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Autore: Blue Drake    02/02/2013    1 recensioni
Se voli troppo vicino al sole, le tue ali non possono proteggerti dalla sua luce, dal suo calore.
Questo è ciò che accade a coloro che rimangono a terra, ad osservare l'ascesa, senza le ali per poterne seguire il volo
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Brian May, John Deacon, Roger Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Paure

 

 

Fu strano eppure, in un certo senso, incredibile: qualcosa di magico. Dopo due anni erano ora nuovamente insieme e, anche se per poco tempo, in qualche modo erano riusciti a ritrovarsi, non solo a lavorare – ancora una volta – insieme, ma anche e soprattutto ad intrecciarsi e fondersi, proprio come un tempo. Quasi come un tempo. Ora erano da soli: in tre, questo sì, ma non realmente completi. Ognuno di loro sapeva benissimo che non lo sarebbero comunque stati, mai più.

Ciò nonostante era comunque una bella sensazione: ritrovarsi, unire le forze, per tornare a creare. Una sensazione a lungo abbandonata ma mai completamente dimenticata. E sì, era piacevole scorgere tanti piccoli segnali che raccontavano la loro unione, l'emozione e i sentimenti che in quei brevi istanti si ritrovavano a provare. Un fugace sorriso di John, un borbottio indispettito di Brian, una risata sfuggita a Roger, piccoli dispetti e parole leggere, senza il peso della vita quotidiana.

 

«Bri, si potrebbe allungare questa parte per legarla meglio al successivo attacco», propose John.

«Forse. Ma non diventerà un po' troppo lenta?», ragionò il chitarrista.

«Se la facessimo più veloce...», ponderò nel frattempo Roger e, mentre ponderava, giocava con le bacchette fingendo di farsi aria.

«Tipo?», si informò il bassista.

«Uhm... Beh, tipo... così», azzardò il biondo, provando a dare un ritmo più sostenuto al pezzo in questione e alzando, scettico, un sopracciglio, «Ci vorrebbe...», tentò, ancora piuttosto indeciso, ma presto fu interrotto da altre proposte.

«Ci vorrebbe il pianoforte», concluse Brian.

«Dove?», si accigliò Roger, beccandosi un'occhiata esasperata del collega.

«Qui. Credo che in questo punto ci starebbe bene. Invece di cercare un riempitivo, semplicemente potremmo costruirci sopra qualcosa di nuovo»

«Qualcosa di nuovo già lo stiamo facendo. O sbaglio?», si insospettì il batterista.

«Sì... Cioè, no, non ti sbagli, ma...»

«Posso dire che non ti seguo?», si lagnò a quel punto l'altro.

«Puoi», ghignò Brian, «D'altra parte non sarebbe certo una novità»

«Piantala di insultarmi», lo ammonì, «O dovrai trovarti un altro batterista»

L'effetto di quell'ultima affermazione non tardò ad arrivare. Gli occhi nocciola del chitarrista si spalancarono, preoccupati, e la sua voce ansiosa si fece risentire.

«Cosa? Ma non... Non è possibile. Sei stato tu a proporre di farne un pezzo per la band. E ora...»

«Quale band?», si intromise per la prima volta John, ottenendo su di sé fin troppa attenzione.

«La nostra, John», si sentì in dovere di intervenire Roger, specificandolo in modo scherzoso ma con un tono leggermente incerto, «Mai sentito parlare dei Queen?»

«Credo di sì, Rog. Tempo fa, se non mi sbaglio, erano anche abbastanza famosi»

«Abbastanza?», masticò il biondo, infastidito.

«Sì, esatto. Ma ho anche sentito dire in giro che non suonano più da un bel pezzo», continuò il più giovane, apparentemente incurante delle occhiatacce omicide dei due colleghi.

«Avrai sentito male», ringhiò di rimando Roger, stanco di quel gioco ma incapace di lasciar correre.

John osservava, incuriosito, il lieve rossore comparso sulle gote del biondo, chiedendosi fin dove realmente potesse spingersi, prima di rischiare un bruttissimo quarto d'ora.

«Che cosa ti spaventa, Roger?», si decise a chiedere, mai aspettandosi una risposta, soprattutto non una così concisa e semplice, ma comunque diretta e sicura.

«Il silenzio»

Così John, curioso e sorpreso, inarcò un sopracciglio, «Sul serio?»

«Sì, sul serio. E a te, John, che cosa fa paura?»

Il bassista, preso decisamente in contropiede, serrò la mascella e distolse lo sguardo da quegli occhi troppo azzurri per appartenere ad una persona tanto molesta.

«Hey...»

Sentì l'altro sussurrare, ma era troppo nervoso, ora, per continuare quel gioco.

«Falla finita», pregò, scrutando con discrezione la reazione del batterista.

Come al solito, doveva però essersi perso qualche passaggio perché, guarda caso, sia Roger che Brian sorridevano, apparentemente ignari del subbuglio creato – alimentato, in realtà – e molto più propensi a tornare sul brano – bisticciando ogni trenta secondi su ogni minima virgola più o meno fuori posto -

«Deacy? Se te ne stai lì tutto mogio e apprensivo, com'è che facciamo, noi, a finire questo aspirante capolavoro, uhm?»

«Rog, perché ho l'impressione che tu stia sfottendo la mia composizione?», non mancò di rimbeccarlo Brian.

«Ma vah, che dici?! È Johnny, se mai, che sto sfottendo»

Così il loro bersaglio si fece viola, rosso, fucsia e di tutti gli altri colori possibili, per l'imbarazzo e la rabbia.

«Sei morto, Taylor!», lo minacciò, furioso, indietreggiando però bruscamente nel momento in cui la sua vittima si fiondò imprevedibilmente su di lui, armato unicamente di un ghigno sfrontato e diabolico.

Prima che lo slancio gli permettesse di raggiungerlo – e molto probabilmente farlo rovinosamente volare a gambe all'aria – la breve rincorsa del batterista finì in una sorta di sbilenca scivolata sulle ginocchia, arrestandosi solo contro le gambe di un attonito John. Il suddetto tentò inutilmente di sfuggirgli di mano, ma Roger riuscì comunque ad intrappolarlo in uno scomodo abbraccio che, come prevedibile, ebbe l'effetto di far perdere l'equilibrio al bassista, il quale franò a terra come una pera cotta. Se non che, guardandosi confusamente attorno, notò lo sguardo birichino del biondo che, subito, si fece avanti schiamazzante;

«Mi perdoni, Johnny? Eh? Eh?! EH?!!»

John trasse un rumorosissimo e sconfortato sospiro, prima di dare la propria risposta.

«Tutto quello che vuoi. Basta che ti levi dalle palle»

In suo soccorso, come un coraggioso e intrepido cavaliere dalla lucente armatura, venne Brian che, acchiappando la fastidiosa bertuccia bionda avvinghiata al povero John, lo trascinò via, liberando con un po' di affanno il loro terzo uomo e permettendo a tutti, dopo una bella sistemata ai vestiti e allo studio messo sotto sopra, di procedere con la realizzazione di quel benedetto brano musicale...

   
 
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