Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Moony317    23/08/2007    5 recensioni
Hermione si staccò dallo schienale della sedia e si girò per guardare nella direzione che prima Ron stava fissando. Il “vuoto” cui accennava Ron apparentemente era una poltrona accanto al fuoco, che però non era per niente vuota.
“Fissavi Harry?” domandò voltandosi di nuovo a guardare Ron.
“Cosa?!” esclamò Ron, con le orecchie improvvisamente rosse.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Disclaimer: il fantastico mondo di Harry Potter e i suoi personaggi non mi appartengono. Sono proprietà di J.K. Rowling e degli aventi diritto. Nessun profitto è tratto da questa storia.

Note: a livello temporale questa storia segue L'Ordine della Fenice, quindi siamo al sesto anno, ma non rientra nell'arco della storia del Principe Mezzosangue.


Capitolo 1

Preoccuparsi

“Ron? RON!” esclamò Hermione.

“Eh?” il volto di Ron era confuso, come se si fosse appena svegliato da un sogno ad occhi aperti. Hermione sbuffò spazientita.

“Non hai sentito niente di quello che ho detto, vero?” chiese lei, fulminandolo con lo sguardo.

Era passata la mezzanotte e mezza di sabato, il che in realtà significava che era già domenica, e le lunghe ore passate a studiare fino a notte fonda durante tutta la settimana avevano lasciato il segno sotto i suoi begli occhi color cioccolato, ormai appannati dal sonno per l’ora. La stanchezza ebbe il sopravvento e neanche il disappunto per l’assoluta mancanza di collaborazione di Ron al loro tema di Pozioni la trattenne dall’emanare un profondo sospiro mentre si poggiava all’indietro sullo schienale della sedia, chiudendo gli occhi, nel futile tentativo di rilassare i muscoli.

“Scusa Hermione…” mormorò Ron con aria colpevole.

“Cosa stavi fissando che ti assorbiva tanto?” domandò Hermione, riaprendo gli occhi e fissando l’amico, con più curiosità che rabbia.

“Niente… ehm… più che altro fissavo il vuoto…” rispose Ron, agitandosi sulla sedia come imbarazzato.

Hermione si staccò dallo schienale della sedia e si girò per guardare nella direzione che prima Ron stava fissando. Il “vuoto” cui accennava Ron apparentemente era una poltrona accanto al fuoco, che però non era per niente vuota.

“Fissavi Harry?” domandò voltandosi di nuovo a guardare Ron.

“Cosa?!” esclamò Ron, con le orecchie improvvisamente rosse “No! Fissavo il fuoco del camino…” buttò lì, cercando di restare calmo.

Fissare il fuoco è plausibile… no? pensò incerto insomma… sono stanco… mi sono fissato a guardare il fuoco… niente di male!

“Oh, andiamo Ron, lo so che non fissavi il fuoco! Non avresti avuto quell’espressione preoccupata altrimenti!” esclamò Hermione roteando gli occhi spazientita, non ci vedeva niente di male lei, quindi perché negare? “Guarda che lo capisco che sei preoccupato per Harry, è normale quando vuoi bene a qualcuno.” aggiunse con tono più calmo.

Ron rimase per un attimo a bocca aperta, gli occhi spalancati si spostarono subito dal viso di Hermione a Harry, che per fortuna continuava a dormire tranquillo nella poltrona, il libro di Storia della Magia gli era scivolato di mano e gli giaceva in grembo. Il fatto che Harry non avesse sentito la loro conversazione non aveva però impedito alle orecchie di Ron di farsi completamente di fuoco, e Ron sperò non si notasse troppo il suo imbarazzo nella scarsa luce dell’ormai deserta sala comune. Anche questa era una fortuna, c’erano solo loro tre in sala, ma in fondo chi altro se non Hermione Granger studierebbe oltre la mezzanotte di un sabato?

“Cosa?! Ma che stai dicendo?” Ron non riuscì a esprimere meglio le sue proteste, un misto di imbarazzo e terrore gli bloccava la mente.

Oh no, no, no, NO! Ti prego no! fu tutto quello che gli riuscì di pensare.

“Andiamo Ron, non essere ridicolo!” sibilò Hermione, fissando l’amico con occhi spalancati e increduli “E’ il tuo migliore amico! Vorresti venirmi a dire che non gli vuoi bene e non ti preoccupi per lui?” concluse agitando il braccio all’indietro per indicare Harry senza distogliere il viso da Ron e rischiando in questo modo di staccarselo, visto che dava le spalle al camino.

Ron la fissò per un attimo, poteva essere più idiota? Lei non intendeva certo quello che lui aveva temuto, e con il suo ridicolo comportamento aveva solo peggiorato le cose, perché non riusciva a mantenere la calma? Tutti sapevano che Harry era il suo migliore amico, e lui, Ron, poteva preoccuparsi per lui, e in questo in ogni caso non c’era niente di strano.

Sospirò “Sì Hermione, hai ragione, scusa. Non volevo sembrare apprensivo, tutto qua. In fondo non c’è nulla di cui preoccuparsi davvero, non ora almeno.” disse fissando il tavolo, complimentandosi mentalmente con se stesso per essersi ripreso così in fretta. “E poi di solito sei tu quella apprensiva…” concluse tornando a guardarla negli occhi e rivolgendole un sorrisetto ironico.

Hermione ridacchiò leggermente a quella faccia da lenza, che ricordava tanto i gemelli Weasley, deve essere di famiglia pensò divertita, e poi gli mostrò la lingua, facendo ridere Ron di gusto e scacciando l’imbarazzo che aveva provato poco prima senza che lei lo sapesse. Anche Hermione rise di quel suo gesto, poi si voltò nuovamente a guardare Harry. Neanche le risate lo avevano svegliato, ma in fondo non avevano parlato a voce troppo alta e il tavolo dove sedevano era vicino alle finestre, quindi piuttosto distante dal camino.

“No, infatti, non c’è nulla di cui preoccuparsi. Non è la prima volta che si fa male giocando a Quidditch, e di sicuro non è la peggiore.” aggiunse con un sorriso, ricordando quando il professor Allock aveva completamente privato il braccio di Harry delle sue ossa, un brivido la percorse, doveva essere terribile farsi ricrescere le ossa. “E Madama Chips l’ha dimesso dall’infermeria, quindi sta bene.” aggiunse, tradendo una certa preoccupazione nella voce.

“Sì, ma ha preso una bella botta con quel Bolide, e deve continuare a prendere quella pozione per qualche giorno ed è molto forte…” affermò Ron, ormai disposto a mostrare la sua apprensione senza preoccuparsene, ma incapace di completare la frase.

“Lo so, ma Madama Chips ha detto che gli effetti collaterali sono affrontabili e non è detto che Harry ne abbia, e sembrava fiduciosa quando ha detto che Harry ha una tempra forte e si rimetterà in fretta.” cercò di rassicurarlo Hermione, ma doveva prima convincere se stessa a non preoccuparsi, impresa particolarmente difficile quando era in gioco la salute di uno dei suoi migliori amici.

Harry e Ron erano come la sua famiglia, in alcuni momenti pensava che la capissero meglio dei suoi genitori, Hermione adorava i suoi genitori, ma lei viveva ed era parte di un mondo, quello della magia, che ai suoi genitori era completamente estraneo, e per quanto si sforzassero, per quanto impegno ci mettessero, non era parte di loro. Con Harry e Ron era diverso, e in più erano i primi veri amici che lei avesse mai avuto, e per quanto lei a volte non riuscisse a capacitarsi esattamente del perché, le volevano davvero bene, non la cercavano solo per copiare i compiti. Anche se quello è indubbiamente uno dei miei pregi sulla loro lista pensò sorridendo tra sé ma per fortuna non è tra i primi.

Però certo erano due amici che davano parecchi pensieri, sempre pronti a ficcarsi nei guai, anche se spesso per ottime ragioni. Spesso, non sempre. E poi il Quidditch… a Hermione piaceva il Quidditch. Davvero. Per quanto Harry e Ron pensassero che lei non lo capisse fino in fondo, ma a lei piaceva. Però lo riteneva pericoloso come gioco, e non a torto come dimostrava la loro esperienza. Ah, se solo non ci giocassero… potrei stare più tranquilla e loro non si farebbero male. Sapeva che non era possibile, ma non poteva evitare di pensarlo, anche se certo non era l’unica ragione per cui i due erano finiti più volte nell’infermeria di Madama Chips. I guai se li attirano quindi non cambierebbe nulla anche se non giocassero… e poi c’è sempre Voldemort… pensò con triste ironia e un brivido le percorse la schiena, facendole strizzare gli occhi.

“Ah, sì, con quell’espressione poi sei molto convincente!” ridacchiò Ron, strappando Hermione ai suoi pensieri.

“Oh, scusami Ron!” esclamò Hermione con aria afflitta “volevo essere di aiuto ma non mi è riuscito molto bene, eh?” sorrise dispiaciuta.

Ron alzò le spalle. “Non ti preoccupare.” le disse sorridendo. “Ti capisco”

Hermione ricambiò il sorriso, incapace di aggiungere altro, ormai era passata l’una, come le disse un rapido sguardo all’orologio al suo polso e la stanchezza le stava crollando completamente addosso. Rivolse un’occhiata disperata al suo tema di Pozioni. Non c’era speranza di finirlo, non in queste condizioni, le palpebre le si chiudevano sugli occhi senza che lei riuscisse ad opporre una degna resistenza.

“Credo che me ne andrò a letto Ron, sono troppo stanca, non riuscirei a combinare nulla in ogni caso e il mio cuscino è molto più comodo del tavolo per dormire.” affermò alzandosi a fatica dalla sedia e stiracchiandosi. Arrotolò con cura la pergamena del tema e la mise nel libro di Pozioni. “Buonanotte” disse con espressione già mezza addormentata.

“ ‘Notte Hermione.” rispose Ron, guardandola attraversare la sala e dirigersi alle scale verso il dormitorio femminile, con il libro di Pozioni che le penzolava da una mano. Quando stava per salire il primo gradino si bloccò col piede a mezz’aria, come ripensandoci, e si voltò di nuovo verso Ron. “Credi che dovremmo svegliarlo?” chiese Hermione accennando con la testa a Harry, che continuava a dormire ignaro nella poltrona.

Ron valutò per un momento “No, credo sia meglio lasciarlo riposare senza disturbarlo. Può darsi che più tardi si svegli e se ne vada a letto da solo, ma se lo svegliamo magari poi non si riaddormenta.”

Hermione annuì, certamente Ron non aveva tutti i torti, svegliare qualcuno per mandarlo a dormire era un bel controsenso. Accennò un saluto con la mano e sparì su per le scale, completamente sfinita.

≈≈≈≈≈≈≈≈≈

Ron rimase seduto al tavolo. Non che avesse intenzione di completare il tema di Pozioni, semplicemente non riusciva a decidersi ad alzarsi. Schiaffò il tema nel libro, come aveva fatto Hermione, ma con molta meno grazia, e alzò di nuovo lo sguardo su Harry. Il fuoco era diminuito ma ardeva ancora nel camino, disegnando ombre mobili sulla figura di Harry, che appariva completamente abbandonato e rilassato. Sembrava che non stesse sognando, o se lo stava facendo apparentemente non era nulla di doloroso, perché l’espressione del suo volto era serena. Ron ringraziò mentalmente che per una volta Harry potesse dormire tranquillo, senza incubi o spiacevoli interferenze. Sapeva bene quante volte l’amico aveva rivissuto in sogno le esperienze orribili a cui era andato in contro negli anni passati, soprattutto la morte di Cedric e Sirius. E in fondo loro condividevano la stanza fin da quando si erano conosciuti, spesso anche d’estate, visto che solitamente Harry passava l’ultimo mese di vacanze con i Weasley alla Tana e ormai Ron sapeva interpretare bene il sonno di Harry. Sapeva dire quando era il caso di preoccuparsi.

Si chiese se Harry non avesse freddo a dormire lì, ma prima che potesse decidere sulla possibile risposta Harry si mosse allungando le membra in un gesto rilassato, evidentemente il fuoco scaldava a sufficienza. Il libro sulle sue ginocchia scivolò del tutto a terra, ma il tonfo fu attutito dal pesante tappeto e il sonno di Harry non fu interrotto. Ron incrociò le braccia sul tavolo e vi appoggio il mento, sempre guardando Harry. Pensieri confusi gli giravano in testa, facendolo sentire ancora più frastornato di quanto non fosse per via del sonno. Mentalmente richiamò la conversazione con Hermione di poco prima, arrossì ancora all’idea di come era stato preso dal panico. Stava decisamente esagerando. Ma soprattutto si stava preoccupando per niente, era tutto normale, Harry era suo amico. Era ovvio preoccuparsi per lui, stare in pensiero quando non sapeva dov’era… questo forse no… ma Harry non è una persona qualsiasi, è una calamita per i guai, quindi è normale anche impensierirsi quando sparisce… in effetti… essere nervoso quando è nei paraggi… questo invece è strano… che cosa mi deve innervosire del mio migliore amico?

Focalizzò di nuovo lo sguardo su Harry. Che cos’è che ultimamente mi rende nervoso quando ci sei? Giuro che non lo capisco… non riesco a spiegarmelo… forse avrei dovuto chiederlo ad Hermione, lei è così brava ad analizzare le persone…

Chiuse gli occhi. Solo un secondo e poi vado a letto… tanto non troverò la risposta fissandoti…

Ma quel secondo si allungò in dei minuti e la testa di Ron scivolò lentamente su un lato, posandosi sul suo avambraccio destro.

≈≈≈≈≈≈≈≈≈

Harry aprì gli occhi e impiegò qualche secondo a capire dov’era. Alla fioca luce delle poche candele rimaste accese distinse le familiari forme della sala comune di Grifondoro. Sbatté le palpebre per abituarsi alla semioscurità e fissò le poche braci rimaste nel camino. L’orologio al polso gli disse che erano le quattro. Dalle finestre non giungeva ancora nessuna luce, nonostante l’approssimarsi dell’alba, dato che era pieno inverno. Eppure era sicuro che qualcosa l’aveva svegliato. Di sicuro non la luce. Un rumore. Sì, doveva essere stato un rumore ma cosa lo aveva prodotto? Guardò ai suoi piedi. Il libro di Storia della Magia giaceva con le pagine stropicciate a terra. Ma Harry non era convinto fosse stato quello a svegliarlo. Si guardò attorno, e sulla destra, a uno dei tavoli vicino alle finestre scorse una figura accasciata e apparentemente addormentata. Ron. Harry sorrise. Non era certo la posizione più comoda per addormentarsi. Che il rumore fosse stato prodotto dall’amico? Eppure sembrava completamente immobile e silenzioso.

Harry sobbalzò quando una vocina stridula parlò alle sue spalle.

“Harry Potter, signore!” esclamò in un sussurro eccitato e assolutamente poco silenzioso Dobby.

“Dobby!” sussurrò di rimando Harry, premendosi una mano sul cuore come per rallentarne il battito furioso. Ecco chi l’aveva svegliato.

“Dobby è spiacente Harry Potter, signore. Dobby non voleva svegliare Harry Potter. Dobby sa che Harry Potter non è stato bene e deve riposare ma è molto felice che Harry Potter stia meglio e anche di poterlo salutare ora che Harry Potter è sveglio, signore.”

“Non ti preoccupare Dobby, probabilmente mi sarei svegliato comunque” lo rassicurò Harry “Come sapevi che mi ero fatto male?”

“Perché Dobby usa i suoi giorni liberi per vedere le partite di Quidditch, signore. A Dobby piace il Quidditch e poi così Dobby può vedere Harry Potter giocare, Harry Potter è molto bravo.”

Harry ridacchiò con poco entusiasmo “Non abbastanza bravo da evitare quel Bolide, però.” rispose stiracchiando un sorriso.

“Oh, no, no, no, Harry Potter è bravissimo. Ma lui pensa al Boccino, per i Bolidi ci sono i Battitori.”

“Già…” convenne Harry. Si sentiva la mancanza di Fred e George in squadra. Loro erano dei battitori straordinari. E la vita di Harry era molto più al sicuro.

I pensieri di Harry furono interrotti da Dobby “Dobby deve andare ora, Harry Potter. Dobby deve aiutare nelle cucine per la colazione. Dobby spera di rivedere presto Harry Potter!”

“Ma certo, Dobby. Presto ci saranno le vacanze di Natale quindi ci vedremo sicuramente!” Harry sorrise gentilmente all’elfo che squittì dalla gioia, lo salutò con un cenno della mano e scomparve in un sonoro “crack”.

Harry si guardò di nuovo attorno. Ormai il sonno era scomparso e lui era completamente sveglio. Sapeva che avrebbe dovuto cercare di dormire un altro po’, presto avrebbe rimpianto di aver perso preziose ore di sonno, ma dubitava che anche andando a letto la situazione sarebbe migliorata. Si alzò dalla poltrona e si stiracchiò, le membra ancora doloranti per l’incidente della domenica precedente sul campo da Quidditch. Quella era la prima sera che passava di nuovo nella torre di Grifondoro, e Madama Chips si era raccomandata di fare molta attenzione.

Si diresse verso il tavolo dove Ron stava dormendo, fortunatamente gli squittii acuti di Dobby non l’avevano svegliato. Harry aggirò il tavolo e arrivato a fianco dell’amico scostò piano la sedia alla sinistra di Ron. Si sedette con cautela, ma Ron non ebbe reazioni. Harry sorrise, il sonno di Ron era sempre pesante e Harry era sicuro che non si sarebbe accorto di nulla. Avvicinò a sé il libro che Ron aveva lasciato sul tavolo e notò una pergamena che sbucava dalle pagine. Aprì il libro a quell’altezza, svoltolò la pergamena e lesse il titolo del tema. Era incompleto quindi sicuramente era l’assegno per la prossima lezione. Stranamente Harry pensò che non avendo nulla da fare ed essendo sveglio tanto valeva cercare di mettersi in pari col lavoro. E ne aveva da fare, avendo passato una settimana in infermeria. Pozioni non era assolutamente una delle sue materie preferite, soprattutto a causa del professore che la insegnava, Piton, ma Harry si sentiva in uno strano umore positivo e decise di approfittarne finché durava.

Estrasse la bacchetta e mormorò un paio di incantesimi per accendere qualche candela in più e far arrivare la sua borsa dei libri sul tavolo. Estrasse inchiostro, piuma e pergamena, riguardò bene l’argomento da trattare (Applicazioni e metodi di preparazione della pelle di drago nelle pozioni curative) e poi cominciò a studiarlo dal libro di Ron. Poco dopo iniziò a scrivere il suo compito, sfogliando ogni tanto qualche pagina per controllare le informazioni.

Verso le sei del mattino Harry era quasi venuto a capo del tema. L’introduzione era piuttosto buona e aveva finito di descrivere i vari modi di tagliare la pelle di drago per ottenere i risultati migliori a seconda della pozione da preparare. Non gli rimaneva che spiegare nel dettaglio una seconda pozione curativa che utilizza pelle di drago come ingrediente (la prima l’aveva già svolta) e poi concludere.

La luce filtrava ormai dalle finestre, fredda come il vento che agitava le fronde degli alberi della Foresta Proibita, inghiottendo la luce emanata dalle candele, ormai inutili. Ron cominciò a svegliarsi, e la prima cosa che notò fu un forte dolore al collo. Oh no, non dirmi che mi sono addormentato sul tavolo. Che dolore… Percepiva la luce dietro le palpebre chiuse ed era perciò restio ad aprire gli occhi. La sua attenzione fu poi attirata da dei movimenti delicati e piccoli rumori accanto a lui. Ancora titubante aprì leggermente gli occhi strizzandoli all’istante per sopportare la luce. Quel che vide tra le fessure lo fece sobbalzare. Harry.

Harry percepì il movimento di Ron, pur non afferrando che l’amico era sobbalzato per un qualche motivo alla sua vista, e si girò per vedere se si stava svegliando. Nel frattempo Ron era riuscito ad aprire un po’ di più gli occhi e si stava chiedendo cosa diavolo scrivesse Harry a quell’ora e, soprattutto, perché proprio lì accanto a lui? Tanto per fargli prendere un colpo? Non che fosse proprio una brutta visione però… COSA?!

“Harry?” biascicò con voce assonnata, dandosi mentalmente una botta in testa per tornare alla ragione – ma che cavolo gli prendeva?! – e cercando di sollevare il collo dolorante dalle sue braccia, riuscendoci dopo qualche secondo con un mugolio da cane bastonato.

Harry sorrise mentre guardava l’amico strofinarsi il collo, e girare la testa dalla parte opposta, come se questo avesse potuto far passare il dolore. Harry non ritenne necessario confermare all’amico che sì effettivamente si chiamava proprio così e continuò a fissare la nuca di Ron in attesa di qualcosa di più sensato.

Ron voltò la testa a sinistra per guardare Harry in faccia ma non sembrò trovarla una buona idea, perché era esattamente così che aveva passato tutta la notte, con la testa voltata a sinistra. Con una smorfia decise per un compromesso, scostò la sedia dal tavolo e si girò completamente a guardare Harry. Così almeno la testa non era girata. Posò i piedi sul piolo della sedia e si massaggiò di nuovo il collo. Harry lo fissava e non aveva ancora detto una parola. Improvvisamente Ron non trovo più tanto intelligente la sua nuova sistemazione sulla sedia. Si sentì un po’ in trappola. Qualcosa gli si agitò nello stomaco. Come si faceva a sfuggire quello sguardo? Per come era seduto era costretto a guardarlo in faccia. E ora?

Harry osservò i movimenti dell’amico abbastanza divertito. Gli era mancata quella faccia. Non che Ron non fosse andato a trovarlo in infermeria, ma Madama Chips non lo faceva mai rimanere molto, dicendo che non lo lasciava riposare e a nulla servivano le proteste di Harry.

“Dormito male, eh?” Harry si decise a chiedere con un ghigno, quando l’amico lo guardò in silenzio, con gli occhi spalancati.

“Non era il massimo della comodità effettivamente…” biascicò Ron, l’agitazione nello stomaco non lo voleva proprio lasciare in pace e lo stava esasperando, quasi più di quegli occhi verdi.

Harry ridacchiò. Ron lo fissò per un attimo ma si riprese subito “Si può sapere cosa scrivi a quest’ora?” e chiedendosi che ora fosse effettivamente, lanciò uno sguardo al polso di Harry, che per abitudine riconobbe il gesto e lo girò in modo da far leggere l’ora a Ron. Le sei e cinque.

“Mi sono svegliato e non avevo più sonno. Ho visto che stavi facendo il tema di Pozioni e ho pensato di cominciarlo anch’io.”

Ron strabuzzò gli occhi, momentaneamente dimentico del suo imbarazzo “Sei pazzo?!”

Harry rise di nuovo “Può darsi… in effetti l’ho pensato anch’io!” sorrise “Ho anche letto il tuo e mentre cercavo di scrivere il mio ti ho appuntato un paio di cose che credo sarebbe meglio inserire, così non le devi cercare, l’ho già fatto io.”

Ron lo guardò incredulo, indeciso su cosa pensare o dire. Poi s’illuminò “Ho capito. Ho capito! Tu non sei Harry! Sei Hermione! Pozione Polisucco? Lasciami dire che è uno scherzo davvero idiota…” Harry scoppiò a ridire sonoramente. Ron sorrise alla risata di Harry e il suo stomaco si agitò di nuovo.

“No, davvero” disse Harry, riprendendo fiato “Non sono Hermione, né come lei. Anzi mi sono già stufato e sto morendo di fame! Vorrei che fosse già ora di colazione…” disse appoggiandosi contro lo schienale.

Ron rimase a guardarlo per qualche istante, fisso su quel bel profilo. Harry guardava davanti a sé, ma sentiva lo sguardo come se lo perforasse. Si chiese se ci fosse qualcosa che non andava e voltò la testa verso Ron.

Ron sobbalzò quando quegli occhi verdi tornarono a incrociare i suoi, rendendosi conto che l’aveva fissato di nuovo, ancora una volta si maledisse mentalmente e resistette alla tentazione di darsi un ceffone in fronte. Harry l’avrebbe creduto pazzo se l’avesse fatto. E’ il tuo migliore amico! La vuoi piantare? Chissà che cosa penserà se continui a fissarlo!

“Tutto ok?” chiese Harry, perplesso. Aveva fatto o detto qualcosa di male? O era qualcos’altro e non lui che preoccupava Ron?

“Sì tutto bene, tranquillo.” rispose Ron vagamente, senza guardarlo negli occhi. In un movimento si alzò dalla sedia e fece per allontanarsi. Harry fu però veloce e lo afferrò per il polso, costringendolo a girarsi verso di lui.

“Ron… senti…” cominciò, gli occhi verdi sembravano imploranti. Ron si sentì pietrificato. Non era sicuro che movendosi sarebbe rimasto in piedi, quindi rimase semplicemente lì dov’era, a guardare quegli occhi, incapace di distogliere lo sguardo. Sperò che le sue orecchie non arrossissero, ma invano.

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Moony317