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Autore: daemonlord89    30/01/2013    2 recensioni
Due avvenimenti lontani tra di loro: l'omicidio di un vecchio precettore, che aveva scoperto qualcosa che doveva restare nascosto e il ritorno di un'antica minaccia sepolta tra i ghiacci. Apparentemente scollegati, i due fatti si riveleranno tasselli di un unico, mortale puzzle.
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La trilogia dell'Angelo Nero '
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CAPITOLO SETTIMO
-Maya-

 

---Landam---
---Notte fonda---

Maya era appena uscita dalla biblioteca e già stava pensando a ciò che avrebbe dovuto fare l'indomani. Mentre rimuginava sulla questione, stava camminando per le strade completamente deserte e silenziose, senza curarsi di dove stesse andando.
In quel momento sentiva di aver bisogno di aiuto, nelle indagini. Finché si trattava di nascondersi ai lati del campo ed effettuare qualche ricerca magica poteva cavarsela benissimo da sola, ma, raccolte le prove del crimine commesso, avrebbe sicuramente dovuto affrontare i presunti criminali, prima o poi.
Dopo qualche minuto e molte svolte cieche, decise di recarsi, appena sveglia, dalla guardia cittadina, per richiedere una scorta che la accompagnasse dal capo degli archeologi.
In seguito alzò lo sguardo. Era ben lontana da casa, ma riconobbe subito la zona: si trovava vicino a dove abitava Thomas.

Forse il mio inconscio mi ha portato qui, pensò. Si ricordò, infatti, dell'avvistamento del suo amico, la strana luce nei vicoli che passavano sotto alla finestra della camera. Decise di dare un'occhiata, prima di tornare a casa.

I vicoli in cui Maya camminava erano un vero e proprio labirinto: tutti uguali, senza punti di riferimento, si snodavano attraverso case anonime e sconosciute. L'al-karish le permise di vedere al buio, ma ciò non la aiutava molto. Finalmente, quando stava per cedere alla frustrazione, riconobbe la finestra della camera di Thomas. Felice, fece in modo di portarsi al di sotto di essa, così da vedere le strade esattamente come le aveva viste il suo amico. Il ragazzo aveva indicato la seconda via sulla destra e fu lì che si diresse Maya. Era una via come tante altre, spoglia e del tutto priva di riferimenti. Continuava per qualche decina di metri e, infine, si perdeva in un bivio.
La maga fece appello nuovamente all'al-karish, per cercare tracce. Si illuminarono diverse impronte invisibili ad occhio nudo, e lei ne individuò alcune risalenti alla notte precedente.
Appartenevano a due individui diversi e arrivavano dal fondo della via. Notò immediatamente un primo particolare: uno dei due soggetti, quello che stava davanti, stava sicuramente correndo, una corsa scomposta, piena di terrore. Al termine della sua fuga era evidentemente inciampato, permettendo all'inseguitore di raggiungerlo.
L'altra serie di tracce, invece, era inquietante; non si trattava di orme umane, erano piccole ed artigliate. Si muovevano, inoltre, con angolazioni impossibili. Appartenevano, senza ombra di dubbio, ad una creatura soprannaturale. Allarmata, fece il percorso a ritrovo, per capire da dove questa fosse giunta.

Fu a quel punto che l'inquietudine si trasformò in terrore. Dopo un paio di svolte che la maga non registrò neppure con la mente, concentrata com'era, vide che, alla partenza, la creatura aveva altre orme.
Chiaramente aveva effettuato una trasformazione, rivelando solo in un secondo tempo la sua vera forma. Cosa ancor più sconcertante, le orme lasciate prima della mutazione erano le stesse che aveva seguito in biblioteca: le orme del precettore Alken.
Maya corse verso casa, spaventata all'idea di ciò che significava la sua scoperta: un mostro si era sostituito al vecchio maestro ed era stato lui a parlare con Gallin, autorizzando la spedizione verso Valarel. Aveva sentito parlare di creature che potevano assumere la forma di esseri umani, ma ora che sapeva che una di quelle si trovava proprio nella sua stessa cittadina, non riusciva a pensare razionalmente. Non poteva evitare di pensare a quanto difficile fosse combattere contro un nemico simile.

---Tarda mattinata---
Il capitano delle guardie, Jered Fithal, stava per fare il suo ingresso nella sala da pranzo della caserma, una vecchia sala strategica riadattata dai tempi dell'oppressione Kemoriana. Come ogni anno, nel Giorno della Luce, avrebbe festeggiato lì, insieme ai suoi uomini. Inservienti e cuochi erano in attività fin dall'alba e anche lui si era svegliato presto, per sovrintendere ai preparativi. Era contento di come era stata organizzata ed addobbata la sala e il menù, che comprendeva diverse tra le sue pietanze preferite, gli faceva venire l'acquolina in bocca.
“Capitano!” lo chiamò però una voce. Voltandosi, vide uno dei suoi sottoposti, uno dei pochi che erano rimasti di turno, correre lungo il corridoio.
“Che c'è?”
“Capitano, una donna, quella maga strana che vive fuori da Landam, ha chiesto di parlarle. Ha detto che è urgente!”
“La maga... Maya? Dannazione, non può aspettare?”
“No, signore. A quanto dice, Si tratterebbe di una questione di vita o di morte!”
“Uff... Va bene, portala nel mio studio.”

Qualche minuto dopo, la maga si sedette all'altro capo del tavolo in ebano pieno di scartoffie e documenti di Jered. Era corsa lì appena svegliatasi dal sonno agitato.
“Qual è il motivo di questo colloquio, signorina?” chiese il capitano, visibilmente irritato per quell'interruzione dei festeggiamenti.
Maya riversò le sue spiegazioni come un fiume, fermandosi solo per respirare e alla fine del discorso.
“Una cospirazione?” domandò allora Jered “Una creatura che si trasforma e prende il posto di persone? Lo sa, vero, che ciò che mi sta dicendo è abbastanza incredibile?”
“Sì, ne sono perfettamente conscia, signore. Ma so anche che si tratta della verità. Dobbiamo andare al campo, parlare con il loro capo. Facendolo, sono convinta che eviteremmo un terribile pericolo per Landam!”
L'uomo di fronte a lei, con i capelli rasati a zero e un pizzetto ben curato, corrugò la fronte mostrando le rughe che tradivano la sua età. Pensò intensamente per qualche momento, valutando la situazione. Infine, si riscosse e fissò Maya negli occhi.
“Bene, maga. Verrò con lei. Mi mostri le sue prove e poi deciderò se accompagnarla al campo.”

 

---Verso sera---
Dopo l'incontro con il capitano delle guardie, Maya non aveva abbandonato nemmeno per un minuto la visione magica conferitale dall'al-karish; solo in quel modo, infatti, avrebbe potuto individuare la creatura misteriosa al di là del suo travestimento umano. Era una tecnica che le rubava molta energia, sfinendola, ma non poteva permettersi nessun errore. Lei e Jered avevano dapprima controllato ill vicolo e poi la biblioteca. In ognuno dei due luoghi, la maga aveva fatto in modo che anche il suo accompagnatore potesse vedere ciò che aveva visto lei, trasferendogli i poteri dello spirito per qualche momento.
Jered era sinceramente preoccupato a causa di quelle rivelazioni.
“Bene, a quanto pare aveva ragione lei. E' tempo di fare una visita al campo.” aveva detto.

E così si erano diretti, assieme, verso il sito di scavi. Era tardo pomeriggio e il sole stava lasciando il posto alla sua sorella notturna; qualche stella era già visibile in cielo.
Il campo era calmo, a differenza della prima visita di Maya. Molto probabilmente la maggior parte degli archeologi si era raccolta per cenare, anche se dei colpi ritmici in lontananza rivelavano che qualcuno era ancora al lavoro nelle caverne.
La maga si guardò attentamente intorno, sempre sfruttando la vista magica, ma non individuò nessun mostro. Si sorprese rincuorata; anche se stava per andare a parlare con un probabile cospiratore, aveva il capitano delle guardie dalla sua parte e doveva affrontare un uomo, non un essere demoniaco.
Jered le fece segno di fermarsi a metà del vialetto principale, mentre lui andava a cercare il capo dell'accampamento.
Dopo qualche minuto, quando oramai il sole era scomparso del tutto ed il freddo serale cominciava a solleticarle il viso, Maya vide l'uomo tornare, sorridente.
“Ok, ho contattato il capo.” disse “Ci aspetta nella sua tenda, laggiù.”

Camminarono fino al luogo indicato, un insieme di tela e pali di legno che formava un edificio molto alto, e posto al centro dell'intero sito. Il motivo impresso su quella tenda, una serie di righe di tre colori, bianco, verde ed arancione, risvegliò in Maya un ricordo spiacevole.

Sarà una coincidenza, pensò lei.
Quando varcarono la soglia, senza doversi abbassare vista l'altezza della porta, per poco non le venne un coccolone.
Il capo dei ricercatori stava in piedi di fronte a lei, al lato opposto ed oltre un tavolo con documenti. Era anziano, sulla sessantina, con una folta barba ancora in parte castana e occhi profondi e verdi.
I suoi lineamenti duri, la sua fronte ampia e il taglio quasi a mandorla degli occhi tradivano la sua origine, confermata da un motivo tessuto sulla parete dietro di lui, che riprendeva i colori esterni ma in posizioni ben precise; si trattava di un triangolo, la cui sommità era arancione e la parte restante divisa tra bianco e verde.
Era la bandiera di Kemoria, e il capo dei ricercatori era senza dubbio un Kemoriano.


Calma, si disse Maya, mentre il respiro le accelerava, Landesi e Kemoriani sono in pace, e non tutti gli abitanti di Kemoria sono guerrafondai e conquistatori. Probabilmente è una brava persona ed ignora ciò che succede nel suo campo.
“Si sente bene?” chiese il dottor Fass, notando il suo stato.
“S-Sì...” rispose lei, incerta.
“Bene. Di cosa voleva parlarmi?”
“Ecco, io... noi... sospettiamo che nel suo campo sia in atto una cospirazione, che qualcuno abbia ucciso e sostituito Alken per autorizzare la spedizione a Valarel. Il motivo non mi è chiaro, ma ho le prove.”
“Certo.” la risposta di Fass la colpì come un pugno “Ne sono perfettamente consapevole.”
“Come?”
“La creatura che ha preso il posto di Alken si chiama Greshen, è un Doppelgänger, un demone mutaforma. E sì, abbiamo autorizzato una spedizione pericolosa per voi, in caso di esito positivo. Non abbiamo assolutamente a cuore la vostra salvezza.”
Mentre parlava, Fass si muoveva avanti e indietro. Sorrise, notando l'espressione basita sul volto di Maya.
“Ti chiederai il motivo della mia confessione.”
“Io... sì...”
“Beh, vedi,” il sorriso si trasformò in ghigno “il punto è che hai commesso un tremendo errore; non hai considerato che non siamo stati noi, di nostra spontanea volontà, a venire a Landam. Siamo stati
chiamati.
“Un contatto interno?”
“Certo. Vuoi sapere come si chiama?”
La maga non rispose, riuscì solamente ad indietreggiare, terrorizzata. Aveva intuito il nome, e ormai non poteva fare nulla.
“Jered Fithal.”
Il capitano delle guardie si era portato dietro di lei e, con forza, le infilò un pugnale tra le scapole, trapassandola da parte a parte.

Stupida. Sono stata una stupida. Fu questo l'ultimo pensiero di Maya, prima di scivolare nell'oblio.

“Sbarazzati del cadavere.” ordinò Fass “Ora come ora Greshen non può assorbirlo e lo sai bene.”
“Già. Ma ora” rispose Jered, pulendo la lama “come agiremo? Ha indagato, è arrivata fin qui ed è probabile che abbia parlato con qualcuno di importante. Non riusciremo a rimanere nell'ombra ancora a lungo.”
“Già, dobbiamo uscire allo scoperto, anche se avrei preferito evitare queste misure. Quante delle guardie di Landam sono fedeli alla nostra causa?”
“Oh, ho agito bene, ne ho convinte molte. Abbastanza perché, unite ai tuoi uomini, ci permettano di prendere possesso della città.”
“Molto bene.” Fass sorrise, con una luce sinistra negli occhi “Che inizi, dunque, la battaglia.”


 

   
 
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