Crossover
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Autore: Norma    20/08/2007    1 recensioni
E siamo al secondo lavoro signori!
Cosa sarebbe accaduto se il caro Kisuke Urahara di Bleach si fosse sbagliato a realizzare il senkaimon, il portale tra il mondo umano e la Soul Society, e i nostri eroi non fossero finiti nel mondo degli shinigami, ma sull'isola più famosa della storia dei telefilm?!
Genere: Avventura, Comico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fumetti, Telefilm
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO I



-Flashback-


La pioggia batteva delicatamente sulle finestre della camera di Ichigo. Il ragazzo, chino sulla scrivania a notte inoltrata, stava cercando di ripassare la lezione per la mattina successiva.
«Se solo Keigo e Mizuiro mi vedessero sommerso dai sui libri! Sicuramente non penseranno che in questa zucca arancione ci sia un minimo di intelligenza!».
La quiete della stanza venne interrotta da un grande trambusto proveniente dal piano di sotto. Il ragazzo sentì le voci delle sue sorelle minori e di suo padre irrompere nel silenzio della notte.
«Che succede papà? Che è successo a quest’ uomo?!»
«L’hanno trovato in mezzo alla strada coperto di lividi e di sangue. Dal tanfo che emana deve avere alzato parecchio il gomito stasera. Yuzu, prepara le garze e gli anestetici! Tu Karin va a chiamare quell’emarginato di tuo fratello!»
La bambina corse a perdifiato per le scale e spalancò la porta della camera di Ichigo.
«Yo Ichi! C’è un americano di sotto ridotto piuttosto male! Scollati dai libri e vieni a darci una mano!»
«Ok…»
I due arrivarono nella saletta dell’ambulatorio, dove giaceva disteso sul lettino un uomo sulla cinquantina dai capelli brizzolati e con un’espressione intontita sul volto. Doveva aver tracannato una quantità industriale di alcol perché non gemesse nonostante le ferite che aveva su tutto il corpo.
Isshin si rivolse serissimo a suo figlio: «Ichigo, è ora che dimostri le tue grandi doti di traduttore e mi dia una mano a capire cosa è successo al mio paziente!»
«Grandi doti di traduttore?! Ma di che stai blaterando Vecchio? Sei scemo? Studio l’inglese a scuola, mica ad Oxford!»
«Sempre meglio delle tue sorelline e del tuo caro paparino! Avanti, al lavoro!» e gli diede una pacca sulla spalla che per poco non lo scaraventò sul lettino medico.
«Ehmm…» sbiascicò in un inglese stentatissimo «Salve, si trova nella clinica Kurosaki del distretto Karakura. Qual è il suo nome?»
L’altro lo guardò fisso e rispose: «Mi chiamo Christian Shepard, sono un chirurgo e…». Non riuscì a terminare la frase; un conato di vomito lo costrinse a piegarsi in due sul catino che Yuzu aveva prontamente posto vicino al suo lettino. Quando riuscì a risollevare la testa proseguì: « Ho un bicchierino di troppo… Ricordo solo di essere uscito per strada e di aver visto una luce improvvisa.»
Ichigo si allontanò e raggiunse il padre sul ciglio della porta. «Questo tipo si è sbronzato ed è finito sotto una macchina, Vecchio…»
«Bene, quando l’avrò rimesso in sesto mi servirai ancora…»


«Ma che cavolo mi è successo?!» chiese Ichigo ad alta voce.
Si trovava ancora su quella maledetta isola, in compagnia del tizio con la faccia da matto e del grassone.
«Niente di che, coso» rispose quello «Dalla tua faccia devi aver avuto un flashback, è abbastanza comune da queste parti.»
Quello era veramente un posto di pazzi e la cosa terribile era che lo stava diventando pure lui!
Poi il ragazzone proseguì: «Io sono Hugo comunque, ma puoi chiamarmi Hurley e tu?»
«Ichigo Kurosaki» rispose con riluttanza. Non vedeva perché dovesse dire il suo nome a due perfetti estranei.
«Benissimo, altre visioni! E il bello è che hanno pure un nome!» esclamò Hugo.
«Te ne sei accorto anche tu?!» gli chiese Desmond con aria sempre più esagitata.
«Beh, quando Claire mi ha detto che stavi di nuovo parlando da solo non ho dubitato della sua sanità mentale, ma della tua coso. Scusa…»
«Non importa fratello, ora dobbiamo solo…»
Desmond si interruppe per guardare verso la foresta. Dal folto della macchia si stagliavano le figure di tre uomini e una donna. Il primo aveva un tatuaggio con un scritta in cinese sul braccio sinistro, il secondo era un mastodontico africano e il terzo un ometto calvo, all’apparenza insignificante, ma appena Ichigo lo vide avvertì un reiatsu fortissimo. L’uomo con il tatuaggio aveva l’aria del leader, ma gli altri due lo superavano decisamente per forza spirituale. La giovane donna, invece, era veramente bella. Una cascata di capelli mossi le incorniciava i delicati lineamenti del volto e le sue guance erano piene di graziose lentiggini. Da come la guardavano il tizio biondo che teneva sotto controllo i suoi amici e il capetto che avanzava con lei verso la spiaggia, Ichigo capì che quella donna doveva aver fatto palpitare molti cuori sull’isola. Tuttavia, messa da parte la sua straordinaria bellezza, la sua potenza spirituale non aveva nulla di eccezionale.
«Che facciamo Desmond? Andiamo a dirlo a Jack?» chiese Hurley.
«Non credo che ci darebbe retta… Gli unici con cui potremmo parlarne sono Eko e Locke.»
«Va bene. Io vado a sentire come è andata la ricerca e poi tiro in disparte quei due.»

Pochi metri più in là, Ishida percepì il grande reiatsu dei due nuovi individui arrivare oltre la capanna in cui erano stati sistemati provvisoriamente. Sawyer si alzò in piedi di scatto non appena vide arrivare la donna dalla foresta.
«Ehi lentiggini, novità?»
«Io e Kate non abbiamo trovato nulla, e nemmeno Locke ed Eko.» si intromise il tatuato «A parte la fonte che usavamo alle grotte e la cascata non sembra esserci nessun’altra sorgente d’acqua.»
«Grazie dell’informazione, doc, ma non avevo chiesto a te.» «Ma è mai possibile che voi due continuiate sempre a stuzzicarvi?» sbuffò Kate, e così dicendo si ritirò in disparte lungo il bagnasciuga.
Jack fece per seguirla, ma si fermò subito quando vide i tre ragazzi giapponesi, legati e distesi per terra.
«E questi…?»
«Li abbiamo trovati nella foresta, stavano per attaccare Charlie»
«Attaccare? Ma sei impazzito? Se siete voi che ci siete saltati addosso?!» urlò Orihime.
«Non è prudente tenerli qui. Se fanno parte degli Altri qualcuno vorrà venire a riprenderseli. Portiamoli nella botola.»
«Sissignore!» ribatte Sawyer con tono canzonatorio.
«Questo è troppo!» Ishida fece per alzarsi ed evocare il suo arco di Quincy, ma perse l’equilibrio e ricadde a terra senza riuscire a sprigionare il suo potere.
«Ma cosa?!»
«Qui non possiamo utilizzare i nostri poteri spirituali» disse Chad in tono piatto.
«Quest’ isola è di per se stessa un immenso generatore di reiatsu» proseguì Orihime «Lo si avverte in ogni pietra, in ogni granello di sabbia…»
Certo, come aveva fatto a non accorgersene anche lui? Con una simile pulsione continua di forza spirituale i loro poteri venivano subissati.
«Già… ecco… ovvio…» bofonchiò imbarazzato Ishida ai compagni.
«Comunque è ovvio che Ichigo non sia stato preso con noi. Attualmente è nella sua forma di shinigami, non possiamo sapere in quanti siano in grado di vederlo, ma presumibilmente dovrebbero essere quei due accanto a lui e gli altri venuti dalla foresta.»
Tutte cose alle quali Ishida non aveva ancora pensato. Lo stress gli stava giocando brutti scherzi.
«Aspettiamo Ichigo. Lui verrà ad aiutarci» concluse Chad. Orihime cercò di scorgere lo shinigami, ma dalla loro posizione riuscì solo a vedere tre uomini che si avvicinavano alla sua capanna.

«Insomma, lui è Ichigo Kurosaki uno… come hai detto coso?»
«Uno shinigami.»
Eko e Locke fissavano sbalorditi il ragazzo.
«Quindi solo noi siamo in grado di vederlo?» chiese l’africano.
«A quanto sembra. Tu devi essere un segno Ichigo… L’isola ci sta mandando un messaggio.» rispose Locke.
«Non so, fratello; ultimamente qui tutto è “un segno” e sto cominciando a pensare che non ci sia proprio nulla di superiore dietro a tutto questo, ma solo un sorso di Scotch di troppo… »
Seduto in quella catapecchia Ichigo ascoltava le parole agitate di quegli estranei. Vi era un che di mistico nei loro volti che li distingueva da tutti gli altri nell’isola. Ciononostante riusciva a malapena a seguire il filo dei loro discorsi.
Dopo quelle che sembrarono ore, i quattro decisero di renderlo partecipe delle loro decisioni.
«Senti coso, ti concediamo il beneficio del dubbio; se sarai disposto a raccontarci la tua storia noi ti racconteremo la nostra, ci stai?»
Ci fu un attimo di silenzio. «Va bene.» In fondo non aveva nulla da perdere.
«Allora mettiti comodo, ne avremo per molto.»



-TUN-

  
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