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Autore: BogartBacall    31/01/2013    0 recensioni
“Il Wizengamot, nella persona del Ministro della Magia Rufus Scrimgeour, dichiara l’imputato Lucius Malfoy… colpevole!”
Il suono del martelletto riecheggiò nell’aula e coincise con il fendente che colpì Narcissa Malfoy, nata Black, al petto, crepando il suo cuore già sofferente. Lucius, suo marito, l’amore della sua vita, l’uomo che aveva commesso un unico, tragico errore, quello di divenire seguace dell’Oscuro Signore, sarebbe finito ad Azkaban.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Narcissa Malfoy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Non si vede bene che col cuore'
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… per me si va nell’eterno dolore*

Narcissa passeggiava nervosamente lungo il corridoio del piano superiore di Villa Malfoy. Era quasi l’alba, ma lei non era mai andata a dormire. Continuava a guardare ossessivamente fuori dalle finestre che davano sul giardino, in attesa. Draco non era rientrato a casa, quella notte, e il fatto che fosse uscito di casa in compagnia di sua zia Bellatrix, la mattina precedente, non lasciava presagire niente di buono.

L’aveva osservato a lungo, in quei giorni. Cercava di comportarsi da uomo, di sembrare forte e fiero, ignorando che lo sentiva piangere, ogni notte. Piangeva spaventato, preoccupato per quel senso di responsabilità che gravava sul suo capo, nonostante nessuno l’avesse mai investito di alcun onere. Le stava vicino, cercando di aiutarla, di comportarsi come avrebbe fatto suo padre. Ignorava che, in tutti quegli anni, era sempre stata lei l’elemento forte della coppia, era lei a sostenere Lucius, ad alleviare le sofferenze del suo animo roso dalla colpa, minato dalla presenza di quel vessillo malvagio. Tutti l’avevano sempre creduta una donna fragile, ma si sbagliavano. Quando si trattava della sua famiglia, dei suoi due meravigliosi uomini, Narcissa era in grado di tirare fuori tutto il coraggio e la forza necessari a proteggerli. Ma Draco non lo sapeva, non poteva sapere. Aveva sempre vissuto con quel padre autoritario e distaccato, così restio a mostrargli i suoi reali sentimenti da stridere al confronto con la sua figura materna, così dolce, affettuosa, perfetta. La credeva debole e indifesa, perciò si preoccupava per lei.

L’aveva visto gironzolare attorno allo studio di suo padre, ogni giorno, indugiando sull’uscio, guardando con paura e rammarico le pergamene che giacevano alla rinfusa sul tavolo. Sapeva che aveva lasciato parecchie questioni in sospeso, non aveva avuto tempo di spiegargli cosa avrebbe dovuto fare, in caso di un suo arresto o di una fine prematura. Lo osservava da lontano, per non dargli l’impressione di essere preoccupata per lui. Non meritava anche quel fardello, il suo piccolo Draco. Ma una mattina, quando l’aveva visto entrare nella stanza e sedersi quasi timoroso alla scrivania del padre, teso, come se la poltrona su cui si era adagiato potesse prendere fuoco da un momento all’altro, si rese conto di quanto quello che lei vedeva ancora come il suo bambino fosse in realtà cresciuto. Rivide Lucius, nella stessa situazione, anni prima, quando suo padre era scomparso dopo una malattia devastante, lasciandolo troppo presto solo al mondo. Anche in quell’occasione era stata lei a prenderlo per mano e ad accompagnarlo a risalire la china, quando l’intero mondo magico che conta gli aveva voltato le spalle, divertito, nella speranza di vederlo affondare, di vederlo fallire.
“Draco…” osò dire, timidamente, facendolo trasalire.
Scattò in piedi, colto in flagrante “Io… io…” cercò di spiegare, senza trovare le parole.
“Stai tranquillo, Draco, tutto andrà bene!” lo rassicurò, sorridendogli.
“Come?” domandò lui, nervoso “Come può andare bene, se nemmeno so da che parte cominciare?”
“Cominciare a fare cosa, tesoro?” gli chiese, avvicinandosi.
“Ad occuparmi di questa roba… Di te…” rispose, guardandosi attorno.
“Non è compito tuo, Draco”
“E di chi, allora?” sbraitò, spazientito “Sono io l’uomo di casa, ora! Papà ha detto che sarò io a dovermi occupare della famiglia quando…”
“Quando sarai pronto e soprattutto grande a sufficienza” concluse la frase la madre “Tu non sei lui, Draco. Tu sei tu e nessuno ti sta chiedendo di sostituire tuo padre e di occuparti di cose più grandi di te. Sei un ragazzo premuroso e responsabile, ma sei solo un ragazzo. Ce la caveremo, vedrai. L’unica cosa che dobbiamo fare è restare uniti. Finché resteremo uniti, tutto andrà bene!” gli accarezzò il volto, sentendo i primi accenni di barba del ragazzo punzecchiarle il palmo della mano “Stai crescendo…” constatò, malinconica “Sarai un uomo meraviglioso, un giorno. Ma per ora sei solo un ragazzo e come tale ti devi comportare. Non avere fretta di crescere, tesoro mio. La vita è già abbastanza dura affrontata un passo per volta, senza dover necessariamente bruciare le tappe.”
La guardò a lungo negli occhi, poi si buttò fra le sue braccia, stringendola forte.

Quegli occhi… Riusciva a pensare solo ai suoi occhi. Come il giorno precedente, quando Bellatrix era piombata in casa loro, intimandogli di seguirla. A nulla erano valse le sue proteste, non le aveva rivelato nulla, anche se intuiva dove volesse condurre suo figlio. Aveva insistito per andare con loro, ma sua sorella era stata categorica. Solo Draco era ammesso.
L’aveva scortato fino all’ingresso e gli aveva dato un bacio sulla guancia, stringendogli forte la mano, come cenno d’intesa, per fargli coraggio. E lui l’aveva guardata negli occhi, cercando di rassicurarla, fiero e spaventato al tempo stesso, ignorando che erano stati proprio quegli occhi a gettarla nel panico. Quegli occhi color del ghiaccio, identici agli occhi che, anni prima, l’avevano guardata giurando che non sarebbero mai appartenuti ad un Mangiamorte, perché mai avrebbero fatto nulla che potesse ferirla.
Erano passati ventiquattro anni, ma Narcissa ricordava quel giorno come se fosse ieri. Era il giorno in cui la sua vita era cambiata per sempre. Era il giorno in cui aveva capito di essersi innamorata e che non ci sarebbe mai stato antidoto a quel veleno sublime e letale che aveva il nome di Lucius Malfoy.

Paura. Narcissa conosceva quella sensazione fin troppo bene. Era stata sua fedele compagna in tutti quegli anni, avevano fatto conoscenza nel momento stesso in cui aveva scoperto che Lucius, il suo Lucius, il suo fidanzato, colui che amava più di ogni altra cosa al mondo, l’aveva tradita, venendo meno ad un giuramento e diventando Mangiamorte. Da allora ci aveva convissuto pacificamente, abituandosi alla sua presenza. Tuttavia, quel giorno, sentiva che la sua vecchia compagna aveva ritrovato un vigore e una forza contro cui lei non aveva più la forza di combattere.  No, non poteva essere successo qualcosa a Draco, non a lui, non a suo figlio. Non avrebbe retto anche quel colpo, la vita le aveva inferto troppi colpi bassi per riuscire a reagire anche a quello, per di più senza Lucius.
Una fitta al cuore la soprese al pensiero del marito rinchiuso ad Azkaban, vittima dei Dissennatori: sarebbe sopravvissuto? Sarebbe bastata la forza dei ricordi dei momenti vissuti insieme a salvaguardare la sua anima?
Il suo stato di panico crebbe vorticosamente, facendola vacillare. Il cuore aveva accelerato all’impazzata, sudori freddi correvano lungo la sua schiena, facendola rabbrividire, le mani formicolavano.
D’improvviso, sentì la porta d’ingresso aprirsi. Corse lungo il corridoio, poi giù per le scale, rapida.
“Draco!” esclamò sollevata, quando vide suo figlio sull’uscio. Il ragazzo alzò lo sguardo vuoto, il volto diafano reso ancora più pallido dalle profonde occhiaie che solcavano il suo viso da bambino cresciuto troppo alla svelta, i capelli scarmigliati.
“Oh mio Dio, Draco!” esclamò, stringendolo forte a sé “Stai bene?” chiese, discostandosi e guardandolo in volto.
Il ragazzo non rispose, incollò gli occhi grigi in quelli celesti della madre e scoppiò in lacrime, accoccolandosi contro la sua spalla.
“Stai tranquillo, tesoro mio…” cercò di rassicurarlo, spaventata “Non è nulla, sono qui con te” disse, carezzandogli il capo, come quando era piccolo, accogliendo quello sfogo, quei singhiozzi che provenivano dal corpo di uomo adulto in cui era imprigionato l’animo di un ragazzino spaventato.

Lo accompagnò lentamente al piano superiore, facendolo distendere nel letto suo e di Lucius, come quando era bambino. Lo vegliò dolcemente, rassicurandolo, bagnandogli il capo madido di sudore con dei panni freschi, nel tentativo di placare il suo corpo scosso dai brividi e dai singhiozzi, cercando di ignorare le macchie di sangue che si dilatavano sulla manica sinistra della sua camicia.
Narcissa sapeva bene cosa significava tutto quello. Ci era già passata, l’aveva già visto, più di vent’anni prima, quando al padre di suo figlio era toccata la stessa sorte. Se n’era andata, allora, aveva lasciato Lucius solo con i suoi demoni e il suo tormento, troppo arrabbiata, troppo spaventata all’idea di perderlo. Questa volta, però, sarebbe rimasta lì, accanto a suo figlio. Era ancora arrabbiata, era ancora terrorizzata, ma sapeva che l’unico rimedio a quel marchio era il suo amore.

Attese che Draco si fosse addormentato, dopo avergli somministrato una mistura di Distillato della Pace e Pozione Soporifera, e lo affidò alle cure degli elfi domestici. Si materializzò nella vecchia casa dei suoi genitori ed entrò, senza nemmeno bussare, brandendo la bacchetta. Gli elfi fuggirono impauriti, lasciandola di fronte alla persona che cercava.
“Bene bene…” iniziò Bellatrix, sogghignando “Chi abbiamo qui? La dolce, piccola Narcissa!”
Avanzò rapida verso sua sorella, puntandole la bacchetta in mezzo agli occhi, ricevendo in cambio una risata sgraziata.
“Cosa avete fatto a mio figlio?” chiese, minacciosa.
“Rilassati, Cissy!” le intimò l’altra “Non gli è stato fatto nulla che lui non volesse!” aggiunse, incurante dell’arma che ancora la minacciava.
“Come hai potuto… È solo un ragazzo!” continuò Narcissa, sull’orlo delle lacrime.
“Un ragazzo che ha avuto l’onore di divenire seguace del più grande mago di tutti i tempi!” specificò, pomposa “Dovresti essere onorata!”
“Ma…” cercò di obiettare.
“Non c’è nessun ma, Cissy!” la zittì Bellatrix “È stato portato al suo cospetto e gli è stato chiesto se volesse o meno essere marchiato! Ha risposto di sì, quindi è stata una sua consapevole scelta!”
“Certo, come se avesse avuto scelta!” obiettò, spazientita.
“Osi insinuare che il Signore Oscuro non gli abbia lasciato alternativa?” l’ammonì la sorella maggiore.
“Ovviamente no, Bella. Draco ha potuto scegliere: o il marchio o la morte!” ribaté, ironica.
Bellatrix sorrise, compiaciuta “Come vedi, ha fatto la scelta migliore!”
“Come hai potuto… farmi questo?” biascicò, sconsolata.
La Mangiamorte sorrise, compiaciuta “Ti avevo avvisata, ricordi?” disse, tronfia “Ti avevo detto che, prima o poi, il Signore Oscuro l’avrebbe chiamato al suo cospetto e allora tu avresti dovuto lasciarlo andare!”
Narcissa sbiancò, ricordando il momento in cui sua sorella aveva pronunciato per la prima volta quelle parole.
Era piombata a casa sua che era incinta di pochi mesi, dopo anni di silenzio, umiliazioni e follia, esponendole quella teoria assurda: nel caso in cui il bambino che portava in grembo fosse stato maschio, avrebbe dovuto immolarlo al Signore Oscuro, facendolo crescere secondo il credo dei Mangiamorte e divenendo l’erede spirituale di Lord Voldemort. Ovviamente si era opposta con forza a quell’idea folle, cacciando Bellatrix e rompendo definitivamente i rapporti con lei, ma, prima di uscire dalla sua casa e dalla sua vita, sua sorella le aveva lanciato quell’inquietante monito: prima o dopo suo figlio sarebbe comunque finito nelle grinfie di Voldemort e lei non avrebbe potuto fare nulla per salvarlo.
“È il suo destino, Cissy” aggiunse Bellatrix “Faresti meglio a tenermi da conto, visto che, al momento, sono l’unica che può vegliare sul tuo dolce, indifeso, candido figlioletto!”
Narcissa ritornò in sé, dopo un attimo di smarrimento, avvicinandosi pericolosamente a sua sorella “Fa in modo che non gli accada nulla di male, Bella. O subirai l’umiliazione di essere uccisa dalla tua patetica, inutile, fragile, dolce sorellina!” sciorinò, prima di voltarle le spalle e tornare da suo figlio.


*Dante, Divina Commedia, Inferno


Eccovi il secondo capitolo... Come già detto, alcuni dei fatti riportati si basano su un'altra mia storia, "Come il sole, all'improvviso", e non su fatti descritti nei libri di JKR. Laddove ho fatto delle citazioni, ho cercato di riassumere brevemente gli eventi, in modo da rendere possibile la lettura anche a chi non avesse letto la prima storia.
Non l'ho ancora fatto, lo dico qui. La storia è una mini-long di cinque capitoli e parla degli avvenimenti fra la fine del quinto libro e l'inizio del sesto, ponendo una particolare attenzione al parallelismo fra le vite di lucius e Draco, secondo il punto di vista di Narcissa.
Per questo motivo, ho scelto come titolo del capitolo una citazione dell'Inferno di Dante, come avevo fatto in Come il sole all'Improvviso per il capitolo in cui Lucius viene marchiato.
Spero di essere stata chiara e di avervi invogliato a leggere.
Ringrazio chi ha recensito e/o inserito la storia fra i preferiti/seguiti/ricordati e chi lo farà in futuro.
A presto
BB

   
 
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