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Autore: Shirangel    29/01/2013    3 recensioni
Di giorno, siamo i ragazzi che nessuno vede.
Di notte, siamo i ragazzi che tutti vogliono.
Ci prendiamo i tuoi soldi in cambio della nostra dignitą.
Usaci pure quanto vuoi, ma ricordati che dopo devi pagare.
[My Guardian Angel: Sasuke x Naruto]
[Requiem for a Dream: Zabuza x Suigetsu ; Kakashi x Suigetsu]
[1° classificata al contest "Naruto... All star!" indetto da Shark Attack sul forum di EFP]
[1° classificata al contest "La speranza vive in una creativa realtą" indetto da HopeGiugy sul forum di EFP]
Genere: Angst, Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Nessun contesto
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Requiem for a Dream

- I’m searching for the sky I lost -

 

Quando lo schiacciano contro un muro, con il viso pressato su mattoni freddi d'indifferenza, Suigetsu sorride.

Mentre qualcuno abusa di lui sul sedile posteriore di un'automobile, Suigetsu continua a sorridere.

È quando deve dormire che smette di farlo, perché non può più sognare di affondare i denti nella giugulare dei suoi oppressori. Le loro urla di dolore non sembrano più reali di una fantasia dimenticata e lui è da solo con i suoi incubi.

~°~

Il sole, fuori, picchia più forte del solito sul mondo che a loro è precluso; i ragazzi senza vita lo odiano perché, lo sanno, non è roba per loro. Preferiscono vedere solo il buio piuttosto che osservare da lontano la luce che non possono raggiungere.

Suigetsu guarda lo spicchio di cielo che si intravede dalle finestre, posizionate così in alto che riesce a sbirciare solo cose troppo lontane per sembrare vere. Seduto sulla porzione di pavimento che quella notte gli ha fatto da letto, non può fare altro che aspettare. La vita gli scorre davanti ma non dentro, non riesce a fermarla né a farla rallentare.

Karin lo guarda come un avvoltoio. Vede che è distratto e lei può approfittarne, perché i guardiani stanno per distribuire la colazione e lei ha sempre così fame che negli ultimi tempi si ritrova sempre più spesso a mordicchiarsi inconsciamente la pelle dell'avambraccio. Un giorno si mangerà viva e allora sarà libera di implodere. È pronta a rubare il pane dalla bocca di Suigetsu, anche se sa che i suoi denti sono affilati e che se si chiudono lei ci lascerà ben più di qualche dito.

Ma ha fame e non c’è niente di più importante.

Juugo, quel maledetto ragazzone tutto cuore e psicosi, vede i suoi occhi e le mette una mano su una spalla. «Non lo fare.»

Lei se lo scrolla di dosso, incattivita. «Io non ho nessuna intenzione di schiattare qui dentro, a differenza tua.» sibila, con gli occhi ridotti a una fessura. Ma il suo corpo la contraddice, perché i gomiti sembrano voler trapassare la pelle tirata, il seno è scomparso e gli zigomi ormai occupano gran parte del suo viso scarno. È già morta.

Lei sta peggio di Suigetsu e Juugo, perché lei è una ragazza e lo sanno tutti cosa succede alle ragazze. Sono le più deboli e perfino un bambino potrebbe rubar loro da mangiare. Si consumano troppo in fretta e i ragazzi, che al lavoro vengono fottuti, mentre tutti dormono fottono loro. Le donne, lì dentro, non sopravvivono mai troppo a lungo.

Stavolta è Karin a deconcentrarsi e perde l'occasione di rubarsi un pezzetto di vita che le sarebbe tornato, in fondo, poco utile. E poi Suigetsu adesso è tutt'altro che distratto.

Oggi a servire la colazione c'è Momochi.

Mentre passa a distribuire quel pasto infame Suigetsu lo segue con gli occhi, senza perderne nemmeno un movimento. Quando tocca a lui Zabuza distoglie lo sguardo e gli nasconde tra le mani una doppia porzione. Le dita del ragazzo si chiudono attorno a quelle dell'uomo, Karin le vede sbiancare dalla forza con cui cercano un contatto.

Zabuza lascia che quelle mani gli scivolino addosso, senza ricambiare né scansarlo. Come se non esistesse. Se ne va ed è come se non si fosse mai fermato.

«Comodo scoparsi uno dei guardiani, vero?» mormora la ragazza, masticando lentamente. «Forse dovrei cominciare a farlo anche io.»

«Non credo che qualcuno ti vorrebbe, racchia come sei.» ribatte Suigetsu, ma non si fa guardare in faccia perché la delusione è cocente. Sperava che sarebbe durato di più. «Non mi sorprende che tu sia uno schifo, a fare la puttana.»

«Almeno io non mi vendo per un tozzo di pane a chi gestisce questa merda!»

«Balle.» glielo sputa in faccia, sull’orgoglio, sul pizzico di dignità che è rimasta a entrambi. «Uccideresti tua madre per qualcosa da mangiare.»

Karin non risponde più perché è vero. Quella massima vale per tutti i suoi compagni di prigionia.

Suigetsu torna a guardare Zabuza, che sta ancora passando tra i ragazzi, quelli stesi per terra come loro tre e i fortunati dieci che si sono meritati il privilegio di dormire su uno dei letti. Quel dannato posto e le sue regole.

Quel “dannato posto” in realtà è il più grande giro di prostituzione minorile di tutto il Giappone, anche se nessuno ha il coraggio di chiamarlo così. Ragazzi e ragazze ammassati dentro un capannone fuori città che di notte strisciano fuori e si vendono per non morire. L'unica cosa che cercano dalla vita sono i soldi, perché se non ne guadagni abbastanza vieni punito, se ne racimoli una buona quantità ti becchi un doppio pasto e uno dei letti. Ma nemmeno Suigetsu è un granché a fare la puttana e dorme per terra.

Karin ora guarda uno di quelli che, secondo la perversa logica del loro mondo, viene chiamato fortunato. Momochi gli sta distribuendo una doppia porzione proprio in quel momento, direttamente sul letto sgangherato che occupa.

Uchiha Sasuke. Un tempo Karin lo fissava di continuo, stregata dalla sua bellezza, adesso i suoi occhi riflettono solo tutto quel pane che il ragazzo ha tra le mani. Lo divide con il biondino accanto a lui e Karin farebbe qualsiasi cosa per essere al suo posto.

Zabuza esce e il rumore dei ragazzi che masticano lo stesso boccone infinite volte per farselo durare di più non basta a coprire il clic dell’unica porta che viene chiusa a chiave.

Anche Juugo adesso sta guardando Naruto e Sasuke che si spartiscono lo scarno pasto, così come condividono il letto. «Loro sopravvivono perché si aiutano a vicenda.» osserva. «Forse dovremmo fare così anche noi.»

Suigetsu guarda i suoi due compagni e si sente legato a loro solo dalle circostanze. Fuori di lì non li avrebbe neanche degnati di uno sguardo, ma in quel posto si sono trovati e hanno cominciato a starsi vicino perché, in fondo, sono uguali nell'essere diversi. I ragazzi lì dentro sono orfani strappati dalla strada, figli indesiderati comprati alle famiglie, bambini qualunque rapiti dalle loro case. Suigetsu spacciava, Karin rubava, Juugo uccideva. Erano marci fin dal principio e quel posto, forse, è la loro naturale destinazione. Loro tre sono gli unici a non avere paura dell’inferno.

«Uzumaki sopravvive perché Uchiha gli impedisce di morire.» risponde Suigetsu atono.

Karin sbuffa. «È vivo perché Sasuke gli da il suo cibo e si prostituisce al posto suo.» ribatte. «Quel ragazzo non gli dà nulla in cambio. Sasuke sopravvive da solo.»

Ma Juugo scuote la testa. «Aiutandolo si dà un motivo per tirare avanti. Noi quale abbiamo?»

Né Karin né Suigetsu rispondono. Nessun altro in quel capannone potrebbe farlo e ciò spiega perché, almeno una volta al mese, i guardiani devono tirare giù il disgraziato di turno che si è impiccato nel cesso. Suigetsu pensa a Zabuza ma non lo dice, lo tiene per sé. È quanto di più vicino al calore umano che conosce.

Karin lo vede con lo sguardo perso nel vuoto e capisce al volo. «Dì un po’, il tuo padroncino non è geloso?»

«Fatti i cazzi tuoi.» La ragazza non gli dà ascolto e continua a stuzzicarlo perché almeno dimostra di essere viva. Suigetsu la ignora e pensa ad altro.

Il suo padroncino. Nel loro gergo, un cliente che si affeziona a tal punto alla sua puttana da scegliere sempre lui, tutte le notti, da vezzeggiarlo con regalini che poi finiscono sempre nelle tasche dei guardiani. Poi, quando il giocattolo è vecchio o si rompe, viene scaricato per un modello nuovo.

Karin non lo sa, ma Kakashi Hatake non è niente di tutto questo.

 

 

Tre mesi prima

 

Suigetsu vuole morire. Tra poche ore si torna al capannone e lui non ha racimolato che poche centinaia di yen; sono tre sere di fila che viene pestato e non crede che riuscirà a sopportare la quarta.

Karin scende da una macchina con le tasche gonfie di banconote. Si pavoneggia con le compagne ridendo, perché finge che non le importi, pretende di star bene. Un striscia di sangue le macchia l’interno coscia scoperto dalla minigonna striminzita, ma la vede solo lui.

Suigetsu sputa per terra perché gli uomini fanno schifo.

Cammina verso il bordo del marciapiede mentre si sbottona la camicia stracciata fino al petto, si abbassa i jeans già a vita bassa per mettere in mostra il culo e si unisce al gruppetto che schiamazza per attirare l’attenzione degli automobilisti. Uchiha si becca l’unico che si ferma, anche se a lui basta mettersi lì in piedi e guardare il mondo con quella sua faccia da cazzo. Suigetsu crede che la gente lo paghi solo per poterlo prendere a schiaffi. Lui lo farebbe, se avesse soldi da sprecare.

Poi il mondo sembra cristallizzarsi quando una macchina rallenta proprio davanti a lui. Alza il viso per l’ennesima volta mentre fissa il finestrino che si abbassa. L’uomo gli fa cenno di salire e Suigetsu ringrazia un dio in cui non crede. Se fa bene il suo lavoro, se quel tipo ha abbastanza soldi, per quella notte è salvo: avrà un giorno in più, tutto quello che riesce a desiderare. Dovrà staccarsi un pezzo di anima, ma che alternative ha?

Si accomoda sul sedile del passeggero, pronto a snocciolare le tariffe base, l’uomo non lo guarda nemmeno mentre parcheggia in un vicolo là vicino. I guardiani controllano che non si porti via uno dei loro articoli.

«Chi ti costringe a prostituirti?»

Suigetsu resta a bocca aperta. «Cosa…?»

Kakashi Hatake, ventisette anni, spezzato a metà da una tragedia qualsiasi che non mostra i suoi sintomi, prende il portafoglio ed estrae l’ultima cosa che Suigetsu si aspetta.

Un tesserino di riconoscimento della polizia. Potrebbe essere ricoperto di sangue e risultare comunque meno spaventoso di quello che appare agli occhi del ragazzo.

«Sono mesi che indago su questo giro di prostituzione senza scoprire nulla. Chi lo gestisce sembra un fantasma.»

Suigetsu comincia a strattonare la maniglia dello sportello, ma l’uomo è stato più veloce di lui e ha bloccato le portiere.

«Fammi scendere.» annaspa il ragazzo, improvvisamente pallido. Si agita e sente qualcosa di pesante che sbatacchia in fondo al suo stomaco. «Se mi beccano a parlare con uno sbirro sono morto. E tu con me.» Non gli interessa della sorte di quel’uomo, in realtà. La sua stessa vita è la nube di gas e polvere che non è mai diventata stella, ma è l’unica che ha e non è pronto a rinunciarci.

Kakashi gli posa una mano sulla spalla. «Dimmi il nome, ragazzino. Sarai fuori di qui in una settimana.»

Suigetsu fa saettare lo sguardo da Kakashi al buio della notte, temendo che da un momento all’altro salti fuori uno dei guardiani con la pistola puntata. «Io..»

«Una settimana.»

«Io… io non lo so.»

Ed è vero, non lo sa. Non conosce il nome del loro aguzzino. Può scoprirlo, glielo dice, lui accetta di aspettare. Almeno un paio di volte la settimana Kakashi Hatake va a prelevarlo. Lo paga come se volesse scoparlo. Quando fanno l’amore sul serio quasi non se ne accorgono, i soldi che gli dà non comprano quello e lo sanno tutti e due. Ne hanno bisogno, non è il capriccio di una lussuria imprevedibile: vogliono dare a se stessi la possibilità di avere qualcosa di normale. Non ci riescono, ma ne vedono un tenue luccichio: se lo fanno bastare.

Lampante caso di sindrome della crocerossina. Kakashi gli porta da mangiare, antidolorifici per quando lo picchiano, integratori alimentari per non morire nei giorni in cui non c’è. Ha una colpa che evidentemente non si lava solo con acqua e sapone e che sa nascondere bene. Il suo nuovo ragazzo si chiede spesso quale sia il peccato che Kakashi cerca in tutti i modi di spolverarsi via dalla coscienza, ma non glielo chiede mai. Lo renderebbe umano, dietro alla maschera che non ha mai tolto, lo renderebbe vulnerabile d’affetto. Non di amore, Suigetsu non ne è in grado, ma forse non riuscirebbe più a restarne distaccato. Forse cederebbe agli impulsi umani che, per quelli come lui, equivalgono alla morte; né più, né meno.

Non gli piace fare sesso con lui, non gli piace farlo con nessuno. Ma odia ancora di più avere debiti, così finge come con tutti e lo fa innamorare di lui senza neanche rendersene conto. Può essere un vantaggio, senza dubbio lui dalla loro relazione trae molti benefici, eppure quell’uomo non gli fa né caldo né freddo. Vuole molto più bene al cibo che gli porta. Le medicine sono utili, gli integratori li schifa, ma accetta di prenderli per zittirlo. Dietro quel rapporto non c’è altro.

Non è uno stronzo, Suigetsu. Sono stati i suoi carcerieri a farlo diventare così.

~°~

Zabuza arriva poco tempo dopo Hatake. Con lui è molto più facile.

Il guardiano lo trova in ginocchio dietro un cassonetto, nel vicolo in cui deve battere quella sera. Suigetsu sa che sarà punito perché non è con gli altri a mettersi in bella mostra per attirare clienti, ma non gli importa. Sa che verrà picchiato, ma non gli importa. L'ultimo cliente lo ha scopato così forte che ora non riesce quasi a reggersi in piedi, e non può nemmeno prendere in considerazione l'idea di soddisfarne un altro.

Non ha abbastanza sold: una volta tornati al capannone lo prenderanno a calci. Eppure in quel momento stare piegato in mezzo alla spazzatura lo rende felice. Non si è mai sentito così libero.

Zabuza rovina tutto. Lo fissa da dietro la maschera e lui non può sapere cosa sta pensando, ma può prevedere cosa arriverà: non prova neanche a mettersi in piedi.

L’uomo lo sorprende con quella sua voce annoiata. «L'altro guardiano di turno è Hoshigaki.» dice. «È uno stronzo. Ti caccerai nei guai se ti trova.»

Lui non risponde. Un conato gli scuote il petto e si vomita addosso, colto da una nausea improvvisa: quella merda di pasticca che gli ha allungato il cliente doveva essere proprio una schifezza.

Zabuza lo fissa disgustato, poi lo prende per la collottola e lo trascina via. È più alto di lui e riesce a sollevarlo di qualche centimetro da terra. «Stupido ragazzino.» lo sente mormorare, anche se non sembra essere molto più vecchio di lui.

Suigetsu sente in bocca un sapore acido, ma ha paura di sputare per terra perché, se per sbaglio beccasse il guardiano, i calci che gli spettano aumenterebbero vorticosamente di numero. E invece Zabuza lo porta di peso nel furgone con cui trasportano i ragazzi al lavoro, prende un fazzoletto e con pochi movimenti bruschi gli dà una ripulita. Suigetsu spalanca gli occhi mentre l'uomo gli solleva il braccio destro per detergerlo dal suo stesso rigetto. Riceve dalle sue mani una bottiglia d'acqua fresca che gli fa pizzicare le ferite, apertesi sui suoi palmi quando è caduto bocconi nel vicolo, appena dopo essere sceso dalla macchina del cliente.

«Bevi.» ordina lui mentre si accende una sigaretta. Gli tira una merendina e gli fa cenno di mangiarla, ma Suigetsu la divora in pochi morsi. Alzando un sopracciglio, Zabuza scende dal furgone e va a cercare qualcosa nella cabina del guidatore. Torna con mezza dozzina di sandwich confezionati e lo osserva mentre lui li scarta uno dopo l'altro.

L’ultimo boccone sparisce nella sua gola un momento prima che Zabuza termini la sigaretta.

«Dovrei tornare al lavoro, signore.» dice il ragazzo, sulla difensiva. «O finirò sul serio nei guai.»

L’uomo lo fissa per un tempo interminabilmente lungo. Poi distoglie lo sguardo. «Non c’è bisogno. Dirò che sei stato con me.»

Suigetsu apre la bocca e poi la richiude. È plausibile. Ogni tanto i guardiani scelgono un ragazzo o una ragazza dal gruppo che devono sorvegliare e se lo tengono quasi tutta la notte dentro il furgone. Se la mattina non hanno guadagnato abbastanza, come accade la maggior parte delle volte, le botte le prendono lo stesso.

Zabuza sembra leggergli nel pensiero, perché gli chiede quanti soldi ha. Lui risponde e non sono abbastanza, così l’uomo gli allunga qualche banconota da cento. Suigetsu le prende solo dopo qualche istante.

«Hai ancora fame?»

Sì, ce l’ha, e l’avrà sempre. Ma ha divorato il cibo troppo in fretta e adesso rischia di rigettare ancora, così cerca di tenere a bada i conati perché sa che probabilmente non mangerà più così tanto per un pezzo. Non può sprecare nemmeno una briciola.

Zabuza lancia uno sguardo di sufficienza a quel viso pallido, notando il suo malessere. «Se stai male, vomita. Troverò qualcos’altro da darti prima di riportarvi al capannone.»

Ma il ragazzo si tiene le mani sullo stomaco come se volesse trattenere il cibo con la forza.

L'uomo sbuffa. «Avanti, vomita o rischi un'indigestione. Sai meglio di me che i malati non ricevono certo un trattamento di favore.»

Sì, Suigetsu lo sa. Karin poco tempo fa ha avuto la febbre e per tutta la settimana in cui è stata male i guardiani l’hanno presa a calci di continuo per costringerla a stare in piedi. Se avesse impiegato appena qualche giorno di più per rimettersi, il ragazzo era sicuro che l'avrebbero uccisa.

Suigetsu vorrebbe rispondere, ma i conati si fanno insopportabili. Zabuza lo spinge verso la strada per impedirgli di vomitare nel furgone e lui sente l'uomo brontolare mentre gli tiene i capelli chiari. Una volta rigettata anche l'anima il guardiano gli solleva il mento con due dita e gli pulisce la bocca con un gesto rude. Non c'è dolcezza nelle sue mani, eppure per Suigetsu è delicato come una carezza: nessuno lo hai mai trattato così e non si abituerà mai.

«Hai preso qualche droga?»

Il ragazzo tossisce. «Mi hanno dato una pasticca.»

Tornano dentro, gli dà di nuovo da bere e gli ordina di sciacquarsi la bocca.

«Non accettare mai niente. Una volta o l’altra ci resti secco.» Poi se ne va e torna dopo dieci minuti con un sacchetto.

«Fortuna che i pub restano aperti fino a quest'ora» lo sente borbottare. «Tieni, e cerca di non ingozzarti stavolta.»

«Perché lo fa?»

L'uomo sbuffa ancora. «Basta un grazie

Gli occhi di Suigetsu non si scollano dalla sua anima. «Vuole che le faccia qualcosa?»

«Dio, voi ragazzini siete insopportabili! Non voglio un accidenti. Mangia e sta' zitto.»

Lui mangia perché non può fare altrimenti, lo fa lentamente per godersi ogni boccone, ma non riesce a stare zitto. Nel loro mondo non si fa niente per niente e ha paura di scoprire quali saranno le conseguenze di tanta generosità.

«Le sono debitore.»

L’uomo gli getta un’occhiataccia e sembra voler cambiare discorso. «Ti ricordi di un ragazzino di nome Haku?»

Suigetsu vede un volto efebico incorniciato da lunghi capelli neri; lo chiamavano “la geisha”. Quelli come lui duravano ancora meno delle donne.

«Non è quello che si è sgozzato con un coltellino svizzero?»

Gli occhi di Zabuza vengono attraversati da un lampo, forse di dolore, forse di rabbia, fatto sta che impiega qualche minuto per rispondere. «Lui è…» scuote la testa. «Eravamo amici. Tu lo hai salvato. E io aiuto te.»

Il ragazzo ci pensa meglio e effettivamente si ricorda di aver spartito qualche pezzo di pane con Haku, all’inizio della sua penosa carriera da prostituta, ma quel periodo era durato poco. Appena arrivati non tutti si rendevano subito conto che lì si moriva da soli, e che stando vicini a qualcuno si accelerava la caduta verso l’inferno e basta.

L’uomo lo fissa. «Come ti chiami?»

«Hozuki, signore.»

Lui scuote la testa. «Voglio sapere il tuo nome.»

«Suigetsu.» Si divincola sulla sedia, è a disagio, non gli va più di star lì. Gli occhi di Zabuza lo fissano in un modo strano che lui non riesce a decifrare, lo paragona a quelli che vede tutti i giorni ma non trova riscontri. Non lo vuole fottere, non lo vuole picchiare, non gli vuole rubare il rancio. Ma allora cosa vuole?

«Acqua luna.» mormora Zabuza. «Più che appropriato, direi. Sei pallido.»

«Perché vengo da Kirigakure, signore.» ribatte lui sulla difensiva.

Lui gli lancia un’occhiata strana, forse divertita o magari solo annoiata. Non lo sa, non lo capisce. Lo farà mai?

«E allora? Anche io sono nato lì, ma la mia pelle non è così chiara.»

Suigetsu vorrebbe rispondere che lui non è costretto a starsene rinchiuso tutto il giorno e a uscire solo di notte. Lui il sole lo vede tutti i giorni. Però sta zitto perché capisce che, se non ci vivi, è impossibile ricordarsi tutti i limiti della loro prigionia.

«Bene, torno a controllare gli altri. Tu puoi restare qui.» getta un’occhiata critica alle sue occhiaie violacee. «Dormi un po’, magari. Sei stanco.»

Lui si stringe nelle spalle. «È Dicembre. I pavimenti sono freddi.» anche la sua voce lo è, perché d’un tratto si ricorda che l’uomo che ha davanti è uno di quelli che lo costringono a dormire per terra. «Non conciliano esattamente il sonno.»

Zabuza rimane interdetto. Si sfila di nuovo il portafoglio dalla tasca e gli dà altri soldi. «Questi dovrebbero bastare per un letto. Domani ti farò avere delle coperte, non posso pagartelo ogni notte.»

Suigetsu non ci pensa due volte ad accettare. Il suo non è un mondo di convenevoli. Stavolta dice grazie e basta.

 

 

Note dell’autrice:

- Suigetsu in Giapponese significa Acqua Luna.

- “I’m searching for the sky I lost” è la traduzione di “Nakushitekeita sora wo sagashiteru”, citazione tratta dalla canzone “Again” di Yui (nella versione usata per la prima opening di FullMetal Alchemist: Brotherhood).

- Questa fan fiction si è classificata 2° al contest “Potrebbe risultare interessante” di Jayu

 

Note dell’autrice:

Ed ecco a voi sui vostri schermi la famigerata ZabuSuiKaka (non si può sentire XDD). Non vedevate l’ora, eh? E niente, oggi intaso la sezione di Naruto ma sono arrivati i risultati del contest (esultate con me \°/) e questa è tutta per _sweetygirl_ che si è appassionata a questo pairing ancora prima di leggerlo. Cara, avrei voluto dedicarti qualcosa di migliore ma dovrai accontentarti. Io ti avevo avvertito che non era venuto fuori un capolavoro, ma tu lo volevi leggere lo stesso quindi è colpa tua u.u

Dunque, è una bishot quindi saranno solo due capitoli. Io non mi smentisco mai e metto il SasuNaru ovunque, nel prossimo avranno un ruolo importante (insomma ò_ò).

Ringrazio tutti quelli che hanno avuto il coraggio di leggere questa cosa. Non piace nemmeno a me, quindi voi potete schifarla del tutto XD Però mi rendereste felice con un commentino, lo sapete **

Tornerò a inquietare i vostri sonni verso sabato/domenica con l’epilogo di Autodistruggimi <3

shirangel

   
 
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