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Autore: Arthemisia    01/02/2013    2 recensioni
Mi sono sempre sentito sbagliato.
Sbagliato, perché ho sempre cercato di fare la cosa giusta.
...
Dignità.
Ne ho mai avuta una? La dignità che ogni uomo merita, quella che io stesso, nel corso della mia vita, ho cercato di togliere a così tante persone solo per il loro sangue non puro.
...
Sto morendo.
Maman sarà fiera di me.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Regulus Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Fandom: Harry Potter

Fandom: Harry Potter.

Pairing/PersonaggiRegulus Black

Rating: Giallo

Genere: Introspettivo, Angst, Drammatico

WarningMissing Moment

Words: 1044

Note: Questa cosa non ha un senso, dico davvero. Proprio non ce l’ha. Ho semplicemente sentito l’impulso di scrivere ed è venuto fuori. Quello che leggerete è un flusso di coscienza, diciamo. Non c’è logica nei pensieri e non c’è una vera contestualizzazione di quello che sta succedendo fuori dalla mente del protagonista, cioè Regulus. Ci sono i suoi pensieri - confusi, irrazionali e sotto l’effetto della pozione della caverna - mentre la morte, piano piano, prende possesso di lui. Non fraintendetemi, Reg ha fatto quello che ha fatto per fermare Voldemort. Quello è “l’errore” alla base di tutto. Ma, nonostante tutto, è possibile che, in preda al delirio, possa aver desiderato la morte. Perdonatemi, se quello che leggerete - se leggerete - non vi piacerà. Forse non piace neanche a me, dopotutto. Buona lettura!

 

Sbagliato.

 

Mi sono sempre sentito sbagliato.

Sbagliato, perché ho sempre cercato di fare la cosa giusta.

Non mi piaceva avere contro gli sguardi furiosi della mia famiglia. Non mi piaceva essere considerato un bambino.

Non mi era mai piaciuto, neppure quando, effettivamente, io non ero altro che un poppante cresciuto.

Ero sbagliato, io lo sapevo. Anche mia madre lo sapeva, ma faceva finta di niente.

Era bello, per lei, poter vantare il figliolo prediletto. Il piccolo genio che le dava tantissime soddisfazioni a scuola.

Lo studente modello. Il figlio modello.

Bugie, solo bugie.

Quante volte l’avevo sentita urlare? Quante volte non ero stato altro che l’abominio di famiglia?

Ero sbagliato, sono cresciuto sbagliato e lo sono anche adesso.

Ho passato la vita seguendo i loro ordini, senza mai chiedere, senza mai far polemica.

Forse… forse una volta. Una volta sola ho tentato di impormi. Una volta sola ho avanzato una piccola richiesta.

Mio padre era davvero arrabbiato, non lo avevo mai sentito urlare tanto, potrei giurarlo sulla cosa che ho di più cara.

La più cara… cos’è? Cosa, in tutta una vita, è stata davvero mia? Cosa è appartenuta a Regulus?

Non qualcosa di materiale, tutto ciò che mi circondava non faceva altro che ricordarmi quale fosse il mio posto. Ero il rampollo. Ero quello che doveva portare onore ad una famiglia in piena disgrazia. Tutto ciò che mi circondava non apparteneva ad altri se non al rampollo di Casa Black.

Ma se non mi è caro qualcosa di materiale, allora cosa?

Non penso di aver mai provato amore, nella mia vita. Non amore vero, non quell’amore che va oltre le catene di questa terra. Mai. Neppure una volta.

La libertà, forse. Ma io sono davvero stato libero? No, il marchio sul mio braccio mi impedisce anche solo di concepire l’idea di libertà, se associata al mio viso. Non sono mai stato davvero libero di fare le mie scelte. Io dovevo - devo anche oggi, dopotutto - seguire gli ordini. Non posso permettermi di disubbidire. Non io. Non il rampollo di Casa Black. Non posso, mai.

La mia dignità, forse?

Dignità.

Ne ho mai avuta una? La dignità che ogni uomo merita, quella che io stesso, nel corso della mia vita, ho cercato di togliere a così tante persone solo per il loro sangue non puro.

Puro.

Non è ridicolo parlare di purezza? Il sangue è sangue, che ci siano o no dei poteri è relativo. Ho provato a spiegarlo ai miei genitori, quella fatidica volta. Ci ho provato, davvero. Ma la cruciatus mi ha aiutato a capire che sbagliavo. Io sbaglio sempre, se lasciato allo sbaraglio. Per questo non posso permettermi di pensare da solo.

Io sono sempre stato sbagliato.

Anche adesso io sono consapevole del mio essere completamente sbagliato. Lo so, sto facendo una sciocchezza. Non dovevo neppure farmi sfiorare da un’idea simile.

Maman si arrabbierà davvero tanto. Spero che deciderà comunque di non togliermi dall’albero genealogico. Sarebbe vergognoso, no? Solo la feccia viene eliminata, io non sono feccia.

Non lo sono, vero?

Ho passato la vita seguendo i loro insegnamenti. Non posso essere feccia, mi hanno educato… addestrato. Mi hanno addestrato a non essere feccia. Io sono il rampollo di Casa Black.

Sbagliato, io sono sbagliato.

Ho sbagliato sempre, fin dalla mia infanzia. Un errore continuo, un errore dopo l’altro. Ho fatto il possibile per perseguire lo scopo che mi ero posto - che mi avevano posto - ed ho sbagliato. Ho sbagliato, altrimenti non sarei qui, no?

Continuo a sbagliare, sempre di più. Questa volta non sarò perdonato. Questa volta non riuscirò a rimediare a ciò che la mia natura abominevole ha combinato.  

Osservo il biglietto che stringo fra le mani, prima di riporlo nel medaglione e consegnarlo a Kreacher.

Sto tremando, che terribile vergogna. Uno dei primi insegnamenti di mio padre è stato proprio l’autocontrollo in certi momenti. Ho fallito anche in questo.

Il mio elfo domestico sembra preoccupato. Dovrei dirgli qualcosa, forse. Oppure dovrei seguire il consiglio di Maman e trattarlo come la feccia che, in realtà, è. Ah, ho sempre sbagliato, anche con lui. Sono stato gentile. La gentilezza è per i deboli.

Ma, dopotutto, il gesto che sto per compiere non fa di me il più vile dei deboli?

I miei genitori mi odieranno, per questo. Mi odieranno e malediranno il mio nome.

Non credo di sopportarlo. Non potrei mai. Ma sono troppo sbagliato per poter fare la scelta giusta. Così sbagliato da esser capace di confessare la mia debolezza e venire punito severamente. Ho pensato alla possibilità di tornare indietro, di far finta di nulla. Magari, se mai l’avesse scoperto, mio padre avrebbe solamente usato un’altra cruciatus.

Ma io sono troppo sbagliato, non posso tornare indietro e fare ciò che la razionalità mi impone. Non posso essere punito per il mio essere un abominio. Sono troppo vigliacco, forse.

Devo andare avanti.

Avanti, verso quell’acqua. Quell’acqua che sembra quasi volermi chiamare a se, come una nuova madre, come il perdono per la mia natura sbagliata. Acqua, acqua e mani di amici, mani confortevoli, fredde come quelle che mi hanno stretto fin da bambino, come quelle che ho sempre sentito intorno al collo.

Anche adesso sono lì, dita lunghe ed ossute che stringono la mia gola. La mia gola che, improvvisamente, è piena d’acqua.

Com’è possibile? Io la stavo solamente guardando da lontano. Quando mi sono avvicinato a questo specchio di liquido benedetto? Forse, per una volta, il mio corpo ha fatto la cosa giusta e si è avvicinato volontariamente alla redenzione.

Le dita stringono, l’acqua sembra essere penetrata fin dentro le mie ossa. Fa male, credo. Troppo spesso ho ripetuto a me stesso di essere incapace di sentire il dolore, per evitare di impazzire. Un altro segno del mio essere sbagliato, ne sono consapevole. Dovevo accettare la pena del corpo per poter essere degno della mia posizione. Sono il rampollo dei Black, non posso essere spaventato o indolenzito. Non è quello che ci si aspetta da me.

Ma io ho sempre sentito dolore. Sempre. Dolore nel corpo, dolore nell’anima. Sbagliavo, sbagliavo sempre.

Sento la pressione delle dita allentarsi di colpo e, subito dopo, uno strano calore all’altezza del petto.

Voglio piangere, adesso. Piangere, perché, improvvisamente, mi sento libero. Improvvisamente mi sento bene.

Mi sento vivo, nonostante io sia ad un passo dalla morte.

Ed è meraviglioso, perché, alla fine, so di aver fatto almeno una cosa giusta.

Sto morendo.

Maman sarà fiera di me.

Finalmente ho eliminato la vera feccia dal mondo.

 

   
 
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