Storie originali > Soprannaturale > Licantropi
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Autore: pollama    01/02/2013    4 recensioni
Jade Arc, una ragazza di 22 anni come tante, sogna di divenire una musicista di successo e proprio per questa sua passione si trasferisce a Parigi per incominciare la sua carriera in un piccolo bistrot nel centro della città. Per lei sembra tutto così nuovo, così magnifico e ad aumentare questa sua convinzione c'è Frederic Suén, un ragazzo dall' aspetto ammaliante che nasconde un inaspettato segreto.
Buona lettura :D
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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-12-
 

 
Un ululato potente squarciò la quiete della notte.
Jade guardò Logan con gli occhi sgranati, stava per dire qualcosa, ma non ebbe il tempo perché il ragazzo disse, iniziando ad annusare l’aria: «Ci mancava solo questo.»
«Cosa succede?»
«C’è un piccolo problemino.»
Jade cercò di seguire lo sguardo di Logan che faceva scorrere veloce gli occhi da un palazzo all’altro.
«Mi spieghi?»
Logan non rispose, continuava a guardare le figure nere degli edifici con gli occhi sbarrati.
«Tieni questi» disse il ragazzo porgendo a Jade un paio di fiori violacei.
«Tienili con te e non lasciarli per nulla al mondo.»
La ragazza fissò per un po’ le piccole piantine.
«E tu? Tu come farai senza questi?»
«Me la caverò.» disse ammiccando e facendo un sorriso sghembo.

Quella sera i denti di Logan sembravano più aguzzi e così perfettamente bianchi che Jade quasi rabbrividì nel vederli.
Altri tre urli cupi si innalzarono attorno a loro e Jade iniziò ad agitarsi.
«Vai da qualunque parte, ma non a casa. Lì ti troveranno più facilmente.»
Jade annuì e si alzò di scatto, diede un ultima occhiata a Logan e a ‘Frederic’ che seguì i suoi movimenti con gli occhi blu, stando sempre immobile.
«Jade… va’!» il ragazzo scosse la mano, invitandola ad andare via e così fece.
Jade iniziò a correre sull’ ampio tetto, fiondandosi in un piccolo stanzino. La poca luce fioca della luna lasciava entrare, dai piccoli buchi della porta metallica, dei nastri di luce argentea.
Lo stanzino accoglieva delle scope lerce e qualche pezzo di vecchie antenne arrugginite.
Jade si accucciò in un angolino, stringendosi le ginocchia al petto.
Tese l’udito, sperando di cogliere anche il minimo rumore.
Aveva talmente tanta paura che i suoi muscoli iniziarono a tremare in modo incontrollato.
Ciò che detestava di più era il non conoscere.
Cosa sarebbe successo, di lì a poco?

Si sentirono altri ululati, questa volta le fecero spezzare il fiato il gola.
Erano vicini, li aveva sentiti correre con le loro zampe possenti fuori il suo nascondiglio.
Li aveva sentiti ansimare, quasi li vedeva correre con le lingue penzoloni e le fauci aperte e pronte a sbranare la preda.
Lei non voleva essere la preda!
 

§§§

 
Logan stava legando per bene le corde, che trattenevano strette Frederic, alla ringhiera del bordo del tetto.
E rimase lì, fermo e attento, a guardare i grossi lupi correre verso di lui.
La creatura più grande si pose davanti agli altri due, digrignando i denti affilati e grondanti di saliva.
«Zio Bart… che piacere vederti.» schernì Logan aggrottando la fronte e stringendo le braccia al petto.
«Coraggio… non essere sgarbato! Non farmi avere una conversazione unilaterale… Bart.»
In quell’istante, il lupo nero avanzò e scuotendo il dorso si acquattò sul pavimento. Iniziò a contrarsi e a ululare così forte che gli altri due lupi incominciarono a mettersi sulla difensiva abbassando il capo e le orecchie.

Dopo poco rimasero dei grossi e folti peli sul grigio del suolo, mentre Bartolomeo prese a guardare il ragazzo che continuava a fissarlo con aria di sfida.
«Bartolomeo… Non Bart, stupido ragazzino.»
Logan rise di gusto, vedendo di essere riuscito ad infastidire l’Alfa.
«Che mi combini? Tutto nudo su di un tetto…» schioccò la lingua sul palato in segno di disappunto e smorzando un sorriso.
«Taci!»
Bartolomeo inarcò le sopracciglia appena vide Frederic legato.
«Visto? Non servi tu per tenere tutto sotto controllo… paparino.»
«Come fai a non essere come lui? Non sei un Alfa e non puoi comandare la trasformazione.»
«I segreti del mestiere.» rispose con un’alzata di spalle e socchiudendo gli occhi.
Bartolomeo scattò in avanti, stringendo forte le mani attorno al collo di Logan che tossì per la mancanza d’aria improvvisa.
«Non scherzare con me… Non è la prima volta che ti avverto, ma credimi, prima o poi mi darai ascolto anche tu.»
Il ragazzo dischiuse le labbra spuntando la saliva sul viso dell’ Alfa che disgustato lo lasciò cadere a terra.
Logan alzò il viso, senza smettere di osservare l’uomo con aria di sfida.
«Io non ti obbedirò mai. Non sei il mio Alfa.»
«Oh sì, questo lo so. Anche perché un figlio come te non vorrei mai averlo. Povero diavolo tuo padre.»
A quel punto Logan irrigidì i muscoli ed alzandosi di scatto diede una poderosa spinta a Bartolomeo.
Gli occhi gli divennero giallo oro, mentre le unghie iniziarono ad affilarsi.
«Non osare nominarlo! E chi te l’ha detto? Rispondi!» gridò, accovacciandosi sul petto dell’uomo disteso a terra.
«Essere un capobranco ha i suoi vantaggi.» sibilò quelle parole prima di scagliare di lato il ragazzo, che finì con un tonfo contro la balaustra scura.
«Ora… se mi vuoi scusare, ho un impegno. Un Licantropo sta dando del filo da torcere a dei turisti ad est di qui. Ed occhio ai Cercatori.» disse quelle parole, passandosi una mano sul corpo nudo e muscoloso, ricoperto di polvere.
«Voi due, finite il lavoro.» ordinò ai due lupi, fino a quel momento, rimasti in disparte a brontolare. Poi con un balzò iniziò a scendere le scale della palazzina.

Logan si rimise in piedi, mentre i suoi rivali stavano di fronte a lui, ringhiando e mostrano i denti.
«Ottimo… Fatevi sotto.» sussurrò quelle parole, sicuro che le creature lo avrebbero sentito ugualmente.
E mentre pensava a Jade, nascosta da qualche parte lì su, sperò con tutto se stesso che non vedesse la scena che si sarebbe svolta presto.
I due lupi rossicci si fiondarono con gli artigli tirati fuori, sulla carne del corpo di Logan, che non poté fare a meno di gridare.
Tese le braccia sollevando con tutta la forza che aveva uno dei due lupi e lo lanciò il più lontano possibile da lui.
L’altro lo morse sul polpaccio e Logan sentì i tendini lacerarsi quasi.
Chiuse i pugni alla collottola della bestia e facendo forza riuscì a fargli allentare la presa.
Gli attacchi sembravano ripetersi sempre più velocemente, mentre Logan iniziava a sentirsi stanco.
Sì, era un Licantropo, ma non era trasformato e quindi era più debole rispetto al branco.
“Dannazione! Mi serve l’Aconito!”, pensò cercando di correre in un momento di pausa forzata.
Poggiò la schiena contro la ringhiera fredda sentendo il petto dolere ad ogni respiro. Poi pensò che la cosa giusta forse era trovare Jade e prendere i fiori, ma come fare senza che che gli altri due la vedessero?

I lupi erano di nuovo di fronte a lui e mentre si acquattarono per balzare un'altra volta, Logan corse di nuovo, zoppicando sempre di più.
Annusò l’aria, cercando di distinguere il profumo di Jade tra tutti i diversi odori che c’erano là fuori.
Passò accanto allo stanzino in cui stava rannicchiata lei e aprì con forza la porta.
La ragazza urlò parandosi il viso con le mani.
«Dammi i fiori.»
«Logan! Cosa ti è successo?»
«Dammi i fiori!» disse, gridando talmente forte che Jade balzò e con le mani tremanti gli porse i fiori.
«Attento!»
Logan appena si voltò sentì il petto lacerarsi ancora di più, sentì le grida di Jade ed il morbido dei petali tra le dita.
Guardò i musi insanguinati delle due creature, notando che la vista gli si stava offuscando, ma doveva rimanere lucido, ancora per qualche istante.
Cercava di farsi forza, aspettando il momento giusto per agire.
I lupi balzarono contemporaneamente con le fauci spalancate ed in quell’istante Logan infilò l’Aconito nelle loro bocche.
Le due bestie ulularono e si accasciarono al suolo con il fiato corto, cadendo in un sonno profondo.
«Buonanotte stronzi.» disse con un mezzo sorriso che si tramutò in una smorfia.
Cadde sulle ginocchia posandosi una mano sul fianco.
«Logan!» Jade corse dal ragazzo rimanendo inorridita dal tanto sangue che ricopriva il suo viso e gli abiti.
«E’ tutto finito… Tranquilla.» sussurrò quelle parole quasi con un fischio, per poi cadere sul suolo grigiastro e che pian piano si stava macchiando di sangue scuro.
  
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