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Autore: Hysterie Poulain    31/01/2013    0 recensioni
La meravigliosa saga di J.K. Rowling è scritta prendendo in considerazione solo (per ovvi motivi) il punto di vista narrativo di Harry Potter. Ma cosa succederebbe se il punto di vista cambiasse? Se a raccontare la storia fosse qualcuno - non il diretto interessato - che ha visto tutto da vicino? E se a raccontare la storia fosse proprio la sua migliore amica Hermione Granger? Questo è quello che ne uscirebbe secondo me: Ricci, furbizia e tanti libri..
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gabrielle Delacour | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Vicktor/Hermione
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Quel giorno mi alzai come se fosse un giorno qualunque. Non avevo idea che la mia vita sarebbe cambiata da un momento all’altro.
Era una calda mattina di agosto, una brezza fresca mi accarezzava lieve il viso e i raggi del sole picchiettavano sulla mia finestra aperta. La mia stanza era ricoperta di libretti informativi di varie scuole di Londra con le rispettive informazioni su insegnamenti e rette scolastiche: a settembre avrei iniziato le scuole superiori e non avevo ancora capito quale fosse il posto adatto per me: non ero certa di cosa avrei voluto fare nella vita, sapevo solo che probabilmente avrebbe avuto a che fare con i libri.

Scesi a fare colazione verso le dieci del mattino, decisa a godermi i miei ultimi giorni di vacanza in assoluto riposo. Entrai in cucina con un sorriso e diedi il buon giorno ai miei genitori, sedendomi tranquillamente al mio posto. Avevo appena addentato il mio muffin ai mirtilli quando capii che c’era qualcosa di strano nei miei genitori: se ne stavano immobili e in silenzio, scambiandosi sguardi sorpresi e fissando un enorme gufo grigio, tutto spelacchiato, che se ne stava appollaiato sulla nostra veranda, in pieno giorno, picchiettando di tanto in tanto sulla finestra.
“Ma.. i gufi non sono animali notturni?” domandai curiosa a mia madre, che però sembrava troppo sorpresa per darmi ascolto.
“Abbiamo cercato di scacciarlo ma non si muove da li.. “ Disse mio padre stranito, mentre gli occhi curiosi gli brillavano, probabilmente già deciso ad usare il gufo come prova che l’inquinamento della città scombussolasse il mondo animale.
 “Forse.. forse vuole entrare..” dissi incerta e con un lieve timore andai ad aprire la finestra.

Mi aspettavo che il Gufo facesse qualcosa, magari che volasse via spaventato o entrasse come una furia in casa mia; eppure quello mi concesse solo un leggero stridio, che sembrava quasi volesse dire “Finalmente ti sei decisa!” Che poi non ero nemmeno sicura che un gufo fosse in grado di pensarla una cosa del genere.
Allungai la mano leggermente intimorita e il gufo grigio per tutta risposta fece cadere dalla zampa una piccola lettera che prima non avevo notato.
Era una busta spessa e pesante, di pergamena giallastra chiusa da un sigillo di ceralacca color porpora con uno stemma araldico: un Leone, un Tasso, un Serpente, Un corvo e al centro una grande H.
L’indirizzo e il mittente, scritti a mano da una grafia elegante e raffinata, erano scritti con un inchiostro verde smeraldo; la lettera era indirizzata a me.
Mi rigirai la lettera tra le mani, senza capire bene cosa fare, e tornai a sedermi con aria perplessa al mio posto a tavola mentre il grosso gufo grigio volava via nel cielo luminoso di Londra.
Guardai prima mio padre e poi mia madre, che a loro volta guardavano me, incapaci di sorridere e di capire chi potesse essere in grado di addestrare un gufo a portare la posta, tantomeno di giorno. E comunque chiunque fosse certamente non poteva avere nulla a che fare con la loro bambina! Non sapevano ancora quanto si sbagliavano.
Senza ulteriore indugio aprii la lettera, dalla quale estrassi due pergamene scritte con la stessa elegante grafia ma questa volta con inchiostro nero. Ricordo ancora esattamente cosa era scritto sulla prima pergamena: la guardai stranita e poi, dopo qualche minuto, la lessi ad alta voce.
 
 
 
 

SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS
Direttore: Albus Silente
(Ordine di Merlino, Prima Classe, Grande Esorcista,

Stregone Capo,Supremo Pezzo Grosso, Conf. Internaz. dei Maghi)
Cara Mrs Granger,
   siamo lieti di informarla che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Allegato alla lettera troverà l’elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
  I corsi avranno inizio il primo settembre. Aspettiamo una risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.

Con ossequi
Minerva McGranitt
Vicedirettrice.
 

Lessi e rilessi quella lettera almeno sei volte, incapace di credere ad una sola parola eppure invasa da una folle e irrazionale gioia.
Non riuscivo a crederci.. insomma: la magia? Nessuno credeva all’esistenza della magia da secoli! Era assurdo, folle.. quasi come il mio piccolo dialogo interiore che non avevo il coraggio di esprimere ad alta voce.

Io, una strega? Assurdo..
E se fosse vero?
Non può essere.. Insomma.. una scuola di Magia.. come può esistere davvero? No.. dev’essere uno scherzo..
E se invece non fosse un semplice scherzo? E se tutte quelle cose strane che ti capitano intorno succedessero per una ragione? E se fosse questa la ragione? Tutta torna no? Potresti esserlo davvero..
No, non ci credo.. io.. non ci posso credere.. deve essere uno scherzo, per forza.


Guardai  i miei genitori e sorrisi impacciata, fingendo di non essere minimamente turbata dalla cosa. “Mamma, Papà.” Dissi tranquilla “Sicuramente è uno dei tanti scherzi dei miei vecchi compagni di scuola.. Sai.. per augurarmi una buona estate o qualcosa del genere..”
I mie genitori si rilassarono un attimo eppure colsi qualcosa di vago nelle loro espressioni.. forse anche loro come me avevano pensato a tutti gli incidenti che avevo inconsapevolmente causato e anche loro avevano calcolato la remota possibilità che quella lettera dicesse il vero.
Tuttavia fu più facile per tutti ignorare semplicemente la cosa, pensare che fosse uno scherzo di dubbio gusto e tornare alla vita come se niente fosse, ignorando le domande che di tanto in tanto punzecchiavano le nostre menti.

Il mistero della lettera però non era destinato a rimanere irrisolto a lungo; la soluzione a questi dubbi infatti arrivò verso le tre di quello pomeriggio, quando il pensiero della lettera e del gufo spennacchiato era ormai del tutto sfumato, disperdendosi così com’era arrivato
.
Io e mia madre tentavamo di lavorare con i ferri per fabbricare sciarpe e cappelli, anche se i miei sembravano solo pezzi di stoffa informi dai colori più strani.
Mio padre invece era seduto sulla sua poltrona di pelle vicino alla finestra, leggendo il giornale locale.
Il campanello trillò e mi alzai stupita per andare ad aprire. I miei genitori mi seguirono con lo sguardo: non aspettavamo alcuna visita quel giorno.
“Buon Gio..”
Rimasi a bocca aperta, incapace di spiccicare parola.
A suonare il campanello era stato uno strano uomo che avrà avuto non più di cinquant’anni;  fortemente panciuto, basso e tondo, dai folti capelli grigi e due folti baffi neri, indossava un lungo mantello di un viola prugna acceso e un vecchio cappello a punta grigio topo, che sembrava appartenere al secolo scorso.

L’uomo sorrise gentilmente chiedendo di entrare e io non potei far altro che spostarmi dall’ingresso e invitarlo in soggiorno, non meno sbalordita di prima.
Prima che i miei genitori potessero dire qualcosa lo strano signore fece un piccolo inchino e si presentò educatamente. “Buon pomeriggio – disse la sua voce calda e rassicurante –  Voi dovreste essere i Signori Granger suppongo.. io sono Mathias Smithers e lavoro per l’ufficio della cooperazione magica con i babbani per conto del Ministero della magia.”
Mio padre lo guardò sbalordito, invitandolo a sedere “lei lavora.. per cosa?”
“Ministero della magia, Mr Granger!” rispose lui con un sorrisetto “Ora vi spiegherò tutto. Il mio compito, signori miei, è quello di informare i giovani maghi e streghe nati babbani e le loro famiglie come funziona. A quanto mi è stato detto la signorina è appena stata ammessa ad Hogwarts..”
Io feci si con la testa, incapace di emettere alcun suono. Non riuscivo a pensare a nulla se non che quello scherzo stava iniziando a esagerare. Volevo dire qualcosa ma l’uomo riattaccò subito a parlare come un attore che recitava a memoria le sue battute.

“Hogwarts.. La migliore scuola di Magia del mondo! Ve lo garantisco! Che poi Silente, il preside, grand’uomo quello..  comunque, andiamo per gradi! Signorina Granger sono lieto di comunicarle, come avrà già capito, che lei è una strega!”
L’uomo tacque ed io lo guardai con una strana smorfia e scossi la testa “Senta.. non so perché è venuto qui a dirmi tutte queste cose.. Si è uno scherzo bello, ma penso stia esagerando.. cos’è è una candicamera? Ci sono microfoni e telecamere nascoste?”
L’uomo scoppiò a ridere, quasi come se si aspettasse esattamente una reazione del genere. Io lo guardai male, sentendomi presa in giro e offesa,  e chiusi la bocca restando in silenzio, aspettando una spiegazione.

“Non è la prima a domandarmi la stessa cosa, sa? Voi nati babbani non volete proprio crederci, alla magia..”
“Babbani?” domandai stupita “Cosa intende?” L’uomo sorrise ed estrasse una piccolo e flessuoso bastoncino di legno ben intagliato e riprese a parlare.
“Persone che non possiedono il dono della magia.. come i tuoi genitori per esempio, fino a qualche minuto fa ignari che esistesse il mondo magico a due passi fuori di casa. Ora vi spiegherò tutto, vi prego solo di non interrompermi.”
I miei genitori annuirono, leggermente intimoriti, forse dal suo parlare sicuro o dal suo abbigliamento bizzarro, ma più tranquilli di quanto qualsiasi altro essere umano sarebbe stato in un momento simile.

Con il senno di poi sospetto che ci sia stato lo zampino di qualche incantesimo anche in quel caso.
L’uomo guardò per un attimo me ed i miei genitori e poi, senza scomporsi, agitò la bacchetta sussurrando qualcosa di incomprensibile. In quel momento il piccolo sgabello accanto alla poltrona di mio padre si trasformò in un vaporoso e rumoroso barboncino lasciando me ed i miei genitori a bocca aperta.
Con un altro tocco di bacchetta il cane tornò ad essere il solito sgabello di legno lasciandosi dietro solo qualche pelucchio bianco.
“Questa signori – disse guardando le nostre facce incredule – è la prova che dimostra che esiste la magia. Io sono un mago, così come vostra figlia. Sicuramente vi sarà capitato di notare che accadono cose strane quando la piccola è molto triste o arrabbiata.. questo perché la magia che è in lei è uscita fuori ma non sa ancora controllarla. Per farlo dovrà frequentare una scuola dove le insegneranno tutto quello che le serve per diventare una Strega coi fiocchi! Hogwarts appunto!”
L’uomo parlò per quasi un ora ininterrottamente, spiegandomi cosa fosse il ministero della magia, dandomi qualche accenno delle loro leggi (a quanto pare ai maghi minorenni non era concesso fare magie fuori dalla scuola) e le informazioni più importanti sulla scuola.
Io me ne stavo seduta, ascoltando avidamente tutte le informazioni possibili, mentre il mio cuore batteva forte. Era strano come mi fosse bastata una piccola e semplice magia per togliermi ogni dubbio. Sentivo che le parole di quello strano uomo erano vere e che, per una volta, in me non c’era proprio niente di sbagliato.

Quando finalmente l’uomo tacque i miei genitori sorrisero e sospirarono, abbracciandomi forte.
“In qualche modo lo sapevamo – disse mia madre, malinconica – lo sapevamo che la nostra piccola è speciale.. ora sappiamo in che modo! Siamo lieti di acconsentire alla sua iscrizione.. solo.. non abbiamo idea di come comunicarlo.. sulla lettera c’è scritto di inviare la risposta via gufo ma.. noi non abbiamo un gufo..”
L’uomo sorrise rassicurante e affermò che se ne sarebbe occupato lui, e che non dovevano preoccuparsi di nulla. Si alzò e salutò cordialmente i miei genitori, avviandosi verso la porta.
“Aspetti!” dissi, un attimo prima che se ne fosse andato, ricordandomi di una delle mille domande che avrei voluto fargli “Come.. come faccio a procurarmi il materiale scolastico? Insomma.. Ci sono negozi a Londra che vendono queste cose?”
Il signor Smithers si diede una pacca sul cappello, come se se fosse ricordato una cosa importantissima improvvisamente.
“Ma certo, gli acquisti! Che stupido, me n’ero completamente dimenticato! Non si preoccupi signorina: un altro dei miei compiti è quello di accompagnarla a fare acquisti. Non troverete nulla di utile a Londra.. mi aspetti pure davanti al Museo delle cere alle undici del mattino il dodicesimo giorno del prossimo mese!”

Con questa frase il mago uscì di casa, salutando con un cenno i miei genitori e chiudendosi la porta. Qualche secondo dopo sentimmo un rumore strano e, quando guardammo fuori alla finestra, il mago non c’era più.

   
 
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