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Autore: Depeep    29/01/2013    3 recensioni
[Soul Eater x Pokémon]
Dal momento che il Pokémon era totalmente inerme, Black*Star lo afferrò furibondo per la coda e si mise ad agitarlo a destra e a manca gridando una serie assurda di versi animaleschi e cercando di raggiungere a grandi balzi la sala comandi del robot, sotto gli occhi sgranati del singolare trio.
Dopo aver fatto ingresso nella regione di Kanto e aver conosciuto il professor Oak, i nostri eroi ricevono i loro Pokémon e vengono involontariamente (e di malavoglia) trascinati in una strampalata lotta da qualcuno di molto particolare.
Dopo quasi otto mesi che non aggiorno codesto crossover (e che non mi faccio sentire da queste parti - gh!), rieccomi a pubblicare un nuovo capitolo. Sono Depeep, per chi non mi conoscesse o riconoscesse, e ho finalmente raccolto il coraggio necessario per tornare! Lascio qui questa storiella sperando che qualcuno abbia intenzione di leggerla.
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Note prima della storia: Allora e dunque, come già avverto nella presentazione, sono quasi otto mesi che non aggiorno. Prima a causa di punizioni insensate a tempo indeterminato, e poi per mancanza di coraggio, di tempo effettivo e soprattutto di ispirazione per tornare e continuare la storia. Vedo però che il fandom cresce bene! Tornando a me, vi avverto: in questo capitolo spunterà il Team Rocket, ma non quello serioso dell'anime Bianco e Nero, ma quello idiota che tutti conoscono, quello che costruisce robot scadenti e riparte alla velocità della luce. Da come si intuisce nel primo capitolo, Ash è ad Unima, ma il Rocket è rimasto a Kanto per oscuri motivi. Il loro motto non è quello utilizzato nella saga di Sinnoh, ma quello originale. Poi, ho scelto i Pokémon dei vari protagonisti in base ad alcune caratteristiche comuni; come avevo detto in precedenza appartengono a diverse generazioni. Vi avverto, mi sono bloccata spesso mentre scrivevo, dal momento che è un capitolo molto dinamico, e controllare contemporaneamente dodici personaggi (Pokémon esclusi) che fanno quello che vogliono in una situazione movimentata come quella che ho descritto non è proprio facile. Spero quindi di non aver dato un senso di monotonia e di blocco alle scene, anche se a mio parere questo capitolo non è proprio uscito benissimo. Anf, ho finito. Vi lascio leggere in pace. Ci vediamo giù, se tutto va bene~!

Capitolo 2: Tra tetti fracassati e pesci inespressivi


Gli otto ragazzi erano rimasti a fissare le sfere rosse e bianche che il professore aveva dato loro solo pochi minuti prima con tanta insistenza da aver quasi annullato i loro pensieri.

Il professore era stato, almeno a suo dire, molto chiaro su quello che avrebbero dovuto fare con quelle sfere, che lui chiamava PokéBall: lanciarle a caso finché non si sarebbero aperte e avrebbero rivelato i mostriciattoli che albergavano al loro interno.
Tali mostriciattoli, o come li aveva –troppe volte- nominati lui, Pokémon, dovevano essere allevati con la massima cura, allenati con il massimo scrupolo, trattati con il massimo rispetto. A quelle parole un Ragnarok indemoniato era saltato fuori dalla gracile schiena dello schivo Crona urlando che la cosa gli avrebbe creato non pochi problemi, perché per sua incommensurabile sfortuna dimorava dentro una mummia incapace di badare a se stessa e quindi assolutamente inadatta a portarsi dietro un’altra seccatura, stupido vecchio, sproloquiando poi su quanto detestasse le creature da accudire, Crona, il mondo intero, Crona, il gorgonzola e Crona. E quando Oak, totalmente disinteressato al discorso, si era avvicinato a quell’esserino nero e furibondo, scambiandolo per una nuova specie di Pokémon di cui sconosceva l’esistenza, questo gli aveva sputato in un occhio ed era rientrato di filata tra le spalle di Crona che, nel frattempo, aveva assunto tutte le tonalità di viola dall’imbarazzo.
 
-Ehi, ci siete?- la voce gracidante del professore ridestò i ragazzi dalla loro trance –Perché siete così titubanti? Avete paura di scoprire quali meravigliosi Pokémon ho scelto? Quel simpatico tizio vestito di nero mi ha parlato di ognuno di voi, così da permettermi di scegliere il più adatto per ciascuno!
-Oh, padre- mormorò Kid scoraggiato, scuotendo la testa –mi vuoi davvero così male?
-CI SONO!- strillò Black*Star indicando il tetto –E’ quasi impossibile che un ragazzino di dieci anni ne abbia ancora dieci dopo che ne sono passati quindici. Non ci era arrivato nessuno, eh?
Fu quel quasi a far allibire i presenti, soprattutto chi pensava ancora a quello che aveva detto Oak a proposito di Ash.
-Quindi… quello che sta qui dentro è il Pokémon più cool che esista?- domando quasi innocentemente Soul rigirandosi tra le mani la sua PokéBall.
Il professore non poté nemmeno rispondere –e poi, cosa avrebbe potuto mai dire?- perché uno sconquasso improvviso lo colse di sorpresa. Come gli altri ragazzi, alzò la testa verso il punto in cui, fino a poco tempo prima, c’era il tetto del laboratorio. Adesso, al suo posto, c’era un larghissimo squarcio, dov’era possibile scorgere chiaramente un enorme robot da combattimento blu metallico sullo sfondo del cielo. Dopo un’analisi neanche troppo attenta, però, si capiva facilmente che quello non era altro che un ammasso di rifiuti e rottami messi insieme totalmente a casaccio, ma che aveva comunque una potenza tale da staccare con uno pseudo braccio meccanico il tetto dell’edificio. Su quella che avrebbe dovuto essere la fronte del robot, figurava scintillante una grossa R scarlatta.
-Oh, santo Shinigami!- schiamazzò Liz terrificata, avvinghiandosi morbosamente alla sorella –chi… che cosa… accidenti è quello?
-Il Team Rocket- rispose placidamente Oak –nulla di interessante. Torniamo a noi…
-EHI! Si può sapere che razza di considerazione sarebbe questa da parte tua?- un giovane dai lunghi capelli indaco e un’uniforme bianca sul cui petto appariva la stessa R del robot agitò un pugno guantato dalla sala comandi, prima di spingersi a fatica fuori da essa –Ehm, mi dareste una mano?
-James, sei il solito impiastro- esalò sconfortata una voce femminile, che si scoprì appartenere ad una ragazza dai lunghissimi capelli fucsia e la medesima uniforme del ragazzo –Meowth, lo aiuteresti ad uscire, per favore?
Sebbene i due giovani fossero già visibili da dietro la lastra di vetro della sala comandi –e quindi era ovvio chiedersi perché il ragazzo volesse uscire- del terzo membro nominato dalla ragazza non c’era traccia.
Perché quel gatto color limone dal luminoso amuleto dorato sulla fronte che stava in mezzo ai due non era da considerarsi un membro, giusto?
-Cosa fareste senza di me?- eppure fu proprio lui a parlare, lasciando cadere pesantemente una zampa su un pulsante. Due porte laterali della sala comando si aprirono con un sibilo svogliato, permettendo alla ragazza di uscire e di saltare agilmente sulla testa del robot e al ragazzo di ruzzolare rovinosamente giù.
Il gatto afferrò prontamente la mano del giovane e cercò di tirarlo su non senza fatica. –Jessie, mi aiuteresti?
Ma la ragazza era rimasta ferma al suo posto in una posizione che voleva essere provocante, ma era alquanto ridicola. –Non posso! Sono già in posizione per dire il motto!
Gli otto stavano assistendo a tutta la scena con un’espressione che definire allucinata sarebbe stata una grossa attenuazione. –V-voglio andare via da qui…- piagnucolò Crona sbigottito.
Intanto anche il giovane che si faceva chiamare James e il gatto erano riusciti a salire sulla testa del robot e, dopo aver richiamato l’attenzione del loro pubblico con un colpo secco di tosse, assunsero delle pose a dir poco stravaganti.
-Preparatevi a passare dei guai!- proferì Jessie ruotando un braccio.
-Dei guai molto grossi, non li scorderete mai!- procedette James, facendo spuntare da chissà dove una rosa rossa.
-Proteggeremo il mondo dalla devastazione!
-Uniremo i popoli della nostra naz…
-AVETE DEI CAPELLI ORRENDI!- strepitò Kid d’un tratto, rosso in volto e con le lacrime agli occhi –Un pugno in faccia per l’estetica! Guardateli, senza forma, senza alcun CRITERIO! SONO SEMPLICEMENTE ABOMINEVOLI! Chi è il vostro parrucchiere, Jacques Villon?
-Ma veramente…- borbottò James offeso, rigirandosi tra le dita una ciocca dei suoi capelli.
-Tsk!- sibilò Jessie con degnazione, ignorando una Liz disperata che dal basso le faceva cenno di tacere –Hai visto i tuoi? Cosa rappresenterebbero quelle tre strisce bianche da un solo lato della testa?
Mentre Liz si colpì la fronte con il palmo della mano, il piccolo shinigami crollò a terra ondeggiando molle come un budino, prima di picchiare con vigore il pavimento con i pugni. –Sono un derelitto- bisbigliò affranto –se Spregevole e Inguardabile avessero un figlio, quello sarei io! Perché ho questi capelli così asimmetrici? PERCHE’?
-Ma qual è il suo problema?- chiese Meowth confuso. A quella domanda Maka, la quale aveva afferrato che la situazione stava seriamente degenerando, controbatté furiosa: -Saremmo noi a dovervi porre questa domanda! Cosa ci fate qui? Perché avete distrutto il tetto?
-Come perché?- squittì Meowth ingenuamente –Siamo qui per rubare i vostri Pokémon! Così li utilizzeremo per catturare il Pikachu del bamboccio!
Oak stava assistendo alla scena con un’espressione a dir poco perplessa. –Non sanno nemmeno che aspetto abbiano i loro Pokémon- spiegò pazientemente.
A quel punto Black*Star, che era rimasto in disparte per troppo tempo, esplose. –ADESSO BASTA! Come osate essere tanto sfrontati in MIA presenza? Tsubaki, modalità Shuriken!
Tsubaki fece per trasformarsi, ma il professore la fermò. –Ragazzo, usa il tuo Pokémon!
Black*Star gettò gli occhi sulla sua PokéBall, ricordando solo in quel momento di averla con sé. –Ah, giusto!- vociò, lanciandola in aria. Da essa uscì un fascio di luce rossa che presto si trasformò in una creatura dalle sembianze di un pesce arancione con la pinna superiore a forma di corona e un paio di appariscenti baffi gialli. Lo sguardo assente e la bocca spalancata gli conferivano un aspetto… particolare.
-Guarda, sorellona! Black*Star e il pesce hanno la stessa espressione!- esclamò Patty ammirata.
Dal momento che il Pokémon era totalmente inerme, Black*Star lo afferrò furibondo per la coda e si mise ad agitarlo a destra e a manca gridando una serie assurda di versi animaleschi e cercando di raggiungere a grandi balzi la sala comandi del robot, sotto gli occhi sgranati del singolare trio. Arrivò in fretta, e quando si ritrovò le facce sconvolte dei tre davanti a sé, prese a schiaffeggiarle con il pesce che si trovava in mano, incurante dei gemiti che questo emetteva debolmente e delle urla di dolore delle sue tre vittime. –Grandioso! GRANDIOSO! Guardate che potenza, che stile! Questo Pokémon è proprio degno di un DIO come me!
-Non mi sembra tutta questa gran cosa- confessò Soul al professore, che annuì. –Non lo è per niente, infatti- rispose quest’ultimo –Però sono curioso di vedere come farà quel ragazzino pieno di sé ad allenare quel Magikarp. E voi?
Soul comprese il senso di quella domanda e lanciò in aria la sua sfera, da cui uscì, dopo il solito fascio rosso, un Pokémon alto circa trenta centimetri, di colore giallo e la testa ovale, su cui svettava una piccola scaglia rossa. Aveva gli occhi grandi e tondi e la bocca curva all’ingiù a formare una specie di ghigno ribaltato, ma la cosa più interessante era una porzione di pelle sulla vita, abbastanza larga rispetto al resto da sembrare un paio di pantaloni.
-Questo coso porta i pantaloni a vita bassa!- commentò Soul sorridendo –Lui sì che è cool!
Per tutta risposta il Pokémon si voltò verso di lui e prese a dispensare generose testate alla sua caviglia. Soul lo afferrò per la coda, ma la creaturina prese a colpirlo dritto sulla fronte, facendolo barcollare. –P-professore…- tentò allora di chiamare il ragazzo, ma Oak aveva perso interesse nei suoi confronti e ne aveva acquistato in quelli di Maka, che fissava dubbiosa quel Pokémon che, lanciata la sfera, si era palesato davanti a lei; alto più o meno come quello di Soul, ma di sembianze totalmente diverse. Assomigliava a un piccolo lupo azzurro dalle zampe e le orecchie, lunghe e penzolanti lungo la testa, di colore nero; lo stesso di una porzione di pelo che gli cerchiava i grandi occhi rossi. –E adesso cosa devo fare, professore?- chiese la ragazzina, voltandosi verso l’uomo, che rispose prontamente sollevando un indice. –Digli di usare una mossa!
Maka borbottò qualcosa, poi pose nuovamente gli occhi sul suo mostriciattolo. –Allora tu… ehm… usa una mossa!
Il Pokémon ricambiò perplesso l’occhiata, ma non fece nient’altro.
–Prima di tutto, si chiama Riolu, e…
Oak venne sgarbatamente interrotto dall’urlo infastidito di Black*Star, che stava ora dibattendosi con violenza, ancora con il pesce in mano, nel vano tentativo di liberarsi dalla presa che il braccio meccanico del robot esercitava su di lui. –Insolenti!- sbottava l’assassino roteando un pugno –Mettetemi giù! Avete almeno una vaga idea della magnificenza della mia persona?
Né Jessie né James gli diedero retta, ma presero ad osservare ammirati i Pokémon che Soul e Maka avevano tirato fuori dalle Ball pochi attimi prima. –Oh- fece la prima –un Riolu e uno Scraggy! Sarebbero degli OTTIMI acquisti!
-Nulla a che vedere con questo comunissimo Magikarp!- continuò l’altro, frecciando disgustato il Pokémon di Black*Star e continuando ad ignorare gli schiamazzi del ragazzo, che ora invocava aiuto a Tsubaki.
Per sua sfortuna, la ragazza era troppo impegnata ad ammirare il Pokémon che aveva fatto tacitamente uscire dalla sua sfera poco prima, come al solito di nascosto dagli altri. –Che carino!- gongolava, stringendo il mostriciattolo a sé. E in effetti era difficile darle torto. Era una creaturina piccola, di colore rosa e dalla forma vagamente somigliante a quella di un uovo. Teneva legati in un codino un ciuffo di peli più lunghi sulla testa e stringeva tra le minuscole zampette un sassolino bianco. Sembrava accettare di buon grado le coccole di Tsubaki, poiché si strusciava contro il suo petto emettendo versi gioiosi.
-TSUBAKI!- urlò invano Black*Star –Almeno usa quell’affare osceno per darmi una mano! Qualcuno mi aiuti!
-Happiny non è osceno!- proruppe Oak offeso –Ehi, voi, volete aiutare il vostro amico o no?
-Non ce ne sarà bisogno- replicò Jessie con degnazione –il suo Pokémon è totalmente inutile!
Detto ciò, il braccio meccanico mollò la presa, lasciando cadere sul pavimento un Black*Star ora terribilmente collerico. -COSA SAREBBE INUTILE?- strillò -Se questo Magi-coso non sta ancora sprigionando tutta la sua divina potenza nascosta è solo perché, come l’illustre sottoscritto, è un gran signor…
Fu interrotto dalle urla agghiacciate di Kid, che stava ora indicando una bestiolina nera e fluttuante, che recava sul volto una grossa maschera bianca a forma di teschio e che agitava delle braccia molto simili a delle maniche troppo larghe. –P-Perché questa forma così vaga?- domandò balbettando il ragazzo –Questi contorni così poco definiti? La simmetria dov’è? DOVE?
-Dal momento che, almeno secondo quel tizio vestito di nero, saresti uno shini… shimi… insomma, hai a che fare con la morte, ho pensato che Duskull fosse il più adatto a te…- tentò di giustificarsi Oak abbassando il tono della voce.
-Non ti ha detto ALTRO?- reagì Kid ormai sull’orlo di una crisi isterica, scagliando occhiate accusatrici al Pokémon, che si abbassò mugolando.
Mentre la situazione stava crollando in quel caotico marasma, Meowth, dall’altro della sua postazione, premette un altro pulsante nella sala comandi del robot e fece uscire da chissà dove una rete per pesci, che lasciò cadere con l’obiettivo di catturare i Pokémon presenti, mentre gli occhi dei due ragazzi accanto a lui scintillavano ingordi. Come da pronostico non ne prese nemmeno uno, in compenso però un mostriciattolo molto simile a una piccola giraffa dagli occhi blu si chinò a mordicchiarla come se fosse erba da brucare. E, sul suo dorso, Patty batteva le mani con soddisfazione. –Giraffa! Giraffa!
-Girafarig, vorrai dire- la corresse il professore. Era davvero incredibile la sua flemma in quella situazione così tragicomica. –Ma perché tua sorella sta…?
-Ehi, sorellona!- Patty chiamò Liz, che era ancora aggrappata a lei con un’espressione di puro terrore dipinta in volto, mentre una creatura molto piccola e dall’aspetto vagamente antropomorfo, dotata di capelli biondi, occhi azzurri e soprattutto grosse labbra le danzava sulla testa. Patty, travolta dalla contentezza, aveva lanciato anche la sfera del Pokémon della sorella, a cui era saltato addosso rendendola ancora più pallida di quanto già non fosse.
-Che meraviglia!- esultò Jessie dall’alto –Anche un tenerissimo Smoochum! Faremo un affare dandoli al capo!
-Ma non dovevamo usarli per catturare Pikachu?- domandò confuso Meowth.
-Io sapevo che dovevamo venderli in cambio di alcuni rarissimi tappi di bottiglia risalenti ai primi del Novecento- s’intromise James.
Jessie agitò una mano con nervosismo. –Te l’ho detto solo per farti costruire il robot insieme a Meowth…
James crollò in ginocchio. –… Quindi niente tappi?
Vedendo la confusione del Team Rocket, il professore si rivolse ai ragazzi. –Ehi, approfittate di questo momento di confusione per far combattere i vostri Pokémon e sconfiggere quei tre!
-Perché mai dovremmo?- chiese Maka candidamente –Non mi sembrano pericolosi.
Oak voleva forse farle notare le abnormi dimensioni del robot che sostava nel suo laboratorio, ma fu preceduto da Black*Star, che, il Magikarp tenuto ancora per la coda, era intervenuto. –HA RAGIONE IL VECCHIO! La loro empietà merita il mio castigo divino!
Intanto Crona stava disperatamente cercando di scappare da quello strano Pokémon a che somigliava tanto a una coperta scura e fluttuante, da cui emergeva un corno e su cui spiccavano due penetranti occhi gialli (e di tirarsi fuori il più possibile da quella situazione eccessivamente insensata), che lo stava ora inseguendo facendogli le linguacce, accompagnate dagli schiamazzi di approvazione di Ragnarok, il quale aveva magicamente cambiato opinione sulla potenziale seccatura che poteva essere quel mostriciattolo che il suo meister aveva tirato fuori dalla Ball solo per innocente curiosità.
-Qualcuno mi aiuti!- cercò di gridare il ragazzo –Questo mostro mi fa paura!
Forse non stava prestando attenzione a dove andava, tanto era sconvolto, fatto sta che sbatté contro la gamba del tavolo del laboratorio, facendolo tremare e permettendo a tutti i macchinari e le cianfrusaglie che vi sostavano sopra di cadere – e colpire una gamba del robot. Questi, non essendo proprio di prima qualità, perse l’equilibrio e, dopo aver barcollato non poco (e aver inevitabilmente fatto cascare giù a terra i tre malcapitati che erano rimasti in piedi sulla sua testa), crollando sul pavimento e disintegrandosi rovinosamente facendo piovere tutt’intorno una variegata gamma di oggetti, da copertoni a televisori rotti.
-Ehi! Quello Shuppet ha fatto un ottimo lavoro!- si congratulò Oak con il Pokémon di Crona, il quale doveva ancora realizzare che cosa fosse successo in quegli ultimi istanti.
-Bene- s’intromise Maka, risoluta –Ora che tutti noi abbiamo fatto la conoscenza dei nostri Pokémon, direi che sarebbe il momento di partire!
La sua proposta fu accolta da un’ovazione entusiasta da parte dei compagni, e l’idea della povera Tsubaki di aiutare quell’anziano infelice a ripulire la casa e quei tre ad alzarsi non venne nemmeno presa in considerazione. E così, sotto lo sguardo estremamente stranito di Oak, i ragazzi presero a dirigersi verso la porta del laboratorio, un esagerato sorriso di sollievo dipinto sulle facce. –Aspettate!- li chiamò il professore –Devo ancora spiegarvi un mucchio di cose! Come farete a combattere senza conoscere le mosse dei vostri Pokémon? Ho da darvi il Pokédex, e… E poi cosa me ne faccio di questi tre idioti? Ehi!
-Già- continuò James con tono sostenuto –E poi noi dovremmo ripartire alla velocità della luce, come in ogni episodio! Non esiste che restiamo qui a terra!
Ma gli otto, che non vedevano l’ora di scappare da quel luogo disastrato, e a cui interessava davvero poco saper combattere con i Pokémon, erano già fuori dal laboratorio, a passeggiare per le sciupate strade di Pallet Town in cerca di un luogo tranquillo dove razionalizzare quello che era e, soprattutto, sarebbe successo.
 
-Coraggio, picchiateci!- continuava James dal laboratorio, piagnucolando –Tornate qui e colpiteci con una mossa! Vi prego! Professore, lo dica anche lei! Questo episodio non può finire così!

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Note dopo la storia: Poveri ragazzi, non sanno che cosa li aspetta! Comunque, il supplizio è finito, andate in pace. Che ne pensate delle scelte dei Pokémon? Se non avete afferrato i motivi, ve li spiego io. Ho scelto Riolu per Maka perché hanno un potere simile: vedere l'anima/aura di chi li circonda. Questo sottintende che farò evolvere il suo Pokémon! Poi, Scraggy per Soul, be', lo spiega lui stesso il motivo! Lo so, è idiota, ma per me ci sta. Magikarp per Black*Star, il motivo lo spiega Oak (e anche Patty ha azzeccato qualcosa). Tanto poi quando Magikarp si evolverà in Gyarados VEDRETE! Happiny per Tsubaki, direi perché Chansey è pressoché Tsubaki in versione Pokémon, caratterialmente parlando; almeno secondo me. Duskull per Kid, Oak spiega pure quello. Girafarig per Patty, be', non credo ci sia bisogno di dire niente... E Smoochum per Liz, è semplicemente perché Jynx ce la vedo un sacco per lei. Per quanto riguarda Crona, non esiste per lui Pokémon migliore del malinconico Banette. Quindi il suo dispettoso Shuppet si evolverà presto... E poi boh. 
Vi ho detto che per me scrivere questo capitolo è stato estremamente difficile. I personaggi caratterialmente non spiccano e lo so bene, ma, come ho già detto, controllarli tutti insieme è complicato. Presto li separerò, dunque la fiction riprenderà un po' di sapore "souleateriano". Frattanto, spunteranno anche Shinigami-sama e compagnia, figuratevi se dal grande specchio si perdono uno spettacolo del genere!
Concludo scusandomi per la mia imperdonabile assenza con tutti quelli che avevano iniziato a seguirmi salvandomi miracolosamente l'autostima. Chiedo umilmente venia, perdonatemi! Inoltre, ringrazio chi leggerà questo capitolo e chi lo recensirà. No, sul serio, le recensioni sono tutto ciò che bramo. Non c'è nulla che mi faccia sentire più felice. Quindi, grazie in anticipo!
See ya, cari figlioooli~!

  
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