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Autore: Meggie    22/08/2007    9 recensioni
“Il mondo finì quel giorno, lasciando me soltanto. Guardai verso il cielo nuvoloso e vidi che il colore era svanito. Mi sto ancora chiedendo cosa sia successo al sole che avrebbe dovuto splendere lassù…” (da “Stigmas” di Kazuya Minekura).
Ginny. Draco. Mangiamorte per scelta. Ron. Harry. Hermione. Auror per abilità. E ombre che nella notte si muovono veloci… e uccidono… uccidono… - Dedicata a Sunny!!
Genere: Romantico, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Luna Lovegood | Coppie: Draco/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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GLI ELETTI – Nati per uccidere

GLI ELETTI – Nati per uccidere

 

'Cause nothin' lasts forever [Perchè niente dura per sempre]
Even cold November rain
[nemmeno la fredda pioggia di Novembre]

(November rain – Guns ‘nd Roses)


Capitolo 29:  La forza

 

C’era qualcosa che urlava nella sua testa. Era la pessima sensazione che qualcosa stesse per accadere.

 

No. Qualcosa non era la definizione più appropriata.

 

Era un pessimo presagio. O forse di più. Era quasi una certezza. Era come avere una ghigliottina sopra la testa, pronta a scattare. Sentiva già il freddo tagliente della lama. La poteva sentire vibrare sopra il collo. La sentiva. Era lì.

 

Ne era sicura.

 

Dannato sesto senso…

 

Il cielo grigio, carico di pioggia, non faceva che aumentare le sue brutte sensazioni.

 

Sospirò.

 

Ginny sperò ardentemente di sbagliarsi. Ma aveva la netta sensazione che qualcosa stesse per accadere.

 

E di qualsiasi cosa si trattasse, aveva la certezza che non le sarebbe piaciuta.

 

******

Non poteva essere come tutte le altre?

 

No. Era quello il problema. Lei era proprio totalmente diversa. Non aveva nulla in comune con le altre. Nulla.

 

Perché più la voleva più doveva rimanerle lontano. Lei era il male. Lei era tutto ciò che voleva, e tutto ciò che l’avrebbe distrutto.

 

Doveva sparire. Dalla sua vita. Dal castello. Dal mondo, se necessario.

 

Se non fosse mai esistita non avrebbe mai dovuto affrontare tutto quello.

 

Desiderava ardentemente che lei scomparisse dalla faccia della terra, esattamente come era arrivata. Nessuno l’aspettava. Nessuno la voleva. Perché, quindi, ora si trovava lì a scombussolargli una vita assolutamente perfetta?

 

Lui non aveva bisogno di niente.

 

Lui non voleva niente. Se non vivere la sua vita secondo le sue regole.

 

Scopare, divertirsi e tanti saluti.

 

Lei non era nei piani. Lei non doveva proprio rientrarci nei piani. E invece l’aveva attirato con i suoi sguardi languidi e i suoi capelli lunghi. Con quel suo corpo sinuoso, fatto solo per essere baciato, accarezzato e plasmato dalle sue mani. Con quella sua voce bassa, vellutata, sensuale senza saperlo. Tutto di lei era stato creato su misura per attirarlo in una morsa senza via di scampo.

 

Perché?

 

Perché doveva essere così bella e così impossibile?

 

Era come una rosa. Era l’essenza più profonda della rosa. Il più perfetto dei fiori. Ma non bisogna mai avvicinarsi troppo. Le sue spine pungono tutti, indistintamente, se non si fa attenzione. Bisogna osservarla da lontano, mentre cresce, e poi sboccia, trasformandosi in qualcosa di unico nel suo genere.

 

Di rose ce n’erano centinaia nel mondo.

 

Perché a lui era capitata lei?

 

Perché?

 

Perché Veronika?

 

 

******

Le onde si infrangevano senza sosta lungo le rocce della scogliera. Rodolphus osservava il mare in tempesta da una delle torri del castello di Skull Castle. Vedeva il mare ingrossarsi per poi schiantarsi con fragore sulle rocce.

 

Un rumore di passi lo fece voltare. Si ritrovò a fissare gli occhi scuri di Pansy, ricoperta da una pesante tunica di velluto verde. Sembrava perfettamente a suo agio in quel posto.

 

Senza dire una parola gli porse un biglietto accuratamente ripiegato e sigillato.

 

Rodolphus lo prese e lo lesse. Poche righe per riferirgli ciò che già si aspettava.

 

Sorrise leggermente alla ragazza, ancora in piedi davanti a lui. “Dì agli altri di prepararsi. Domani si parte…”

 

Pansy aggrottò le sopraciglia. “Come mai?”

 

Rodolphus non trattenne una risata compiaciuta. “Pare che tra due giorni Londra sarà invasa dai fuochi d’artificio…”

 

 

******

 

La pioggia gli appiccicava tutti i capelli al volto. Gli davano un fastidio tremendo, ma non aveva voglia di scostarli. Lasciò che la fastidiosa sensazione dei capelli attaccati al viso e delle gocce di pioggia rimanesse radicato in lui.

 

Nonostante l’impermeabile e le scarpe pesanti, era completamente bagnato. Era stata una pessima idea dimenticare l’ombrello quella mattina, quando già le nuvole cariche di pioggia si affacciavano con prepotenza all’orizzonte.

 

Il rumore dei passi sul terriccio bagnato lo riportò alla realtà. Si guardò intorno, come per accertarsi di non aver sbagliato, e proseguì a camminare. Svoltò a destra quando si ritrovò davanti ad un albero.

 

Sciaff, sciaff

 

Un tempo la pioggia gli piaceva. Si ricordava di quando lui e suo fratello correvano per i prati mentre la mamma gridava loro di tornare indietro –sentiva ancora la sua voce gridare Dave! Jordan!-, che poi si sarebbero ammalati. In effetti aveva ragione. Si ricordava anche la febbre a quaranta e il pessimo sapore delle medicine… ma anche di suo fratello che sgusciava nella sua camera, senza far rumore, e si metteva a giocare con lui… e la mamma, che quando lo scopriva, si arrabbiava ancora di più.

 

Un tempo gli piaceva la pioggia.

 

Non era solo una questione del giocare. Gli piaceva la sensazione dei vestiti attaccati al corpo… quella sensazione di libertà e gioia che solo un bambino può provare. Gli piaceva togliere le scarpe, insieme a suo fratello, e poi correre sull’erba. Arrivare fino alla staccionata e poi fare a gara per chi tornava indietro prima, stando attento di non scivolare… stando attendo che anche suo fratello non si facesse male. Perchè in fondo, la sindrome da fratello maggiore non lo abbandonava mai.

 

Ora la pioggia non gli piaceva più.

 

La pioggia gli ricordava quel giorno. E non c’era niente di felice. Niente di allegro. Nulla per cui valesse la pena spendere un sorriso. Anzi.

 

Non c’era più nulla al mondo e basta. Il mondo faceva schifo, tanti saluti al resto.

 

La vita faceva schifo. Tutto era solo una grande, inutile e schifosissima merda.

 

Smise di camminare quando si ritrovò davanti alla tomba bianca che tanto conosceva. Sfilò la bacchetta dai pantaloni, mormorò sottovoce un incantesimo e subito i fiori appassiti e bagnati posti nel vaso davanti a lui, vennero sostituiti con altri, completamente in fiore.

 

Gigli bianchi.

 

A suo fratello piacevano quei fiori. Lui, invece, li aveva sempre considerati un qualcosa da donne.

 

Si chinò, fino a trovarsi di fronte due paia di occhi identici ai suoi. Sfiorò con un dito la foto, scostando alcune gocce di pioggia, nel tentativo inutile di preservarla dal maltempo.

 

“Sei il fratello migliore del mondo…”

 

David sorrise, al ricordo di quelle parole. “Non è vero… eri tu il migliore…”

 

A volte vorrei tornare a quando avevo dieci anni e potevamo correre nel prato dietro casa fino alla staccionata… e cadere, sbucciarci le ginocchia e poi rialzarci, perché era bello anche così…

 

Si rialzò, cercando di scostarsi qualche ciocca dal viso.

 

“Ti voglio bene Jordan…”

 

Anch’io, Dave

 

David sorrise. In qualunque parte del mondo o dell’universo si trovasse suo fratello, era sicuro che lo stesse guardando. E questo gli bastò per girarsi e ripercorrere il vialetto. Gli bastò per scacciare i cattivi pensieri e rimettersi a camminare verso casa.

 

Prima o poi tutto sarebbe finito. E, ne era convinto, Jordan lo sapeva…

 

******

 

La vide assorta. Con il capo chino. Seduta su una panchina di pietra. Intenta a pensare. Poteva percepire la sua agitazione e la sua tristezza propagarsi tutto intorno alla sua esile figura. Quanto dolore doveva portare dentro di sé quella ragazza per riuscire a sprigionare tutto quello.

 

Ginny si domandò se quell’energia che percepiva era causata dalla magia.

 

Infondo siamo sempre maghi. Che lo vogliamo o no…

 

Ginny sospirò. Aveva già troppi pensieri. Ma forse era colpa di quel suo animo sempre pronto ad ascoltare. Forse era perché proprio non sapeva agire diversamente.

 

A volte vorrei essere completamente diversa da come sono… sarebbe più facile…

 

Le si avvicinò piano. Camminando leggera sull’erba, per non disturbarla. Lo scroscio dell’acqua era l’unico rumore percepibile. Ma nell’aria c’era altro.

 

“Posso aiutarti?”

 

Vika sollevò lo sguardo e incontrò gli occhi scuri di Ginny. Sul suo volto comparve un’espressione sorpresa. Probabilmente non l’aveva affatto sentita arrivare.

 

La ragazza parve riscuotersi quando Ginny si sedette accanto a lei. Talmente vicino da poterle quasi sfiorare una mano, appoggiata alla fredda pietra.

 

Vika scosse la testa. No. Nessuno, infondo, poteva aiutarla.

 

La pioggia era aumentata dalla mattina. Il silenzio tra loro era tale che si percepiva chiaramente lo scroscio. E il rumore del vento. E forse c’era anche un altro rumore, ma né GinnyVika avrebbero potuto interpretarlo. Un rumore che veniva da un luogo nascosto, celato agli occhi indiscreti.

 

“Forse ti farebbe bene parlarne…” insistette Ginny.

 

Vika abbassò lo sguardo. Che cosa poteva dire? Che era solo una stupida piccola illusa? Che non capiva nulla? Che era incapace di gestire la propria vita? Che proprio tutta la sua esistenza era stata messa nelle mani degli altri, e lei non si era mai imposta? Che i suoi genitori l’avevano spedita in Inghilterra, al cospetto di Lord Voldemort? Che aveva conosciuto un Mangiamorte?

 

Che si era innamorata di lui?

 

Dio, che pietà doveva suscitare in Ginny. La fierezza fatta in persona.

 

Lei non era nulla, invece.

 

“Non credo” rispose infine.

 

Ginny non la guardava. I suoi occhi erano fissi sugli alberi piegati dal vento e bagnati dalla pioggia.

 

“Puoi provare”

 

Se uno si lascia andare, fino a dove può cadere? Prima o poi si ferma, giusto?

 

Prima o poi sì. Per forza.

 

Nulla è infinito.

 

Nulla.

 

“Lo amo”

 

Vika non disse altro. Le sembrava di aver detto fin troppo. Alcune cose, a volte, è meglio intuirle. A volte, è meglio non sentirle pronunciare. A volte, è meglio avere dei dubbi.

 

Ma dubbi, Ginny non ne aveva.

 

Era tutto fin troppo chiaro. Tropo semplice. Logorante nella sua genuinità. Splendente nella sua dannazione.

 

Perché l’amore, a volte, fa paura. E in un luogo come quello, era quasi qualcosa di esclusivo. O si era abbastanza forti da sopportare, o si veniva schiacciati dal suo peso.

 

L’amore non era legittimato, perché Lord Voldemort per primo lo bandiva dal suo corpo.

 

Era qualcosa da cui bisognava stare alla larga. Qualcosa di pericoloso, perforante, malato. Quello non era il luogo più adatto per coltivare qualcosa del genere.

 

Ginny sospirò. “Forse avevi ragione… io non posso aiutarti” Si alzò in piedi. Non notò che Vika strinse i pugni. Non notò il suo volto contratto.

 

Perché voi Mangiamorte dovete sempre essere così egoisti?” le sussurrò Vika. Ma la sua intensità era tale che avrebbe potuto benissimo urlarglielo in faccia.

 

Non era una domanda. Era una constatazione.

 

Ginny ebbe l’impulso di tirarle uno schiaffo. Quante cose devi ancora imparare… Ma cercò di calmarsi. Respirò a fondo e la fissò negli occhi. Vika esprimeva tutta la rabbia, la frustrazione e la tristezza che aveva precedentemente cercato di nascondere. Ginny la ghiacciò sul posto con il suo sguardo.

 

“Devi sapere andare oltre le parole, ragazzina…” le lanciò un’ultima occhiata, quasi sprezzante “…ma forse sei ancora troppo giovane…”

 

Senza aggiungere altro si diresse verso l’entrata del castello, lasciando da sola Vika.

 

Devi crescere se vuoi sopravvivere… altrimenti verrai schiacciata e neppure te ne accorgerai…

 

Ginny si scostò una ciocca di capelli rossi dal volto. I suoi braccialetti argentati tintinnarono.

 

Diventa forte Veronika…è la tua unica speranza se vuoi salvarti.

 

******

And I know, I know, I know [e so, so, so]
Part of me says let it go [che parte di me dice di lasciar perdere]
That life happens for a reason [che la vita accade per una ragione]
I don’t, I don’t, I don’t [io no, io no, io no]
It goes I never went ifore [va come mai è andata prima]
But this time, this time [ma questa volta, questa volta]
I’m gonna try anything that just feel better [proverò tutto quello che mi fa sentire meglio]

 

(Just feel better – Santana ft. Steve Tyler)

 

******

 

Hermione colpì per l’ultima volta il sacco. Era sudata, sporca e… stanchissima. Non sentiva più le braccia. Le gambe. Sembravano non fare più parte del suo corpo.  Ma non era solo una questione fisica. Era più che altro una stanchezza mentale. Una stanchezza che non derivava dalla lunga seduta di allenamento che si era imposta.

 

Una stanchezza che derivava da tutta la sua vita. E a cui non c’era un vero rimedio.

 

Si asciugò la fronte imperlata di sudore con le fasciature che aveva ad entrambi i polsi. Solo in quel momento si accorse di non essere da sola nella palestra.

 

Armstrong era seduto su una delle panchine e la osservava attentamente. Le sorrise, quando lo sguardo della ragazza si posò sul suo. Hermione afferrò la salvietta posta sopra il suo borsone e gli si avvicinò.

 

“Aiuta a scaricarsi” disse. Quasi a volersi giustificare dei troppi pugni e troppi calci rifilati al povero sacco.

 

“Lo so… l’ho fatto molte volte.”

 

Hermione sorrise. Si sedette accanto ad Armstrong.

 

“Non hai mai voglia di lasciar perdere tutto?” chiese la ragazza, quasi a voler proseguire ad alta voce il filo dei suoi ragionamenti.

 

L’uomo sospirò. Ogni volta sembrava riuscire a capire cosa doveva rispondere. “Sempre” disse sinceramente. “Ma se ti stai chiedendo perché non lo faccio… forse è perché trovo sempre qualcosa per cui vale la pena andare avanti…”

 

E se io non riuscissi più a vederlo questo qualcosa?”

 

Armstrong la guardò negli occhi. L’azzurro profondo si scontrò con forza contro il nocciola. “Sei sicura che non ci sia niente per cui vale la pena combattere? Per cui vale la pena morire?”

 

Hermione abbassò gli occhi, imbarazzata. “Non intendevo questo… ho qualcosa per cui combattere. Ho anche qualcosa per cui potrei morire senza esitazioni. Ma mi chiedo se tutto questo sia abbastanza per uccidere…”

 

Ron può essere l’unica cosa che mi serve per andare avanti… ma non posso appoggiare sulle sue spalle il compito di essere colui che mi spinge ad uccidere…

 

“Forse non troverai mai delle risposte, Hermione… ma a volte pensarci è solo peggio. Sii meno razionale, agisci d’istinto. Fatti guidare da lui. Certe scelte è meglio non pianificarle.”

 

Hermione sorrise. “Lo so…”

 

L’uomo rise leggermente. “Ti riferisci alla tua storia con Ron?”  Di nuovo aveva indovinato dove la sua mente era andata a parare. Hermione si domandò seriamente come facesse a prevedere sempre i suoi pensieri, quando lei per prima a volte non riusciva a seguirli.

 

Hermione annuì. “Ho imparato che a volte le cose che vorresti fossero perfette per te, in realtà sono proprio tutte sbagliate… e che certe cose non si possono scegliere, ma capitano. A volte bisogna accettarle.”

 

“Questa è la mia Hermione…” le accarezzò una guancia. Il suo sguardo si addolcì. “…sii forte, bambina. Sii forte per te, per Harry e per Ron. Vedrai che presto tutto questo finirà e potrai tornare a sorridere senza alcun pensiero…”

 

Sii forte…

 

Hermione si allungò verso Armstrong e lo abbracciò. Come da tempo non poteva fare con suo padre. Come aveva imparato a farlo con un suo superiore. Forte. Tanto forte da quasi star male. Tanto forte da non lasciarsi più andare. Da non lasciarsi più cadere.



******

Si sistemò i capelli, scompigliati poco prima dal vento. I braccialetti al suo polso tintinnarono.

 

Ginny fece schioccare la lingua, annoiata. Quel posto a volte aveva la capacità di abbatterla in un modo assurdo. Certe volte si svegliava e non aveva voglia di fare nulla. Quella era una di quelle giornate.

 

Aveva anche fatto fin troppo in base ai suoi standard.

 

Veronika dovrebbe essermi riconoscenti invece di scaldarsi come una quattordicenne…

 

Svoltò l’angolo ancora presa dai suoi pensieri, quando due voci fin troppo famigliari la fecero bloccare all’istante. Bellatrix… ringhiò una voce dentro di sé. E Murdoch.

 

Poteva tornare indietro. O proseguire. Ma ciò avrebbe significato incontrarli. E dover parlare con lei

 

Dio, risparmiami almeno oggi…

 

E allora prese la decisione più stupida. E la curiosità le diede una spinta non indifferente. Si nascose dietro un pesante tendaggio che copriva una delle finestre. E si mise ad ascoltare. E sperò di non essere scoperta…

 

“Non fare il difficile, bimbo…”

 

Un suono di tacchi riecheggiò nel corridoio, seguito poco dopo da dei passi decisamente più maschili.

 

Uno sbuffo infastidito. “Non chiamarmi in quel modo”

 

Ginny notò che la voce di Murdoch non risultava abbastanza convincente. Non per una come Bellatrix per lo meno. Serviva ben altro per zittirla e lei lo sapeva fin troppo bene.

 

La donna si mise a ridere. “Non avere troppe pretese con me, non ci metto che un secondo a completare ciò che mi hai impedito di fare tempo fa…”

 

“Non ti ho impedito di fare nulla, io!” rispose indispettito il ragazzo. Ginny ebbe la sensazione che invece fosse proprio così. E che la cosa gli desse molto fastidio. Mentre Bellatrix ne sembrava felice.

 

“Ah no?”

 

Un attimo di silenzio. Ginny si chiese se fosse prudente scostare un lembo della tenda per poter guardare, ma decise di lasciar perdere e aspettare.

 

Di nuovo la risata folle di Bellatrix riempì il corridoio. Ginny riuscì a figurarsi l’immagine di uno scontro di occhi tra i due. Inutile dire chi ne fosse uscito vincitore. Murdoch in quel campo aveva ancora da imparare… era ancora troppo impulsivo… e troppo vulnerabile certe volte. Doveva ancora crescere per diventare il Mangiamorte modello a cui aspirava.

 

Comunque… perché non mi racconti un po’ di mio nipote e della sua puttanella…”

 

Ginny si irrigidì. Si impose di morsicarsi la lingua per non uscire allo scoperto e schiantarla contro il muro.

 

“Non… non abbiamo parlato molto ultimamente…”

 

Bellatrix sbuffò, profondamente infastidita. “Me ne frego. Metti su quel tuo faccino un bel sorriso e vai da loro, fatti raccontare qualcosa di interessante… osservali… non m’importa come, ne perché. Fallo.”

 

Perché?” Murdoch non riuscì a trattenersi. “Perché ti interessano tanto? Il Signore Oscuro si fida di loro, gli altri li rispettano… perché tu no?”

 

Di nuovo un profondo silenzio. Ginny trattenne il respiro, nella speranza di fare meno rumore possibile.

 

“Il perché a te non deve interessare… tu fai quello che ti ho detto, o rivedrai la tua amichetta da sottoterra, mi sono spiegata?”

 

Il rumore dei tacchi di Bellatrix si fece sempre più vicino a Ginny, per poi affievolirsi mano a mano che la donna avanzava per il corridoio, lontano da lei.

 

Attese di sentire andar via anche Murdoch e poi uscì da dietro la tenda.

 

Doveva parlare con Draco.

 

Subito.

 

******

 

A volte non si sentiva affatto così coraggioso come lo additavano. A volte si sentiva proprio un codardo. Se avesse incontrato Voldemort in quei momenti probabilmente sarebbe fuggito a gambe levate.

 

Probabilmente.

 

Ma più probabilmente no. A volte pensava che Voldemort fosse talmente una costante nella sua vita che ci aveva quasi fatto l’abitudine. Quasi, ovviamente. Mai del tutto.

 

Ma nella vita di tutti i giorni… la vita fatta di routine e quotidianità –tutto ciò in cui lui era completamente un disastro- se la cavava sempre male.

 

Come in quel momento.

 

Aveva passato una serata splendida con Luna. E Luna era stata, come al solito, divertente, allegra e… se stessa… che poi racchiudeva un po’ tutto il resto. Era stata semplicemente Luna. L’aveva fatto sorridere, l’aveva abbracciato, l’aveva baciato, gli aveva spettinato i capelli ancora di più di quanto già non fossero –perché lei si ostinava a dire che così era più carino-… semplicemente c’era stata.

 

E lui aveva una tale confusione in testa che non riusciva a decidersi di salutarla.

 

Voleva dirle del bacio con Alicia. Già. Lo voleva sul serio. Ma aveva paura. Ed era proprio una paura irrazionale, perché conosceva bene Luna… e sapeva che non l’avrebbe presa male. Ma d’altra parte se la paura non fosse irrazionale non si sarebbe chiamata così.

 

Non voleva ferirla. In nessun modo. Però voleva dirglielo. Non voleva mentirle… per una cosa a cui lui stesso non dava peso.

 

E poi dentro di sé voleva urlarle –urlare era il verbo esatto, perché non avrebbe saputo dirlo altrimenti- che l’amava.

 

Questo era ancora peggio.

 

Non era pronto. Non riusciva a dirglielo. Non ancora.

 

Non sapeva neppure come riusciva a passare dal pensiero del bacio con un’altra al fatto che l’amasse. Aveva senso tutto quello? No. Probabilmente no.

 

Scosse la testa, nella speranza che con quel gesto se ne andassero anche tutti i pensieri…

 

Il bacio. Luna. Il cuore che gli scoppiava. Gli Eletti. E Luna. Uccidere. Nascondersi. E di nuovo Luna… sempre e comunque lei.

 

“Se vuoi far uscire le cose brutte dalla tua testa devi scuoterla più forte, sai?”

 

Harry sorrise, guardandola negli occhi. “Non credo che basti scuotere la testa, per smettere di pensare…”

 

Luna si strinse nelle spalle. “Potrebbe sempre funzionare, che ne sai?”

 

E si sentiva un idiota. Ma gli occhi di Luna e il suo sorriso erano sempre troppo convincenti. E la paura di dare un dispiacere,anche minimo, era sempre in agguato. E così era lì, davanti alla porta d’ingresso della casa della sua ragazza, che scuoteva furiosamente la testa…

 

Harry scoppiò a ridere. Forse funziona sul serio…

 

Luna inclinò la testa di lato. “Vedi? Già sorridi! Vuol dire che stai meglio…”

 

“Forse…” rispose lui tirandola verso di sé. Le passò una mano nei capelli biondi e la strinse forte, come a non volerla più lasciare. “Grazie…”

 

Luna sorrise. “Non preoccuparti troppo, Harry… le cose andranno a posto. O comunque da qualche parte andranno… non affannarti alla ricerca di soluzioni che non puoi trovare… a volte è giusto aspettare, sai?”

 

Harry chiuse gli occhi e inspirò il profumo di Luna. Sapeva di buono… sapeva di fiori di campo… sapeva di primavera e di paesaggi assolati… e di corse nei prati e nuotate nel lago. Sapeva di libertà. Ed era un profumo inebriante.

 

Le baciò piano una guancia e la lasciò andare. “Buona notte, Luna…” Doveva tornare a casa. Anche se aveva una voglia pazza di rimanere con lei tutta la notte. Ma non poteva. Alicia era a casa da sola. Doveva tornare.

 

Anche se non aveva voglia.

 

Forse era un pensiero egoistico, ma desiderava stare con Luna. Desiderava, solo per un momento, dimenticarsi di tutto il resto. Di tutto quello che gli rimbombava nella testa.

 

Ma non poteva.

 

Luna aprì la porta di casa e si girò a guardarlo prima di richiuderla. “Buona notte Harry…”

 

Un momento dopo era davanti alla sua casa. Senza Luna. E con Alicia al di là della porta.

 

Sospirò. Alla fine a Luna non aveva detto proprio nulla.

 

Certe volte sei un codardo Harry Potter, lo sai?

 

Richiuse la porta dietro di sé. E sospirò… di nuovo. L’aveva appena salutata e già gli mancava. Luna stava diventando ogni giorno di più un punto fisso nella sua mente. Aveva bisogno di lei. Aveva bisogno del suo sorriso, della sua leggerezza e della sua intelligenza per andare avanti.

 

Ora come ora, era la sua unica forza. L’unica a cui poteva aggrapparsi in quel momento.

 

Tutto stava precipitando.

 

Era un assassino.

 

Era un traditore.

 

Ma era anche l’unica possibilità per coloro che ancora credevano nel Bene, - C’era ancora qualcuno che ci credeva? O erano solo loro, poveri illusi?-

 

Harry Potter semplicemente era destinato a non mollare. Fino alla fine. Combattere, sempre. Non cedere. Non piegarsi mai.

 

E sperare.

 

Lui ci aveva fatto l’abitudine. Quella ormai era la sua vita, che gli piacesse o no… -e no, non gli piaceva. Dio, avrebbe voluto morire certe (troppe) volte…-

 

Fino a quando Voldemort sarebbe esistito, la sua vita sarebbe stata condizionata fin nel profondo.

 

Non aveva vie di scampo…

 

Si passò una mano sugli occhi. Ogni giorno era sempre più stanco. Ogni giorno di più sentiva il suo corpo cedere sotto il ritmo massacrante a cui lui e i suoi compagni erano sottoposti.

 

Ma non si lamentava. C’era chi stava peggio. Molto peggio di lui.

 

Alicia…

 

Si versò un bicchiere d’acqua. Lo bevve tutto in una volta. Sospirò di nuovo. E versò di nuovo dell’acqua.

 

Non era tardi, forse Alicia era ancora sveglia… le avrebbe portato da bere… e avrebbe controllato il suo volto.

 

Di sicuro sarebbe stato pallido, troppo pallido per essere sintomo di perfetta salute. L’avrebbe trovata rannicchiata a letto, ma senza dormire. L’avrebbe vista alzare gli occhi verso di lui. Tentare, senza riuscirci –e quanta forza di volontà doveva avere per non cacciarlo ogni volta fuori dalla porta- di ridere.

 

In profondità, avrebbe scorto un’ombra della sua Alicia. La ragazza sorridente che riempiva la vita un po’ a tutti loro. La ragazza forte, coraggiosa –perché anche lei era stata Griffondoro… e anche lei era cresciuta onorando la sua casa d’appartenenza-, piena d’ideali che teneva testa a Ron. Che si confidava con lui. Che osservava Luna da lontano e la considerava assolutamente perfetta… Che rimaneva sempre un po’ in disparte quando c’era Hermione, perché Hermione incuteva sempre un po’ di timore con quella sua mente brillante.

 

Alicia…

 

Ma quando Harry aprì la porta, non trovò nulla del genere.

 

C’era qualcosa di sbagliato in quella stanza. Qualcosa che non doveva esserci.

 

Alicia doveva essere sul letto, non stesa a terra.

 

I suoi occhi dovevano essere aperti –non era tardi, infondo- ed invece erano serrati…

 

Quella ragazza rannicchiata sul pavimento non doveva affatto essere Alicia. Questo era sbagliato. Harry ne era più che sicuro.

 

Ma era lei. E Harry si sentì il cuore, lo stomaco e quant’altro sprofondare giù, verso il basso. Lì dove tutte le cose finiscono, una volta che si allontanano dal loro luogo d’origine.

 

Lì. Dove in quel momento giaceva anche Alicia.

 

******

 

Ok. Sono, stranamente eh, in ritardo. Però, capitemi… a giugno ho fatto il grest e studiato, a luglio ho dato un esame e lavorato per tutto il mese… il 1° agosto sono finalmente partita per le vacanze… e sono tornava ieri. Prima non avrei proprio avuto tempo di pubblicare. E poi, nota non indifferente, ho scritto e pubblicato altre due storie a capitoli. Quindi non si può dire che ho battuto la fiacca eh >_<

Il prossimo capitolo spero di scriverlo un po’ più in fretta. A settembre ho solo un esame ma all’inizio… quindi potrei farcela.

Lo scorso capitolo ha turbato gli animi di molti ho visto XD c’è da dire che questa storia nasce proprio dall’immagine di Hermione con i capelli rossi che uccide. E da qui è partito tutto. dio, che lavoro assurdo. Mi viene da piangere a ripensare alle notti passate nel letto a pormi domande e trovare risposte (sono io la prima ad essermi fatta 1000 e più domande per questa storia, non pensate di essere i soli XD quindi, penso, tutte le domande che avete in testa o mi fate, troveranno una risposta…). E, sempre per la cronaca, l’immagine di Hermione rossa vestita in pelle esiste. O meglio, la *mia* Hermione esiste. Andate su Google e cercate Jennifer Garner in Alias. Troverete tante foto… una è proprio Hermione in questa storia. XD

Passo ora ai ringraziamenti… come al solito buonissimi tutti quanti! *_* vi adoro, lo sapete??

 

Aurora: ehehe lo progettavo dall’inizio *_* Era la mia arma segreta, per quello adoravo tanto No Angel!

Hysteria: carissima! Anche qui, FINALMENTE, ti posso rispondere XD ti ringrazio tanto tanto tanto. Come al solito sei buonissima e gentilissima… *_* grazie per aver commentato anche le mie storie sui TH (prossimamente ce ne saranno altre due… Ich bin dagegen e Sleeping with ghostsquest’ultima già l’adoro, nonostante non sia ancora scritta XD). Un bacio!!

Kaho_Chan: tesora non preoccuparti. La recensione era bellissima. Come ti capisco con il Grest! Stanchezza a mille! Grazie ancora una volta degli splendidi commenti e complimenti, sempre troppo gentile. Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!

Cl33: eh nessuno l’aveva capito. XD comunque piano piano si avranno tutte le risposte, non temete, e scoprirete tutti i perché^^

Ruka88: oh… beh… grazie! Mi fa piacere, perchè vuol dire che ho mantenuto il segreto fino alla fine!

EDVIGE86: eh sì, adesso sono chiari molti passaggi dei vecchi capitoli se si rileggono sotto la luce Herm-No Angel e Ron-Death^^ Non preoccuparti, ti sei spiegata benissimo. Piano piano comunque tutti i perché, spero, verranno chiariti. Ci sono ancora tante domande che fino alla fine, penso, non troveranno risposta. Capitolo per capitolo però cerco di darvi degli spunti per meglio interpretare la psicologia di questi personaggi che, sono molto più complessi di quello che sembravano all’inizio. XD mi diverto molto a trasmettere tutto questo. Un bacio e grazie mille per il tuo sostegno!

Martel92: grazie mille XD purtroppo ho aggiornato tardi… ma tra lavoro-studio-vacanza… non avevo proprio tempo!

MORFEa: Grazie grazie grazie XD potrei continuare ma mi fermo^^ Presto saprete tutto quanto e i vostri perché saranno chiariti. Ma ci vuole ancora un po’ di tempo e pazienza^^

JulyChang: Tesora!!!! Ma che fine hai fatto nelle email? *me si preoccupa* comunque… grazie. Come sempre sei dolcissima e gentilissima. Sono felicissima che il capitolo ti sia piaciuto, cerco di dare sempre il massimo, anche se magari qualche volta non ci riesco. Sapere che tutto questo è apprezzato mi riempie di gioia, non puoi immaginare! *_* Dimmi hai letto il 7° di HP? E il film? *_* Io non posso dire nulla sul libro altrimenti faccio degli spoiler ma… arghhhh pagine 502: *_* Un bacio immenso!

Princenton: beh oddio agli sgoccioli non direi^^ mancano ancora alcuni capitoli, anche se sì, ovviamente non ne mancano tantissimi^^ Grazie mille!

Davy Jones: e come vedi anche qui compare Alicia. Oh credimi, c’è ancora molto da dire su questo personaggio. Il suicidio toglie i problemi, ma non dimentichiamoci del suo carattere. XD vedrai, saprà sorprenderti!

Ellie: tesora! Grazie mille!! C’è da dire che questa storia nasce proprio dall’immagine di Hermione con i capelli rossi XD Piano piano la storia ci sta portando verso la sua conclusione, ma manca ancora un po’ e le domande senza risposta ancora troppe. Presto tutto si svelerà^^ un bacio!

Maky91: ti ringrazio tantissimo! Purtroppo aggiornamento un po’ in ritardo, ma spero comunque che il capitolo sia all’altezza XD

 

Grazie a tutti per aver letto o recensito! Al prossimo capitolo: “Rise and fall

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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