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Autore: daemonlord89    01/02/2013    1 recensioni
Due avvenimenti lontani tra di loro: l'omicidio di un vecchio precettore, che aveva scoperto qualcosa che doveva restare nascosto e il ritorno di un'antica minaccia sepolta tra i ghiacci. Apparentemente scollegati, i due fatti si riveleranno tasselli di un unico, mortale puzzle.
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La trilogia dell'Angelo Nero '
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CAPITOLO OTTAVO

-Strade che si uniscono-

 

---Il Nido---
---Sera---

La tempesta, come previsto da Ferren, si abbatté sul piccolo villaggio all'ora di cena. Il forte vento sferzava gli alberi e le case e nessuno si azzardava a mettere piede nella tormenta. I due Guardiani erano rimasti in locanda, approfittando dell'impossibilità di riprendere il viaggio per concedersi un pasto caldo. Non avevano permesso a Grant, il taglialegna traditore, di andarsene; dovevano porgli alcune importanti domande.
L'uomo era, in fin dei conti, un codardo. Aveva cospirato contro i Guardiani ed aiutato una setta oscura, ma non oppose resistenza davanti a chi, più forte di lui, lo costringeva a parlare. Si sedettero tutti e tre ad un tavolo ed ordinarono la specialità della locanda.

“Sembri sapere un mucchio di cose su questi Petali Neri.” affermò Hayst, mentre ingoiava il primo boccone di spezzatino.
“Beh, sì. Ne faccio parte anche io.”
“Come?” intervenne Ferren.
“Sì, ne sono membro da diverso tempo. Ovviamente, un membro di un rango infinitamente basso, privato dell'accesso ai segreti più profondi custoditi dalla setta, ma pur sempre un membro.”
“Dunque non ti hanno semplicemente
corrotto.
“No, mi hanno chiesto loro di rimanere al Nido, per svolgere ricerche sugli Archi Energetici.”
Ferren sorseggiò la sua birra scura, pulendosi poi con il dorso della mano. Il fuoco scoppiettante si rifletteva nei suoi occhi, mentre pensava a ciò che era stato detto.
“Parlaci della setta.” chiese “Chi sono i suoi membri, e come agisce?”
“La setta ha ramificazioni ovunque ci sia la possibilità di trovare degli Archi. La magia dimensionale è complessa da imparare, e preferiscono usufruire della conoscenza antica. In ogni città sorta vicino ad un luogo interessante sotto questo punto di vista i Petali hanno un contatto. Il suo compito è di riferire ai superiori ogni ritrovamento ed ogni informazione utile.”
“E come fanno?”
“Abbiamo un nostro sistema di comunicazione segreto, che sfrutta un metodo brevettato ed utilizzato da molti.”
“Intendi il sistema di comunicazione a distanza presente in quasi tutte le grandi città?”
“Esatto, ma modificato in modo da utilizzare un canale sicuro, direttamente con la setta.”
“Interessante. Ce n'è uno anche al Nido, dunque?”
“No, non sarebbe passato inosservato. Il più vicino si trova a Valarel.”. Non stava mentendo, i Guardiani lo leggevano nella sua espressione.
“Ottimo. Ora finiamo di cenare, continuerai dopo.” concluse Ferren, attaccando il suo spezzatino.

 

Dopo quasi un'ora, satolli, voltarono le sedie verso il camino, riscaldandosi mentre, fuori, la nevicata rendeva impossibile anche solo vedere.
“Forza, parla.” intimò Hayst.
“Sì.” l'uomo annuì sconsolato; aveva già tradito i suoi datori di lavoro, non si sarebbe fermato. Forse, in fondo, provava vergogna per ciò che aveva fatto “Ma prima, vi prego, ditemi di quei Demoni.”
I due Guardiani spiegarono tutto, per filo e per segno, cercando di far leva sul terrore generato dal racconto.
“Cosa abbiamo fatto?” domandò, più a se stesso che agli altri, Grant.
“C'è ancora tempo per rimediare. Possiamo farcela, ma solo se ci sbrighiamo. Hai detto che sono andati a Valarel; perché?”
“Aspettano una spedizione, da una cittadina chiamata Landam, nel sud.”
“Devono recuperare la pietra di volta?”
“Sì. A Landam è stato portato alla luce un Arco e il contatto in sede ha avvisato subito il ramo Therode dei Petali. Io ero stato incaricato di cercare un percorso per raggiungere il Ghiacciaio Eterno, in modo da poterlo indicare nel momento del bisogno. In un momento, insomma, come questo.”
“Perché proprio Landam?”
“I Petali cercano la fonte di potere massima, un'energia extra-dimensionale che permetta loro di arrivare al di sopra di qualsiasi uomo. Non sono rimasti molti Archi e molti sono distrutti, quindi devono utilizzare bene le poche pietre ancora attive rimaste. A quanto pare, a Landam hanno trovato ciò che cercano.”
“Ma chi sono?” intervenne Ferren, mentre attizzava il fuoco, che si stava spegnendo. La fiamma brillò vivida nuovamente “Voglio dire, dove nasce questa setta?”
“A Kemoria.”
I due guardiani avevano sentito parlare di quella regione: un regno con brama di conquista e potere, che più volte si era scontrato con le altre nazioni a sud di Arasta. Sapevano anche, però, che da tempo erano in pace con quasi tutti, salvo alcuni regni del profondo sud.
“Kemoria? Ma non aveva rinunciato all'espansione?”
“Solo ufficialmente. I Petali Neri operano nell'ombra, nascondendosi alla vista degli altri regni, in modo da non destare alcun sospetto mentre portano a termine la loro missione.”
“Quindi stiamo parlando di una setta segreta, interna a Kemoria, che prosegue ciò che era stato iniziato decenni fa?” chiese Hayst.
“No. Non è segreta. La finanzia direttamente il governo.”

L'ultima rivelazione aveva lasciato scossi i due Guardiani. Kemoria, evidentemente, voleva prendere il possesso dell'intero continente, sfruttando una magia antica e senza curarsi delle conseguenze delle proprie azioni.
Non avrebbero potuto governare granché bene, in un mondo conquistato dai Demoni che loro stessi avevano liberato, nella loro ignoranza.
Dopo essersi congedati da Grant, cui avevano permesso di tornare a casa una volta passata la tempesta, si misero a letto. L'indomani sarebbero partiti per Valarel; dovevano a tutti i costi impedire la consegna.

---Sponde del lago Kyaas---
---Mattina---

Thomas non parlava con i suoi compagni da qualche ora; era troppo preoccupato. Maya non l'aveva ancora contattato e lui non poteva evitare di pensare al peggio.

E se le fosse successo qualcosa di grave?

Avevano cavalcato senza sosta, in modo da raggiungere il lago Kyaas in breve tempo ed ora si trovavano sulla sua riva. Vigran e Selene stavano trattando con l'incaricato del porto per ottenere un'imbarcazione a basso prezzo, mentre Mekor, ancora zoppicante, e Shaina facevano due passi sul molo per evitare il peggioramento della gamba dell'uomo.
Thomas era seduto a fissare l'acqua limpida, facendo ondeggiare avanti e indietro la gamba destra. Pesci di tutte le dimensioni fuggivano, spaventati dal movimento, per poi tornare a curiosare, ma lui non li vedeva, la sua mente era altrove. Pensò di chiamare la maga, senza attendere oltre, ma aveva paura di disturbarla in un momento importante. Non voleva essere lui la causa del suo fallimento.
“Ehi, ragazzi!” urlò Vigran, risvegliandolo “Abbiamo la barca!”

L'imbarcazione sulla quale stavano attraversando il lago era piccola ma veloce. Due uomini soli avrebbero potuto manovrarla senza problemi e c'era, comunque, tutto lo spazio perché in cinque stessero comodi. La caratteristica più interessante del natante era il sistema Xender: un nucleo magico che, una volta attivato con il tocco della mano, avrebbe permesso ad un uomo di pensare come se fosse la barca stessa e muoversi di conseguenza, guadagnando in velocità e manovrabilità.

Erano quasi a metà del lago, dove l'acqua era profonda e non permetteva di vedere attraverso.
Vigran, in un momento di pausa, aveva estratto dallo zaino tre cilindri sottili ed allungati, composti di un legno particolare, robusto ma flessibile, e li stava unendo tra loro, a formare un unico bastone lungo circa due metri.
“Cos'è?” chiese Selene.
“Una canna da pesca!” rispose il ragazzo, montando lenza, piombi ed amo.
“Hai intenzione di
pescare in queste acque?” lo richiamò Mekor, mentre aggiustava la rotta “Sei forse pazzo?”
“No, perché? Almeno mi passa un po' il tempo.”
Ignorando i borbottii del compagno più anziano, Vigran lanciò la lenza in acqua, catturando in breve tempo un piccolo bluegill.
“Ah!” rise Mekor “Grande preda!”
“Oh, ma questa non è la preda, è l'
esca. Miro a pesci grandi!”
Detto questo, montò il bluegill sull'amo e lanciò nuovamente. Persino Thomas si voltò a guardare, incuriosito. Dopo qualche momento, la canna iniziò ad inclinarsi. Felice, Vigran attese un paio di secondi e poi tirò verso di sé per ferrare.

Crack. La canna esplose in mille pezzi, lasciando solo il manico in mano al ragazzo.
“Santo cielo.” si lamentò Shaina. Mekor si portò al nucleo Xender, conscio del pericolo.
“Lo sapevo. Non dovevamo passare per il lago.” disse.

La barca correva veloce, cercando di seminare l'inseguitore. Mekor, con la coscienza della nave, riusciva a vederlo distintamente: si trattava di una sorta di pesce siluro, ma ancora più grande del normale, ricoperto di protuberanze ossee simili ad aculei e con due rudimentali braccia artigliate. Il mostro raggiunse l'imbarcazione, spintonandola e destabilizzando gli occupanti. Il guidatore, perso nel nucleo Xender, non poteva controllare i compagni, perciò si limitò a sperare che stessero bene. Scartò a destra nel momento del secondo assalto, che andò a vuoto. Ordinò dunque alla barca di colpire la creatura al fianco, nel rimettersi in posizione. Il siluro accusò il colpo e venne rallentato. L'altra sponda, fortunatamente, era vicina.
L'inseguitore tentò un nuovo attacco, che colpì la barca solamente di striscio, poi fu costretto a fermarsi perché l'acqua diventava troppo bassa per permettergli di nuotare agevolmente.

I cinque compagni di spedizione scesero a terra dopo aver ammarato. Stavano tutti bene, nessuno era ferito.
“Ehi, Mekor!” sorrise Vigran “Sei abile nella guida!”
“Sì, sì.” rispose, seccato, l'altro “Considerati fortunato se non ti spacco il naso! E' colpa tua se....”
Nuovamente la discussione, divertente agli occhi delle due donne, si perse alle orecchie di Thomas. Non aveva parlato durante tutto il viaggio e aveva appena registrato l'assalto del siluro. Non faceva che pensare a Maya.
Improvvisamente, sentì un rumore dalla tasca. Euforico, corse a prendere la Pietra Gemella, ritrovandosi, però, con solo i suoi frammenti.


Cosa? Pensò.
Dopo un minuto che sembrò un'eternità, comprese. Le Pietre condividevano la struttura interna e subivano le stesse pressioni dall'ambiente. Se la sua era andata in mille pezzi poteva significare solo una cosa: anche quella di Maya aveva subito lo stesso destino.
Comprendendo ciò che significava, Thomas si lasciò cadere in ginocchio, maledicendo il mondo e se stesso per aver convinto l'amica ad indagare.
L'urlo che il soldato lanciò esprimeva un dolore tale da lacerare anche gli animi più allegri.

   
 
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