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Autore: cyrusfiancee    31/01/2013    14 recensioni
'Ti donerò la vita dovesse essere necessario' Meredith baciò la mano di Justin.
'Non te lo permetto' ormai le lacrime sfuggivano dagli occhi del ragazzo.
'Era una promessa; Ti proteggerò per sempre' e così Meredith entrò in sala operatoria, lasciando in quel freddo edificio da solo il suo unico vero amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                     Tredicesimo Capitolo




Justin e Meredith erano ormai certi di dirigersi all'abitazione, tuttavia riuscirlo a trovare sarebbe stato quasi impossibile; entrambi erano ricercati, in quella limousine c'era quasi sicuramente l'uomo, e uscire dal paese sarebbe stato azzardato.
“Justin, secondo me dovremmo progettare un altro piano..” pensò Meredith, intenta a spazzolarsi i lunghi ricci.
“Hai qualche idea?” il biondo si sistemò il ciuffo.
“Ci sarà un modo con il quale lui prende i bambini dalle famiglie, io ero un caso a parte, ma le famiglie degli altri ragazzi saranno sicuramente d'accordo, perciò dovremmo chiamare e fingere di voler affidargli nostro figlio, lo attiriamo da qualche parte e lo prendiamo di sorpresa” Meredith era quasi presa dall'euforia, quel piano la convinceva sempre di più, si sentiva così fiera di sé.
“Meredith, sei un cazzo di genio” Justin le stampò un bacio sulla fronte congratulandosi del piano.
“Bene, ora ci serve il numero” la bionda si sdraiò quasi totalmente sul sedile, appoggiando i piedi al cruscotto.
“Beh, chiama la scuola, non sai il numero?” propose Justin.
“Adesso il genio sei tu” entusiasta prese il cellulare dalla tasca di Justin, si concentrò sul numero da comporre, corrugando la fronte e mordendosi ripetutamente il labbro inferiore, facendo ridere di gusto il biondo.
“Sei fantastica, dovresti vederti” Justin imitò l'espressione della ragazza, facendo ridere anche lei.
“Ci sono!” urlò dopo qualche secondo lei.
Meredith compose il numero, portò il cellulare all'orecchio e aspettò la risposta.
“Pronto?” dall'altra parte rispose la segretaria.
“Salve” Meredith cercò di rendere la sua voce più profonda, così da sembrare più adulta.
“Mi dica” la donna dall'altra parte iniziò ad armeggiare con la penna.
“Vorrei parlare con Manuel Dath, per.. beh, sa cosa..” spiegò la ragazza.
“Il signor Dath al momento non è in città, le lascio un recapito telefonico?” chiese la donna.
“Oh grazie, aspetti che prendo carta e penna. - Meredith appoggiò il telefono sulle gambe, aprì il cruscotto e prese carta e penna – Vada pure”.
“Allora... 114008986” dettò la donna.
“Grazie mille, arrivederci” la bionda non aspettò neanche la risposta della donna, che chiuse la chiamata e compose il numero del padre.
Aspettò qualche squillo del telefono, con l'ansia che cresceva dentro di sé, fin quando l'uomo non rispose.
“Salve” una voce roca parlò.
“Oh, buongiorno” Meredith era totalmente nel panico, ma doveva mantenere la calma.
“Chi parla?” l'uomo tossì.
“Oh, sono la signora.. mmh.. la signora Veronica Rambati” la bionda pregò di essere abbastanza convincente.
“Mi dica”.
“Beh, direi di passare al dunque, ho una figlia di appena due anni, purtroppo io e mio marito non siamo in grado di darle niente, sono così dedita alla sua ricerca, che preferisco viva per qualcosa che ritrovarsi poi da grande con niente.. Vorrei.. ecco.. incontrarla, per parlare.. sì, per parlare” ad ogni parola il torace di Meredith si alzava ed abbassava in modo ritmato, l'ansia la faceva sudare e tremare come una foglia.
“Lei dove si trova?” chiese l'uomo.
“Emmh.. in questo momento sono a New York” incrociò le dita che anche questa il padre se la potesse bere.
“Io sono ad Atlanta, di solito non sono mai gentile, ma sento che lei ha problemi di famiglia, se le pagassi l'hotel? Lei si potrebbe pagare l'aereo. Senta, le prenoto l'albergo da stasera, e ci incontriamo tra due giorni al ristorante dell'hotel alle ore 20.00 per parlare meglio, ora mi scusi ma devo scappare... Per messaggio le invierò la via, arrivederci” il padre attaccò il telefono.
Meredith fece un sospiro di sollievo, eliminando mille preoccupazioni dalla testa, per almeno un minuto.
“Com'è andata?” chiese Justin curioso.
“Tutto bene, adesso aspettiamo un suo messaggio, ci sta prenotando una camera già da stanotte e tra due giorni verrà a parlare” spiegò lei.
“Beh, è andata bene” sorrise lui.
“Ora arriva il peggio”.
“Meredith rilassati, ce la faremo, te lo prometto”
Justin prese le mani della ragazza, le portò vicino alla bocca lasciandogli flebili baci, poi dopo uno scambio di sguardi, si fiondò, dopo ben due giorni, sulle sue labbra, Meredith schiuse le sue e fece entrare la lingua del ragazzo, mentre lei era intenta a mordergli il labbro inferiore, spostandosi poi sul collo, ed iniziando a mordere anche esso.
Dopo giorni tutto sembrava essere più facile, bastava solo quel bacio, che fu interrotto bruscamente dal messaggio del Signor Dath;

“Readly street numero 20, la camera è prenotata a nome Dath”


Justin mise in moto la macchina e a massima velocità si fiondarono in hotel.


Venti minuti dopo si ritrovarono in una suite di un lussuoso hotel, sulla più famosa via di Atlanta, stupefatti di ciò.
“Justin” urlò la ragazza.
“Dimmi” Justin corse nella stanza da dove urlava la bionda.
“Guarda” Meredith accese la luce, ed entrambi rimasero estasiati a fissare la piscina al chiuso, illuminata solo da qualche flebile luce qua e là.
“Ho un'idea”.
La bionda si tolse gli indumenti di dosso e totalmente nuda si gettò dentro.
“Che stai facendo?” Justin sembrava quasi imbarazzato.
“Vai di là a prendere la chitarra” fece lei.
Il ragazzo uscì dalla camera, mentre Meredith iniziò ad accendere le candele attorno alla piscina, chiuse le finestre, e aspettò il ritorno di Justin.
“Ma che cazz?” Justin trovò la sua ragazza sul bordo della piscina, con solo le gambe dentro l'acqua, per il resto fuori e completamente nuda.
“Vieni qui” Meredith lo invitò vicino a lei con una voce provocante.
“Tu sei pazza” rise lui, avvicinandosi alla bionda.
La ragazza entrò in acqua, mettendosi con le braccia incrociate sulle gambe di Justin, anche lui ormai nudo, mentre lo fissava dal basso.
“Ora suonami qualcosa” gli sussurrò lei, iniziando a lasciargli una scia di baci su tutta la coscia, provocando in lui un flebile tremolio.
“Ok” sorrise lui, iniziando a suonare la chitarra e intonando qualche nota, mentre la ragazza iniziava a passare dalle cosce, al torace, per poi fuoriuscire dall'acqua, posizionarsi dietro di lui e massaggiandogli le spalle, continuando a baciargli l'incavo del collo.
“Tu mi farai morire” fece lui smettendo di suonare.
“Oh, no, continua a suonare Justin, eri fottutamente sexy” sorrise lei.
“Non se ne parla Meredith”.
Justin si girò verso di lei, e cominciò a torturargli il labbro inferiore, intanto che lei continuava ad accarezzare lentamente i suoi addominali.
“Justin sei perfetto” sussurrò lei al suo orecchio.
“Ssssh, non parlare”, ed ecco che le baciò di nuovo le labbra.
Entrambi sul bordo, lui seduto e lei su di lui, intenti a baciarsi, mentre lei le accarezzava la schiena e lui con le mani salde sul sedere.
“Vieni con me” fece lei, alzandosi ed iniziando a correre per la piscina.
“Dove stai andando?”.
Ridevano.
Ridevano come due amanti.

Ridevano come due innamorati.
Come due bambini.
Come due persone felici.
Lentamente lei si infilò in acqua, fermandosi al terzo scalino, lui la seguì, e di nuovo presero a baciarsi, poi lui la prese per i fianchi, portandola in braccio, sempre più dove l'acqua diventava più alta, l'appoggio con la schiena sul bordo, e baciandole il collo, per poi scendere tra l'incavo del seno, entrò dentro di lei, facendola sussultare.
Movimenti lenti diventarono sempre più veloci e concisi, ritmicamente lui spingeva e lei sussurrava il suo nome all'orecchio, mentre lasciava brevi succhiotti sul tutto il collo del biondo, che continuava a sussultare ogni volta che la bionda lo sfiorava.
“Continua Justin” urlava lei poi, quando i suoi movimenti diventavano lenti e imprecisi.
“Baciami” sussurrava lui al suo orecchio, ogni qualvolta che la ragazza smetteva.
E sembrava che si fossero fusi.
Una fusione di corpi tale quanto la fusione del loro amore.
“Justin vorrei che questo durasse per sempre”.
L'orgasmo per entrambi era sempre più vicino, eppure nessuno lo voleva, nessuno lo desiderava, era già perfetto tutto così, il piacere totale non serviva.
Justin continuò ad entrare sempre più dentro di lei, e lei gli faceva sempre più spazio, poi il biondo passò a torturarle l'incavo del seno, mentre lei quasi aggrappata, con le unghie, alla sua schiena, urlava il suo nome.
“Ti amo Justin” disse lei, esausta, quando arrivò all'orgasmo.
“Ti amo Meredith” sussurrò lui, quando il piacere ebbe il sopravvento anche su di lui.





















 

Spazio Autrice

Hola guuuuyz, lo so mi odiate, tipo che non aggiorno da circa un mese ahaha, però va beh dai.
A parte che non sapevo cosa scrivere perché voglio allungare un po' la storia però capitemi, come faccio, cioè sono in crisi ahaha, comunque sia questo capitolo è un po'
RED, quindi spero vi piaccia e se non gradite attaccatevi a stogaaa ahahaha.
So che nessuno legge gli spazi autore però voglio proporvi l'altra mia storiella che ho iniziato da poco, tadddaaaan; 

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1483601&i=1

vi amuzzo e a presto.
sbii

  
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