3.
The Party
Try to tell you no, but my body
keeps on
telling you yes
Try to tell you stop, but your
lipstick’s got
me so out of breath
I’ll be waking up in
the morning, probably
hating myself
I’ll be waking up
inner satisfied, guilty as hell.
—
One More Night, Maroon 5;
Avrebbe dovuto
presenziare a quel party.
Avrebbe dovuto vederlo. L’avrebbe di sicuro coinvolta nel suo
epico discorso di
ringraziamento. Avrebbe brindato a lei, alla loro carriera, alla
fortuna futura
e presente del loro ufficio legale.
Non ci sarebbe
andata. Avrebbe finto
un’influenza, un virus letale, la peste. Qualsiasi cosa pur
di non vederlo.
Pur
di
non vederlo accanto a lei. Aveva sibilato
demoniaca la sua mente.
Si era
smaterializzata a casa sua, dopo aver
frettolosamente congedato Ron con un bacio sulla guancia. Ennesimo
segnale di
quanto l’amore per il futuro marito fosse diventato quasi
inesistente.
“Andremo
a questo party?” le aveva chiesto il
rosso con capo chino, senza realmente esserne interessato.
“Vuoi
andarci?”
“E’
il tuo collega, non il mio.”
“Credo
dovremmo andarci.” Aveva sussurrato la
donna torturando le dita.
“Bene.
Passo a prenderti alle 18.45.”
“Oh,
d’accordo.”
Poi
l’aveva visto sparire.
Era questo che
davvero voleva? Un matrimonio freddo,
inutile, privo d’amore?
Sapeva benissimo
quale fosse la risposta. Lo
sapeva benissimo.
Si era seduta
sul bordo del suo letto. Le mani
poggiate sulle gambe. Non aveva nulla da indossare a quel maledetto
party.
Maledetto come la persona a cui era dedicato.
Malfoy e le sue
manie di protagonismo.
Si
alzò quasi urlando contro se stessa e si
avvicinò all’armadio.
Nulla.
I soliti abiti,
scontati, privi di fascino, i
soliti abiti che indossava a lavoro.
Non
ti
noterà ugualmente.
Come avrebbe
potuto farlo, era logico. Lui
avrebbe avuto solo occhi per Astoria.
La stessa
storia, la stessa delusione. Ci aveva
ormai fatto il callo.
Poi lo vide.
Bellissimo. Meraviglioso.
Non ricordava
più di averlo acquistato, di
averlo conservato in attesa del grande giorno.
O meglio il
grande giorno era arrivato ma senza
che lei davvero vi prestasse attenzione, lo aspettasse.
Giaceva
lì, in un angolo dell’armadio,
abbandonato.
Come
l’amore per l’uomo per cui l’hai
acquistato.
Lo prese e dopo
essersi spogliata,
delicatamente lo indossò.
Ricordò
il giorno in cui lo aveva acquistato,
era costato un mucchio di galeoni, ma li valeva tutti.
L’aveva preso per la
‘grande occasione’, quella che aspettava da quattro
lunghi anni. La proposta di
Ron. Si era fiondata in quel negozietto e l’aveva provato.
Ora, ricadeva
sul suo corpo perfetto, come se
non fosse passato un giorno dall’acquisto.
L’abito
nero fasciava interamente il suo corpo,
un corpetto predominava, rilasciando poi una gonna di seta che arrivava
sino ai
piedi. Delle spalline, ricoperte di perline e swarovski, fissavano il
corpetto
al suo corpo. La schiena era totalmente scoperta.
Eccolo, avrebbe
indossato quello. Perfetto.
Si
fissò ancora un attimo nell’ampio specchio
che campeggiava nella sua camera.
Era
l’abito che aveva acquistato per Ron.
Chi era
diventata?
Perché
stava permettendo che Ronald scivolasse
lento dalle sue mani sino a scomparire?
Scosse il capo,
non scostando lo sguardo dal
suo riflesso.
“Io
amo Ron.” Disse ad alta voce.
Lo disse
più volte, imprimendo quelle lettere,
quelle parole nella sua mente, poi iniziò a prepararsi.
***
Era ancora
seduto nel suo ufficio, nonostante
mancasse solo un’ora al party. Tra le mani stringeva le due
missive. Quella
della Granger e quella della sua fidanzata.
Rilesse ancora
una volta quella della Granger.
Malfoy,
come
al solito gentilissimo. Perdonami per esser scappata via, ma avevo un
incontro
importante con il mio fidanzato. (Sei pregato di risparmiarti le tue
inutili e
schifose battute al riguardo). Sarò contenta di sostituirti
quando avrai il tuo
matrimonio da preparare. Anzi, no. Lo sappiamo tutti che lascerai fare
tutti ai
tuoi elfi. Stasera dovrei far loro un bel discorso. A proposito del tuo
party
(sei il solito egocentrico), ci sarò e con me
verrà ovviamente il mio
fidanzato. Grazie per l’invito. A questa sera.
Ah,
dimenticavo. Io sono sempre presentabile.
HG
Aveva sorriso
rileggendo quella lettera. Come
poteva essere così odiosa anche quando scriveva? La
immaginava intingere la
penna nel calamaio, scostare una ciocca di capelli dietro
l’orecchio. Mordersi
il labbro per la concentrazione.
Oh, avrebbe
davvero dovuto smetterla.
Passò
lo sguardo sulla missiva che gli era
appena stata consegnata da parte della sua fidanzata.
Draco,
ho
ricevuto questa mattina una missiva da tua madre, nella quale mi
invitava
gentilmente a presenziare ad un party in tuo onore. Son delusa, mi
aspettavo un
invito da parte tua. Gradirei parlarti questa sera. Abbiamo delle cose
da
chiarire.
Sempre
tua.
AG
Parlarle.
Chiarire. Cosa c’era da chiarire?
Devi
dirle che non la ami più.
Come avrebbe
potuto? Lei l’aveva riportato alla
vita. Lei l’aveva salvato.
Non
come la Granger.
La Granger,
maledetta Granger. Maledetto il
giorno in cui le era stata assegnata come collega.
Bevve
l’ultimo sorso di firewhisky e dopo
essersi passato una mano tra i biondi capelli, si
smaterializzò al Manor.
***
Era pronta. In
perfetto orario. Aveva alzato i
capelli raccogliendoli in uno chignon alto. Aveva indossato due punti
luce come
orecchini e una piccola collana in coordinato con le spalline
dell’abito.
Un filo di
eyeliner, una lieve spolverata di
fard. Un lucido sulle labbra.
Pronta.
Era ferma
dinanzi allo specchio.
Due braccia la
cinsero alle spalle.
Capelli rossi.
Un abito elegante. Una camicia
bianca fasciava quel corpo reso muscoloso dagli addestramenti come
Auror.
Premevano contro la sua schiena quegli addominali.
“Sei
splendida.” Sussurrò l’uomo al suo
orecchio.
Lei sorrise.
L’uomo
che l’aveva sempre fatta sentire
desiderata, amata.
Io
amo
Ron.
Disse ancora la sua mente, ripetendolo ancora, e ancora mentre
l’uomo la faceva
voltare e posava delicatamente le labbra su quelle della donna.
“Sarà
meglio che io mi stacchi da te. Non
voglio farti far tardi. E so come andrà a finire se non mi
stacco ora dalle tue
labbra.”
La donna rise
ancora, posando i palmi sul petto
dell’uomo. Sistemò la cravatta e
allisciò la giacca.
“Sei
perfetto.”
Lui le
indicò il braccio e dopo essersi
attaccata, la donna sussurrò
“Malfoy
Manor.”
***
Malfoy Manor si
stagliava dinanzi loro perfetta
e imponente. Dalle vetrate luci si irradiavano nel giardino. Una dolce
musica
arrivava sino alle orecchie di Hermione che percorreva il sentiero mano
nella
mano con il suo fidanzato.
Sentiva
sassolini premere contro la pienta
delle decolté. Il lungo vestito nero svolazzava leggermente
guidato dai dolci
sospiri del vento e cullato dai movimenti della donna.
Ben presto si
ritrovarono dinanzi alla porta
d’ingresso.
Negli ultimi
anni Hermione si era recata spesso
a casa Malfoy. Per lavoro e per presenziare agli inutili party che Lady
Narcissa organizzava. Dal detestare quella casa era pian piano passata
all’amarla. Ad amare l’enorme biblioteca nella
quale cercava sempre di far
tenere gli incontri di lavoro con il rampollo di casa Malfoy.
Strinse ancor
più la mano di Ron non appena i
suoi occhi si incontrarono con quelli del suo collega.
Questi, si
avvicinò con grazia ed eleganza alla
donna e al compagno.
“Buona
sera, Granger.” Enunciò afferrando la mano
della strega e ponendovi sul dorso un leggero bacio.
Il cuore della
donna perse un battito, ma
s’impose di non reagire, di non lasciarsi provocare da quel
biondo
terrificante.
“Malfoy.
Grazie per l’invito. Complimenti, il
Manor è meraviglioso.”
L’uomo
annuì, passò
ad osservare prima le mani dei due
intrecciate e poi si soffermò sul biondo riservandogli uno
sguardo truce.
“Weasley.”
Proferì secco.
Il rosso fece un
gesto del capo.
Alle loro spalle
un lieve colpo di tosse attirò
l’attenzione.
In tutta la sua
eleganza, Narcissa Malfoy
scrutava la donna e il suo accompagnatore.
“Buonsera
Lady Malfoy” sussurrò Hermione
sorridendo alla donna.
“Signorina
Granger. Devo ammettere che
quell’abito le sta d’incanto.”
Hermione
sentì le guance imporporarsi.
“Grazie,
Lady.”
La donna
annuì.
“Potete
accomodarvi, nel salone centrale stanno
servendo da bere. Buona serata e divertitevi.”
I due annuirono
e ringraziarono ancora una
volta, poi si diressero dove aveva loro indicato la padrona di casa.
“Sembrano
una splendida coppia.” Aveva
enunciato fiera la Lady.
“Madre..”
“In
biblioteca c’è Astoria. Va da lei, mi
occupo io degli ospiti.”
***
Incontrare
Astoria era l’ultima cosa che
avrebbe voluto fare in quel momento. Ma fare scenate a sua madre
dinanzi a
tutti quegli invitati era assolutamente da escludere.
Così,
a passo cadenzato, sorridendo a tutti gli
invitati che incontrava lungo il suo cammino, Draco si diresse verso la
biblioteca.
Scostò
lentamente la porta e la vide.
Bellissima,
aggraziata. La sua Astoria.
“Draco.”
La sua voce, ricolma di speranza, d’amore.
“Astoria”
sussurrò lui avvicinandosi.
Sfiorò
le sue braccia e posò un delicato bacio
sulla tempia della donna.
Vide
quell’abito blu fasciarla interamente,
lasciando poco all’immaginazione. Le sue curve delineate
dalla stoffa. Quei
capelli corvini lasciati sciolti ricadevano sulle nude spalle.
Era la sua donna.
E
tu
pensi ad un’altra.
“C’è
una festa, Astoria.”
La donna
chinò il capo.
“Lo
so. Ma mi sei mancato.”
Si
avvicinò all’uomo e posò le sue labbra
su
quelle sottili del biondo.
L’uomo
ricambiò il bacio, privato ormai di
qualsiasi emozione.
“Potremmo
parlare quando il party sarà
concluso?”
Il biondo
annuì e dopo aver afferrato la donna
per i fianchi la condusse nel salotto.
***
Sentiva ancora
il cuore battere all’impazzata.
Aveva mandato giù tutto d’un sorso un bicchiere di
champagne, scaturendo la
reazione di Ron.
“Tutto
bene, tesoro?”
Aveva annuito
esageratamente, mentre il calore
dell’alcool iniziava a pervaderla.
“Sì.
Lo sai l’effetto che ha su di me questa
casa.”
“Lo
so. Prima finisce questa serata, meglio è.”
Aveva sentenziato il rosso non smettendo di guardare la sua donna.
“Eccoli.”
Sussurrò l’uomo fissando un punto
alle spalle della donna.
“Chi?”
Hermione si era
voltata immediatamente. I suoi
occhi si erano posati su due figure perfettamente in sintonia.
Draco Malfoy e
la futura Lady.
Perfetti.
Lei, era
perfetta. Astoria, la purosangue, egocentrica, era perfetta per lui.
Non
tu.
Sentì
mancarle l’aria. Fissò il bicchiere ormai
vuoto. Dov’erano i camerieri quando servivano?
Sollevò
ancora lo sguardo, incrociando i suoi
occhi dorati con quelli grigi del padrone di casa.
La stava
fissando, la stava scrutando, le stava
leggendo dentro.
“Devo
uscire un attimo.” Sussurrò al fidanzato.
“Vengo
con te.”
“No.
Resta –sorrise fintamente- dopo mi
riferirai l’epico discorso di Malfoy.”
Il rosso
ghignò a quelle parole e annuì
lasciando andare la donna che si divincolò a passo svelto
tra la folla.
Due occhi grigi
seguirono quel movimento.
Scosse il capo e notando l’attenzione su di sé si
schiarì la voce.
“Buona
sera a tutti voi, grazie di esser venuti
qui, questa sera. Ringrazio in primis mia madre per la splendida festa
che ha
organizzato in mio onore. Che dirvi, mi lusinga la vostra presenza e
soprattutto la fiducia che ogni giorni riponete in me e nella signorina
Granger, che in questo istante non so dove sia. Vi auguro una buona
serata.
Bevete e divertitevi.”
Un sonoro
applauso aveva fatto da epilogo al
discorso del biondo che dopo essersi scusato e svincolato da alcuni
ospiti era
andato alla ricerca di lei.
***
“Sei
qui.” Quella voce alle sue spalle, la sua
voce.
“Ti ho
cercata ovunque. Era bene ci fossi
durante il discorso. Gli invitati, sono anche tuoi clienti.”
Egocentrico.
Idiota.
Maleducato.
Cosa poteva
importarle del suo discorso, dei
suoi ospiti, del loro lavoro?
Asciugò
una lacrima prima che questa potesse
scivolare lungo il suo volto e si voltò verso
l’uomo che era alle sue spalle.
“Spero
il discorso sia andato bene.”
“Certo.
Avrei voluto ci fossi anche tu.”
Perché?
Perché? Avrebbe voluto domandarlo, ma improvvisamente
tutto il coraggio grifondoro le era finito sotto i piedi. Il petto di
sollevava
frenetico. Doveva avere un aspetto orrendo.
Lo vide
avvicinarsi e fece un passo indietro.
Perché
la stava tormentando in questo modo?
“Mia
madre ha ragione.”
Deglutì
a fatica e si fece forza.
“Su
cosa?” domandò.
“Sul
fatto che..”
“Che?”
lo incalzò.
“Sul
fatto che quell’abito ti sta d’incanto.”
Vide il petto
dell’uomo sollevarsi ed
abbassarsi dolcemente. Mentre i suoi occhi grigi si posavano sul
giardino loro sottostante.
Dirle quella cosa doveva essergli costato fatica e ribrezzo.
“Grazie,
Draco.”
Lo vide
sussultare e voltarsi a guardarla.
“Mi
hai chiamato Draco.”
Sorrise rivolto
alla donna, questa annuì.
Le si
avvicinò, incastrandola contro il muretto
del terrazzino.
Sentiva il suo
fiato sulla pelle. Candida.
Profumo di vaniglia lo invadeva.
Il petto si
alzava frenetico sotto quel
corpetto nero.
Quanto la
desiderava.
“Malfoy
cosa vuoi?”
“Dillo.”
Aveva sussurrato l’uomo senza staccare
lo sguardo dal suo.
“Dire
cosa?”
“Dillo,
Granger.”
“Malfoy,
lasciami andare. C’è Ron. Devo tornare
da lui.”
“Lenticchia.
Quel pezzente non ti merita.”
Sgomento. Aveva
davvero, Draco Malfoy
pronunciato quelle parole?
“Dillo,
Hermione.”
Vide quelle
labbra sottili pronunciare con dolcezza
il suo nome, incurvarsi, accarezzare quelle lettere. Deglutì
ancora.
“Dillo.
Lascialo. Dillo che anche tu provi
qualcosa.”
Hermione
sentì la testa girarle. Non avrebbe
dovuto bere quello champagne. Era indifesa. E lui stava facendo cadere
tutte le
maschere.
“Dillo
Granger!”
“Io
amo Ron.”
Draco si
discostò dalla donna scottato dalle
sue parole.
Si
allontanò da lei e rientrò nel Manor.
Hermione
inspirò a fondo ancora una volta,
mentre una lacrima scivolava sul suo viso.
“Hermione?
Stai bene?”
Ronald. Aveva il
volto paonazzo. Di sicuro
aveva bevuto.
La donna
annuì. Era diventato così semplice
mentirgli.
“Vieni.
Malfoy ha appena detto di voler fare un
annuncio.”
Hermione si
sistemò il corpetto e afferrando la
mano del rosso rientrò nella sala.
***
L’aveva
rifiutato. Sentiva il peso di quelle
parole sul suo petto. Il suo profumo invitante annebbiarlo.
Le mani erano
strette in pugni.
Si fece vicino a
sua madre.
“Madre.
Ho bisogno del vostro anello.”
La donna sorrise
e annuendo sfilò dall’anulare
l’anello della casata Malfoy.
“Signori,
perdonatemi se interrompo questa
serata, ma ho un annuncio da fare. Prego la signorina Astoria
Greengrass di
avvicinarsi.”
La gente era
ammutolita.
Hermione era
appena arrivata in sala. Ancora
una volta i suoi occhi s’incontrarono con quelli grigi del
biondo.
Questo
continuò a parlare alla folla non
smettendo di osservarla.
La strega
deglutì.
“Tutti
ormai saprete dai giornali di gossip che
io e la signorina Astoria ci frequentiamo da anni. Beh, credo sia
giunto il
momento di rendere ufficiale la cosa.”
Hermione perse
un battito mentre quegli occhi
si posavano sulla figura alta che aveva accanto.
Draco
afferrò le mani della giovane purosangue
e s’inginocchiò.
“Astoria
Greengrass, vuoi tu diventare mia
moglie?”
Dalla folla si
sollevò un piccolo sussurro in
attesa della risposta della giovane.
“Sì.”
Sussurrò quest’ultima portandosi poi ad
abbracciare l’uomo che le aveva infilato l’anello
al dito.
Il biondo
strinse a sé la donna, guardando
Hermione. Sul suo volto un ghigno vi era stampato
La strega
sentì ancora mancare il fiato e
afferrando la manica della giacca del rosso, sussurrò:
“Ti prego,
portami via di qui.”
Spazio
Autrice:
Eccomi
qui con un nuovo capitolo ricco di
sorprese. Le cose non sembrano andare bene per la nostra Hermione.
Fatemi
sapere cosa ne pensate.
Un
grazie a chi recensisce, a chi legge in
silenzio e a chi ha messo la storia tra le seguite, preferite e da
ricordare.
Alla
prossima, JaneA