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Autore: 48crash    31/01/2013    2 recensioni
Certe volte mentiamo a noi stessi, ci diciamo che quello che facciamo è quello che vogliamo, quello che ci piace. Neghiamo che quello che finiamo a fare di notte, quando se urlassimo nessuno ci sentirebbe, sia soltanto l'ultima ancora di salvataggio. E quello che spaventa di più sarebbe qualcuno che prova, piuttosto che limitarsi ad assecondare la nostra ricerca cieca, a tenderci una mano e a salvarci. Ma la verità è che da certe cose ci si salva da soli.
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You may be a sinner, but your innocence is mine.
And the silence is so dangerous, it's a terrible sense of dread.





Con le labbra curvate in un'ultima rotonda “o”, venne in silenzio, l'ultima volta. Inarcò la schiena senza emettere un suono, già inserita nella fase successiva, quella del pentimento e dell'autodistruzione. E questa volta questa fase si sarebbe manifestata con la violenza che non aveva mai avuto, se non una volta diversa da tutte le successive, anni prima. Per un attimo rimasero immobili, uno dentro l'altra, fianco a fianco sul letto stretto, guardandosi negli occhi. E lei voleva parlare, fingere di stare bene, ma non ne aveva la forza. Aspettò solo che lui le si sfilasse da dentro con le mani piantate sulle sue spalle larghe, e le unghie sprofondate come artigli nella sua pelle. Con le labbra ancora semiaperte.
Allora lui la baciò piano, a fior di labbra. Non come un amante, ma come un amico che dice “Ci sono per te”. E lei questo non lo poteva sopportare. Mentre lui si alzava per gettare via il preservativo usato e lei rimaneva accartocciata in mezzo alle lenzuola, come un panno sporco, si sentì come distrutta dentro. Non aveva la forza di alzarsi e levarsi dal viso quel trucco impiastricciato reduce dalla giornata di commemorazione. Non aveva la forza di tirarsi sopra un'altra coperta per ripararsi dal freddo. Non aveva la forza di implorare perdono, di dire che aveva sbagliato, di andare fuori a cercarsi un distributore di sigarette perché le era venuta voglia, si sarebbe sentita troppo male. Rimase lì col viso coperto, affondato nel cuscino, ancora per un po'.
Lui si avvicinò, le chiese se stava bene, la vide annuire e rientrò nel letto. Dopo qualche istante fu lei, che si faceva schifo, che si disprezzava con tutta se stessa, ad alzarsi e cominciare a rivestirsi. Veloce. Le mutande, le calze, la canottiera, i jeans. Fu mentre si stava abbottonando la camicia in preda alla furia che lui le afferrò il polso da dietro. Non voleva semplicemente lasciarla andare, vedere sparire la sua anima dietro quegli occhi neri da felino.
Così le disse di restare, di non mollare la sua mano. Di promettere che non l'avrebbe fatto più, che non avrebbe più lasciato in giro pezzi di anima in cambio di sesso, che non avrebbe distrutto se stessa. Promise a sua volta che ci sarebbe stato. Sentiva il disagio percorrerle la spina dorsale e tutte le terminazioni nervose, arrivare al suo polso che tremava impercettibilmente. Sapeva che lei non vedeva l'ora di staccarsi, che si sarebbe staccata il polso a morsi piuttosto che lasciarlo lì, tra le sue dita calde. Pur volendole bene, lui non la poteva fermare. Lei voleva solo fuggire. Come qualcuno che ha appena commesso un crimine.
Così, giurò. Giurò che non l'avrebbe più fatto.
Lui promise che le sarebbe stato vicino, col tono di chi cerca di rimediare al danno fatto, lei promise che avrebbe provato a non odiarsi. Promise che l'avrebbe fatto davvero. Lui si portò la sua mano alle labbra e e le baciò le dita. Le era vicino, le era vicino fino alla fine. E lei questo non lo poteva sopportare.
Quando lui le lasciò finalmente la mano, lei si allontanò velocemente. Finì di vestirsi, raccolse le sue cose. Poi uscì piano dall'appartamento, e si avviò nell'alba fredda verso casa.
Si sentì in colpa. Perché lui le era vicino, le era vicino fino alla fine.










Lucy's Corner:
Buonassera! La mia incapacità di relazionarmi con il nuovo layout qui è davvero incredibile.
In ogni caso, loro sono due miei OC, e quello che mi è piaciuto di più di questa OS scritta mille anni fa è stato non nominarli. Sono bene impressi nella mia testa ma qui mantengono un assolutissimo senso dell'anonimato. Potrebbero essere chiunque, potrebbe essere una storia qualunque. Ed è così che dovrebbe essere. Oggi ho trovato un titolo e ho deciso di pubblicare, tutto qui. Vi è andata bene...
Le canzoni citate nel titolo e nel sottotitolo sono
Undisclosed Desires dei Muse e Someone Else's Bed delle Hole, perfette per la situazione. Non ci salviamo senz auna spinta, ma ci salviamo sempre da soli.
Grazie per aver letto:)
Lucy

 

  
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