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Autore: Fuschissimo    04/02/2013    0 recensioni
Una nuova vita, un nuovo sole illumina il mondo. La storia di un ragazzo e il mare, la storia di ventiquattro isole e i suoi abitanti. Una storia di sacrifici, amore e avventura; una storia che si scontra e si intreccia con le forti emozioni che raramente proviamo nella nostra vita. Un'amicizia che ruota attorno all'avventura e alla lotta, insieme, per rimanere aggrappati ai propri sogni. E come le correnti, il protagonista percorrerà la propria strada senza quelle precauzioni che creano noia e monotonia, senza compromessi e calcoli, arrivando alla propria maturità con le proprie vittorie e sconfitte.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 - parte 1



Pioveva. Non accadeva da due anni sull’isola del Sole. Matthew sapeva che, come lui da piccolo, i bambini dovevano essere corsi fuori dalle loro case a godersi quello spettacolo raro, quell’acqua dolce che cade dal cielo, quell’ondata di freschezza.
Ma lui non poteva permetterselo. A 16 anni, era già uomo. Quella mattina, con la pioggia o senza, doveva partire, con la sua barca, percorrendo le correnti che portano all’isola dei Tulipani, a nord dell’arcipelago, dove doveva portare una spedizione dei gran pesci gialli, gli Skib, una rarità che solo al sud era possibile trovare e che, se pescata con cura, dedizione e pazienza, poteva far ricavare al pescatore anche mille pietre nere all’anno.
Doveva affrontare un viaggio di due settimane, da solo, o come lui pensava, in compagnia del mare. Lo chiamavano tutti Matì, colui che solca alle correnti. Non ne aveva mai persa una, non aveva mai perso una rotta in quelle acque vorticose, una cosa più unica che rara. Reputato il miglior navigatore del sud, I marinai che incontrava lo rispettavano come un loro pari, nonostante l’età. Era convinto che la sua bravura fosse merito di sua madre, che gli aveva insegnato più a sentire il mare, invece di volerlo dominare, e di suo padre che, pur non avendolo mai visto, lo ha spinto a buttarsi nelle correnti per amore, non della pesca, non del commercio o del guadagno, ma per il mare stesso, come se fosse una vocazione, tramandata da padre in figlio. Il suo unico amore era, è e sarà il mare.
La sua barca, la Beatie, in nome della madre, è una piccola nave facilmente governabile da una persona, con un complesso sistema di timoni e pale immerse in acqua. Nessuna vela, nessun telo di stoffa, teli che i marinai più esperti utilizzano per rallentare e domare le correnti, con scarsi successi, data la potenza che i dragoni del mare sprigionano. Gli era stata donata da un ingegnere anziano che viveva a est, sulla grande isola Bianca, dove il giovane non aveva mai visto così tanta gente tutta insieme, vestita di tutti i colori, con grandi sacchi pieni di pietre nere, pronti a fare di tutto per accaparrarsi i pesci migliori.
Aveva visto anche armi sull’isola Bianca, grandi lance e scudi di metallo, una cosa così rara sulla sua isola, ma una cosa normale nelle isole montuose a est, conosciute per l’odio e l’astio che provano l’una per l’altra. Lui l’unico metallo che aveva visto fino a quel momento era quello del suo coltellaccio, lungo quanto un braccio, e dei quattro ami che possedeva, oltre ai due speroni che utilizzava per finire i pesci più grandi e portarli con sé.
La sua fama gli ha donato anche una certa notorietà nei confronti delle donne: quell’anno aveva già ricevuto diverse proposte di matrimonio da parte di diverse famiglie medio-povere dell’arcipelago. Ma ovviamente, il giovane Matì, aveva altro a cui pensare, un altro amore, più vorticoso e avvincente, più avventuroso di una qualunque vita in famiglia su un isola a caso dell’arcipelago.
Una famiglia. Da sei anni ormai non ce l’aveva più. Era sua madre, che fino a quel momento lo aveva accudito, protetto e allo stesso tempo lanciato in mare. Gli aveva raccontato le avventure di suo padre, John dall’isola d’Ebano, che con un bastone appuntito e una corda riuscì a domare il pesce carnivoro più grande del sud, e che aveva rinunciato al suo onore per poter vivere con lei, Beatriz dall’isola del Sole, la donna della sua vita. E che per proteggerla, dovette imbarcarsi su ogni nave dell’arcipelago, a pescare lontano da chi lo voleva morto, a pescare per tenere al sicuro la sua famiglia.
Sei anni di pratica, sei anni su una tavola in legno, poi diventata zattera, poi canoa e infine barca. Sei anni dove Matì vide, anche se alcune solo in lontananza, ogni isola, ogni atollo dell’arcipelago delle ventiquattro isole. Pochi al mondo, prima dei vent’anni, erano riusciti in questo. E quest’impresa era il suo viaggio, la sua vita. Non gli importava nulla della pesca e delle pietre nere, avrebbe preferito stare tutta la vita in balia delle sue correnti, se solo non sentisse il desiderio di mangiare, bere e dormire.
Quel giorno piovoso Matì sentì un brivido lungo la schiena mentre era curvo nel legare bene le merci alla nave, che lo elettrizzò fino all’attaccatura dei capelli, neri e mossi come quelli di suo padre, e alzando gli occhi ambrati della madre scrutava l’orizzonte alla ricerca di una corrente.
L’arcipelago delle ventiquattro isole è un insieme di terre separate dal grande mare, o il nido dei dragoni, un mare calmo, calmissimo. Nemmeno uno spiffero di vento, nemmeno una corrente d’aria che potesse guidare le vele di qualcuno verso l’isola di qualcun altro. Ma l’uomo ha scoperto negli anni che il calore della madre terra genera delle correnti, che trasportano il tepore e la freschezza da un mare ad un altro, ed ha imparato a sfruttarle, vedendole innalzarsi sul livello del mare.
Quando si vede una corrente in lontananza, può sembrare la schiena di un pesce gigante, o il dorso di uno scoglio che affiora dall’acqua: sta nell’abilità del navigatore capire se ciò che vede è o non è una corrente.
Così, delle trecento correnti marine, Matì riusciva a identificarne circa la metà, e nonostante ciò non ne aveva mai sbagliata una. Non erano in punti precisi e si muovevano come grandi serpi nel sottobosco, per questo erano difficili da classificare e segnare lungo le mappe, ma ognuna aveva qualcosa di particolare, un odore, un sapore, un suono.. qualcosa di proprio, come se fossero degli esseri viventi, che avevano prestato all’uomo la propria forza per potersi incontrare, legare e amare.
E Matthew era bravo, bravissimo a sentire queste sensazioni che le correnti sprigionano, ed ogni viaggio era per lui un’ondata di esperienze emotive, unico nel suo genere.
Appena prima di partire, il ragazzo era abituato a salire in cima alla collinetta che fiancheggia la casa e che si prolunga verso il mare, creando un promontorio roccioso a strapiombo. Lì è dove sua madre era sepolta, e prima della sua morte era il luogo dove lo portava a scrutare le onde, a salutare le navi in partenza dall’isola e a osservare il volo degli uccelli, che sbattevano affannosamente le ali salendo ad altezze vertiginose, fino a planare dolcemente verso l’orizzonte.
Sua madre era stata trovata morta, sei anni prima, nel sonno. Poteva essere accaduto in qualunque modo, ma Matì sapeva che era stato qualcuno, quella notte, la prima notte della sua vita passata lontano da casa, che si era intrufolato dentro la loro dimora. Lo aveva capito, ma nessuno poteva credergli. La madre era solita sbarrare porte e finestre la notte, e casualmente, quella sera era tutto aperto; doveva essere per forza una persona che conosceva, qualcuno che le avesse dato un motivo per aprire. Un'altra prova è che lei amava molto gli odori della natura, per questo ogni sera accendeva qualche lume di cera mista a miele o lavanda, per addolcire il sonno diceva, e quella sera si era messa a letto senza accenderne neanche uno, lasciandoli lì, spenti.
Mentre si avviava verso la collina, vide una figura china in cima ad essa, che sembrava prostrarsi verso la tomba della madre. Avvicinandosi, vide un uomo, alto e calvo, lasciare dei fiori sul santuarietto in pietra conficcato nel terreno. Il ragazzo corse su per la collina, e vide che era Gorn, un uomo che conosceva più che altro per il commercio delle rocce nere, la materia prima grezza che serviva per creare le monete che circolavano tra le isole. Gorn era l’unico minatore dell’isola, e ultimamente aveva avuto grande fortuna nei suoi scavi, tanto da permettersi un paio di muli giovani comprati sull’isola del Centauro, a nord-ovest da lì. Quell’uomo aveva affidato a Matthew molte spedizioni, pagandolo anche profumatamente, molto più di quello che si aspettasse per delle merci varie e piccole.
  
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