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Autore: Moony317    24/08/2007    4 recensioni
Hermione si staccò dallo schienale della sedia e si girò per guardare nella direzione che prima Ron stava fissando. Il “vuoto” cui accennava Ron apparentemente era una poltrona accanto al fuoco, che però non era per niente vuota.
“Fissavi Harry?” domandò voltandosi di nuovo a guardare Ron.
“Cosa?!” esclamò Ron, con le orecchie improvvisamente rosse.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

Dimenticare

Ron deglutì, ma la sua bocca era secca. Continuò a guardare Harry, temendo quello che avrebbe detto. Se n’era accorto? Aveva forse pensato che lui… oh, ti prego, no. Fa che non abbia notato. Fa che non abbia capito… perché neanche io ho capito! Ma in fondo sapeva che stava mentendo a sé stesso. Aveva paura di capire.

Harry aveva notato le orecchie di Ron. Erano diventate rosse come i capelli. Questo era sempre un segnale di pericolo. Generalmente accadeva se Ron era imbarazzato o arrabbiato. Scartando la prima opzione come impossibile – in fondo perché avrebbe dovuto imbarazzarsi con lui? – decise per la seconda, la più preoccupante.

Ron era arrabbiato con lui e Harry non riusciva a capire perché. Prima della partita di domenica non avevano avuto discussioni di nessun tipo, Ron era stato strano a volte, ma Harry non ci aveva dato peso. Gli era forse sfuggito qualcosa? Dopo la partita, Harry l’aveva visto sempre in infermeria e sembrava che tra loro fosse tutto normale. Ron era sembrato agitato in certi momenti, ma Harry pensava fosse perché era preoccupato.

Forse c’era altro. Forse Harry aveva fatto qualcosa che aveva dato fastidio a Ron e non se n’era neanche reso conto. Di solito lo capiva, aveva sempre capito quando involontariamente faceva qualcosa che lo faceva arrabbiare. Il pensiero di non essersi reso conto che Ron era arrabbiato con lui gli fece venir voglia di sprofondare. Dove aveva la testa? La scuola, i compiti, il maledetto Piton e l’ancor più maledetto Voldemort c’erano sempre stati ma non per questo lui non si era curato dei suoi amici. E ora? Come poteva dire a Ron che non sapeva quale fosse la sua colpa? Si sarebbe infuriato anche di più! Eppure non c’era altra strada.

“Ron… senti…” cominciò con voce incerta. Ron lo fissava in maniera indecifrabile. “Per favore dimmi che c’è che non va, sei strano. Ho fatto qualcosa di sbagliato? E’ un po’ che l’ho notato ma non riesco a capire, spiegami che succede… sei arrabbiato con me?” non era sicuro che fosse la tattica giusta, né che fosse la cosa giusta da dire. E poi, era sicuro di avere una qualche colpa? L’ultima cosa che voleva era litigare con Ron per una sciocchezza…

Ron ci mise un attimo a registrare quello che Harry aveva detto. Arrabbiato?

“No! No, Harry, non sono arrabbiato!” Harry fu sorpreso dalla forza della risposta.

“Davvero.” aggiunse Ron con voce più calma, notando l’espressione sorpresa di Harry. L’ultima cosa che voleva in questo momento era che Harry pensasse che lui fosse arrabbiato, e soprattutto non con lui!

Nell’incertezza e nel seguente stupore Harry non aveva ancora lasciato andare il polso di Ron. Se ne accorse ma non mollò la presa. Si alzò in piedi tenendo ancora il polso di Ron e lo guardò negli occhi. Ron era serio, non era arrabbiato. Ma questo non spiegava cosa lo turbava.

“E allora cosa c’è che non va?” Ron aveva l’impressione che il suo polso scottasse per il contatto con la mano di Harry.

Ron non sapeva cosa rispondere. Di nuovo quegli occhi verdi sembravano trapassarlo. Leggergli dentro. Cosa avrebbe potuto dire al suo migliore amico? Il mio stomaco fa i salti quando tu sorridi e io sono spaventato a morte da questa cosa… come ti potrei dire una cosa del genere?

“Harry…” cominciò con voce roca. Ancora non sapeva cosa avrebbe potuto dire.

Ma non fece in tempo a decidere che Harry scivolò in ginocchio con un gemito, la mano destra ancora aggrappata al polso di Ron, la sinistra premuta sulla tempia.

“Harry! Harry! Che succede? È la cicatrice?”

Harry negò scuotendo la testa, incapace di parlare. Non era la cicatrice. Era come un mal di testa lancinante. Un trapano passato da una tempia all’altra. Senza fiato strinse la presa sul polso di Ron, come se ne dipendesse la vita. Ron nel frattempo, trascinato dalla presa di Harry, si era inginocchiato sul pavimento davanti a lui, e lo guardava tenere il capo chino, come concentrato sul pavimento. Gli mise la mano libera sulla spalla.

“Harry?” chiese timidamente.

Harry sembrò riprendere fiato dal dolore, inspirò e sollevò la testa per guardare Ron, i cui occhi erano spalancati e colmi di preoccupazione.

“Scusa” mormorò. Non voleva spaventare Ron, ma il dolore era stato così forte e improvviso. Per fortuna erano ancora soli nella sala comune. Ma erano quasi le sette ormai e, nonostante fosse domenica, probabilmente i mattinieri sarebbero cominciati ad arrivare presto. Ron aiutò Harry a rialzarsi, dicendogli che non si doveva scusare proprio di nulla. Harry finalmente lasciò la presa sul polso di Ron, che ne sentì subito la mancanza. Scosse quel pensiero immediatamente. Non è il momento di pensarci, non ora. Sta male. Lo devo aiutare.

“Non credo che ti abbia fatto bene passare parte della notte sveglio a studiare. Avresti dovuto riposare, scemo che non sei altro.” sentenziò con un flebile sorriso, per addolcire la ramanzina.

“Mi sa che hai ragione” sorrise di rimando Harry. Ma il sorriso si spense in una smorfia, il dolore non era cessato del tutto, era rimasto lì, sordo ma presente, e ora sembrava voler aumentare e diminuire a ondate.

Ron lo guardò preoccupato. Passò il braccio destro di Harry sopra le sue spalle, per sorreggerlo.

“Ce la faccio a camminare, davvero.” protestò Harry.

“Sì ma se il dolore aumenta come prima finirai di nuovo a terra. Tutto ti serve tranne che altre batoste. Andiamo, ti accompagno su al dormitorio, ti devi riposare.”

Harry non protestò oltre e insieme si diressero su per le scale. Entrarono silenziosamente nella loro stanza, Dean e Seamus erano già in piedi e si stavano vestendo per scendere a colazione. Neville dormiva ancora. Vedendo Harry sorretto da Ron i due accorsero.

“Harry! Che è successo?” chiesero in coro.

“Credo siano gli effetti collaterali della pozione che prende, o qualcosa del genere… si sta ancora riprendendo, ma ha solo bisogno di riposare.” Ron rispose per lui. Accompagnò Harry al suo letto.

Harry si sedette e disse “Sto bene ragazzi davvero. Non vi preoccupate, andate a fare colazione, è come ha detto Ron, mi devo riposare. Madama Chips era stata chiara. Ron vai anche tu.” aggiunse rivolto all’amico con un sorriso il più possibile incoraggiante.

Ron scosse la testa, ma prima che potesse replicare Dean intervenne “Ma non avete dormito qui? Prima che entraste ci stavamo chiedendo che fine aveste fatto…”

“Ci siamo addormentati sui libri in sala comune” disse Ron ridacchiando,fingendo un’allegria che non provava, un po’ pensando a quel che era successo, un po’ guardando Harry, pallido come un cencio, proprio non gli veniva dal cuore quella risata.

Dean e Seamus parvero cogliere la sua preoccupazione e non aggiunsero altro. Tranne per un “Se vi serve chiamate, d’accordo?”

Ron annuì. Harry si distese sul letto. Forse fu il movimento brusco, o forse no, ma la testa cominciò a girargli. Chiuse gli occhi, sperando ardentemente che il mondo smettesse di girare. Anche a occhi chiusi sapeva che Ron lo stava guardando. Gli sembrava di sentirne lo sguardo. Stava per dirgli nuovamente di non preoccuparsi per lui e scendere quando fu colto da un’ondata di nausea. Si drizzò a sedere e in un salto prese la porta del bagno. La porta sbatté ma non si chiuse. Il rumore svegliò Neville, che si tirò su a sedere come colpito da una cannonata, guardandosi intorno confuso. Ma non fece in tempo a fare domande che Ron seguì Harry nel bagno, chiudendo la porta.

“Ron, esci fuori!” intimò Harry. Aveva appena vomitato e non era sicuro che fosse finita lì. Non voleva che Ron assistesse. Era già abbastanza frustrante e imbarazzante così com’era.

“Stai male. Non ti mollo solo perché vomiti. Non importa.”

“Importa a me!” rispose Harry, tagliente. Sembrava che la tempesta si stesse placando anche se non era sicuro. Poi ci ripensò, e si rese conto che si stava comportando da stupido. Lui e Ron avevano condiviso anni di vita. Che avevano compreso incidenti e malesseri di ogni tipo. Ron gli era sempre stato accanto. “Scusa” mormorò, per la seconda volta in un’ora. Andò al lavandino per lavarsi i denti e la bocca. Quando il gusto di menta del dentifricio gli aveva rimesso a posto la bocca, Harry si lavò il viso. Ron lo osservava in silenzio, temendo quale sarebbe stato il prossimo sintomo.

Si sentì un lieve bussare alla porta, e dopo poco, la testa di Neville fece capolino, prima un occhio poi l’altro, nel timore di disturbare, o invadere la privacy di Harry.

“Harry, va tutto bene? Posso fare qualcosa?” chiese titubante, e poiché Harry apparentemente si stava solo asciugando la faccia, entrò del tutto nel bagno e rimase in piedi a guardarlo, con la mano sulla maniglia della porta.

“Non sto tanto bene, ma non ti preoccupare Neville, grazie. Madama Chips mi aveva avvertito che poteva succedere.”

“Madama Chips!” esclamò improvvisamente Ron, facendo sobbalzare gli altri due. “Neville potresti per favore chiamare Madama Chips e chiederle di venire a vedere Harry? Sarebbe meglio se lui non si spostasse da qui e non vorrei lasciarlo da solo…”

“Ma certo! Vado!” e con questo Neville sparì dal bagnò e uscì correndo dal dormitorio, diretto all’infermeria.

“Non era necessario… sembra che vada meglio…”

Ron ignorò le proteste di Harry, come prima aveva ignorato le sue scuse. Harry si chiedeva cosa gli stesse passando per la testa, visto che non lo guardava neanche, nonostante lui cercasse di parlargli, Ron continuava a guardare la porta da cui era sparito Neville.

Ron stava cercando di controllarsi, era preoccupato e un nodo gli stringeva la gola, impedendogli di rispondere a Harry. Sapeva che lui lo stava guardando, in attesa, ma non riusciva a mandar giù e non voleva tentare di parlare in quello stato, non voleva che Harry capisse quanto fosse preoccupato, perché se ne sarebbe dispiaciuto. Nella mente di Ron ripassavano come al rallentatore gli attimi di paura della domenica prima, durante la partita, lui non si era accorto subito di quanto accadeva perché difendeva le porte e Harry si muoveva troppo velocemente per poterlo seguire senza distrarsi, la pioggia poi aveva peggiorato la situazione. Vedere Harry stare male così gli faceva rivivere continuamente nella testa il momento in cui l’aveva visto cadere giù a peso morto. La paura l’aveva attanagliato e ora ripensarci gli faceva venire quell’orribile nodo alla gola. Decise di uscire dal bagno e prese la porta.

Harry si sentiva leggermente ferito, sapeva che Ron si stava ancora preoccupando per lui, ma evidentemente le sue scuse di prima non erano state sufficienti, o non erano state credute, perché Ron continuava a non parlargli da quel momento, pur essendosi rivolto a Neville. Quando Ron uscì dal bagno Harry fu sorpreso e rimase lì, con l’asciugamano ancora tra le mani.

Ron si diresse alla caraffa d’acqua che stava sul mobile tra il letto suo e quello di Harry e si versò un bicchiere d’acqua. Forse bevendo riuscirò a far passare questo blocco, o almeno aveva qualche momento in più per non parlare o guardare Harry. Prese il bicchiere e iniziò a bere lentamente, cercando di concentrarsi su altro. Dal muro davanti a sé una foto di loro due con Hermione al primo anno a Hogwarts attirò la sua attenzione. Erano imbacuccati fino al collo, vicino al lago ghiacciato, circondati dalla neve. Sorridevano salutando con la mano tutti e tre, mentre le nuvolette dei loro respiri si confondevano nell’aria. Hermione ogni tanto rabbrividiva e si stringeva un po’ il mantello con l’altra mano. La foto accanto a quella ritraeva lui e Harry nella stanza del dormitorio, doveva essere la mattina di Natale perché si vedevano pile di pacchi scartati ai piedi dei letti, e entrambi indossavano i famosi maglioni della signora Weasley, mentre erano intenti a lanciarsi cuscini da un letto all’altro, ridendo come matti. Ron posò il bicchiere e non poté fare a meno di ridere nel contemplare e ricordare quella scena. Andava decisamente meglio, ora.

La risata di Ron riscosse Harry, che posò l’asciugamano e uscì dal bagno per raggiungerlo.

“Come mai ridi?” chiese Harry curioso, sperando che una conversazione normale avrebbe convinto l’amico a rispondere.

“Stavo guardando questa foto in cui ci lanciamo i cuscini, è buffissima!” rispose sorridendo e voltandosi a guardare Harry.

Harry si sentì meglio, non solo aveva risposto ma gli aveva anche sorriso. Sorrise a sua volta e si avvicinò per guardare la foto magica. Adorava le foto magiche, guardare le piccole figure muoversi. Erano mille volte meglio delle semplici foto Babbane.

In quel momento Neville rientrò nella stanza col fiatone, alle sue spalle un’ansante Madama Chips, vestita solo di una pesante vestaglia a coprire la camicia da notte, esalò “Potter! Che succede?”

Ron e Neville uscirono dalla stanza, per lasciare che Madama Chips visitasse Harry e si facesse raccontare l’accaduto con calma. Dopo circa venti minuti Madama Chips li raggiunse, rassicurò i ragazzi che la nausea era un effetto collaterale della pozione e che il dolore alla testa era normale, la pozione serviva proprio a guarire completamente le ferite che Harry aveva riportato, non erano mortali, ma gravi e necessitavano di tempo e cure per rimettersi. Anche se la pozione poteva dare qualche effetto collaterale non c’era niente di cui preoccuparsi, Harry si sarebbe presto sentito meglio.

Ron tirò un sospiro di sollievo, in quel momento si accorse che il suo stomaco brontolava, stava morendo di fame. In fondo, tra un incidente e l’altro si erano fatte le otto.

“Madama Chips?” richiamò, perché stava già scendendo le scale, quando lei si voltò, Ron chiese “E’ il caso che Harry faccia colazione? Anche se prima aveva la nausea, non so…”

“Oh, giusto Weasley. No, credo che un po’ di pane tostato con del miele farebbe bene al signor Potter. Altrimenti sarà troppo debole.”

“Bene! Allora glielo porto!” disse Ron, sorridendo a Madama Chips per ringraziarla e passando oltre per scendere nella sala grande. Neville lo seguì di corsa giù per le scale.

Giunto in sala grande trovò Hermione seduta ai loro soliti posti nella sala grande “Ron!” esclamò non appena lo vide avvicinarsi; notando che era con Neville ma senza Harry chiese subito “Dov’è Harry?” gli occhi immediatamente colmi di preoccupazione.

“Harry è stato poco bene” Hermione reagì trattenendo il fiato in un’espressione spaventata. “Ma ora sta meglio, stai tranquilla davvero.” Cercò di rassicurarla guardandola ben dritta negli occhi.

Hermione si rilassò appena e domandò subito “Cosa è successo?”

Ron nel frattempo stava preparando due piatti, spalmando miele e marmellata sul pane tostato “Ora non ho tempo, devo portare su la colazione a Harry, è meglio se mangia qualcosa ha detto la Chips. Ma Neville ti può spiegare tutto nel dettaglio.” Indicò con la mano Neville che si era seduto di fronte a Hermione, Ron gli aveva fatto un resoconto completo mentre aspettavano fuori della stanza, “Non ti preoccupare davvero.” Riempì due bicchieri di succo di zucca poi mormorò “Wingardium Leviosa” e uscì dalla sala, piatti e bicchieri che gli fluttuavano davanti al naso, mentre Hermione sommergeva Neville di domande.

Ignorando gli sguardi incuriositi degli altri studenti, Ron tornò alla torre di Grifondoro e salì nel dormitorio. Harry era disteso sul suo letto, ma era sveglio e guardava verso la finestra. Ron fece atterrare piatti e bicchieri sul mobile tra i loro letti. Harry si voltò a guardarlo con un sorriso ampio che fece fare un’altra capriola allo stomaco di Ron. Mentalmente Ron si diede un altro ceffone in fronte. Se l’avesse fatto nella realtà, un altro paio di sorrisi di Harry e Ron si sarebbe ritrovato con un bel livido.

“Wow, addirittura la colazione a letto!” disse Harry tirandosi su a sedere e sorridendo ancora di più, cosa che stava per meritare l’ennesimo ceffone mentale per Ron, se non fosse che Harry cambiò rapidamente espressione, passando dalla contentezza al senso di colpa, e aggiungendo “Peccato che non me la merito”.

I suoi occhi verdi si fissarono in quelli di Ron, come se volesse trasmettere i suoi pensieri all’amico più che comunicarglieli ad alta voce. Ron si perse in quello sguardo, Harry sembrava seriamente dispiaciuto per qualcosa ma Ron non riusciva a capire cosa, e assolutamente non aveva idea di cosa intendesse dicendo che non meritava la colazione.

“Di che parli?” fu più forte di lui, più forte perfino di quegli occhi verdi che ultimamente gli davano tanti problemi, in tutti i sensi.

Harry notò che Ron aveva gli occhi sgranati, come se fosse sorpreso, eppure pensava di dover chiarire quel punto, mentre Ron sembrava averlo già dimenticato.

“Volevo dire che non mi merito che tu sia così gentile con me…” questo fece un po’ arrossire Harry, che sperava in una cosa più corta senza la necessità di dover rammentare tutto all’amico, si schiarì la gola “insomma mi dispiace per prima, davvero.”

“Prima?” Ron era spaesato.

Questa volta fu Harry a sgranare gli occhi, anche stavolta si era solo immaginato che l’amico fosse arrabbiato con lui? Stava diventando lui paranoico o cosa? Scusarsi in vano due volte in poche ore era piuttosto imbarazzante… e frustrante! Ma che cosa aveva in testa Ron che sembrava neanche stesse seguendo il discorso?

“Prima, quando tu cercavi di aiutarmi e io ti ho risposto male, mi sono scusato ma dopo tu sembravi ignorarmi e pensavo fossi ancora offeso… e non volevo, sul serio…” ma poi la frustrazione ebbe la meglio “Davvero non sai che parlavo di questo?” fissò un secondo Ron “Sono io che sono paranoico?” non resistette ad aggiungere, indicando sé stesso col dito chiaramente confuso.

Ron comprese tutto insieme. Accidenti al nodo in gola. Si era dimenticato che alla fine non aveva detto niente a Harry ed evidentemente gli era rimasto il dubbio.

Rise senza poterlo evitare all’espressione di Harry “Sì forse sei un pochino paranoico, comunque no non ero ancora offeso, solo soprapensiero” spiegò sorridendo per cercare di essere convincente al massimo.

Idiota. Sono un perfetto idiota. Fantastico! Pensò Harry.

Trattandosi di Ron, diede voce ai suoi pensieri sinceramente “Ok, è ufficiale. Sono un idiota” rise per sdrammatizzare.

Ron rise con lui ma soggiunse subito “Non sei un idiota.” Scacciando l’idea con un gesto della mano. “E ora sarebbe meglio mangiare, sto morendo!” Passò un piatto a Harry, che si sistemò meglio contro i cuscini e iniziò a mangiare. Ron prese l’altro piatto e raccogliendo un po’ di coraggio si sedette ai piedi del letto di Harry. Notò che Harry non sembrò registrarla come una mossa strana. Ma in effetti non c’è niente di così strano, si disse.

Harry al contrario pensò che quella fosse la cosa più normale che l’amico avesse fatto da quella mattina, e sperò che forse poteva convincerlo a dirgli cosa lo rendeva così strano in quei giorni. Una volta appurato che non era lui la causa del problema non significava certo che non gli interessasse sapere quale fosse, e non per mera curiosità, ma perché si trattava di Ron. Un suo problema è un mio problema, è sempre stato così. E poi stava per dirmelo credo, prima che mi sentissi male.

Ron nel frattempo aveva letteralmente divorato la colazione, affamato com’era e per un attimo si era distratto dal fatto che la vicinanza di Harry lo innervosiva quasi più dei suoi sorrisi. Faccenda che tra l’altro non riusciva a mandar giù. Quando notò che Harry lo fissava di nuovo, lasciando la colazione a metà, Ron avrebbe voluto farsi piccolo piccolo e scappar via. Il suo sguardo lo confondeva più di quanto già non fosse. Sicuramente non lo fissava per i motivi per cui lui fissava Harry, quali fossero poi precisamente non voleva neanche chiederselo.

“Ron?” Harry cercò di richiamare la sua attenzione “Stamattina stavi per dirmi cos’è che ti disturba in questi giorni…” non fece in tempo a decidere come completare la frase che Ron replicò “No, Harry” tagliò corto “Stavo per dirti che non sapevo risponderti, sono confuso”.

Ron si congratulò con sé stesso per la prontezza. Forse sarebbe riuscito ad evadere il discorso.

“In che senso? Cosa ti confonde?” chiese Harry, mandando in frantumi le speranze di Ron, che avrebbe preferito Harry lasciasse cadere l’argomento.

Ron aveva evitato lo sguardo di Harry, temeva che guardandolo avrebbe potuto dire qualcosa di cui si sarebbe pentito. Non era abituato a mentire a Harry. Non sto mentendo. Cercò di convincersi.

“Harry, davvero non so che dirti” disse in un tono implorante che stupì Harry. Era tutto davvero strano. Ma non poté cercare di convincere l’amico a parlare, perché bussarono alla porta. Ron disse “Avanti” e una massa di capelli crespi fece capolino dalla porta. Hermione.

“Harry” disse fissandolo con occhi tristi “Come stai?” chiese senza muoversi dall’uscio.

“Abbastanza bene ora, sembra che il peggio sia passato.” Rispose Harry.

Ron si alzò in silenzio dal letto di Harry e posò il piatto sul mobile dov’era prima, poi si sedette sul bordo del suo letto, guardandosi i piedi. Harry lo seguì con lo sguardo, incerto. Hermione lo notò ma non disse nulla, avrebbe chiesto cosa succedeva più tardi, quando sarebbero stati più tranquilli.

Harry cominciava ad avvertire la mancanza delle ore di sonno della notte. Pensò che forse se non si fosse svegliato, niente di tutto quello sarebbe successo. Hermione notò che gli occhi di Harry si chiudevano dalla stanchezza, entrò nella stanza e si avvicinò al suo letto, gli tolse il piatto dalle mani e disse a bassa voce “Hai l’aria di chi ha bisogno di dormire, perché non provi a riposare un po’?” posò il piatto sul mobile e si diresse alla finestra per chiudere le tende e oscurare la luce del mattino. Ora la stanza era illuminata solo dalla luce che proveniva dalla porta rimasta aperta. Harry annuì verso Hermione e si distese sulla schiena, rilassando i muscoli. Ron alzò lo sguardo e vide che Harry si toglieva gli occhiali e chiudeva gli occhi. Hermione nel frattempo si era avvicinata a lui e gli aveva poggiato una mano sulla spalla. “Ron credo che dovresti dormire un po’ anche tu” Ron la guardò con occhi stanchi e tristi, poteva stare peggio di così? Annuì in silenzio e si distese sul letto. Hermione andò verso la porta e aggiunse “Sarò in sala comune, chiamate se vi serve qualcosa. Vi verrò a svegliare per il pranzo.” E con questo uscì dalla stanza e chiuse la porta alle sue spalle, immergendoli nell’oscurità.

Ron rotolò sul fianco destro, in modo da dare le spalle a Harry e si aggrappò al cuscino, incapace di chiarirsi le idee.

Harry sentiva che aveva bisogno di riflettere. Qualcosa gli sfuggiva, ma il sonno si stava impadronendo di lui, e una coltre di nebbia gli bloccava i pensieri, si addormentò prima di riuscire ad opporre resistenza.

Ron ascoltò il respiro dell’amico farsi lento e rilassato per qualche minuto e poi, inevitabilmente, anche lui si addormentò.


Ron volava tra le porte, i Cacciatori di Serpeverde non erano in vista. Strano. Maledetta pioggia, pensò tra sé.

Nella pioggia, nel frattempo, Harry cercava il Boccino, per fortuna aveva fatto l’incantesimo Impervius sugli occhiali, ma questo non lo aiutava a trovare il piccolo bagliore dorato sotto quella pioggia fitta. Sapeva che Malfoy cercava di non perderlo di vista, nella speranza che Harry vedesse il Boccino e lui riuscisse a prenderlo. Illuso, pensò Harry. I Grifondoro erano in vantaggio, Harry doveva prendere quel Boccino il prima possibile.

La folla non si sentiva, e probabilmente con quella pioggia nessuno degli spettatori riusciva a distinguere i giocatori. Harry detestava giocare in quelle condizioni. Con gli occhi intenti a cogliere ogni segnale del Boccino non si accorse che Malfoy era volato più vicino, finché non colpì la scopa facendo perdere l’equilibrio a Harry. Malfoy volò immediatamente via, sparendo nella pioggia. Harry si trovò appeso alla Firebolt con le due mani, i piedi penzoloni nel vuoto sotto di lui. La pioggia minacciava di fargli perdere la presa sul manico. Improvvisamente un dolore lancinante alla testa. Buio.

Ecco uno dei cacciatori di Serpeverde che si avvicinava alla porta di Ron. Accidenti è solo, pensò Ron, e ha la Pluffa. Ron si stava preparando ad affrontarlo, quando vide qualcosa che gli gelò il sangue. Harry stava cadendo, apparentemente privo di sensi, anche se ancora aggrappato alla Firebolt. Il cacciatore di Serpeverde segnò dieci punti e, approfittando della distrazione di Ron, segnò di nuovo. Harry cadde contro gli spalti, battendo la testa, la Firebolt fu catapultata sulle tribune. Una voce gridò “HARRY!” mentre lui proseguiva la sua caduta. Era Hermione. Ron era paralizzato. Qualcuno lanciò un incantesimo per impedire che Harry si schiantasse a terra.

Ron non udì Madama Bumb che fischiava per interrompere la partita. Non sentì le voci, le grida. Si lanciò dove aveva visto sparire Harry alla sua vista. Atterrò e trovò Silente accanto al corpo inerme di Harry. Lo shock e il terrore dipinti sul volto. “Harry…”

Una mano si posò sulla sua spalla. “Ron, è ora di pranzo.”


“Ron, è ora di pranzo. Svegliati.” Sussurrò di nuovo Hermione. Ron aprì gli occhi, ancora sconvolto dagli eventi che aveva rivissuto in sogno, guardò Hermione negli occhi, la ragazza aveva uno sguardo indecifrabile. Ron pregò mentalmente di non aver parlato nel sonno. Ci manca solo questo… pensò con un gemito.

“Stai bene Ron?” chiese Hermione “Sembrava che avessi un incubo dall’espressione sul viso”. Ron si accorse di avere la faccia sudata “Non ricordo bene, ma decisamente non era un bel sogno.” Esitò un momento “Ho detto qualcosa mentre dormivo?”

Hermione lo studiò un istante prima di rispondere, con la stessa espressione indecifrabile “No, non mi è sembrato dicessi niente, avevi solo un’espressione… sofferente.” Concluse, sperando di averlo tranquillizzato. “Credi che Harry ce la faccia a scendere a pranzo?” chiese. Ron guardò Harry, ancora addormentato. Si tirò a sedere e rispose “Proviamo a chiederglielo”.

Si avvicinò al letto di Harry e si abbassò leggermente perché lo sentisse “Harry…” attese pochi secondi, Harry non si mosse, era girato su un fianco e gli dava le spalle. “Harry… Harry!” riprovò, sempre a bassa voce, per svegliarlo senza farlo saltare. Harry era addormentato troppo profondamente. Ron cominciò a sentirsi di nuovo a disagio standogli così vicino. Oh per favore… pensò Ron adesso ha gli occhi chiusi e mi dà le spalle! E poi… che cosa ridicola! Roteò gli occhi, scacciando quei pensieri, esasperato. Stavolta avrebbe davvero voluto darsi un ceffone in fronte, ma c’era Hermione lì e non poteva farlo davanti a lei, non avrebbe capito, o forse sì, e sarebbe stato peggio.

Decise per un approccio più deciso e mise la mano sul braccio di Harry, all’altezza della spalla, per scuoterlo leggermente “Harry” disse, stavolta con un volume della voce normale. Harry finalmente reagì, rotolò sulla schiena per guardare chi l’aveva svegliato e si stropicciò le palpebre. Fissò i suoi occhi verdi in quelli di Ron e lo guardò fisso per qualche secondo.

Senza distogliere lo sguardo dagli occhi di Ron, chiese “Chi sei?”


grazie mille per le recensioni!! ^_^ non pensavo di aggiornare così presto, ma visto che il secondo capitolo era già pronto mi son detta ma sì, lo posto! Al terzo sto ancora lavorando, quindi ci vorrà un po' di pazienza, ma cercherò di sbrigarmi, mi rendo conto di aver chiuso questo capitolo con un cliffhanger, quindi non voglio farvi aspettare. Spero che questo capitolo non faccia pena...

GemellinaDolly: grazie per la recensione, sono contenta ti piaccia com'è scritta. In effetti la coppia Ron/Harry non è tra le slash più gettonate, poco tempo fa mi sono capitate delle FF su di loro (in inglese) e non ce n'era una che mi piacesse davvero, ma mi sembrava che la coppia avesse potenziale così ho provato a scrivere qualcosa io. Spero solo non sia una schifezza una volta arrivati alla fine! ^_^

mezzosecolo: grazie per la recensione! neanch'io apprezzo la coppia ron/draco, non mi riesce proprio di vederli insieme. E dire che una volta ero solo per le coppie canon, mai avrei detto che avrei scritto una ron/harry, spero non ti deluda! Harry si è messo a fare i compiti così per fare qualcosa... di sicuro la botta in testa che ha preso doveva essere forte per fargli fare pozioni a quell'ora del mattino! eheheh anche se ho anche un'altra idea al riguardo... ;) Ron è in fase di negazione... ma sta lentamente cedendo... ^_^

  
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