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Autore: Sally_230710    31/01/2013    0 recensioni
La speranza è un essere piumato
che si posa sull'anima,
canta melodie senza parole e non finisce mai.
La brezza ne diffonde l'armonia,
e solo una tempesta violentissima
potrebbe sconcertare l'uccellino
che ha consolato tanti.
L'ho ascoltato nella terra più fredda
e sui più strani mari.
Eppure neanche nella necessità
ha chiesto mai una briciola, a me.
(Emily Dickinson)
Questa poesia descrive la mia storia. Sono Savannah e non sono una brava ragazza.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
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#FLASHBACK


Una settimana dopo l’incidente con il tizio ficcanaso le cose erano tornate normali.
A scuola c’ero andata tutta la settimana e mi ero anche messa d’impegno per non rispondere male ai prof.
Un giorno, durante la ricreazione, ero rientrata prima dal giardino interno dopo aver fumato una sigaretta.
Vidi uscire dalla mia classe Enrico, con aria soddisfatta. Sul momento non mi preoccupai affatto della sua presenza.
Due ore dopo entrò la Preside in classe chiedendo a tutti noi di svuotare gli zaini e poggiare il contenuto sui banchi: “E’ solo un controllo formale” disse.
Io, sapendo di non aver nulla da nascondere, presi lo zaino e lo rovesciai sul banco.
Fra i libri e tutte le cose sparpagliate, emerse un pacchettino di carta stagnola.
Alla Preside non passò affatto inosservato, così si avvicinò a me, lo prese e lo aprì, rivelando il suo contenuto: Marijuana.
Sul momento ero al quanto sorpresa, ma non per il fatto che quel pacchetto si trovasse nel mio zaino, ma per il contenuto, per il fatto di essere stata così ingenua.
Ecco perché Enrico si trovava nella mia classe a ricreazione, sicuramente quella era stata la sua piccola vendetta per l’accaduto della settimana prima.
Mi sorprese il fatto che avesse calcolato tutto alla perfezione: l’erba in totale era un grammo, ne più ne meno, in poche parole:
“L’uso di queste sostanze a scuola, signorina Everdeen, è assolutamente proibito, non mi interessa l’uso che ne fa fuori dall’edificio, la salute è sua e decide lei, ma qua dentro…qua dentro è qualcosa di assolutamente VIETATO!” urlò la Preside.
“Tuttavia la quantità è stata pesata ed è un grammo, ovvero la quantità massima legale per uso personale qui in Italia. Quindi non verrà arrestata. Secondo me se lei si impegnasse di più e lasciasse perdere queste cavolate sarebbe una promessa scolastica. Non ho intenzione perciò di rovinare la sua fedina penale e nemmeno quella scolastica appunto. Non farò denuncia, ma la sospenderò per due settimane. E mi ringrazi, fosse stato qualcun altro, non avrebbe avuto la mia stessa clemenza”. Detto ciò mi fece uscire dallo studio e fece successivamente entrare mio fratello a cui spiegò l’accaduto.
Probabilmente in quel momento nessuna scusa avrebbe tenuto, quindi ero propensa a raccontargli la verità, la dura verità sulla mia vita al di fuori delle mura casalinghe. 

“Non so che dire Savannah, ammettere che mi hai deluso profondamente sarebbe rivelare solo una misera parte di ciò che provo ora nei tuoi confronti”. 
Eravamo arrivati a casa, ormai, e sapevo che comunque prima o poi mi avrebbe sgamata, infatti ero rimasta impassibile. Ovviamente mi dispiaceva averlo deluso, però ormai mi ero rassegnata al fatto che prima o poi sarebbe successo se non avessi eliminato la mia dipendenza, tra l’altro quasi impossibile da sradicare senza l’aiuto di qualcuno e anche in quel caso avrei dovuto dirlo a mio fratello.
“Sarà inutile che ti dica che quella roba non era mia…” affermai poi decisa a raccontargli tutta la verità.
“Beh, che dire! Non hai provato minimamente a difenderti prima di adesso e quindi perché non dovrebbe essere vero? Anzi, hai anche detto alla Preside che la roba era tua! “ esclamò.
“Sai perché non ho tentato di difendermi? Perché dire che mi avevano incastrata avrebbe portato ad andare fino in fondo alla verità! E sarebbe stato peggio Jonathan! E sai perché? Perché la verità è che io non faccio uso di Marijuana, ma di qualcosa che è ancora più forte, illegale e pericoloso!” svuotai il sacco, tanto ormai non avevo più nulla da perdere.
Mio fratello rimase sul momento spiazzato, chissà che tipo di difesa si sarebbe aspettato. Probabilmente di tutto, tranne questo.
“Che…che droghe usi?” mi chiese balbettando.
Feci per aprire bocca, ma lui mi interruppe scuotendo la testa e agitando le mani:
“No, non lo voglio sapere! Non è a me che darai tutte le spiegazioni nei minimi particolari”.
“Cosa intendi?” chiesi confusa.
“Intendo che lo spiegherai a mamma e papà, quando fra tre giorni sarai da loro. A Londra. Mi dispiace Savannah, ma io non riesco più a controllarti”.




#PRESENTE



“Beh…ecco…lui”.
“Dottore la prego!” lo supplico ancora.
“E’ vivo, ma…” non lo lascio continuare perché cerco di tirarmi su a sedere e poi lo abbraccio. Non mi interessano ne i se ne i ma, basta che lui sia vivo. Poi il resto lo affronteremo insieme, come sempre.
“Savannah, è vivo ma…ma non sappiamo se si risveglierà dal coma e nel caso in cui ciò accadesse non sappiamo che danni celebrali potrà riportare”.
Questo però è un colpo basso, fino a prima pensavo che sarebbe andato tutto bene, che ormai fosse fuori pericolo, invece è ancora in coma e forse ci resterà tutta la vita.
Scoppio a piangere, non riesco a spiegarmi perché, perché proprio adesso che andava tutto bene è successo questo!
Ha riscontrato i danni più gravi solo per salvarmi. A questo punto potevo morire solo io, tanto non sarebbe importato a nessuno tranne a Jonnhy forse e forse un po’ anche ai miei genitori, forse a loro sarebbe rimasta solo un po’ di amarezza, ma l’avrebbero colmata col lavoro che li rende più orgogliosi della loro stessa figlia.
Lui invece ha le fans, chissà come si sentiranno poverine, sicuramente penseranno che sia stata tutta colpa mia. In effetti è così. Si, è tutta colpa mia! Non avrebbe dovuto mettere da parte il concerto con i ragazzi per venire a vedere la mia partita. Se fossi stata meno egoista ora sarebbe ancora con i suoi amici e le fans, invece di ritrovarsi a metà fra la vita e la luce della morte. Un sorriso amaro compare sul mio viso: ho davvero paragonato la morte alla luce? Già, l’ho fatto, ma forse è proprio così, più che altro a me è apparsa così. E forse se lui è ancora nel buio a vagare, forse c’è la possibilità che torni indietro da me e dalle persone che lo amano. Ora sono io che mi devo prendere cura di lui, proprio come lui ha sempre fatto con me.
“Dottore , voglio vederlo, la prego!” dico implorante al medico.
“Si certo, aspetta qui però” dice e poi svanisce lasciandomi da sola in quella bianca stanza d’ospedale, che a me pare grigia e nera, perché piena della mia tristezza e del mio senso di colpa. Ma in mezzo a questo buio riesco a scorgere ancora un barlume di luce che non si è spento: la MIA speranza.




Perfavore recensite! Anche se non vi piace Please!!!! <3


xx - S <3
  
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