Fandom: Harry Potter.
Pairing/Personaggi: Regulus Black
Rating: Giallo
Genere: Introspettivo, Angst, Drammatico
Warning: Missing Moment
Words: 1044
Note:
Questa cosa non ha un senso, dico davvero. Proprio non ce l’ha. Ho
semplicemente sentito l’impulso di scrivere ed è venuto fuori. Quello che
leggerete è un flusso di coscienza, diciamo. Non c’è logica nei pensieri e non
c’è una vera contestualizzazione di quello che sta succedendo fuori dalla mente
del protagonista, cioè Regulus. Ci sono i suoi pensieri - confusi, irrazionali
e sotto l’effetto della pozione della caverna - mentre la morte, piano piano, prende possesso di lui. Non fraintendetemi, Reg ha fatto quello che ha fatto per fermare Voldemort. Quello
è “l’errore” alla base di tutto. Ma, nonostante tutto, è possibile che, in
preda al delirio, possa aver desiderato la morte. Perdonatemi, se quello che
leggerete - se leggerete - non vi piacerà. Forse non piace neanche a me,
dopotutto. Buona lettura!
Sbagliato.
Mi sono sempre
sentito sbagliato.
Sbagliato, perché ho
sempre cercato di fare la cosa giusta.
Non mi piaceva avere
contro gli sguardi furiosi della mia famiglia. Non mi piaceva essere
considerato un bambino.
Non mi era mai
piaciuto, neppure quando, effettivamente, io non ero altro che un poppante
cresciuto.
Ero sbagliato, io lo
sapevo. Anche mia madre lo sapeva, ma faceva finta di niente.
Era bello, per lei,
poter vantare il figliolo prediletto. Il piccolo genio che le dava tantissime
soddisfazioni a scuola.
Lo studente modello.
Il figlio modello.
Bugie, solo bugie.
Quante volte l’avevo
sentita urlare? Quante volte non ero stato altro che l’abominio di famiglia?
Ero sbagliato, sono
cresciuto sbagliato e lo sono anche adesso.
Ho passato la vita
seguendo i loro ordini, senza mai chiedere, senza mai far polemica.
Forse… forse una
volta. Una volta sola ho tentato di impormi. Una volta sola ho avanzato una
piccola richiesta.
Mio padre era davvero
arrabbiato, non lo avevo mai sentito urlare tanto, potrei giurarlo sulla cosa
che ho di più cara.
La più cara… cos’è?
Cosa, in tutta una vita, è stata davvero mia? Cosa è appartenuta a Regulus?
Non qualcosa di
materiale, tutto ciò che mi circondava non faceva altro che ricordarmi quale
fosse il mio posto. Ero il rampollo. Ero quello che doveva portare onore ad una
famiglia in piena disgrazia. Tutto ciò che mi circondava non apparteneva ad
altri se non al rampollo di Casa Black.
Ma se non mi è caro
qualcosa di materiale, allora cosa?
Non penso di aver mai
provato amore, nella mia vita. Non amore vero, non quell’amore che va oltre le
catene di questa terra. Mai. Neppure una volta.
La libertà, forse. Ma
io sono davvero stato libero? No, il marchio sul mio braccio mi impedisce anche
solo di concepire l’idea di libertà, se associata al mio viso. Non sono mai
stato davvero libero di fare le mie scelte. Io dovevo - devo anche oggi,
dopotutto - seguire gli ordini. Non posso permettermi di disubbidire. Non io.
Non il rampollo di Casa Black. Non posso, mai.
La mia dignità,
forse?
Dignità.
Ne ho mai avuta una? La
dignità che ogni uomo merita, quella che io stesso, nel corso della mia vita,
ho cercato di togliere a così tante persone solo per il loro sangue non puro.
Puro.
Non è ridicolo
parlare di purezza? Il sangue è sangue, che ci siano o no dei poteri è
relativo. Ho provato a spiegarlo ai miei genitori, quella fatidica volta. Ci ho
provato, davvero. Ma la cruciatus mi ha aiutato a capire che sbagliavo. Io
sbaglio sempre, se lasciato allo sbaraglio. Per questo non posso permettermi di
pensare da solo.
Io sono sempre stato sbagliato.
Anche adesso io sono
consapevole del mio essere completamente sbagliato. Lo so, sto facendo una
sciocchezza. Non dovevo neppure farmi sfiorare da un’idea simile.
Maman
si arrabbierà davvero tanto. Spero che deciderà comunque di non togliermi dall’albero
genealogico. Sarebbe vergognoso, no? Solo la feccia viene eliminata, io non
sono feccia.
Non lo sono, vero?
Ho passato la vita
seguendo i loro insegnamenti. Non posso essere feccia, mi hanno educato… addestrato. Mi hanno addestrato a non
essere feccia. Io sono il rampollo di Casa Black.
Sbagliato, io sono
sbagliato.
Ho sbagliato sempre,
fin dalla mia infanzia. Un errore continuo, un errore dopo l’altro. Ho fatto il
possibile per perseguire lo scopo che mi ero posto - che mi avevano posto - ed
ho sbagliato. Ho sbagliato, altrimenti non sarei qui, no?
Continuo a sbagliare,
sempre di più. Questa volta non sarò perdonato. Questa volta non riuscirò a
rimediare a ciò che la mia natura abominevole ha combinato.
Osservo il biglietto
che stringo fra le mani, prima di riporlo nel medaglione e consegnarlo a
Kreacher.
Sto tremando, che
terribile vergogna. Uno dei primi insegnamenti di mio padre è stato proprio l’autocontrollo
in certi momenti. Ho fallito anche in questo.
Il mio elfo domestico
sembra preoccupato. Dovrei dirgli qualcosa, forse. Oppure dovrei seguire il
consiglio di Maman e trattarlo come
la feccia che, in realtà, è. Ah, ho sempre sbagliato, anche con lui. Sono stato
gentile. La gentilezza è per i deboli.
Ma, dopotutto, il
gesto che sto per compiere non fa di me il più vile dei deboli?
I miei genitori mi
odieranno, per questo. Mi odieranno e malediranno il mio nome.
Non credo di
sopportarlo. Non potrei mai. Ma sono troppo sbagliato per poter fare la scelta
giusta. Così sbagliato da esser capace di confessare la mia debolezza e venire
punito severamente. Ho pensato alla possibilità di tornare indietro, di far
finta di nulla. Magari, se mai l’avesse scoperto, mio padre avrebbe solamente
usato un’altra cruciatus.
Ma io sono troppo
sbagliato, non posso tornare indietro e fare ciò che la razionalità mi impone.
Non posso essere punito per il mio essere un abominio. Sono troppo vigliacco,
forse.
Devo andare avanti.
Avanti, verso quell’acqua.
Quell’acqua che sembra quasi volermi chiamare a se, come una nuova madre, come
il perdono per la mia natura sbagliata. Acqua, acqua e mani di amici, mani
confortevoli, fredde come quelle che mi hanno stretto fin da bambino, come
quelle che ho sempre sentito intorno al collo.
Anche adesso sono lì,
dita lunghe ed ossute che stringono la mia gola. La mia gola che,
improvvisamente, è piena d’acqua.
Com’è possibile? Io
la stavo solamente guardando da lontano. Quando mi sono avvicinato a questo
specchio di liquido benedetto? Forse, per una volta, il mio corpo ha fatto la
cosa giusta e si è avvicinato volontariamente alla redenzione.
Le dita stringono, l’acqua
sembra essere penetrata fin dentro le mie ossa. Fa male, credo. Troppo spesso
ho ripetuto a me stesso di essere incapace di sentire il dolore, per evitare di
impazzire. Un altro segno del mio essere sbagliato, ne sono consapevole. Dovevo
accettare la pena del corpo per poter essere degno della mia posizione. Sono il
rampollo dei Black, non posso essere spaventato o indolenzito. Non è quello che
ci si aspetta da me.
Ma io ho sempre
sentito dolore. Sempre. Dolore nel corpo, dolore nell’anima. Sbagliavo,
sbagliavo sempre.
Sento la pressione delle
dita allentarsi di colpo e, subito dopo, uno strano calore all’altezza del
petto.
Voglio piangere,
adesso. Piangere, perché, improvvisamente, mi sento libero. Improvvisamente mi
sento bene.
Mi sento vivo,
nonostante io sia ad un passo dalla morte.
Ed è meraviglioso, perché,
alla fine, so di aver fatto almeno una cosa giusta.
Sto morendo.
Maman
sarà fiera di me.
Finalmente ho
eliminato la vera feccia dal mondo.