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Autore: larry_stylinson__    29/01/2013    0 recensioni
Questa, in parte, è la storia della mia vita. Dico in parte perchè l'unica cosa che manca, per ora, nella mia vita, sono i OneD c: Molti di coloro che recensirono questa storia in precedenza (su un altro sito in cui la scrissi), la definirono una "messinscena per attirare attenzione", quando, invece, quello che scrivo mi è successo davvero. Non voglio tediarvi più di quanto non lo siate già, sooo...
Vi siete mai sentiti abbandonati, soli, senza più la speranza che qualcuno vi tenda la mano e vi tiri fuori dal baratro in cui siete caduti? Beh, io mi sentivo così. Mi sentivo così prima che un "Ehi, io sono Louis, tu?" sconvolgesse la mia vita.
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Louis aveva passato le selezioni per X-Factor, e con altri quattro ragazzi avevano formato un gruppo. Erano arrivati terzi. Erano famosissimi.
In tutto questo tempo, io dov'ero?
Già, dov'ero.
Ero ad aspettare che Louis si facesse sentire, che rispondesse ai miliardi di messaggi che gli avevo lasciato. Però, purtroppo, così non fu.
Era quello che avevo sempre temuto, che la fama me lo portasse via. Perchè l'avevo sempre saputo che Louis aveva un talento speciale, qualcosa che però lui nascondeva con la modestia. Io l'avevo spinto ad iscriversi, io ne pagavo le conseguenze.
Mi ero accorta troppo tardi di amarlo, avevo sempre rifiutato di provare un sentimento superiore all'amicizia verso Louis, però ora me ne pentivo. Lui avrebbe trovato molto meglio, considerando la fama che si era guadagnato. Io sarei stata come una fan, che comprava loro poster a non finire e piangeva la notte perchè sapeva che non avrebbe mai avuto la possibilità di incontrarli. Oltretutto sentivo di avere bisogno di Louis in quel periodo, quando le prese in giro e i bulli non mi davano tregua, quando il desiderio di essere più bella, più magra, diventava un'ossessione, un pensiero costante che mi martellava il cervello perfino di notte.
Così, quando cominciai a sentirmi davvero sola e dimenticata, cominciai a tagliarmi. Cominciai piano, facendo solo graffietti. Poi diventò una droga, non riuscivo a smettere, ogni volta che una ragazza mi guardava e rideva prendevo la lama che avevo smontato dal tempera matite e correvo nel bagno della scuola, mi chiudevo a chiave e premevo sempre più a fondo contro la pelle, e uscivo di lì con il più falso dei sorrisi e le maniche delle felpe tirate giù fino a coprire perfino le dita.
Frequentavo il secondo anno di college con una ragazza che si chiamava Stacey Moore, il tipo di ragazza perfetta: bionda, occhi azzurri, alta e magra. Una Barbie con le gambe dalla facile apertura, in conclusione, ma che attirava l'attenzione dei ragazzi come mosche sul miele. Io ero solo la sua coinquilina, grassa e brutta.
"No, tu non ci esci con quello schifo addosso" Disse con aria sprezzante un giorno, vedendomi uscire dal bagno con la mia solita felpa nera, ormai logora per tutte le volte che l'avevo indossata. Ma almeno copriva il mio corpo, che diventava sempre più magro ogni giorno che passava, ma nessuno poteva accorgersene a causa dei vestiti larghi che indossavo. Feci spallucce all'affermazione di Stacey e uscii dalla stanza, senza curarmi minimamente degli insulti che mi sputava dietro, dicendo che le facevo fare solo figuracce. Mi lasciai alle spalle il complesso dove vivevamo e mi avviai alle classi. Mi misi a sedere in uno degli ultimi banchi, quelli che di solito venivano occupati dagli sfigati, come me. Quello era il mio posto. Alzai malinconica una manica della felpa e guardai le cicatrici, i grossi segni bianchi sui miei polsi  sottilissimi. Sospirai.
"Se Louis non si fosse dimenticato di me, forse ora non sarei arrivata a questo punto" Mi diedi una manata sulla fronte: non era colpa sua.
Non lo era. Ero io che ero diventata troppo insignificante per lui.
Posai il telefono sul tavolo e mi misi a scorrere le vecchie conversazioni mie e di Louis, quanto mi mancava. Sorrisi mentre sentivo gli angoli degli occhi iniziare a bruciarmi, così come il naso e la gola. Perfetto. Smisi di leggere e posai il cellulare in tasca: erano solo ricordi.
Nel bel mezzo della lezione, sentii qualcosa vibrare lungo la mia coscia, e portai istintivamente una mano alla tasca: era il mio telefono! Non riuscivo a ricordare l'ultima volta che qualcuno mi aveva mandato un messaggio. Entusiasta, presi l'astuccio e dietro vi posizionai il telefono:  quando lessi il mittente, il mio cuore saltò un battito.

'Louis'

Rilessi.

'Louis'

Portai una mano davanti la bocca e sbloccai la tastiera con un dito, senza riuscire ancora a credere che, dopo due anni, Louis si ricordava ancora di me. Lessi piano il messaggio, soffermandomi su ogni parola, come se potessero svanire da un momento all'altro.

'Ehi, Jessie! Dio quanto mi dispiace per non essermi fatto sentire, ti giuro...però spero che potrai perdonarmi. Volevo dirti che questa settimana sono in città, ci hanno dato un po' di tempo libero, e volevo chiederti se magari ti avrebbe fatto piacere venire da Starbucks con me...mi sei mancata, Jess, non sai quanto! Aspetto la risposta ;) Louis x'

Era in città. Era a Londra. E voleva uscire con me.
Sinceramente, me ne fottevo degli esami e i cazzi vari, anche della finezza se è per questo, Louis voleva uscire con me! Louis si ricordava di me! Cominciai a sorridere come un'ebete, poi decisi di rispondere:

'Ehi Lou, è vero, è da un sacco che non ti fai sentire...ma tranquillo, è tutto perdonato :) Allora usciamo stasera? Mi sei mancato anche tu, coglione..<3 Jessie xx'

Posai il telefono in tasca, raccolsi i libri e mi precipitai fuori dall'aula, con la scusa di non sentirmi bene.
Beh, magari rivedere Louis mi avrebbe fatto bene. O forse mi avrebbe fatto stare peggio. Non lo sapevo come sarei stata dopo, e non mi'importava. L'importante era che adesso era in città e voleva vedermi. Chissà, era cambiato?
Speravo di no con tutto il cuore, speravo che fosse rimasto lo stesso di due anni fa. Mi cambiai, misi un jeans, una felpa e le mie converse bianche e mi lanciai fuori dalla stanza come un razzo: non avevo idea di dove andare, volevo solo uscire. Camminavo per le strade di Londra, con il vento che mi accarezzava il viso e mi scompigliava i capelli.
Louis era tornato.
Era tornato da me.
  
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