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Autore: Pioggia    21/08/2007    3 recensioni
Un raggio di sole impertinente si fece strada tra le persiane di una stanza malandata di una locanda a Hogsmeade.
In un letto, circondato da vestiti, mantelli e un piumino logoro caduto per metà, una donna dai capelli rosa dormiva profondamente.

Ecco la mia prima ff. Spero davvero che vi piaccia!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Carrelli della spesa, cappellacci da pescatori e nuovi incontri




Remus era seduto nella sua cucina; cercava di sorseggiare la cioccolata, che oramai era diventata fredda, ma non ci riusciva.
Ripensava a tutti gli avvenimenti accaduti nel giro di una settimana, primo tra tutti il fatto che Voldemort era tornato e Harry aveva dovuto affrontarlo. Quando Sirius si era presentato a casa sua quella notte, non aveva faticato nel credere alla storia che gli aveva raccontato. Aveva infatti passato quei terribili anni con un senso di falsa sicurezza, un allarme latente che alla lunga – ne era certo – avrebbe leso i suoi nervi.
Ora invece si scendeva di nuovo in guerra, l’Ordine della Fenice sarebbe ritornato e loro sarebbero stati in prima fila, con la speranza di poter uccidere Peter, colui che credevano uno dei loro migliori amici ma che in realtà era stato l’autore del tradimento di James e Lily e la causa della loro morte.
- “Come sta Harry?” chiese Lupin, dopo aver osservato l’amico rosicchiare con impegno un osso di pollo.
- “Puoi immaginartelo: ha visto il ritorno di Voldemort e quel ragazzo, Cedric Diggory, è morto davanti a lui. E’ distrutto, ma sono certo che ne verrà fuori. Avrà bisogno di tempo…” mormorò Sirius. “La cosa importante adesso è trovare nuove forze per l’Ordine, dato che Caramel si è dimostrato così idiota” finì.
- “E bisognerà trovare anche un posto sicuro per riunirci”
- “Per quello potremo usare Grimmauld Place, ne ho parlato anche a Silente. Sarebbe l’ideale, con tutti quegli incantesimi che ci ha buttato mio padre” suggerì Sirius.
- “Già. Ma tu? Come ti sentiresti all’idea di ritornarci?”
- “In questo momento la cosa più importante è impedire a Voldemort di avere campo libero”
Remus non aveva più insistito, ma sapeva che l’idea di rimettere piede in quella casa terrorizzava Sirius più di uno scontro contro una schiera di Mangiamorte.
I giorni successivi erano stati faticosissimi. Lupin e Sirius si erano occupati delle questioni pratiche, visto che un lupo mannaro e un evaso non erano le persone migliori per fare reclutamento.
Erano seduti nella vecchia cucina, dopo aver passato l’intera mattina a renderla vivibile sotto l’inflessibile sorveglianza di Molly Weasley. Il licantropo non dormiva da parecchie notti e gli effetti della luna piena imminente iniziavano a farsi sentire, così si appoggiò al bordo del tavolo, le braccia come un cuscino.
Dopo un tempo che giudicò troppo breve, venne svegliato da Arthur che gli chiedeva se poteva fare qualche commissione nella Londra babbana. A ragione, Molly non giudicava sicuro l’entusiasmo del marito nei confronti del mondo non magico. Trattenendo uno sbadiglio prodigioso si diresse verso la porta; l’aria frizzante della sera gli diede abbastanza forza per arrivare al supermercato.

Vicino le porte scorrevoli una donna vestita in maniera bizzarra litigava con la fila di carrelli. Indossava una gonna corta sopra un paio di leggings e calzava degli anfibi neri. In testa un cappellaccio da pescatore e una quantità di spille scintillanti erano attaccate alla borsa.
- “Merlino! Ma perché questi babbani si complicano così la vita?” chiese stizzita alla montagnola di ferro e plastica.
- “Signorina, posso aiutarla?” chiese Lupin trattenendo una risata.
- “Oh… ehm… grazie” mormorò lei, arrossendo.
- “Basta avere le monete giuste” disse lui, sottolineando l’ultima parola.
La ragazza osservò lo zellino che aveva in mano e fissò l’uomo alzando un sopracciglio. Poi il viso le si illuminò mentre alcune ciocche sfuggite da sotto il cappello le diventavano rosse.
- “Se vuole posso prestargliela io” si offrì Remus che aveva notato il bizzarro comportamento dei suoi capelli.
- “Grazie” bisbigliò lei mentre si assestava meglio il copricapo e oltrepassava le porte.
All’interno del supermercato non si incrociarono, ma quando lui uscì la trovò nuovamente davanti alla fila di carrelli. Con un sorriso gli porse la moneta, poi si allontanò dopo avergli strizzato un occhio.
Lupin era rimasto un po’ turbato da quello strano incontro: quella donna, aveva un viso conosciuto e sicuramente era una strega, viste le monete che stringeva tra le mani. Ma che lui sapesse, dalle parti di Grimmauld Place non c’erano streghe o maghi: la zona era stata scelta dalla famiglia Black proprio perché immersa tra le abitazioni babbane.

Pensava a tutto questo e a molto altro quando varcò la soglia di casa, ma tornò alla realtà quando sentì l’ormai rara ma intensa risata di Sirius provenire dalla cucina.
Curioso, entrò nella stanza e rimase a dir poco sorpreso quando vide l’amico abbracciare la stessa strana donna del supermercato.
- “Lunastorta! Guarda chi si è appena unito all’Ordine: Tonks!” esclamò saltellando. Remus pensò con un sorriso che se avesse avuto la coda l’avrebbe dimenata allegramente.
- “Ci siamo appena incontrati, piacere Tonks!” si presentò la ragazza. Si era tolta il cappello e aveva liberato i capelli di un allegro rosa-chewingum.
- “Io sono Remus Lupin e se non mi sbaglio di grosso tu dovresti essere la cugina di Sirius, la metamorfomaga” rispose stringendole la mano.
- “Già, lei è la figlia di mia cugina Andromeda, Ninfadora” disse con un sorriso divertito, che però si spense immediatamente non appena intercettò l’occhiata omicida della ragazza - “Ma in verità lei preferisce farsi chiamare per cognome” borbottò cercando di rimediare.
- “Esattamente” ringhiò. “Proprio oggi ci sono voluti quattro colleghi per trattenermi dall’affatturare Malocchio. Continua imperterrito a chiamarmi in quella maniera e a darmi ordini. Di sicuro avrà fritto il gufo che gli portava la lettera di pensionamento con un incantesimo: non si rassegna all’idea di non essere più un auror…”
- “Tu sei un auror?” chiese sbalordito Remus.
- “Sì” rispose semplicemente lei, mettendo una mano sul fianco con aria di sfida.
Lupin la fissò, come per valutarla. Sembrava molto giovane, ma per essere già un auror doveva essere per forza in gamba. Poi per un attimo si perse nei suoi occhi e vide una determinazione, una forza d’animo… Scosse la testa. Aveva un vago sentore di dove lo avrebbe portato il suo cuore se avesse continuato a guardarla, una specie di campanello d’allarme.
- “Hai risolto i tuoi conflitti con i carrelli della spesa?” chiese con un sorriso.
- “Oh… quelli… di solito non ho problemi a muovermi tra i babbani, ma quegli aggeggi mi mandano fuori di testa” rispose spostando una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
- “Bene, fatte le presentazioni chi mi dà una mano a preparare la cena?” chiese allegro Sirius.
Al quinto tentativo di omicidio ai loro danni che Tonks aveva messo in atto cercando di apparecchiare la tavola, i due amici si resero conto che forse era meglio tenere lontana la strega da oggetti fragili o pericolosi.
Per quanto fosse validissima nella caccia a maghi oscuri quella ragazza era terribilmente goffa, quasi sotto effetto di un confundus di prima categoria.
  
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