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Autore: Fuschissimo    29/01/2013    1 recensioni
Una nuova vita, un nuovo sole illumina il mondo. La storia di un ragazzo e il mare, la storia di ventiquattro isole e i suoi abitanti. Una storia di sacrifici, amore e avventura; una storia che si scontra e si intreccia con le forti emozioni che raramente proviamo nella nostra vita. Un'amicizia che ruota attorno all'avventura e alla lotta, insieme, per rimanere aggrappati ai propri sogni. E come le correnti, il protagonista percorrerà la propria strada senza quelle precauzioni che creano noia e monotonia, senza compromessi e calcoli, arrivando alla propria maturità con le proprie vittorie e sconfitte.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

 
 
Occhi. Due bellissimi occhi. Una donna piange, tenendo in grembo suo figlio, appena nato. Attorno a lei, le anziane levatrici dell’isola portano a termine i consueti riti finali della cerimonia, rallegrandosi per la nuova vita e la freschezza che porta con sé.
La sera, non appena la giovane madre resta sola, cala il silenzio. Un solo respiro si sente in casa, quello del bambino, accompagnato a tempo dalle onde del mare che bagnano la riva.
La speranza della donna risiede in quel piccolo corpicino, che un giorno dovrà portare il peso di una famiglia e magari vivere in un posto migliore, sentire altri odori oltre a quello del sale, udire altri suoni oltre a quello dell’acqua che sbatte violentemente sugli scogli, vedere altri animali oltre ai gabbiani che, beati loro, possono volare, andare dove vogliono, non come lei, che mentre pensa a questo, abbassa tristemente lo sguardo verso il piccolo pargolo, e con un gesto che solo la dolcezza di una madre è capace di compiere, accarezza il viso del piccolo.
Lei è una donna stupenda. Non molto alta, snella, con una folta chioma di capelli che vanno dall’arancio-biondo al castano chiaro, una rarità in confronto agli altri abitanti dell’isola. I suoi occhi sono nocciola chiaro, quasi dorati, contornati da ciglia scure e da piccole rughette che vengono accentuate dal sorriso, splendido come pochi. Avrà trent’anni circa, ma la sua vita sana e movimentata l’ha portata a mantenersi giovane e bella, come tutte le altre del resto.
Dei rumori rompono la quiete della serata. La donna si alza, ripone il pargolo nella culla e prende uno dei bastoni contenuti in una cesta di fianco alla porta.
- chi.. chi è a quest’ora?-
Un altro rumore scuote la casa e fa vibrare forte la porta. La giovane madre non sa come spiegarsi il fenomeno, si guarda attorno, a destra, verso la cucina, dove i piatti e le ciotole in legno sono sparse sul pavimento e la dispensa sembra per esplodere; a sinistra, verso la stanza da letto, dove le leggerissime tende poste sull’uscio sembrano immobili nonostante le enormi vibrazioni che scombussolano la casa.
Ad un certo punto il rumore, che fino a quel momento aveva risuonato come un tamburo, smette di folgorare la casa.
E il bambino? Dov’è il bambino? Sono i primi pensieri della donna. È nella sua culla, al caldo. Non piange, ma scruta il mondo con i suoi occhioni dorati, come la madre. La donna sospira e sorride, ma i suoi pensieri vengono interrotti da una voce, calda e un po’ grottesca:
- Amore! AMORE! Dove sei? –
La donna, dapprima sorpresa, poi rincuorata, sorride e si reca all’entrata della casa. Fuori dalla finestra non vi sono luci, ma solo un buio fitto senza luna. Aperta la porta, la donna trattiene a malapena un urlo di stupore e paura, nel vedere davanti a sé una figura alta quasi quanto lei, enorme, lunghissima. Un pesce. Un pesce gigante. La bocca è spalancata e insanguinata, gli occhi vitrei sbarrati e vuoti, le squame grosse e azzurre e all’altezza delle branchie vi erano infilzati dei ganci.
D’improvviso appare un uomo alto e grosso, dal fianco del pesce, con una folta barba e dei capelli lunghi mossi, il viso arrossato e lo sguardo ribelle, accentuato dalle sopracciglia ingrigite e la fronte corrugata.
- Sono tornato. –
Era più un’ammissione di colpa che altro, difatti lei, dapprima splendente, divenne cupa e con un sorriso falso, replicò: – Entra pure.. –
L’uomo entrò, si tolse il pesante mantello in pelle marrone umidiccio e sbiadito e pian piano si sfilò guanti, stivali, giacca e un grosso borsone che teneva dalla cintola, lungo la schiena e fino al collo, molto pesante e ingombrante.
Il suo sguardo cupo si interessò alla culla, nell’angolo opposto della stanza, e il suo viso si illuminò di stupore, lo stupore di un uomo che, dopo tanto tempo dall’ultima volta, prova gioia, amore e felicità.
- È.. nostro? – disse indicando la culla con il suo indice grossolano.
- Sì. Mio e tuo, John. È nato oggi. –
- Io.. sono un pescatore fortunato.. –
L’omone si girò di scatto, la morse nella presa delle sue forti braccia avvolgendola delicatamente. Fino a quel momento lei era rimasta impassibile.
- Dovevi stare via tre mesi, tutti ti davano per morto.. – disse tra le lacrime.
- Sai come sono le correnti, non sai mai qual è quella giusta fino a quando non ti ritrovi un’isola davanti.. – le asciugò il viso.
- Ripartirai? – disse lei, aggrottando all’insù le sopracciglia.
- Sì. Domani. Come l’hai chiamato? – sorrise lui.
- Matthew.. – abbassò lo sguardo, continuando a piangere.
- Matthew dell’isola del Sole. Non sarà un rinnegato come il padre.. dico bene? – disse il pescatore, con aria provocatoria.
- Sì. Devi scusarmi, sono stanca.. –
- Scusami tu.. ah! Ti ho portato uno dei pescioloni che ho pescato con le mie mani, per domani te lo faccio trovare pronto per esser messo a posto.. –
- Non mi interessa. –
- Ma, Beatie cara, non.. –
La conversazione era finita. L’uomo rimase a lungo lì, in piedi, a contemplare la culla da lontano. Meritava questo? Meritava di scoprire la gioia di aver creato una nuova vita?
Si rivestì, estrasse dal borsone un lungo coltello ed uscì a lavorare il pesce.
L’odore del mare era sparso in tutta la casa, e il piccolo bambino restò muto tutta notte, non per caso, ma perché vi erano altre lacrime, innocenti come l’amore, versate quella notte, come quelle di un bambino.

  
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