lanciò un'occhiataccia e si mise la mano di
fronte al viso, scuotendo il capo.
- Idiota. - commentò.
Melinda
prese un sorso di cappuccino, nascondendo una risata per non
offenderla.
- L'altro giorno ho sentito la tua amica Lane, invece.
- le disse, poi.
- Sì? Come mai?
- Ha iscritto i gemelli al
campeggio estivo, dove andava George, e mi ha chiesto un
consiglio.
Rory già sapeva perché: erano anni che Lane le
ripeteva che non vedeva l'ora che i gemelli fossero abbastanza grandi
da andarci, per poter fare una turnée estiva “degna di tal nome”.
- Mi ha detto di tenerti d'occhio. - continuò Melinda,
interrompendo i suoi pensieri.
- Cosa?
Le si avvicinò,
abbassando il tono della voce.
- Com'è che ti sei scordata di
dirmi che tu e Jess siete stati insieme?
Rory rischiò di farsi
andare di traverso il caffè, ma fece finta di niente.
- Non mi
sono scordata di dirtelo, non lo considero così rilevante. E io e te
in genere non parliamo delle nostre storie passate. - si
giustificò.
Melinda sbuffò,
- Mi sono laureata e Spencer mi
ha messo incinta, tocca a te.
- Io e Jess siamo stati insieme a
diciassette anni, fine. - la ragione le diceva che era così, non
importava se qualcosa dentro di lei le suggeriva che stava
decisamente sminuendo la cosa. Melinda fece una smorfia annoiata.
-
Fine, eh? Peccato che
tu non mi abbia detto che è stato il ragazzo ti ha lasciato e che
hai fatto così fatica a dimenticare che persino dopo parecchi anni
stavi per tradire il tuo fidanzato con lui. Così, per dirne una. O
no?
Rory avvampò, imbarazzata: sapeva decisamente troppo.
- Da
quando tu e Lane fate questo alle mie spalle?
Melinda la buttò
sul ridere,
- Facciamo pratica con la tua vita privata per quando
le nostre figlie saranno grandi. E Lane non si sbaglia, a dirmi di
tenerti d'occhio: se solo me lo chiedesse lascerei Spencer, i
ragazzi, baracca e burattini e me ne andrei con Jess inseguendo il
tramonto. - disse, strappandole un sorriso.
- No, non lo faresti
mai.
- Oh sì, invece sì: ma lo hai visto? Mi correggo, certo che
lo hai fatto.
Istintivamente Rory guardò con la coda dell'occhio
Jess, al banco, ignorando la sensazione che la perseguitava
costantemente.
- Non c'è pericolo, - mentì, nonostante il suo
volto esprimesse il contrario, - ora siamo solo amici.
Ed era
praticamente sicura che tra Jess e Darla potesse nascere qualcosa da
un momento all'altro, se non addirittura fosse già iniziato.
-
Usciamo, scrocco una sigaretta a Darla.
Rory sbuffò,
- Devi
proprio?
Melinda la gelò con lo sguardo.
- Lavoro cinquanta
ore la settimana, ho due figli di cui una che si crede la piccola
principessa e uno è un ragazzino che sta per compiere tredici anni,
mando avanti una casa, ho un marito tanto adorabile quanto sulle
nuvole e sono astemia. Sì, devo
fumarmi la mia sigaretta settimanale.
Detestava quando la metteva
su quel piano.
- Lo dicevo per il tuo bene... - disse, seguendola
fuori.
Melinda si godette in silenzio la sua sigaretta, osservando
Rick che, da oltre la vetrina della caffetteria, faceva le boccacce a
Rory, cercando di farla ridere.
- E sai, - le disse pensierosa,
guardandoli, - che ogni tanto mi chiedo se devo tenerti d'occhio con
Jess, o con lui.
Rory scosse la testa,
- Rick? Zero pericoli,
te lo assicuro. Portami una Bibbia e ti faccio un giuramento solenne,
qui e ora.
- Attenta, - la ammonì, - non esagerare. Di fatto per
l'uno o per l'altro sei sempre qui, no?
Rory la spinse nuovamente
dentro.
- Dimentichi Darla, dimentichi che è vicino a te, la mia
collega preferita, e dimentichi l'ottimo caffè e i libri. E poi,
com'è che fino a ieri tutti non facevano che ripetermi che dovevo
uscire, stare in mezzo alla gente, e ora vi preoccupate?
- Sei
maledettamente convincente Rory Gilmore, riferirò a Lane che
l'interrogatorio è andato bene, sotto quasi tutti i punti di
vista.
La guardò, perplessa,
- Cos'è che ho sbagliato?
-
Non te lo dico, se non te ne sei accorta da sola è meglio che tu non
lo sappia.
Nda Quanto sono contenta che questa storia vi piaccia ^___^
Che vi devo dire, come ho specificato quando l'ho pubblicata ero
terribilmente insicura che potesse annoiare, che il personaggio di Rick
potesse essere frainteso (questo mi preoccuperà ancora per un
paio di capitoli u_u), e sapere che la leggete e vi piace mi rende
contentissima, per cui grazie mille per le vostre recensioni!
In questo capitolo ho citato per ben due volte Heaven out of Hell di
Elisa, fondamentalmente mi piace questa contrapposizione con la
citazione di Jess nello scorso capitolo "Colora la mia vita con il caos dell'inquietudine" e le parole della canzone che ho scelto:
"Quindi stai ancora cambiando idea
pensi che il sole questa volta non splederà?
Sai respirando a metà?
Stai dando solo mezza possibilità?
Non vuoi tremare perché ami?
Piangere perché ti importa?
Provare qualcosa perché sei viva?
Dormire perché sei stanca?"
Alla prossima!