Natale
era ormai vicino, come annunciava il freddo gelido che li attorniava
nel cortile, e nella lettera che la signora Weasley aveva mandato a
Katie, disse che sarebbe stata molto felice se suo figlio avesse
potuto partecipare al pranzo natalizio alla Tana. L'invito era
ovviamente esteso anche a lei, diceva la pergamena.
Katie
la mise nella tasca della veste, pensierosa.
Le
sarebbe piaciuto che George passasse il natale in famiglia, ma era
pronto? A stare in mezzo ai suoi cari, nel luogo in cui era cresciuto
con Fred, dove ogni cosa era impregnata dei loro ricordi?
Per
ricostruire un altro po' di George, capì che doveva
prepararlo anche
a quello.
Un
pomeriggio mise la foto di lui e Fred, che era il suo tesoro, nelle
sue mani. I minuscoli George e Fred di diciassette anni gli
sorrisero. Il suo doppio si toccò l'orecchio, incredulo che
il suo
reale non
l'avesse più, Fred gli mandò un sorriso da
orecchio a orecchio.
La foto
tremò nelle sue mani poi, con un singhiozzo,
scoppiò a piangere. I
gemelli cartacei si ripararono dalla pioggia di lacrime con le
braccia. Fred lo guardò commosso poi abbracciò
George. Sembrava che
il suo gemello nella foto volesse fargli capire che gli voleva bene,
che era con lui. Anche il George della foto piangeva abbracciando il
fratello.
Lui
continuava a guardarli e a singhiozzare, a strofinare la foto con la
mano, quasi desiderando di essere assorbito dentro, di potersi
ricongiungere a Fred in qualche modo.
“Ricordi
quando mi inviasti quella foto?” domandò Katie
sedendosi al suo
fianco sul divano. George
rimase assorto sulla foto.
“Era
l'estate del '95. Credevi che avrei riempito Fred di baci, ma non
gliene diedi mai nemmeno uno” continuò a
raccontare, un po'
imbarazzata. George alzò lo sguardo e la guardò,
sorpreso.
“Oh
sì, e ricordo che lo dissi al Fred della foto”
disse Katie
puntando
il minuscolo gemello, “e lui fece finta di offendersi mentre
il
piccolo George lo prendeva in giro. Come avreste fatto voi due, dal
vero.”
Fred e George seguivano i loro discorsi e iniziarono a spintonarsi per attirare l'attenzione di Katie; vedendo che la cosa sembrava divertire George, i due presero a saltare e fare gli idioti come a volergli tirare su il morale. E un sorriso balenò tra le lacrime. Per aiutarlo a tirare fuori il dolore, ogni giorno visionavano insieme una delle foto che la signora Weasley le aveva mandato, e George raccontava tutte le storie che gli ricordavano. Piangeva, ma singhiozzando riusciva comunque a raccontare tutto e a volte sorrideva dei pasticci che lui e Fred combinavano.
“A
quattro anni provammo a fare una pozione per far diventare Percy
divertente. Solo che era troppo cauto e non volle bere, così
la
facemmo bere a Ron. Diventò completamente giallo, poi
iniziò a
ridere e correre per la stanza come un matto. Noi ci rotolammo in
terra dalle risate, ma la mamma non fu così divertita. Fred
disse
che sarebbe stato bellissimo se fosse stato Percy a fare il matto.
L'ha sempre trovato troppo serio.”
“A otto anni Fred aveva
pienamente capito che la mamma non riusciva a distinguerci e lo
trovava fantastico. Continuavamo a scambiarci facendola uscire di
testa; è stato per questo che la mamma ha iniziato a mettere
le
lettere sui nostri maglioni di natale. Ma noi ci scambiavamo anche i
vestiti perciò non aveva molto senso”
rivelò mostrandole una foto
di lui e Fred a otto anni. Sorridenti vicino ad un albero di natale,
entrambi senza i denti di sopra, indicavano i maglioni con una G e
una F. Solo che la F l'aveva George e la G, Fred. Avevano
già
quelle loro piccole differenze nei comportamenti a otto anni.
“A 11 anni arrivò la nostra lettera da Hogwarts e potemmo avere le nostre prime bacchette. La prima cosa che facemmo fu sfidarci a colpi di incantesimi; solo che ovviamente non sapevamo ancora controllare la magia e alla fine ci nascondemmo dalla mamma, io con il naso a grappolo d'uva e Fred con le orecchie come orologi a cucù.”
Più
raccontava dei suoi ricordi più sorrideva. Alla fine
scoppiò in una
risata. Una risata roca e rugginosa, ma col cuore. Era la prima vera
risata che emetteva da tempo. La prima senza Fred.
Sembrò
rabbuiarsi, come se si sentisse in colpa. Sbatté le foto sul
tavolo
lì vicino e si chiuse in camera sua. Katie
lo trovò rannicchiato davanti allo specchio. Si
accucciò accanto,
cauta.
“George,
non c'è nulla di male a ridere. Fred vorrebbe che tu
ridessi.”
“Non
ho il diritto di essere felice. Non ho il diritto di ridere se lui
non c'è più. Lui non può farlo! E'
morto!” esplose tirandosi su
e iniziando a spaccare gli oggetti che gli capitavano sottomano. Un
soprammobile frantumò il vetro di una cornice lanciando le
schegge
in aria. Le lenzuola e il materasso vennero scagliati lontano,
cadendo disordinatamente sul pavimento. Strappò le cornici
dai muri
spaccandoli con forza a terra. Rovesciò i tavolini,
gettò i libri
di qua e di là facendoli schiantare contro le pareti.
Sembrava
che non ci fossero stati progressi, che quei sei mesi fossero stati
vani.
Katie
rimase in piedi, ferma a fronteggiare la sua furia e quando uno dei
libri lanciati la colpì in viso non si scansò e
non disse nulla. George
si accorse del rivolo di sangue che le scendeva dalla fronte, ferita
dalla punta del libro, e si bloccò. Lei lo guardava dritto
negli
occhi.
“Sai
una cosa? E' un bene che Fred non possa sentirti infamarlo in questo
modo! Stai dicendo che non puoi essere felice perché lui non
lo
vorrebbe? Fred ti amava più di ogni altra persona al mondo e
tu lo
stai uccidendo davvero parlandone così” esplose
furiosa senza più
trattenersi. George,
con gli occhi lucidi, stava fermo ad ascoltarla.
“Una
volta mi confidò che lui sapeva della tua insicurezza e
delle vostre
differenze caratteriali. Credi che non vorrebbe che tu fossi felice?
Che non desidererebbe che la tua vita fosse magnifica, piena d'amore
e di risate? Per come io ho conosciuto Fred sono sicura che per ogni
lacrima che versi, lui ne versa un'altra ovunque si trovi”
continuò
accorata.
Continuava
a osservarla in silenzio, rapito dalle sue parole, pensieroso.
“Se
fosse stato il contrario...se Fred ti fosse sopravvissuto, tu avresti
voluto che si distruggesse nel dolore come fai tu o che continuasse a
ridere e far ridere la gente?”
George,
asciugandosi le lacrime, fissò il suo riflesso nello
specchio. Quello
gli restituì lo sguardo addolorato e perso.
“Non
avrei mai voluto che Fred sopportasse questo dolore. Non avrei
sopportato che il suo sorriso si spegnesse.”
“Ed è
quello che di sicuro pensava anche lui. Il vostro affetto era
reciproco, eravate l'uno la metà perfetta
dell'altro.”
Lui
tornò a rannicchiarsi mogio vicino allo specchio,
scheggiatosi nella
furia. Le fece segno di avvicinarsi. Quando si fu adagiata al suo
fianco le asciugò il sangue che colava dalla fronte con la
manica.
“Scusami.
Non volevo ferirti. E' solo che questo dolore è
incontenibile, mi
corrode da dentro. Sento un buco nero al posto del cuore.”
“Ti
fa male perché sei vivo. Perché il tuo cuore sta
lottando per amare
ancora. Finché batterà saprai che potrai sempre
rialzarti, potrai
provare ancora gioia, amore, dolore, tristezza, rabbia e
felicità.
Io credo che anche per Fred tu dovresti sforzarti di vivere alla
grande. Cosa pensi che ti dirà se lo raggiungerai vivendo
una vita
di dolore e lacrime fino a consumarti?”
“Di
sicuro mi darebbe dell'idiota.”
“E se
invece tu vivessi una vita piena, in cui ogni secondo ha avuto un
significato, amato, amando, ridendo e gioendo della vita, lui non
credi che ti ringrazierebbe? Per aver vissuto anche un po' per
lui?”
Lui
annuì piano.
“Allora,
George, vivi una, due, cinque, cento vite. Dai un valore ad ogni
secondo. Fallo rivivere ancora.”
Il
sorriso di George, molto più uguale a quello di Fred di
quanto fosse
mai stato, balenò sulle sue labbra.
La
mattina di Natale si materializzarono nel cortile della Tana. Non
aveva avvisato nessuno, così al rumore della
Materializzazione, i
visi di tutti apparvero alla finestra. Le facce gioiose e incredule
scomparvero in un lampo e con un rumore fragoroso la porta venne
sbattuta con forza, mentre la famiglia al completo si precipitava
fuori. Rimasero tutti in attesa, i respiri che si condensavano in
bianche nuvolette aspettando un cenno, una parola.
“Buon
Natale” sbottò George, sorridente, allargando le
braccia.
I Weasley si tuffarono ad abbracciarlo, diventando un ammasso unico di capelli rossi. Un chiacchiericcio intenso, singhiozzi e risate salivano dal centro dell'abbraccio. Katie notò che, come lei, anche Fleur, Hermione e Harry si erano tenuti in disparte, commossi. Fleur forse per paura che le schiacciassero il vistoso pancione. Una donna affascinante, che le venne presentata come Andromeda Tonks, stava sull'uscio tenendo in braccio un bimbo coi capelli azzurri, Teddy, il figlio di Remus e Tonks.
La
signora Weasley riemerse dal mucchio e la strinse in un abbraccio
mozzafiato.
“Grazie”
le
singhiozzò all'orecchio. Katie ricambiò il suo
abbraccio,
dandole delle pacche sulla schiena. George
intervenne a salvarla.
“Mamma!
La stai strozzando! Su, andiamo dentro che qui si gela”
mormorò
staccandola piano da Katie e precedendo tutti in casa con la madre
sottobraccio. Katie veniva dietro ed esaminava le sue reazioni. George
era calmo e non sembrava mostrare reazioni negative alla vista della
sua casa.
Lo vide
perdersi in pensieri suoi mentre vagava con lo sguardo di qua e di
là. Si soffermò un secondo su un orologio
bizzarro le cui
lancette
avevano i nomi dei Weasley; la lancetta con George era puntata su
“casa”, quella con Fred su
“perduto”.
Si
sedettero nella rustica cucina e fecero onore al pranzo della Signora
Weasley. Questa stava seduta vicina a George e gli riempiva il piatto
di continuo, commossa.
Fu una
grande festa, a cui Katie non era abituata.
Essendo
figlia unica, non aveva mai percepito quel calore così
intenso a Natale, di piccole cose che ti fanno sorridere. Risate
diverse che si
mescolano una con l'altra, voci che si sovrastano, decine di portate,
giochi in compagnia e migliaia di regali. La signora Weasley, che
fino all'ultimo aveva creduto nel loro arrivo, le aveva preparato un
maglione alla Weasley, rosso intenso. George, che ne indossava uno
blu, glielo infilò a forza, ridendo, dato che la faceva
sembrare un
grosso pomodoro.
Lei lo
trovò molto natalizio.
A fine
sera si sedette con la Signora Weasley, Hermione, Fleur, Ginny e la
signora Tonks a prendere una tazza di cioccolata. Harry, Percy, e il
signor Weasley erano seduti nel divano a discutere di politica o
affari del ministero. Ron e Bill confabulavano di Quidditch con George,
Charlie mostrava un modellino di drago al piccolo Teddy Lupin
che si era fatto spuntare i capelli rossi come i Weasley.
Kingsley,
il primo ministro Kingsley, apparve prima di mezzanotte tra l'euforia
generale.
Katie
dovette sopportare le battutine di Ginny e le occhiate furbe e
sornione che Hermione le lanciava quando si voltava a guardare verso
George.
Lei si
era informata della gravidanza di Fleur.
“Nascierà
a Masgio!” squillò contenta la donna. Era, se
possibile, ancora
più bella del solito.
“Sapete
già il sesso?” chiese contenta. I bambini sapevano
portare un
sacco d'amore.
“Non.
Ma Bill disce che non importa. Sarà una sorpresa per
tuti!”
La
Signora Weasley continuava a chiederle se sarebbero rimasti a
dormire.
“Se
George se la sente di restare lui può rimanere. Io devo
rifiutare,
mi spiace” rispose decisa. Non se
la sentiva di rimanere in quell'ambiente famigliare di cui non faceva
parte. Fleur era sposata con Bill e incinta del loro primo figlio.
Hermione era la fidanzata di Ron. Harry il fidanzato di Ginny. Lei
era l'infermiera di George, nient'altro. Non poteva illudersi che
sarebbe entrata a far parte di quella meravigliosa famiglia.
“Cos'è
che ti spiace?” chiese George apparendole alle spalle.
Le rubò
la tazza di cioccolata dalle mani e ne bevve un grosso sorso, prima
di ridargliela dato che lei gli tirò l'orecchio. Hermione
fece di nuovo quella faccia.
Molly
Weasley prese la palla al balzo.
“Stavo
dicendo a Katie che sarebbe bello se restaste a dormire qui”
disse
speranzosa.
Katie
era certa che George avrebbe risposto di no, che non se la sentiva.
“Certo
che rimaniamo qui a dormire” replicò lui,
tranquillo.
“Vuoi
dire che tu rimani! Io davvero non posso” ribatté
lei veloce,
spegnendo il sorriso sul viso di Molly.
“Tu
non puoi lasciarmi solo!” proferì lui, ferito.
“Non
sei da solo! Sei qui con la tua famiglia, una dozzina di persone
staranno con te!” replicò decisa Katie, fissandolo
negli occhi.
“Non
puoi abbandonarmi! Ho bisogno di te!” protestò
George alterato. Sembrava
non gli importasse che le donne in cucina, e adesso anche gli uomini
in salotto, ascoltassero quelle parole. Non aveva tentennato un
attimo a dirle, non ne era minimamente imbarazzato. Katie
evitò di
guardare verso Hermione e Ginny perché già con la
coda dell'occhio
le vide scambiarsi un sorriso emozionato.
“Se
tu non rimani io non rimango. Mamma dovrà farsene una
ragione”
mormorò cupo. Molly
Weasley seguiva la scena tesa e la vide intristirsi alle ultime
parole del figlio.
Stava
usando la carta dei sensi di colpa! Subdolo e manipolatore George.
Respirando
a fondo, acconsentì a rimanere. George
l'abbracciò felice per le spalle, Molly Weasley sorrise.
“È
deciso. Aggiungo una branda in camera di Ginny”
saltò su
emozionata.
“No,
mamma. Katie dorme con me” la corresse George, trattenendola
nel suo
abbraccio. Katie assunse una intensa colorazione rossa, in tinta col
suo maglione.
La
signora Weasley si girò incredula e mezzo arrabbiata.
“Spero
tu stia scherzando, George” lo fulminò con una
tipica occhiata
alla Molly.
“No.
Io e Katie abbiamo già dormito assieme”
rivelò innocentemente
lui.
A
quelle parole Ginny saltò su a dare pacche sulla spalla alla
sua
“futura cognata”, Hermione nascose il viso dentro
la tazza con un
sorrisetto imbarazzato, Fleur mormorò un: “c'est
l'amour”, la
signora Tonks guardò il lampadario visibilmente interessata
e Molly
Weasley arrossì e squadrò sbigottita prima George
sorridente poi
lei ormai col viso a fuoco.
“No,
signora Weasley, non si faccia idee sbagliate. Non è quello
che
pensa” balbettò mettendo le mani avanti. Dopo che
ebbe sgridato
George e furono riusciti a convincerla che non c'era stato niente tra
loro se non un rapporto puramente medico, e che George l'ebbe
praticamente supplicata facendola sentire in colpa, la donna
acconsentì a farli dormire in camera insieme, anche se
ancora un po'
dubbiosa.
Katie
era certa che si sarebbe precipitata ogni cinque minuti in camera con
delle scuse.
Ron,
saputolo, ebbe la mezza idea di chiederle di poter dormire con
Hermione, ma quest'ultima, che aveva capito il suo pensiero, lo
colpì
in testa col cucchiaino.
La
camera che era stata dei gemelli era piccola, ma ospitale, con due
letti, due comodini, una scrivania e una piccola cassettiera. George
entrò dentro senza esitare, studiando la sua vecchia camera
con un
sorriso malinconico. Lei rimase sulla porta, sentendo che quello era
un luogo caro per lui.
-Ecco
perché non volevo rimanere.-
George
la tirò dentro e le indicò il suo letto. Lei lo
buttò fuori per
cambiarsi. Sdraiata
dentro il letto caldo e morbido, con il pigiama prestatole da Ginny,
Katie faticava un po' ad addormentarsi.
“George?
Posso dirti una cosa?” domandò nel silenzio della
casa.
Lui rispose con un mugugno alla sua destra, dall'altro letto.
“Non
sono a posto a dormire nel letto di tuo fratello.” Si
sentiva a disagio a pensare di dormire nel letto di Fred, di
profanare il suo spazio col suo corpo.
“No”
mormorò George. “Quello è il mio.
Questo era di Fred.”
Katie si strinse nelle coperte, imbarazzata al pensiero di dormire nel letto dove George aveva sognato notte dopo notte tutta la sua vita. Perché George l'aveva fatta dormire nel suo letto e non in quello di Fred? Che non volesse metterla a disagio? O forse non voleva che nessuno, a parte lui, toccasse le cose del fratello. George parve accorgersi dal suo mutismo dei pensieri di lei. Lo vide puntellarsi sul gomito per sollevarsi e guardarla, anche se era buio.
“Ti
ho fatto dormire nel mio letto perché non volevo che tu
pensassi di
essere una sorta di sostituta di Fred” rivelò
sottovoce.
“Eh?
Che cosa significa?”
“Tu
mi stai sempre accanto, e ho iniziato a pensare che forse tu pensi di
essere per me una sorta di surrogato di Fred. Una persona al quale
attaccarmi in mancanza di mio fratello. Ma non è
così. Ho pensato
che se ti avessi fatto dormire qui, nel letto di Fred, questa
convinzione si sarebbe rafforzata e così ti ho dato il mio
letto.”
Il
ragionamento di George la spiazzò. Era parecchio contorto.
“Io
non ho mai pensato di star sostituendo Fred. Nessuno potrebbe farlo.
Non avrei mai la presunzione di pensarlo.”
“Oh”
disse lui, sentendosi sciocco, “volevo solo che fosse chiaro.
Tu sei
Katie e stai con me come Katie.”
Lei si
sentì imbarazzata da morire. Cosa le stava dicendo
nell'oscurità
notturna, nella sua vecchia camera?
“Stavo
pensando che tutto questo mi ricorda molto i nostri incontri al pozzo
dei segreti. Quando ci confidavamo i nostri segreti, senza vederci in
viso. Sembrano passati secoli” confessò George
nell'oscurità.
“Sono
passati secoli, avevamo 15 e 16 anni, eravamo piccoli e
insicuri.”
“Donna
di ghiaccio?” mormorò poco dopo.
“Dimmi,
uomo del mistero.”
“Grazie.”
“Non
c'è nulla di cui ringraziarmi.”
“Vuoi
venire al Ballo con me?” aggiunse lui subito dopo. La
risata di Katie venne interrotta da Molly che entrò a
sorpresa
spalancando la porta, dicendo di voler offrire loro un cioccolatino
della buona notte.
Katie
venne costretta a restare per tutte le vacanze natalizie, da un
subdolo George e da un'insistente Molly Weasley. Dopo un
breve viaggio al San Mungo per prendere dei vestiti e avvisare il
Guaritore Fawley, non le venne più data occasione per
lasciare la Tana.
Con
Ginny chiacchierava di Quidditch. Hermione era davvero interessata
alla sua carriera da Guaritrice, sapendo quanto sforzo e studio ci
fosse dietro. George si divertiva a darle fastidio e a metterla in
imbarazzo davanti alle altre donne, visto che si era accorto delle
loro occhiatine. Molly la intratteneva di continuo con le sue
chiacchiere e aveva insistito per insegnarle a lavorare a maglia.
Stava
proprio cercando di capire il punto rovescio che la donna cercava di
spiegarle, mentre sedevano placidamente in salotto insieme a Fleur,
Hermione e la signora Tonks, quando George venne a cercarla, portando
un po' di neve e di freddo con sé. Le
disse che erano tutti risaliti fino alla collina per una partita a
Quidditch e aspettavano solo lei. Gli fece notare che era
già
impegnata.
“Non
essere sciocca, Katie. Vai fuori a divertirti. Possiamo lavorare a
maglia questa sera” esclamò convinta Molly. Grata
dello svago, appoggiò il suo lavoro su un tavolino e si
fiondò su in
camera a prendere cappotto e sciarpa.
Mentre
cercava in giro per la camera, George aveva il vizio di spargere
vestiti e oggetti tutti alla rinfusa, il suo sguardo venne attirato
ancora una volta da Fred, che saltava su e giù nella cornice
per
farsi notare.
Era una
grossa foto dei gemelli quando avevano undici anni, aveva
stimato. Avevano entrambi la divisa di Hogwarts e brandivano fieri le
loro bacchette, con un buffo taglio a caschetto. Da
quando aveva messo piede in quella stanza aveva notato che Fred
cercava di attirare la sua attenzione con ogni mezzo possibile, come
aveva appena fatto; George invece, imbarazzato dal fatto che lei e il
vero George dormissero assieme, si nascondeva sempre dietro la
cornice.
Si
avvicinò per guardarlo in viso; doveva alzare la testa.
Fred,
contento che lei gli desse attenzione, le sorrise. Era proprio
carino, già da piccolo.
“Che
cosa c'è, Fred?” chiese alla foto. Sapeva di
essere pazza a
parlare con una foto, ma Fred sembrava davvero intenzionato a volerle
dire qualcosa. Si indicò poi girò su
sé stesso mostrandole la
schiena.
Katie
pensò che volesse solo farle qualche scherzo.
Rigirandosi
deluso, vide che lei non aveva capito. Continuò a ripetere
la
scenetta tre o quattro volte senza successo. Lo vide
portarsi le mani alla testa, esasperato.
George
apparve da dietro la cornice per dargli una mano, rosso in volto e
teso. Indicò prima sé stesso poi Katie, poi
afferrò Fred e lo
voltò di spalle. Avendo capito il messaggio, emozionata,
staccò la
cornice sotto lo sguardo attento dei gemellini, la voltò e
trovò
una lettera attaccata sul retro, che staccò con mani
tremanti. Fred e
George si strinsero la mano, soddisfatti.
Il vero
George spalancò la porta in quel preciso momento.
“Ti
sei persa? Cosa stai...” Notò
la cornice poggiata per terra e Katie che lo guardava agitata, con la
lettera in mano. Gliela tese, la mano ancora malferma.
L'intestazione
diceva: “Per
Forge, da Gred”
George
la fissò attonito per alcuni istanti, poi con un gesto
deciso
l'aprì.
Lo
osservò mentre gli occhi scorrevano sulla lettera, tristi,
umidi,
sempre più emozionati, ogni tanto illuminati da un sorriso.
Quando
finì di leggere stava piangendo e ridendo. Le
passò la lettera e
lei, un po' titubante, ci si tuffò dentro.
“Caro
George,
perché
stai leggendo questa lettera? Smettila immediatamente! Quante volte
ti ho detto di non prendere le mie cose? E i vestiti, i fumetti, la
mia bellezza...
Sei
ancora qui a leggere? Allora credo proprio di essere morto, non si
spiega altrimenti come mai tu non sia ancora caduto a terra, fulminato
dall'incantesimo anti spioni che ci ho gettato sopra...niente fumo
né
scariche elettriche? Sono morto.
Son
sicuro che stai pensano a quanto poco da me sia scriverti una lettera
post-mortem e hai perfettamente ragione. Non ho nulla da dirti di
quanto tu già non sappia.
O
almeno così credevo, fino a oggi.
E'
successo qualcosa oggi che mi ha spinto a prendere piuma e carta e
scrivere questa sorta di testamento mentre tu dormi ancora un po'
sottosopra.
Ho
rischiato di perderti, George. Hai perso solo un orecchio, ma sarebbe
bastato così poco per dirti addio definitivamente. E la cosa
mi ha
sinceramente sconvolto. Unita
alla tua pessima battuta sul romano.
Come
sai non ho paura della morte, so bene che prima o poi
toccherà anche
a me. Ma non mi ero mai soffermato a pensare che tu potessi morire,
George, e lasciarmi da solo. Son stati solo pochi attimi, ma ho
davvero assaporato il terrore, per la prima volta.
Il
pensiero successivo è stato: e se morissi lasciando George
da solo?
Sappiamo tutti e due che io sono quello più duro e
coraggioso, oltre
che più bello, e che quindi tu senza di me entreresti in uno
stato
larvatico e depressivo. Ecco cosa mi ha spinto a scriverti: motivarti.
Perché non posso farlo di persona.
Sono di
sicuro morto da eroe, probabilmente mentre uccidevo Voldemort in
persona trafitto però allo stesso tempo dal suo incantesimo,
vittorioso e martire. Bello e tragico. Vero? Eh, lo so. Spero tu mi
abbia fatto costruire una statua in giardino, la pretendo. Trenta
metri, di oro puro. Puoi sciogliere le spillette di Percy per farla.
Ovviamente
ogni cosa che possiedo è tua e mi auguro che tu non abbia
dato fuoco
al negozio o alla casa nella tua follia. Tornerò
dall'aldilà se hai
osato.
Desidero
solo poche cose da te: promettimi che non cadrai in depressione auto
distruggendoti e arrivando qui all'improvviso dopo aver vissuto da
schifo; ti prenderò a calci se lo farai. E sappi che
nell'aldilà
avrò stivali in ferro. Non piangere troppo, le lacrime
rovinano il
nostro viso e dato che sei rimasto l'unico a poter sfoggiare tanta
bellezza hai il dovere di sorridere.
Voglio
che tu rida sempre e ancora, è un ordine. E devi creare gli
scherzi
più meravigliosi mai inventati, devo riuscire a sentire le
risate
fin qui. Poi voglio che tu ti trovi una donna in gamba e ti sposi,
beh non subito, non ho idea di quanti anni tu abbia al momento.
Insomma goditi la vita, poi sposati e fammi un favore, chiama il tuo
primo figlio maschio come me, raccontagli delle nostre avventure e
crescilo con la passione degli scherzi. Sarà adorabile,
anche se mai
come me.
Vediamo
che altro: ah sì, ti autorizzo a farti passare per me se mai
finirai ad Azkaban o se dovrai dare dei soldi a qualcuno.
Sarà bello
avere la
fedina penale sporca anche dopo morto.
Dai
sempre fastidio a Percy, quando quell'idiota tornerà a casa.
Oh
tornerà, e potrai prenderlo in giro. Ho sempre amato
infastidire
Percy, è così semplice.
Di' a
mamma e papà che li amo, ma che non sono minimamente
dispiaciuto per
averli sempre fatti arrabbiare. Nemmeno un po'. Mi dispiace di
essermi fatto scoprire tutte le volte.
A tutti
i nostri amici e familiari che voglio loro un gran bene.
E ad
Angelina...no, non dirle nulla. Lo sa già.
Ti
avevo detto poche cose? Mentivo! Sono morto e tu devi assecondare le
mie ultime volontà.
Ti
voglio bene, George; credo che l'ultima volta che te l'ho detto fosse
a undici anni, quando avevamo paura di finire in case diverse e ci
siamo ripromessi di essere sempre amici. Prima ancora che fratelli.
Anche se l'idea di scambiarci le case ti giuro ancora mi solletica la
fantasia. Sarebbe stato fantastico e avrebbe mandato la McGranitt
fuori dai gangheri.
Sei la
parte migliore di me, George. Se vivrai appieno io vivrò
ancora,
attraverso te. Ah,
stai russando, hai rovinato il mio unico momento sdolcinato. Grazie
mille.
Un
ultima cosa: raggiungimi solo dopo aver goduto della vita. A cento
trent'anni circa. Così tu sarai un vecchio bacucco e io
sempre il
più bello.
A non
tanto presto,
con
infinito affetto,
Tuo, bellissimo e fantasmagorico, Fred”
Katie
singhiozzò piano, sorridendo tra le lacrime. George piangeva
quietamente.
“E'
così da Fred. Farti ridere mentre stai piangendo”
mormorò lei
guardandolo negli occhi. Si
abbracciarono. Rimasero aggrappati l'uno all'altro singhiozzando
piano e ridendo.
“George?
Katie? Harry e Ginny sono venuti a cercar....cosa state
facendo?”
urlò Molly salita per chiamarli, fissandoli mentre si
abbracciavano
in atteggiamento intimo, da soli, in camera. Impiegarono mezz'ora per
spiegarle la situazione visto che continuava a interromperli per
sgridarli e altre due ore per farla smettere di piangere dopo che le
ebbero parlato della lettera di Fred.
Quella
notte guardò verso il quadro dei gemelli prima di
addormentarsi e
vide Fred sorriderle grato, prima di sparire oltre la cornice, dietro
a George.
Note:
Ciao!
Siamo vicinissimi alla fine.
Cosa ne pensate della lettera di Fred? Certo che nasconderla dietro alla cornice...ho pensato che i piccoli gemelli nella foto fossero i custodi e che abbiano cercato di attirare l'attenzione di George quando stava alla Tana, ma che lui non vi avesse fatto caso, perché troppo depresso.
Vi lascio nuovamente il link del video che ha creato SilverKiria:
http://www.youtube.com/watch?v=jun5Q8QhaMY&feature=youtu.be Grazie ancora.
Un abbraccio a tutti
Mimì