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Autore: goldenfish    30/01/2013    1 recensioni
"Se un giorno dovessi morire, tutto ciò che mi appartiene sarà tuo David, tutto, tranne il mio cuore."
Un pacco arriva nella dimora di David, è un pacco fatto di carta da giornale, è piccolo e morbido.
Ma David sa bene a chi appartengono quei pochi vestiti e quella collana di topazio, appartengono a lei, l'unica donna che avrebbe mai amato, così crudele da spezzargli il cuore.
Il pacchetto contiene un foglio scritto a mano: una firma "Dita di cristallo".
L'ossessione per la misteriosa figura che gli ha annunciato la morte della sua amata, lo perseguiterà costringendolo ad una frenetica caccia all'uomo. O in questo caso, alla Morte.
Genere: Malinconico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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8. Ricordi




Parigi,13 settembre 1900

 

Rispettabile Francois Blanc,

 

vi prego di perdonare la mia assenza, ma ho avuto problemi di salute per cui non potrò allontanarmi dal mio alloggio.

Se non creo troppi disagi ai vostri figli, potrei tornare ad insegnare loro l'abile arte del violino la prossima settimana. Se, per qualsiasi motivo, dovreste avere bisogno di me non esitate a contattare la mia benefattrice, la signorina Isabel Garcìa.

 

Omaggi

Elèonore B.

 

Non puoi andare avanti così Elèonore” disse Madame I mentre firmava la lettera con la sua perfetta calligrafia da donna colta e ben istruita, quale era stata circa 4 o 5 anni prima.

Si che posso, e non c'è bisogno che ogni volta scrivi una lettera per scusarti, non è colpa mia se quell'uomo ha cercato di toccarmi”

Non dovevi colpirlo e poi non voglio perdere un così importante cliente!”

Tanto non può dirlo, altrimenti gli chiederebbero il motivo. Non si rovinerebbe mai la reputazione.” disse Elèonore mentre un crudele sorriso le si allargava sul viso.

 

Prima di lavorare da Madame Laure, aveva trovato un'occupazione come cameriera nella tenuta di campagna di una ricca signora, a Reims, poco lontano dal convento da cui l'avevano cacciata.

Era laboriosa e silenziosa e l'anziana donna deliziava della sua compagnia, quando morì, i figli ereditarono la proprietà, e con essa anche la servitù.

I nuovi proprietari erano l'opposto della loro amorevole madre e trattavano male il loro personale.

Una volta Elèonore, mentre puliva, urtò un grosso vaso cinese, molto prezioso; il padrone la picchiò con il bastone da passeggio squarciandole lo zigomo destro, e l'avrebbe fatta sanguinare liberamente se non fosse stato per la sarta che, con quello che il cucito le aveva insegnato, le ricucì i due lembi di pelle; fu un lavoro facile perché la ragazza non emise un lamento durante quella macabra e improvvisata operazione, si limitava a versare lacrime di ira miste a dolore. Il risultato riuscì abbastanza bene se non fosse stata per l'imminente infezione che la colpì qualche tempo dopo, dovuta alla scarsa igiene.

Elèonore non si adirò mai con il padrone che l'aveva colpita, da parte sua non ci fu nessuna lite, nessun grido e nessuna minaccia, semplicemente lo ritrovarono morto, con il volto mezzo scorticato due settimane dopo.

Elèonore non c'era già più.

Le dispiaceva solo per la sarta. In fondo le si era affezionata.

Alla magione non mangiava quasi mai e, dopo un intenso periodo di fuga, si ritrovò stremata a strisciare per le vie malfamate di Parigi, fino ad accasciarsi nella scalinata di un bordello, che sarebbe diventato la sua futura casa.

 

Cosa mi dici di lui?” continuò Isabel, dopo aver riletto attentamente la lettera in cerca di un eventuale errore.

Lui chi?”

L'unica persona che ti trova simpatica” scherzò tristemente Isabel, in fondo anche lei le voleva bene e benché avesse solo tre anni in più, si comportava con lei come se fosse sua madre, forse lo faceva in memoria di Madame Laure o forse era per l'incondizionato sentimento di protezione che Elèonore le ispirava.

Elèonore sorrise nel vedere la bella signora assorta in un qualche pensiero, così decise di lasciarla stare senza rispondere alla domanda sull'unica persona che la rendeva fragile e incapace di ragionare.

 

 

Quella volta andò Atrèe a bussare a casa dei Blanc, sapevo che, con ogni probabilità, non si sarebbero ricordati di lui e mi sentii un verme nello sfruttare la situazione a dir poco squallida del mio amico, ma lui accettò di buon grado. Forse anche per ripagarmi dell'ospitalità che gli avevo offerto finché non avesse ritrovato una casa.

 

Atrèe era li, nel salone che aveva visitato appena tre giorni prima ma , come aveva previsto David, non si ricordavano già più di lui.

E' settimana di visite” trillò una donna dai lunghi capelli rossi, il viso da volpe e gli occhi leggermente violacei sondarono il viso asciutto e neutro di Atrèe. Il ragazzo ebbe un guizzo al cuore, quella donna assomigliava in modo impressionante alla sua Elèonore, con l'unica differenza che, pur essendo cento volte più bella, non aveva lo stesso fascino. David lo aveva avvertito: si trovava di fronte alla madre del suo angelo, la stessa che l'aveva ripudiata.

Sentì crescere un sentimento di odio e di ira nei suoi confronti e non riuscì nemmeno a guardarla negli occhi per il ribrezzo che provava nei suoi confronti.

Tesoro! Questo bel ragazzo ti aspetta!” ogni sua parola risultava ipocrita, come la sua immagine, che spruzzava veleno e viscidume da tutti i pori. Se c'era davvero qualcosa in cui Atrèe era bravo era quella di capire al volo che genere di persona avesse davanti, sia per lo sguardo, sia per la voce. Ci azzeccava quasi sempre.

Non ci siamo già visti ragazzo?”

Non credo”

Cosa vuoi allora?” disse cordiale l'uomo

Vorrei un lavoro” disse prendendo due piccioni con una fava: dall'interno avrebbe potuto indagare meglio e, in più, avrebbe guadagnato quanto gli serviva per una nuova casa.

Non che ce ne serva, devo essere sincero, ma voglio aiutarti, mi sembri molto messo male, da quanto non mangi?”

Da molto” mentì “comunque so leggere, scrivere e suonare il pianoforte”

Attività da nobili” scherzò il signor Blanc “dove hai imparato”

Un po' qui, un po' la” mentì vago Atrèe, gli era facile mentire, con quel suo volto che da cui non trapelava mai alcuna emozione.

Di solito qui facciamo insegnare il violino, ma il pianoforte è un bello strumento, perché non provi?”

Si, devo farvi sentire qualcosa?”

Magari” rispose raggiante l'uomo.

Atrèe venne guidato fino alla sala da musica: ampia con il pavimento in marmo e le colonne di granito verde, il soffitto era riccamente decorato e, in mezzo, si ergeva un meraviglioso pianoforte di mogano, tutto impolverato.

Lo suonava la mia prima moglie” disse Blanc con nostalgia
“Lei si che era talentuosa, non come la puttanella che mi sono sposato adesso, ma che volete? Quelle c'ingannano sempre” gli confessò.

Atrèe si mise alla tastiera e suonò perfettamente un motivo complesso mettendoci tutti i sentimenti che aveva represso in quegli anni, aveva dimenticato quanto gli piacesse suonare. Blanc aveva gli occhi lucidi per l'emozione.

Sei bravo come lei” disse “ Ti aspetto domani allora...come hai detto che ti chiami?”

Non l'ho detto...comunque sono Atrèe” tralasciò volontariamente il cognome

Sicuro che non ci siamo mai visti? Hai un non so che di famigliare”

Sicurissimo” disse sorridendo.

 

  
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