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Autore: AlessiaDettaAlex    30/01/2013    4 recensioni
Storia interamente revisionata (8/11/2017)
È la storia di una diciottenne. Una giovane che si scopre innamorata della sua migliore amica e non riesce ad accettarlo. Quindi se vi aspettate farfalle, rose e fiori è il racconto sbagliato. Questa che sto scrivendo è piuttosto la storia di dolore e tragedia di una ragazza che ne amava un'altra.
Trecento metri è la distanza che separa le loro case. Ma la verità è che alla fine di questo racconto Alex ne avverte molta di più.
"Lo conoscevo a memoria il profumo di Lyn. Era profumo di casa, un odore che mi faceva sciogliere il cuore. Se chiudo gli occhi e mi concentro riesco a sentirlo anche adesso, a più di un anno di distanza."
[Capitolo 5]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7 o Triangolo

Passata quella prima settimana all’insegna della confusione e di una certa aspettativa che non si sarebbe però realizzata, – nei fatti pendevo, letteralmente, dalle sue labbra – mi ritrovai, il martedì della settimana dopo, contemporaneamente con un amico che mi corteggiava e con cui ero spesso al telefono e un’amica che corteggiavo io, sebbene del tutto involontariamente. La cosa che mi destabilizzava maggiormente era che dopo quella domenica io e lei, di quel piccolo dettaglio, non ne avevamo più fatto minimamente cenno. Come se quello che era successo fosse qualcosa di cui non chiedersi il perché. Una parentesi come tante. E a me questo non stava bene. Avevo bisogno di farle capire, in modo diretto o indiretto, che io non mi ero dimenticata di quel bacio; ma allo stesso tempo mi chiedevo se invece lei l’avesse fatto.
Con questi pensieri mi tenevo compagnia mentre stavo aggrappata al palo dell’autobus dell’una e mezza, munita di cuffiette e piazzata davanti all’uscita. Osservavo distrattamente gli alberi che mi sfrecciavano di fronte, le colline accarezzate dal venticello di inizio ottobre e qualche pallida nuvola sparsa qua e là. E di nuovo, quando mi apparve l’immagine di me e lei sul letto di casa mia, scossi la testa avvampando. Riuscivo a scaldarmi le guance solo pensandoci.
In quel momento mi vibrò il cellulare in tasca; quando lo afferrai e lessi il nome ebbi un tuffo al cuore: Lyn.
«Pronto?»
«Ehi! Ti va di venire a studiare a casa mia oggi pomeriggio? Hai da fare molto?»
«Devo solo ripassare gli appunti di storia per il compito di sabato, quindi posso venire»
«Bene! A che ora facciamo?»
Sembrava davvero serena. Ma possibile che fossi solo io quella rimasta sconvolta?
«Tra le tre e mezza e le quattro va bene?»
«Benissimo, ma più le quattro che le tre e mezza!»
«D’accordo!» risi io, avendo ben presente la sua – e la mia – pigrizia.
«A dopo!»
«Sì, ciao»
Chiusi la chiamata e rialzai lo sguardo davanti a me: le colline e gli alberi avevano ormai lasciato il posto alle case e alle varie costruzioni della città. Lo stesso era accaduto dentro di me: il mondo fatato dell’immaginazione aveva lasciato il posto alla concretezza di quella chiamata e del pomeriggio che ne sarebbe derivato. In quell’istante mi accorsi che da quell’incontro io mi aspettavo davvero qualcosa. E sapevo bene anche cosa.

Avete presente quella strana sensazione di quando fissate un bel pezzo di carne come se fosse fatto di pietra? Lui è lì, ben cotto, e vi fissa. È lì per voi, ma voi vorreste vomitare solo al pensiero di mangiarlo.
E io lo guardavo così, con gli occhi vacui e un bel laccio stretto intorno alla bocca dello stomaco. Come se avessi già delle pietre in pancia e non volessi mangiarne delle altre. A dire il vero non mettevo niente sotto i denti da quella mattina, quindi non riuscivo a capire cosa potessi avere nello stomaco di così pesante da farmi schifare persino una succosa bistecca; con molta probabilità c’erano delle farfalle, ma, come già detto, non l’avrei mai ammesso. Come spesso accadeva in quegli ultimi giorni, finsi di addentare la carne di fronte a mia madre che mi guardava per poi sputarla dentro un fazzoletto. Non potevo proprio farcela. Se Giorgia mi avesse vista in questo stato, credo mi avrebbe bombardata di ipotesi alquanto scomode; e avrebbe avuto ragione.
Per questo, dopo aver miracolosamente finito il mio pranzo, mi rifugiai in camera mia a prepararmi per andare da Lyn. Alle due e mezza. Quando l’appuntamento era fissato per quasi le quattro. No, evidentemente non stavo bene. La cosa divertente è che i sintomi erano piuttosto inconfondibili: perdita dell’appetito, sorriso perenne, testa fra le nuvole … e io continuavo a sostenere che fosse tutto a posto, tutto come prima. Come prima del venticinque di settembre.
Mi diedi una rapida sistemata ai capelli e infilai il quaderno di storia, l’astuccio e il diario dentro uno zaino azzurro di piccole dimensioni. Così, seduta sul divano a guardare la televisione, aspettai le quattro.
Quando finalmente uscii di casa inspirai a fondo la prima aria autunnale, poi percorsi di fretta i trecento metri tra le nostre case. Ero davvero desiderosa di rivederla. Come se non l’avessi già vista quella mattina in autobus. Per questo, quando aprendo la porta mi ritrovai davanti il suo sorriso radioso, il mio cuore perse un battito.

«Ehi Alex!» mi chiamò lei dopo un quarto d’ora di studio.
«Che c’è?»
«Hai sentito di Laura e Marco?»
«Altroché. Al cinema è andata da schifo»
«Ma no! Non quello! Quello è stato più di una settimana fa, ormai!» replicò lei.
Giusto! Anche il nostro bacio è stato più di una settimana fa, lo sai, vero?
«Allora non conosco le news» mi limitai a dire io, continuando imperterrita a evidenziare gli appunti riguardanti la crisi che faceva da sfondo alla cosiddetta “Belle Epoque”, all’alba della prima guerra mondiale. Il mio cervello però si era bloccato varie righe più in su, nel momento in cui avevo sentito da Lyn la locuzione temporale “più di una settimana fa”.
«Marco ha in progetto di portarla a fare un giro in moto con lui una sera; mi immagino già la reazione di Laura»
Dio, che amico romantico che avevamo. Fantasticando sulla scena ridacchiai tra me e me.
«Spero per loro che vada tutto bene! Adesso però studiamo, dai» puntualizzai io, accorgendomi che nel frattempo avevo già ricominciato a rievocare il nostro pomeriggio di “studio” domenicale.
Lei come prima risposta sbuffò; poi, quando sfogliando il diario si accorse di quanto fossero vicine le interrogazioni, si buttò con impegno sul libro. E io feci lo stesso.
Arrivammo a quasi un’ora e mezza di studio di fila, quando improvvisamente lei mi parlò di Riccardo. Ecco, non mi capacitavo nemmeno del perché pensasse ancora a lui. Cioè, dopo quel bacio io mi ero dimenticata persino dell’esistenza dei maschi; tutti tranne Daniele, certo, con cui si stava instaurando un bellissimo rapporto.
«Sai» fece lei ad un tratto, «ieri sera mi sono immaginata di baciarlo»
A quelle parole persi una buona metà dei miei neuroni. Risi nel mondo più falso che avevo nel mio repertorio. E senza neanche farlo apposta.
«Davvero? Ma che bello…» dissi, tutto tranne che sincera.
Stavo cercando in ogni modo di essere felice per la sua nuova, grande cotta; ma in realtà mi sembrava volessero tirarmi giù il cuore a forza. Lyn mi sorrise e poi chinò la testa sul libro, forse tornando a fantasticare su Riccardo.
Pensandoci in quel momento, mi accorsi di un fatto: lei non era mai stata fidanzata; per cui nessuno aveva mai sfiorato quelle labbra, tenuto stretto a sé su un letto quel corpo. Tutto questo l’avevo invece fatto io. In pratica, le avevo rubato il suo primo bacio, quello che lei teneva stretta per il suo ragazzo dei sogni.
«Scusami» mi uscì a un tratto, flebilmente, dal silenzio.
La mia migliore amica si voltò verso di me sorpresa, mentre io tenevo gli occhi bassi per l’imbarazzo. Come darsi la zappa sui piedi da sola con una parola di troppo: un manuale di Alessia detta Alex. Ed è subito best seller.
«Mi dispiace» aggiunsi, stavolta con più decisione.
«E di che?» fece lei, confusa.
«Mi dispiace di averti rubato il tuo primo bacio» dissi tutto d’un fiato, pregando che capisse al volo.
Ma lei apparve ancor più confusa e io mi sentii la faccia andare in fiamme. Odiavo l’idea di doverglielo spiegare.
«Che vuoi dire?»
Cominciai a giocherellare un po’ troppo freneticamente con l’evidenziatore giallo che tenevo in mano.
«Sì… insomma, due domeniche fa, quando io e te a casa mia ci siamo… baciate» feci con molta meno decisione di quando avevo cominciato.
Sentii che rideva, capendo finalmente di cosa stavo parlando. Arrossii il triplo.
«Ma quello non lo considero un bacio vero!»
Una coltellata dritta in petto. Eh?
«Beh, era comunque la prima volta per te»
«Sì, ma tranquilla! Non è un problema» esclamò lei, per nulla turbata.
Questa cosa mi faceva arrabbiare. È vero, io ci avevo dato troppo peso, ma lei gliene dava davvero troppo poco!
Ritornai a fissare il libro con l’espressione ancora piena di sensi di colpa. Al che Lyn, vedendomi così crucciata, mi sorrise lascivamente, afferrò il mio braccio, mi tirò a sé e mi baciò. Di nuovo. Quando ci staccammo mi resi conto di due cose: primo, avevo perso l’ultima metà salva dei miei neuroni; secondo, avevo la faccia di una che aveva appena visitato il paradiso. Pronunciai velocemente un «ok, va bene!» e lei attaccò ridere.
«Cos’è, ti sono già spariti i sensi di colpa?» mi chiese, mordendosi il labbro inferiore.
Io biascicai qualcosa di sconnesso mentre prendevo a fissare la penna, il quaderno, il tavolo, la finestra – qualsiasi cosa pur di non guardarla in faccia. Risi imbarazzata quando i suoi occhi si posarono soddisfatti su di me. Avevo già totalmente dimenticato qualsiasi emozione negativa. E così, per quel che potevo riuscire a fare da quel momento, tornai a studiare.

Quella sera aspettavo una chiamata di Daniele. Una come tante altre, che come al solito sarebbe durata più di un’ora. Quando arrivò mi si dipinse un sorriso sul viso.
Parlare con lui mi divertiva troppo. Quei giorni l’avevo conosciuto meglio e più a fondo di quanto avessi fatto negli anni passati in qualità di mio amico. Era un tipo dall’ironia geniale: le sue uscite comiche mi provocavano risate di almeno dieci minuti. Avevo scoperto anche che era un ragazzo molto premuroso: spesso mi diceva di quanto si preoccupasse per me e che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di vedermi felice. Tutto ciò mi inteneriva al punto di non farmi mai prendere una posizione decisiva su quello che era il nostro rapporto.
Verso mezzanotte e un quarto decidemmo di chiudere la chiamata. O meglio io, che il giorno dopo avrei avuto scuola, decisi di concludere.
«Dai, Dani, fammi andare!»
«Di già?»
«Come di già? Il mio cellulare segna due ore e un quarto di telefonata! Ok che non paghi, ma…»
«Va bene, mi tocca salutarti…»
Io risi rassegnata. Finiva sempre così.
«Buonanotte, Dani!»
«Mi saluti solo così?» mi chiese, fingendosi triste.
«Ti voglio bene! Buonanotte!» replicai io divertita, addolcendo anche il tono.
«Ti voglio tanto bene anche io, Ale! Fai sogni d’oro!» rispose lui con la stessa dolcezza.
«Grazie, a presto»
«Sì, ciao!» e chiusi di netto, sbadigliando.
Dieci minuti dopo, infilandomi il pigiama, pensai che non mi dispiaceva per niente questa nuova vita. Baciare la mia migliore amica e flirtare con il mio migliore amico. Alla fine, dalla semplicità con cui si svolgevano le cose, sembrava che tutto dovesse risolversi per il meglio.
Solo in seguito dovetti accorgermi che il mio cuore non riusciva a reggere la situazione. Voleva che io decidessi una volta per tutte.
O lui, o lei.





Note dell'Autrice con la A maiuscola. (sssè)
Bene, direi che questo capitolo mi piace. Come avrete notato sto cercando di pubblicare a un ritmo base di "un capitolo ogni due giorni", ma non so se resisterò a lungo... fino a qualche giorno fa ero di un capitolo avanti rispetto alle pubblicazioni. Adesso invece devo ancora iniziare a scrivere l'8. Colpa della sessione d'esami xD

Cooooomunque. Ragazzi, ditemi che la parte del pezzo di carne non è geniale. Mi mettevo a ridere da sola mentre scrivevo xD
Alex: smettila di vantarti!
Autrice: e chi saresti, tu, per dirmi cosa devo fare?
Lyn: finitela immediatamente tutt'e due!!!!»
Alex&Autrice: sì, signora!! O.O
Alex: lei è quella dispotica che mi sottomette D: [cit. Ellie_la maga]
Ahahaha. Comunque spero davvero che vi sia piaciuto questo seguito. Ne devono capitare ancora a bizzeffe, non ci sperate che sia una storia così semplice. Ringrazio i gentilissimi commenti di chi segue con passione!
Al prossimo,
Videl.
   
 
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