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Autore: Melabanana_    29/01/2013    2 recensioni
Hera Tadashi è un ragazzo apparentemente indifferente a tutto, che si lascia passare accanto gli eventi senza preoccuparsene molto.
Afuro Terumi è un idol emergente, ma già molto famoso, che nasconde il suo vero carattere.
Questa fic parla di come il loro incontro abbia modificato le loro vite, e di come la loro storia sia venuta ad intrecciarsi con quella dei loro amici.
Coppie: HerAfu, DemeKiri, ArteApo, vari ed eventuali.
{dedicata a ninjagirl, che mi ha fatto scoprire e amare queste pairings.}
~Roby
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Perché in ogni momento, il rosso e il viola sanno sempre trovarsi.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Afuro Terumi/Byron Love, Altri, Hera Tadashi, Jonas Demetrius/Demete Yutaka
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Buonasera.
Questo non è un bel periodo per me, anzi diciamo che è un periodo proprio nero...
Però  devo dire che dedicarmi alle mie fic mi tira molto su il morale, per cui stasera  ho deciso di aggiornare AtM.
Ringrazio ancora infinitamente le persone che apprezzano le mie storie e mi recensiscono. Mi siete di sostegno <3
Questo capitolo è dedicato  a Demete e Kirigakure, attraverso le parti in corsivo ho ricostruito il loro primo incontro e il modo in cui si sono innamorati.
La DemeKiri merita più amore ;www;
Bacioni        
Roby



Capitolo 18.

La primavera aveva dato inizio al suo secondo anno di scuola media.
Era quasi doloroso vedere come insieme ai boccioli di ciliegio sbocciassero nuovi amori…
E lui restava solo come sempre.
Fin dalle elementari, non aveva mai avuto un particolare successo con il genere femminile...
-Anche quest’anno passerò il giorno di San Valentino da solo- sospirò.
Il suo migliore amico camminava di fianco a lui, trascinando la cartella.
-Beh, sai, non è che sia proprio una disgrazia.- osservò.
-Parli bene tu, Hikaru! Le ragazze ti trovano adorabile, almeno.-
-Preferirei essere ignorato piuttosto che trattato come un peluche.- borbottò il ragazzino, poi aggiunse:- Sai, forse dipende anche dall’elmo, dovresti toglierlo.-
Demete subito sai toccò l’elmo da gladiatore che portava in testa, sulla difensiva.
-Mai- disse –Solo a vita, ma l’elmo mai.-
Aporo scosse il capo, pensando fra sé e sé che quel ragazzo era un caso perso. Demete sapeva con certezza che lo stava pensando; lo pensava anche la sua famiglia, dopotutto.
L’unico a non averglielo mai fatto notare era Hera Tadashi, un suo compagno di classe con cui andava molto d’accordo. Ma Tadashi era un caso a parte; ragionava a parte.
Demete non avrebbe mai rinunciato al suo elmo… Senza quell’elmo, non si sentiva abbastanza se stesso, ecco. Infatti non voleva che nessuno lo vedesse senza.
Erano davanti al cancello d’entrata orma, ma il cortile era semi vuoto..
Aporo sospirò. –Che palle, quasi quasi torno a casa e mi guardo un film…-
-Guarda che hai già un sacco di assen…-
-Tecnica segreta della scuola ninja! Beccati questo!- Una voce alta e provocatoria riempì l’aria e pochi secondi dopo una palla di fango roteante mancò il bersaglio e colpì invece Demete.
Il ragazzo rimase accecato per qualche istante, poi con il dorso della mano si tolse il fango dalle guance, dove rimase uno strato di sporco, e alzò lo sguardo verso il responsabile.  
Si trattava di un ragazzo alto più o meno quanto lui, con spumosi capelli rosa e occhi dello stesso colore. La sua divisa era stata leggermente modificata, probabilmente da lui stesso: la camicia era smanicata, e le braccia erano coperte da lunghi mezziguanti neri a rete, mentre i pantaloni tagliati al ginocchio e ripiegati scoprivano due lunghe gambe fasciate.
Il misterioso ninja era circondato da ragazzi dell’ultimo anno, e non sembravano proprio amici.
-Mi hai mancato!- stava ridacchiando uno di quelli –Ma quale ninja e ninja! Sei solo un fanatico!- E lo spintonò.
Il ragazzo traballò, ma poi riprese facilmente l’equilibrio.
-Ridi pure finché puoi! Ma te la farò vedere!- gridò, stringendo i denti.
Un altro ragazzo stava per dargli uno spintone, ma questa volta il ninja fu più rapido; si voltò di scatto e gli afferrò il braccio, girandoglielo dietro la schiena e buttandolo a terra, ai suoi piedi. Poi mormorò un’altra tecnica e scomparve, lasciando al suo posto un tronco di legno.
-Codardo! Torna indietro!- ringhiarono i bulli, ma al suono della campanella rinunciarono.
Demete e Aporo, che avevano assistito a tutta la scena, si lanciarono uno sguardo.
Entrambi si chiedevano che fine avesse fatto quel ninja, sempre che ninja fosse davvero…
-Ehilà!- gridò la sua voce.
I due ragazzi i guardarono intorno sorpresi.
-Ooops- disse il ragazzo, poi sentirono un rumore. Demete alzò il volto e vide il ninja scendere da un albero, saltando all’ultimo e atterrando davanti a loro in perfetto equilibrio.
Scrutò Demete in faccia, quindi tirò fuori un fazzoletto e iniziò a strofinargli il viso, togliendo il fango. –Mi dispiace, devo ancora esercitarmi su quella tecnica- si scusò sorridendo.
-Direi- commentò Demete arrossendo. Si ritrasse al fazzoletto e osservò il ninja torvo.
Il ragazzo ricambiò lo sguardo. –Se stai pensando che sono strano, beh, tu sei l’ultimo a potermelo dire- osservò scrollando le spalle.
-E perché di grazia?-
-Perché non mi faccio dire una cosa del genere da uno che tiene l’elmo anche quando dorme.-
-Non ha tutti i torti.- fece notare Aporo. Demete mise il broncio.
-Quando dormo lo tolgo, veramente.- obiettò.
Il ninja rise. –Ah sì. Bravo.- disse, prendendolo in giro.
La campanella suonò di nuovo. Il ninja si stiracchiò e si voltò.
-Che fai?- chiese Demete sorpreso.
-Una così bella giornata mica posso sprecarla in classe, ti pare? Vado ad allenarmi in giro!-
-Ecco, e io vado a casa a vedermi un film. - disse Aporo, ma Demete lo afferrò per il colletto.
-No, tu resti con me a sopportare il martirio.-
Il ninja rise. –Allora ci si vede in giro, ragazzo con l’elmo!-
-Guarda che ho un nome, scemoninja! Mi chiamo Demete Yutaka!-
-Ah sì? Beh, allora anche io ce l’ho: Kirigakure Saiji! Tienilo a mente, perché io sarò il più grande ninja del mondo!- ululò il ragazzo, prima di scomparire fra le fronde dei ciliegi.
Demete scosse il capo ed entrò a scuola.
 
La biblioteca era così immensa e silenziosa, da fargli venire sonno.
Paradossalmente, era più facile concentrarsi sullo studio a casa di Aporo, dove Hikaru non degnava di uno sguardo i libri ma giocava alla playstation.
Demete si abbatté sul libro di letteratura, pensando che tanto valeva dormirci su.
Aveva appena chiuso gli occhi, comunque, che due mani ai lati dell’elmo cercarono di toglierglielo. Il ragazzo si alzò di scatto.
Il rumore dello schiaffo riempì l’aria ancora prima che Demete riconoscesse Kirigakure, che gli scoccò uno sguardo dapprima sorpreso, poi imbronciato.
-Toglilo!- ordinò nervosamente. Demete sospirò e scosse il capo.
Aveva l’impressione che dal giorno in cui si erano incontrati, Kirigakure lo seguisse, e non solo: lo perseguitava in continuazione perché si togliesse l’elmo.
-Perché no?-
-Perché non ti fai gli affari tuoi? Sto studiando.-
Kirigakure alzò un sopracciglio. –A me sembrava che dormissi sui libri, veramente.-
Demete guardò il libro di letteratura e arrossì lievemente. Già. Si sedette di nuovo e appoggiò la testa sulle mani. Kirigakure si sedette di fronte a lui a braccia incrociate.
-Stupido ragazzo con l’elmo- borbottò.
-Scemoninja- replicò Demete noncurante.
il ninja si chinò in avanti, sbattendo le mani sul tavolo.
-Non chiamarmi così! Te l’ho detto mille volte!- gridò arrabbiato.
Si affacciò verso di lui, ben saldo sulle mani, poi chiese a sorpresa:- Perché indossi quell’elmo?-
Demete sussultò trovandoselo improvvisamente così vicino. Arrossì e si allontanò un po’.
-Suppongo, per abitudine…-
-Sì, ma perché allora non vuoi toglierlo? Da quanto mi ricordo ce l’hai da sempre!-
Demete abbassò lo sguardo sul tavolo, pensieroso.
-Quand'ero piccolo ho avuto un incidente. Niente di grave, solo un taglio dietro la nuca- disse lentamente, e istintivamente si toccò sotto l’elmo. –Mio padre mi ha regalato quest’elmo e io lo metto sempre da allora. Cosa c’è di sbagliato?-
Kirigakure non rispose, rifletteva anche lui.
-E poi, come fai a sapere che l’ho sempre avuto scusa?- chiese Demete.
Il ninja arrossì. –In realtà, abitiamo nello stesso quartiere- ammise. –E’ da un po’ che ti vedo in giro. Eravamo nella stessa scuola elementare, e ora alle medie…-
-E te lo sei sempre chiesto? Cioè… mi osservavi?- incalzò Demete, divertito dal fatto di metterlo in imbarazzo. Kirigakure se ne accorse e gli fece la linguaccia.
-Ho solo pensato che tu saresti stato disposto ad essere mio amico, tutto qui.- mormorò.
Demete lo guardò sorpreso, e calò di nuovo il silenzio. Non sapeva che dire; era chiaro che Kirigakure non aveva amici, perché tutti lo consideravano strano.
Beh, consideravano strani anche lui e Tadashi, a dir la verità. Tadashi aveva tutto un altro tipo di fascino però, e lui aveva Aporo.
D’improvviso provò sincera compassione per il ninja e per la prima volta desiderò togliersi l’elmo davanti a qualcuno. Ma non lo fece. Si morse il labbro e voltò lo sguardo.
Non poteva toglierlo, quell’elmo lo aiutava a superare le sue debolezze. Non poteva mostrarsi così fragile, indifeso, neppure davanti a Kirigakure.
Rimasero in silenzio.
 
Pioveva. Pioveva forte e di tanto in tanto brillavano tuoni.
Demete sussultò e guardò fuori. Che tempo di merda, pensò, e non ho neanche l’ombrello.
Beh, almeno l’elmo gli teneva calda e asciutta la testa.
Aporo aveva la febbre e per sua gioia non era venuto a scuola.
Anche Tadashi era assente, per motivi familiari: gli aveva detto che stava traslocando. Lui e Aporo si erano meravigliati che andasse a vivere da solo ancora minorenne, ma non fecero domande perché Tadashi, riservato ed introverso di natura, non sembrava incline a parlarne.
Affacciato alla finestra, stava osservando il campo da calcio.
Un gruppetto di ragazzi lasciava il campo, lamentandosi per il tempo.
Solo uno era rimasto indietro.
Demete sgranò gli occhi e si precipitò giù per le scale, di corsa, finché non raggiunse il campo. Si appoggiò ad uno dei pali della porta, inquadrando il ragazzo rannicchiato su se stesso sotto la panchina. Poi si avvicinò, osservandolo: Kirigakure teneva entrambe le mani sulle orecchie, gli occhi chiusi e le labbra arricciate, come trattenendo un urlo. 
-Ehi, scemoninja- disse, cauto.
Kirigakure alzò lo sguardo di scatto. Demete sentì il cuore accelerare improvvisamente il battito di fronte alla vista di quel ragazzo di solito così energico e ora così fragile.
Gocce d’acqua gli scendevano lungo il viso, ma non poteva dire se era pioggia o lacrime.
-Non chiamarmi così- disse cupo, poi si asciugò gli occhi. Piangeva.
Il cielo tuonò, facendolo sobbalzare.
-I ninja non piangono mai- esclamò cercando di suonare spavaldo, ma tremava. –Non farti strane idee! Non piango certo a causa del temporale!-
Demete lo guardò con un’espressione che diceva “ah è per questo che piangi?”,  e al contempo “ma non hai appena detto che i ninja non piangono?”.
-Non c’è proprio niente da fare con te, eh- sospirò, mentre il ragazzo nascondeva il viso fra le ginocchia. Era così debole, in quel momento, che gli veniva voglia di mostrarsi debole anche lui.
-Guardami, scemoninja- ordinò. Kirigakure scattò in piedi, arrabbiato.
-Ti ho detto di non chiamarmi…- Ma le parole gli morirono in gola quando, davanti ai suoi occhi, Demete si tolse l’elmo e lo lasciò cadere a terra.
-Dicevi?- disse con un leggero sorriso. L’elmo rotolò sui suoi piedi. Kirigakure lo fissava ad occhi e bocca spalancati, incredulo. Il gladiatore disarmato scosse il capo e allargò le braccia.
-Su, vieni. Siamo amici no? E‘ più caldo qui che la sotto non ti pare?- suggerì.
Gli occhi di Kirigakure si riempirono di nuovo di lacrime, mentre il ninja esitante lasciava il suo nascondiglio per rifugiarsi fra le braccia di Demete.

 xxx

-Anche il giorno che mi sono innamorato di lui… pioveva così…-
Demete lanciò uno sguardo vacuo al campo da calcio.
-Saiji ha sempre avuto paura dei temporali. Sarà meglio che vada a cercarlo.- sospirò.
Si voltò e fece per andare, ma Afuro lo fermò.
- Dem, lo so che hai paura. Cambiare fa sempre paura- disse piano. –Anche Saiji ha paura, ma vuole stare al tuo fianco a tutti i costi. Non gettate via questi sentimenti solo per paura.-
Demete lo guardò sorpreso, poi però sorrise. –Grazie- sussurrò, e corse giù per le scale.
Sapeva già cosa fare.
Saiji era tutto solo sotto la pioggia, e lui lo raggiunse e lo spinse fra le sue braccia prima che potesse fare o dire qualcosa.
- Dem?- sussurrò lui, spaventato. –Lasciami. Sei uno stupido, Dem. -
Ma Demete lo strinse a sé: l’unica persona a cui voleva mostrarsi davvero, l’unica di cui desiderava tutto. Si sarebbe giocato tutto in quell’istante: Saiji sarebbe fuggito via da lui?
-Ti amo, Saiji- disse, soffocato dall’emozione, e lo ripeté molte altre volte, sempre stringendolo a sé. Saiji lo sentiva trattenere il respiro, come se avesse paura.
-Sei davvero uno stupido- sussurrò, mentre ricambiava l’abbraccio.
Il rumore della pioggia suonava distante ed etereo.





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