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Autore: GioTanner    02/02/2013    7 recensioni
Sapete che esattamente 25 anni fa a Ritz una voce, due chitarre, un basso e una batteria stavano dando il via ad un giorno memorabile? Uno di quelli che, ehi, se te li perdi poi ci rimani male... Ma se non c'eri sei lo stesso nostalgica dei tempi andati? Ecco. Era il 02/02/1988.
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'So solo che vidi i due volti esterrefatti e sconvolti di Izzy Stradlin e Steven 'PopCorn' Adler guardare nella mia direzione appena sentirono la mia voce.
Ehh sì, due facce da immortalare in una fotografia: si fermarono nelle ricerche di qualsiasi cosa stavano cercando, si guardarono e ...BAM! esclamarono insieme 'Oh Cazzo' così seri e preoccupati da far accapponare la pelle.'
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Izzy Stradlin, Nuovo personaggio, Steven Adler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lost in Ritz '88


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«Perderemo l'autobus, perderemo il treno, io me lo sento!»

«Tranquilla, abbiamo tutta la mattinata per arrivare a New York. Ti ho accontentato, accettando. Ora non iniziare!»

It's so easy, easy

When everybody's tryin' to please me(1)

Ecco.

Porco cazzo perché confidare in una tale promessa quando poi tutto, ma proprio tutto, mi era scivolato dalle mani manco fossero coriandoli?

Certo sì, la stagione era quella. Il sentimento no però. Ero arrabbiata, delusa, amareggiata, avvilita, demoralizzata, depressa... Tutte queste sensazioni messe insieme e al massimo del loro carico. Tutte che mi rigavano la faccia di lacrime, mi dolevano le gambe e m'opprimevano lo stomaco: un magone tremendo e sgradevole.

Ormai era tardi. Ormai non c'era più niente da fare. Il dolore pungente alle caviglie s'intensificò e m'accasciai al suolo, lì su quel marciapiede dinanzi all'insegna 'The Ritz', davanti all'entrata. Mentre la folla urlante e delirante acclamando e fischiando usciva scomposta e stonata da quelle porte principali accompagnata da bodyguard dai musi duri e cupi.

Non era andato tutto storto... Era andato peggio. E io amo i Guns N' Roses, e io non me lo perdonerò mai.


Avevamo perso l'autobus io e mio padre, il quale mi doveva accompagnare dalla nostra cittadina, un bel po' distante dalla City, sino a New York; perché avevo giusto sedici anni e tre quarti, insomma ero una mezza calzetta.

Avevamo perso quindi di conseguenza il treno delle 12.35, l'unico di quella stazione. Allora a quel punto mi ero data da fare con l'ingegno e avevo deciso che se a piedi fossi riuscita a raggiungere almeno la stazione più vicina fra le tre che c'erano nel largo di chilometri sarei riuscita in qualche modo ad arrivare per le cinque a destinazione.

Fiato corto a parte e incitamenti vari a mio padre, ero riuscita a giungere QUASI al binario n° 7 dopo circa quarantatré minuti e trentasette secondi.

I miei sogni non si sarebbero infranti: avrei urlato e schiamazzato alla destra del palco dove Slash si metteva sempre. L'avevo sentito dire da Christie.

Era il mio primo Live! Il mio primo concerto! Avrei urlacchiato qualcosa come «I love Duff!» e avrei sorriso, sorriso tantissimo quasi a farmi male. Magari m'avrebbe risposto con un «I love you too» si sa mai.

Avrei cantato, stonato, saltellato e incitato in seconda, in terza, o in quarta fila se proprio non fossi riuscita a passare. E avrei visto la chioma di Axl ondeggiare a tempo di 'Sweet child o' mine', di 'Appetite for Destruction' il secondo lp che avevo comprato nell'arco della mia vita.

Ah, il primo era stato dei Rolling Stones!

Poi, quasi alla fine del concerto, dopo essermi fatta notare, sarei riuscita a salire non so come magari sbattendo le gengive da qualche parte ed eludendo la sicurezza, e avrei abbracciato qualunque mi fosse stato a tiro. Persino quello lì dal 'cappello facile' , Stradlin.

Dicevo, ero ormai prossima ad arrivare al binario quando vidi il treno, quel treno, l'ultimo di quella mattinata, sfrecciare davanti ai miei occhi.

'Cazzo,- mi dissi -se perdo questo arriverò a NYC per le nove! E il concerto starà per iniziare quando io sarò appena arrivata in città!'

Non so come feci a dirla tutta, ma gradino dopo gradino, scala dopo scala, corsi senza tentennamenti verso l'uscita del sottopassaggio fino a toccare il treno e imbucarmi alla prima porta che trovai aperta. Guardai solo quello che avevo davanti agli occhi, senza crucciarmi di tutto ciò che lasciavo alle spalle. Fu una scelta così istintiva, ma la frenesia e l'adrenalina non mi permisero poi molto di pensare. Io volevo vedere i Guns n' Roses.


And I don't worry about nothin' no
Cause worryin's a waste of my ... time(2)

Non mi importava di niente in quel momento, e forse avrei dovuto. Forse se avessi aspettato mio padre avrei trovato il Ritz e non mi sarei persa. Magari il concerto era cominciato, ma almeno ne avrei visto gli ultimi venti minuti.

Comunque solo una volta dentro, imbottigliata nel fiume di persone all'interno della carrozza, scoprii con terrore che mio padre, per Dio, non era riuscito a salire nel vagone. Ero sola e una volta scesa non avevo la più pallida idea di dove andare.


Dopo aver rovinosamente ceduto all'asfalto invitante ai piedi del Ritz che mi si ergeva davanti sospirai per lo sconforto, mi rialzai dolorante e traballante mi diressi verso l'entrata.

La gente era ormai sparita, solo qualche fan-atico era ancora a strepidare fuori dal locale giungendomi la sua voce come sgraziata e fuori luogo. Fuori luogo per il mio umore. O forse solo perché m'aveva rotto un timpano, e non era certamente così che avrei voluto mi si rompesse.

They scream and yell
And fight all night.

Sometimes it's easy to forget where you're goin'
Sometimes it's harder to leave(3)

Le guardie si erano concentrate ai lati delle porte, ma siccome ancora non era chiuso il club, mi ritrovai ad entrare senza che nessuno mi vietasse l'accesso. Forse pensando che ero una di quelle che s'era persa il reggiseno o gli orecchini dentro la calca di poco tempo prima.

Spinsi la porta con la mano tremante e le mie gambe mi portarono dentro: odiavo quello che stavo facendo. Vedere il luogo del concerto nel quale non ero riuscita ad esserci.

Era desolato il posto. Sporco, pieno di mozziconi di sigarette, di vestiti strappati e di una scarpa da ginnastica al lato sinistro del parterre. C'era del cibo, delle cartacce sparse, qualche pezzo d'intimo e una mezza bacchetta di legno.

Mi dava fastidio però, e non per l'odore stagnante che mi circondava del sudore scaturito dall'adrenalina del Live; mi dava fastidio perché ero lì, ora, ora che la festa era conclusa. Ero arrivata al banchetto quando avevano oramai sparecchiato. Ma chissà perché il mio corpo si era alzato, le lacrime si erano asciugate ed ero entrata nella sala dal palco così vicino alla folla.

Chissà quanti avranno toccato le mani, la chitarra di Slash! Mi ritrovai a pensare.

Rimasi estatica, sollevai il capo verso il soffitto, respirai a pieni polmoni un paio di volte. E mi convinsi di dover smettere di avere quei fastidiosi singhiozzi dati dal pianto precedente: dovevo calmarmi.


Imprigionata dalle innumerevoli persone che erano con me sul treno, a stento riuscii ad ascoltare il controllore che gridando chiedeva «permesso, permesso!»

Qualcuno, dal fondo, gli chiese qualcosa come «che succede?» e lui per risposta andò avanti nel quarto vagone facendosi largo fra i passeggeri a passo di marcia. Magari era la ventinovesima volta che glielo chiedevano...

Il guaio era che io ero davvero impaurita in quegli istanti: impaurita dal fatto di essere da sola, completamente sola, appena sarei scesa dalla stazione di New York e di non sapere minimamente dove andare.

Where do we go?

Where do we go now?

Where do we go?

Sweet child o' mine(4)

Perché in teoria era mio padre che conosceva la strada e si era offerto, per l'appunto, d'accompagnarmi. Gli occhi mi si velarono di lacrime che a stento repressi. Ma mi morsi il labbro e cominciai ad angosciarmi pesantemente per la prima volta in quella giornata quando rivenne il controllore, circa otto minuti dopo, tutto trafelato appena tornato dalla sala del capotreno e ci disse che c'era stato un guasto tecnico.

Sì, i soliti guasti tecnici su i treni regionali.

Infatti il treno pian piano decelerò e si fermò ad una stazione a cui ora non mi sovviene il nome. Molti scesero fortunati che era il loro punto d'arrivo, ma altri, come me, cominciarono ad agitarsi esprimendo tutta la loro impazienza e frustrazione.

Per altro non c'erano altri treni in arrivo, e quello dopo, in serata, si sarebbe rallentato non poco per il ritardo di quest'ultimo.

Il ritardo fu qualcosa di inaspettato, allo stesso tempo mi fece perdere ogni buon proposito di avere le prime file: cinquantasei fottutissimi minuti di ritardo.


Well, well, well you just can't tell(5)

Misi una mano sul cuore e ascoltai il battito: era accelerato, ma non per i bei motivi che immaginavo solo poche ore fa.

E mi girai, pronta per andarmene. Forse avrei chiamato mio padre da qualche cabina, ce n'era proprio una vicina al locale.

Ero stanca di tutto questo. Di tutta la tristezza che sentivo sin dentro le membra fino a piangere persino del mio stato in quel momento. Non ero stata, in realtà, mai troppo pessimista. Ma diavolo, adesso ne avrei avuto tutto il diritto.

Il buio pervadeva la sala che fino alla fine del concerto era sicuramente stata chiassosa e colma di riflettori. Mi sembrava di essere, davvero, come quel club: svuotata.


It's getting dark too dark to see
Feels like I'm knockin' on heaven's door(6)

Poi s'accese una luce, una piccola, forse solo un accendino che brillava nell'oscurità del parterre. Era una luce fioca che proveniva dal palco.

All'inizio non ci diedi troppo peso: potevano essere i soliti inservienti o tecnici comparsi per ripulire tutto il casino del post-concerto. Anche se era un po' strano che si facessero strada con un affare del genere.

Ma poi sentii imprecare sotto voce lui, e là fu veramente il colmo: «Dove è finita ora? Dove? Che devo chiamarti per nome? No, no. È un oggetto Steven, non una persona... Non ti risponderebbe! Dove fottutamente è finita? Ahh... Ci uscirò pazzo!»

Un biondo, parlando a se stesso, era chino dinanzi alla batteria e continuava ad abbassarsi e rialzarsi senza battere ciglio cercando, nella poca luce che teneva nella mano, qualcosa di sconosciuto.

E come se non bastasse un'altra voce, sempre dal fondo del palco, sopraggiunse alle mie orecchie: «Sei un emerito cretino. Lasciamelo dire Adler, lasciatelo dire. Axl è già incazzato e ha lasciato il Ritz, facciamo alla svelta. Forza, ritroviamo 'sta puttanata.»

«Izzy, lascia stare i piagnistei e... Man, perché non fai un po' di luce qui? -e indicò la fine del palco- È dove mi sono sporto alla fine per salutare i fan!» e c'era una certa ilarità nella voce.

«Sì, sì. Ecco, arrivo» si fece strada il moro; intruppò in qualche filo, disse qualche bestemmia e non nel tono basso che teneva l'amico, capitombolò quasi nel buio, ma alla fine la spuntò avvicinandosi con un altro accendino, il suo, all'estremità del palchetto.


Ma le mie speranze di certo non erano tutte andate a rotoli. Io speravo, sì. Maledettamente. E una volta approdata nella 'Grande Mela' mi misi d'impegno per cercare un qualsiasi essere che sapesse da che parte andare.

Girai a vuoto troppo, troppo tempo.

Percorsi strade, chiesi a bar e ristoranti e persino ai passanti, ma c'era chi diceva che non era di New York, tanto per levarsi l'impiccio, chi non sapeva spiegare le indicazioni e chi, dandomele tutte corrette... Mi faceva perdere il senso dell'orientamento. Capitemi, avevo sedici anni e non ero mai stata nella metropoli. E se c'ero stata era stato tanto tempo fa, accompagnata. Mai, mai mi sarei sognata tutta questa immensità d'ogni cosa, sconfinata in ogni dove. C'era da perdersi. E io lo feci.


Welcome to the jungle
We got fun n' games
We got everything you want(7)

E sapete, fu forse in quel preciso istante che la speranza mi venne meno. Perché era diventata un'illusione.


Il dolore, l'agonia, tutto quello che volete... Solo in pochi secondi scomparvero. Pfui! Manco fossero mai esistiti. Piansi, risi, volevo svenire e al tempo stesso ringraziare tutti e nessuno! Quasi soffocai nell'esultare fra i lacrimoni che veloci scendevano giù dal viso e...Saltellai, incredibilmente, seppur i piedi mi bruciassero per quanto avevo girovagato e corso, e non lo so... Giuro, non capivo più nulla.

Quindi esattamente non so spiegare quel che feci in un attimo.

Loaded like a freight train
Flyin' like an aeroplane
Speedin' like a space brain(8)

So solo che vidi i due volti esterrefatti e sconvolti di Izzy Stradlin e Steven 'PopCorn' Adler guardare nella mia direzione appena sentirono la mia voce.

Ehh sì, due facce da immortalare in una fotografia: si fermarono nelle ricerche di qualsiasi cosa stavano cercando, si guardarono e ...BAM! esclamarono insieme 'Oh Cazzo' così seri e preoccupati da far accapponare la pelle.


Dico, alla fine lo trovai il Ritz. Sì, beh ore dopo, nella notte più pesta. C'erano tutte quelle belle luci della grande City, sembravano tante lucciole appisolate su i grattacieli o adibite come festoni. ERA buio, ma sembrava non esserlo, e non faceva neanche troppo freddo. Mi ero comprata una cioccolata calda e un tramezzino, eppure il magone che avevo nello stomaco non era ovviamente dovuto al cibo.

Come già dissi, sì ero riuscita a scovare il Ritz, ma non c'era più niente da fare. Ormai era tardi.

You'll have to climb back on the wagon
It ain't easy livin' like you want to
It's so hard to find piece of mind (10)

«...E questo è tutto» dissi tirando su con il naso in direzione di Steven.

«Oddio, mi dispiace troppo piccola!» rispose lui, mogio.

Se all'inizio erano spaventati dalla mia persona e dal mio modo di reagire a loro, ai propri artisti preferiti, quando incominciai a ringraziarli così, di punto in bianco pian piano si resero conto che avevo tutt'altro che intenzioni negative da fan isterica e maniaca quale loro pensavano. Volevo solo la mia fetta di felicità.

Mi ritrovai infatti a raccontare, nel mentre Adler aveva ritrovato la sua preziosa bustina bianca, tutto quello che mi era accaduto e nel frattempo loro m'avevano invitato a salire sul palco, mettendomi in qualche maniera seduta come loro due che erano ai miei lati.

«Senti, io ho un'idea.» esclamò tutto d'un tratto nella penombra del posto, Stradlin. E poi s'alzò.

«Quale idea, amico?» rispose guardandolo dal basso verso l'alto il batterista.

Io trattenni un attimo il fiato, e anche stavolta non di certo per il sudore, ma perché comprendetemi, due dei componenti dei Guns mi erano accanto!

«Torno subito. Tu, -e immaginai che indicasse Steven, ma non è che si vedesse molto pur con quegli accendini -vai alla batteria. Vai.»

Izzy riaccese la fiamma, che ora scattando era un poco più alta e, ordinato ciò, scomparve dalla nostra vista. I passi si fecero più attutiti, l'odore della sua sigaretta meno intenso.

Il biondino non se lo fece ripetere due volte e a quanto pare si mise subito dietro il suo amato strumento, seduto come solo lui sapeva sedersi, ah!

I see you standin'
Standin' on your own
It's such a lonely place for you
For you to be
If you need a shoulder(11)

D'improvviso s'accesero le luci, non tutte a dire il vero, giusto qualcuna. Qualcuno sembrava aver pigiato tasti a caso pur di far luce là dentro.

E così era stato: Izzy ricomparve e con lui una chitarra. Non la sua, non la solita... Era una chitarra acustica.

«Sai che facciamo ora? -io lo guardai ammirata e negai evidente col capo -Se ci prometti solennemente che non inizierai ad urlare facendoci scoprire dai proprietari, dalle bodyguard e da chiunque ci possa far sbaraccare in un baleno... Beh, ti suoneremo in acustica 'Paradise City', che ne pensi... È fattibile?»


Oh sì che lo è! Pensai, ma annuii e basta, con tanto di mani che piano applaudivano, come una foca.


«So che la mia voce non è quella di Axl, ma basta il pensiero, right

«E one, two... E one, two, three, four!» diede il tempo Steven, con un sorrisone tutto per l'occasione.


«Take me down to the paradise city
Where the grass is green and the girls are pretty
Take- me- home! (9)»


Fu davvero uno spettacolo quel giorno. Un po' di meno quando mi riacchiappò mio padre per riportarmi... sì, portarmi a casa.




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1-
It's so easy. --- È così facile, facile quando tutti provano a farmi contento.

2- Mr. Brownstone --- Non mi preoccupo di nulla, no. Preoccuparsi è tempo ...sprecato.

3- Out ta get me --- Urlano e gridano fanno a botte tutta la notte. A volte è facile dimenticare dove si va, a volte è più difficile andarsene

4- Sweet child o' mine --- Dove andiamo? Dove andiamo ora? Dove andiamo? Dolce piccola mia

5- My Michelle --- Bene, bene, bene non si può dire

6- Knockin' on heaven's door --- Si sta facendo buio, troppo buio per vedere. Sembra che io stia bussando alla porta del paradiso

7- Welcome to the jungle --- Benvenuta nella giungla, noi abbiamo divertimento e giochi, abbiamo tutto quello che vuoi

8- Nightrain ---Carico come un treno merci, in volo come un aeroplano, con il cervello in orbita

10-Mama Kin --- Ti stai arrampicando sul vagone, non è facile vivere come vuoi, è dura trovare la tranquillità

11-Rocket Queen ---Ti vedo in piedi, in piedi per i fatti tuoi è un posto così desolato per te, qui per te, Se hai bisogno di una spalla

9- Paradise City.



Yo oh, eccomi nuovamente qui a infestar la sezione con le mie one shot per l'occasione!

Volevo svariare, volevo davvero... E quindi ecco qua una storia che CENTRA e NON centra con il RITZ '88.

Perché sì, oggi son esattamente 25 anni. ANNIVERSARIO YAP! 02/02/1988... Right.


L'avete notato? L'avete fatto? I pezzi di canzoni COMBACIANO esattamente con ogni pezzo della trama che ho fatto, e allo stesso tempo SONO LA SCALETTA UFFICIALE di Ritz '88.

Ho fatto un casino di fatica, ma Ehi...Ne è valsa la pena.

Ho scritto di questa ragazzina in cui che so, ognuno si può identificare o forse no, che magari va un po' matta per Slash, o Duff, e via dicendo. Niente di preciso ho dato come caratteristica. Spero che il suo comportamento vi sembri appropriato. Possa essere timida quanto vuole, ma una persona dinanzi al proprio artista che capita una volta nella vita... La ragione la dimentica nel suo paese natio. LoL. X°°
Solitamente non uso 'Nuovi personaggi', ma come già detto volevo svariare. Non penso d'aver fatto una Mary Sue, giacché ho cercato di essere quanto più 'normale' possibile, ma ...Altolàilsudore... se lo È, mea culpa.

Ho cercato di essere realista [i ritardi, le conseguenze, la bustina bianca di Steven Adler -periodo '88-, le reazioni umane, c'è davvero una cabina telefonica vicino al locale, Adler si è sporto alla fine del concerto e blabla] e spero si comprenda ciò che racconta -in corsivo e col colore grigio scuro- che è passato, e ciò che è presente scritto normale. Poi il passato va ad intrecciarsi alla fine con la conclusione di LEI che arriva davanti al Ritz. ;)

Spero vi piaccia. Spero davvero. E se vi va, commentate. Mi fa piacerissimo e in più è una one shot, quindi non costa alcunché. Lalalà.



Enjoy,

Giò.



   
 
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