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Autore: LadyDepp    01/02/2013    7 recensioni
Sasuke Uchiha non avrebbe mai immaginato di vedere una Ninfa del Sole in carne ed ossa; poteva anche accettarlo, non era un suo problema.
Se non fosse che la Ninfa aveva l'aspetto di un ragazzo, di nome Naruto, venuto a sconvolgergli la vita con la sua presenza.
Questo, diventava un suo problema.
Genere: Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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La Ninfa del Sole
 

 



Quinto giorno, sesto giorno, settimo giorno...

 

Quella mattina, quando Sasuke si era svegliato, non aveva trovato Naruto al suo fianco, come se non ci fosse mai stato.
Scese al piano di sotto, percependo nell’aria un odore dolciastro; inarcò un sopracciglio, sperando di non trovare problemi.
«Che hai combinato, dobe?» fece, appena mise piede in cucina.
«Buon giorno!» lo salutò Naruto con il suo solito sorriso. Sasuke si domandò ancora una volta come faceva a sorridere così tanto; prima o poi gli sarebbe venuta una paralisi in faccia.
«Ho fatto un dolce» gli rispose, contento del suo risultato e mostrando la ciambella che aveva posato sul piatto.
Sasuke storse il naso «Bravo dobe, ma io non la mangio»
«Uff, teme, ti prego!» lo implorò Naruto, in un modo che Sasuke ritenne adorabile.
Quando si rese conto dello strambo pensiero, si accigliò; non poteva fare quei pensieri di prima mattina, non era normale.
«Ho detto di no, lo sai che non mi piacciono» rispose con un certo fastidio, accomodandosi a tavola e allungando una mano verso di lui.
Naruto aveva ancora il broncio offeso quando gli porse la tazza colma di caffè ancora caldo, appena preparato.
Sasuke alzò gli occhi al cielo, esasperato dal suo comportamento infantile; ricordava la torta buttata via, e in quel momento si sentì un poco in colpa; non voleva che la ciambella facesse la stessa fine.
«Va bene, assaggerò un pezzetto» rispose, con un tono indifferente.
«Così ti metti in forze per andare al parco!» commentò Naruto, dandogli le spalle per prendere il coltello per tagliare la ciambella.
Sasuke abbassò la tazza, improvvisamente incupito; si era ricordato che quel giorno sarebbero dovuti uscire, tornare al lago.
Ancora non riusciva ad immaginare cosa potessero inventarsi per far sì che Naruto tornasse da dove era venuto; in realtà non ci voleva pensare, non voleva pensare di rimanere di nuovo solo.
In quel momento decise che avrebbe fatto di tutto per farlo rimanere con lui; così, solo per compagnia, non c’era altro.
Ma non poteva rivelare i suoi piani alla ninfa; doveva far finta di essere accondiscendente.
«Si hai ragione» rispose, mettendo fine alla discussione.
Quindi più tardi, uscirono. Camminavano a passo lento, uno accanto all’altro; a volte le loro mani si sfioravano, e quando succedeva, Sasuke lo scrutava per vedere la sua reazione.
Naruto sembrava non guardarlo mai negli occhi, preferiva osservare il paesaggio intorno a sé.
«Guarda Sas’ke!»
Gli indicò due uccellini sui rami di un albero, che sembravano una coppia di innamorati che tubavano.
«Vedo» commentò Sasuke per nulla interessato; più che altro era interessato alla persona che aveva di fianco, e stava pensando a come fare per fargli cambiare idea sul fatto di voler tornare a casa.
«Senti, dobe» lo chiamò ad un certo punto, perché doveva tastare il terreno «Tu sei certo che tornando al lago, potrai appunto…tornare in fondo al lago?» sembrava una cosa strana da dire, ma più o meno il discorso era quello.
«Beh» Naruto lo guardò finalmente negli occhi, incerto «Non lo so, però possiamo provarci…»
«Sei sicuro?» gli domandò a bruciapelo, con un tono di voce falsamente indifferente.
«Si, penso che sia l’unico modo…tornare là intendo» sembrava che le parole gli uscissero fuori a fatica, come se non fosse pienamente convinto di ciò che diceva.
Sasuke si fermò, infilando le mani in tasca, perché cominciavano a fargli male per qualche assurdo motivo «Forse non ti sei sforzato abbastanza» commentò, stavolta senza alcun tono nella voce.
Anche Naruto smise di camminare, facendosi più vicino; si guardavano, ed entrambi sembravano pieni di parole non dette.
«In che senso?»
«Forse dovresti desiderarlo davvero, come hai desiderato di parlare con me quel giorno» rispose Sasuke, scrutandolo con i suoi occhi neri «Credo che sia questa l’unica soluzione»
«Ti ho detto che ci ho provato» affermò Naruto, con un tono più teso del dovuto.
«Devi desiderarlo con tutte le tue forze» replicò l’altro, sfuggendo al suo sguardo e  tornando a camminare; era stato uno sciocco a dirgli quelle cose, perché ora sarebbe stato più facile raggiungere quello che voleva grazie ai suoi consigli.
«Forse non voglio andarmene»
Era stato un sussurro, ma Sasuke l’aveva sentito benissimo; si bloccò di nuovo, voltandosi verso Naruto, che aveva abbassato gli occhi.
«Andiamo dobe» allungò una mano verso di lui, e dopo qualche istante lo vide rialzare lo sguardo e afferrare la sua; avanzò di qualche passò, fino a quando furono di nuovo l’uno accanto all’altro.
Solo allora lasciarono la presa.
Mentre si dirigevano verso il lago, non affrontarono di nuovo quel discorso; Sasuke però continuava a ripensarci, si spremeva le meningi per cercare di capire che fosse successo dentro di lui, che cosa fosse cambiato dopo l’incontro con Naruto.
Voleva solo compagnia? Era stato sempre solo fino a pochi giorni prima, allora perché sentiva il bisogno della presenza di qualcuno nella sua vita?
Sasuke lo guardò di sottecchi, sfiorò con lo sguardo il viso di Naruto, le ciglia lunghe, il naso perfetto e le labbra che sembravano soffici.
I suoi occhi azzurro limpido erano rivolti verso il paesaggio che aveva davanti a sé; Sasuke cominciava a desiderare che guardassero verso lui.
«Naruto» sussurrò, leggermente provato da quel desiderio bizzarro insito nella sua mente.
«Cosa?» gli chiese la ninfa, mostrando curiosità.
Sasuke lo fissò, il suo sguardo non lasciava trapelare nulla, alcun sentimento.
«Nulla» rispose alla fine, distogliendo gli occhi da lui e concentrandosi sulla strada.
Naruto non domandò nient’altro, e proseguirono in silenzio fino al parco; quando giunsero a destinazione, cominciarono a guardarsi intorno.
«Non c’è nessuno» osservò Naruto, con un sorriso impacciato sulle labbra.
A Sasuke non sembrava poi così strano; quel parco era praticamente abbandonato, perché non c’erano panchine dove sedersi, né giostre per i bambini.
Sembrava così selvatico, seppur affascinante; per quel motivo il professore di arte aveva pensato di portare la classe in quel luogo, credendo che potesse ispirarli.
«Meglio così» rispose, avvicinandosi alla riva del lago.
Non notò lo sguardo imbarazzato di Naruto, ma percepì la sua presenza accanto a sé.
«Ora che si fa?» gli domandò allora, con voce atona.
Avrebbe tanto voluto tornare a casa.
Il sole era alto nel cielo, e stava già cominciando ad infastidirlo con la sua luce accecante; inoltre sentiva caldo, e guardando l’acqua scintillante del lago, uno strano desiderio aveva preso possesso della sua mente.
«Non lo so» sentì la risposta incerta di Naruto, e si voltò per guardarlo negli occhi.
«Ci facciamo un bagno?» gli propose, con un tono inespressivo.
Sasuke non aveva solo caldo; era curioso di vedere la ninfa nel suo habitat naturale, guardare i suoi giochi di luce, e osservare il suo corpo brillare come se fosse il sole stesso.
«Davvero?» gli occhi di Naruto si spalancarono dall’emozione; sembrava così contento della proposta dell’altro, che subito annuì freneticamente.
«Teme spogliati prima che cambi idea!» esclamò con un tono entusiasta e  come risposta Sasuke lo fissò per qualche istante, decidendo poi di non replicare nulla.
Si liberarono degli indumenti, tranne dell’intimo, ed entrarono in acqua.
«Ahh..che bello» si lasciò sfuggire Naruto in un ansito, che alle orecchie di Sasuke suonò come un gemito erotico.
Sbatté le ciglia, allontanando con forza quei pensieri strani che avevano preso forma nella sua testa.
«Dobe, stai attento a non spruzzarmi l’acqua» gli ricordò mentre lo vedeva immergersi con troppa foga «Hai capito?» lo riprese ancora, ma Naruto sembrava perso nel suo mondo.
L’acqua gli arrivava al collo, e il suo volto era sollevato verso il cielo; gli occhi erano chiusi e sembrava bearsi del calore dei raggi del sole.
Sasuke sbuffò e si piegò immergendosi sott’acqua completamente.
Per qualche istante, non percepì nulla, solo un’intensa tranquillità; quando non riuscì a trattenere il respiro, tornò su; l’acqua non era profonda, gli arrivava alle spalle.
«Sas’ke!»
Vide che Naruto l’aveva raggiunto sorridendo, i sui occhi brillavano di felicità e dolcezza.
«Grazie» gli disse ad un certo punto, facendosi più vicino; erano l’uno di fronte all’altro, e una strana atmosfera si era creata tra loro.
«Non capisco di che parli» rispose Sasuke senza alcun tono, scostandosi alcuni ciuffi di capelli bagnati dagli occhi; le dita di Naruto raggiusero il suo viso, accarezzando la sua guancia come se fosse una cosa preziosa.
«Che fai» lo rimproverò a voce bassa, cercando di scostarsi con poca decisione.
Il suo tocco lo innervosiva, ma non perché ne era disgustato; lo metteva a disagio perché era troppo piacevole.
Vide che Naruto lo fissava, gli occhi azzurri erano improvvisamente più scuri, e avevano assunto maggiore profondità; la sua mano si abbassò, ma solo perché le sue braccia andarono a circondare il corpo di Sasuke in una timida stretta.
«Dobe» lo ammonì quello, cercando di comprendere che cosa volesse dire il suo sguardo intenso; inoltre voleva capire che cosa stesse accadendo veramente.
Naruto si lasciò sfuggire un sospiro, che aveva un ché di disperazione «Mi dispiace» pronunciò a mezza voce, facendosi così vicino che Sasuke poteva sentire il suo fiato sulla faccia.
Venne intorpidito dal suo profumo e dal calore delle sue mani che gli lambivano i fianchi; per qualche istante, temette di perdere i sensi, poiché il suo corpo si era fatto debole.
«Per cosa?» riuscì a biascicare, prima che Naruto sporgesse il viso e lo baciasse.
Sasuke spalancò gli occhi, sorpreso a causa di quel contatto; sentiva le sue labbra tremare, mentre quelle della ninfa erano soffici e calde proprio come aveva immaginato.  
Quel bacio durò un’istante; quando Naruto sciolse il timido contatto con la sua bocca, lo guardò improvvisamente spaventato.
Sasuke non ebbe alcun modo di reagire, perché l’attimo dopo lo vide sparire nel nulla, davanti ai suoi occhi.
 
Il giorno seguente, e il giorno dopo ancora, e col passare di una settimana, Naruto non si era ancora fatto vivo.
Sasuke non era tornato al lago perché dal profondo del suo cuore provava una rabbia e un dolore tale da impedirgli di farlo.
La ninfa era sparita dopo averlo baciato; non gli aveva dato alcun modo di reagire, di chiedergli spiegazioni.
Sasuke si era sentito abbandonato ancora una volta.
Era arrabbiato, nervoso; il suo essere gridava vendetta.
Ma non poteva vendicarsi di un semidio, di un essere soprannaturale, dissolto nel nulla.
Nessuno sapeva della sua esistenza, e non poteva raccontarlo in giro, perché non sarebbe mai stato creduto.
Sasuke voleva una risposta; voleva rivedere quel viso con quegli strani baffetti, quei capelli dorati, quegli occhi che erano come pezzi di cielo.
Ma niente di ciò che voleva si sarebbe mai avverato; perché se Naruto era sparito, c’era una sola spiegazione: l’aveva desiderato intensamente.
Perciò Sasuke provava rabbia; rabbia perché si sentiva preso in giro, sfruttato e abbandonato.
Naruto gli aveva detto che lui c’era, che non era più solo. Invece era tutto uno scherzo.
Non l’aveva nemmeno salutato.
Ricordava il suo “mi dispiace”, e pensò che forse era il suo modo di avvertirlo che se ne stava andando, perché finalmente desiderava dal profondo del cuore di tornare in fondo al lago; perché si era stancato di lui, del suo carattere ritroso, si era stancato di essere umano.
Sasuke tornò a guardare la luna come faceva prima, perché si sentiva consolato dalla sua freddezza, dalla sua solitudine; la luna aveva intorno le stelle, che non erano altro che false amiche.
La luna era sola come lo era lui.
Due settimane dopo la sparizione della ninfa, Sasuke aveva preso a studiare più intensamente di prima. Non si era dimenticato affatto di Naruto, anche se lo aveva desiderato; lo vedeva nel suo letto quando apriva gli occhi, lo vedeva in cucina mentre preparava qualche dolce bruciacchiato.
Aveva passato solo quattro giorni in sua compagnia, ma erano stati i quattro giorni più intensi della sua miserabile vita.
Una domenica mattina, Sasuke tornò al lago per un’ultima volta.
Aveva deciso di rinnovare il suo odio nei confronti del sole; avrebbe sputato in faccia tutto ciò che pensava della ninfa bionda, e gli avrebbe promesso di dimenticarlo perché gli aveva rovinato l’equilibrio, irrompendo nella sua vita.
«Dobe» pronunciò dopo qualche istante di silenzio, con un tono infinitamente tetro «Odio il tuo stupido sole, e odio te»
Era sulla riva del lago, guardava l’acqua come se si aspettasse di vedere Naruto uscirne da un momento all’altro; forse lo sperava, forse lo desiderava sul serio.
Cominciò a sudare, quel giorno faceva più caldo del previsto; si irritò al pensiero che proprio quando aveva deciso di uscire, si era ritrovato circondato da quell’aria soffocante e dalla luce intensa che gli irritava gli occhi.
«Mi hai sentito dobe» socchiuse le palpebre, stizzito «Vi odio entrambi»
Un raggio abbagliante quasi lo accecò; Sasuke diede velocemente le spalle al lago, portandosi una mano sul viso e pensando a quanto fosse stato stupido da tornare in quel posto.
Rischiava di rimanere cieco se non se ne andava il prima possibile; gli sembrava di trovarsi in un déjà-vu, ricordava quella luce accecante seguita dall’apparizione improvvisa di Naruto.
Quella riflessione lo colse impreparato; Sasuke spalancò gli occhi, con una strana sensazione nello stomaco, il cuore in gola.
Si voltò verso il lago, ma la sua visione venne oscurata da una luce ancora più forte; Sasuke resistette, affrontò quel dolore agli occhi, vedendo che la figura davanti a sé si stava piano piano definendo.
Era una figura che lui conosceva molto bene: Naruto era tornato.
«Dobe» sussurrò, mentre la luce si affievoliva, grazie ai poteri della ninfa.
Vide che era bagnato come la prima volta che era apparso, completamente nudo; ma non sorrideva, il suo volto era triste, i suoi occhi più spenti.
«Sas’ke» pronunciò il suo nome, con un tono disperato, come se avesse atteso da anni quel momento. Si guardarono per qualche istante, poi Sasuke si sfilò la camicia rimanendo a petto a nudo; la porse a Naruto che la prese, seppur titubante.
Gli copriva leggermente le parti basse, ma a nessuno dei due interessavano quelle piccolezze.
«Perché sei sparito così?» gli domandò a bruciapelo Sasuke, riuscendo a ritrovare per primo la parola, dopo quell’attimo di silenzio «Lo desideravi sul serio? Volevi andartene?»
Sapeva che la risposta gli avrebbe fatto più male di ciò che pensava; ma doveva sapere la verità.
«Si lo desideravo davvero» mormorò Naruto.
Allora Sasuke gli diede le spalle e fece per andarsene; non voleva sapere altro, quella risposta gli bastava.
Il bacio che gli aveva dato era solo un contentino, un modo di ringraziarlo per la sua ospitalità, prima di volatilizzarsi.
«Aspetta!» lo chiamò Naruto, afferrandogli un braccio per impedirgli di lasciare il parco in quel modo «Non…non hai capito»
«Invece ti sei spiegato benissimo» replicò Sasuke gelidamente, scostando la sua mano con rabbia; ma non se ne andò e si voltò per affrontarlo «L’hai desiderato intensamente e ha funzionato, proprio come avevamo previsto»
«Si è vero ma non era quello che intendevo!» rispose Naruto, con voce soffocata «In quel momento ho desiderato dal profondo del mio cuore di sparire…ma solo perché ho avuto paura»
«Paura di cosa?» sbottò Sasuke con un tono fin troppo sarcastico; non gli credeva, non poteva fidarsi ancora una volta.
«Della tua reazione» sentì il suo sussurro.
«Non capisco» affermò ancora, accigliato, facendosi più vicino per osservarlo meglio.
Naruto guardava verso il basso, cercando di sfuggire al suo sguardo.
Gli sollevò il mento con le dita, costringendolo a guardarlo in faccia, incatenandolo con i suoi occhi neri. 
«Io…»
Quelli della ninfa si erano fatti acquosi; Sasuke sperò di non vederlo piangere.
«Io ho cercato di trattenermi, ma non ce l’ho fatta» rivelò con estrema difficoltà Naruto «Ti ho baciato e tu sei rimasto sconvolto...allora ho avuto paura che mi avresti odiato» terminò, muovendo il viso per liberarsi della mano che tratteneva il suo mento.
Non ci fu una risposta, e quel mutismo poteva sembrare una conferma.
«Avevo ragione…» mormorò Naruto, afflitto.
«Sei davvero un’idiota» sbottò di riflesso Sasuke, accigliato «Ero solo sorpreso. Non ti odio e non ti ho mai odiato per quello» precisò, incrociando le braccia al petto e fissandolo cupo.
«Allora perché sei tornato solo ora al lago?»
«Perché ero arrabbiato, eri sparito dopo avermi…insomma, sei scomparso dopo avermi detto mi dispiace, senza avvertirmi»
«Non era per il bacio?» chiese conferma Naruto, e nonostante fosse imbarazzato, i suoi occhi si erano fatti più accesi, segno che era molto più sereno di prima.
«Ti ho detto di no» fu la replica secca di Sasuke «E tu invece, perché tu sei apparso ora?» gli domandò poi a bruciapelo, intrappolandolo con lo sguardo.
«Ti ho sentito parlare, dire che odi il sole, e anche se ero spaventato, ho desiderato…ho desiderato volerti toccare un’ultima volta…» pronunciò Naruto impacciato, ma deciso a rivelare ogni cosa dopo tutte le loro incomprensioni.
Sasuke era rimasto in silenzio; continuava a fissarlo profondamente, come se volesse metterlo a nudo.
Dopo qualche istante, parlò.
«Allora fallo» asserì con un tono indecifrabile sul viso.
Naruto arrossì e ricambiò il suo sguardo, esitante; ma non voleva tirarsi indietro, perché aveva capito che l’altro era serio, che non lo stava prendendo in giro, che non era uno scherzo; questa consapevolezza gli diede coraggio.
Lentamente sporse il suo viso, e lo guardò impacciato prima di posare la sua bocca su quella di Sasuke.
Il bacio fu delicato, sentiva le sue labbra che tremavano dall’emozione; il suo corpo sembrava in fiamme, il suo cuore batteva forte.
«Ora che l’hai fatto, stai per andartene di nuovo?» sussurrò Sasuke teso, contro la sua bocca.
Naruto si tirò indietro con un velo di imbarazzo sul viso, ma gli sorrise caldamente; poi scosse il capo, con determinazione.
«Tutto quello che voglio è rimanere con te»
«Allora vedi di non desiderare altro, dobe» lo ammonì, e quella volta fu lui ad attirarlo contro le sue labbra per baciarlo.

 

 
Naruto non era una persona normale, era una ninfa del sole; per alcuni giorni riuscì a controllare i suoi poteri, e continuò a divertirsi facendo giochi di luce. Nel corso del tempo, restò privo di ciò che lo rendeva diverso dagli umani.
Secondo Sasuke, Naruto non perse nulla di importante; Naruto era speciale nel suo sorriso, nei suoi occhi, nella sua dolcezza, nella sua vivacità e allegria.
Sasuke tornò a guardare la luna, che con la presenza di Naruto gli sembrava meno pallida, meno triste; anzi sembrava sorriderli, mentre erano sdraiati sul tetto, mentre bisticciavano, mentre si stringevano.
Pian piano Sasuke imparò a non odiare più la luce, perché non riusciva ad odiare ciò che Naruto amava così tanto.
Così come non poteva odiare il sole perché, per lui, il sole era Naruto.

 

 

 


Fine
 

Sembra una di quelle fiabe.. :)
Comunque ringrazio tutti quelli che hanno letto, seguito e recensito questa piccola storia, questo regalo che ho voluto fare per Naruto e Sasuke

 

 
 

 
  
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