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Autore: Betta7    02/02/2013    3 recensioni
"Una vacanza? Altro che vacanza, sarebbe stato un vero inferno."
"La vacanza con Kurata sarà un suicidio."
I pensieri di due ragazzi in parte destinati, in parte lontani anni luce.
Sarà davvero così?
Una vacanza potrà davvero sistemare le cose distrutte in un anno e mezzo?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 12.
BOOM.

 
Era arrivata all’albergo che Kamura le aveva indicato ed era incerta sul da farsi: entrare o no?
In realtà aveva considerato e analizzato tutte le opzioni una per una con una certa scrupolosità: poteva entrare e chiarire con Naozumi ma rischiare di rovinare tutto un’altra volta con Akito, oppure andarsene come se non avesse mai risposto a quel messaggio preservando il suo rapporto piuttosto che la sua amicizia. All’inizio aveva optato per la seconda, pensando che infondo Naozumi non era poi così essenziale nella sua vita ma, dopo un’attenta riflessione, aveva deciso che si sarebbe messa coraggio e sarebbe entrata a sentire ciò che Kamura aveva da dirle.
Un passo, poi un altro e si ritrovò nella hall a chiedere di Naozumi Kamura dicendo di essere Sana Kurata. L’impiegata non perse tempo e la fece salire immediatamente al quarto piano indicandole la camera 335 dove alloggiava Nao. Il cuore le batteva all’impazzata, non sapeva perché ma era come se quella chiacchierata potesse davvero cambiarle la vita da un momento all’altro. Che poi, perché preoccuparsi tanto? Sarebbe stata una semplice discussione tra amici che devono chiarire un paio di cose.
Fece un respiro profondo e bussò alla porta.
Ad aprirgli fu la cameriera- come si fa ad avere la colf privata anche in albergo?- che la portò subito alla stanza dov’era Naozumi. Se ne stava seduto di spalle a guardare la tv, circa 50 pollici, su un canale a lei sconosciuto. Guardò frettolosamente l’orologio e poi si girò a salutarla.
“Sei in ritardo Sana, sono le dieci e cinque.”  Disse freddo indicando la poltrona accanto alla sua invitandola a sedersi.
Fu sorpresa di ricevere quell’accoglienza. Si aspettava di vedere Nao un po’ più ospitale e felice di vederla, in fondo era stato proprio lui a chiederle di vedersi per chiarire. A volte quel ragazzo era un mistero, forse più fitto ancora di Akito, e non riusciva a comprendere perché fosse cambiato in modo così evidente. Naozumi non era così. Era un ragazzo meraviglioso, sensibile, sorridente.
Si ritrovò a chiedersi se fosse stata proprio lei a cambiarlo. Ma la risposta era fin troppo chiara per cercare anche solo di trovarla, era ovvio.
Si dispiacque di ciò ma che colpa ne aveva lei se non lo amava?
“Sono le dieci e cinque Nao, non fare l’esagerato!” cercò di smorzare la tensione lei affondando nella poltrona di pelle marrone.
“Non importa, volevo parlarti.”. Ecco, forse era proprio questo il problema: parlare. Che poi, pensandoci, cosa dovevano dirsi? Erano anni che si ripeteva meccanicamente la stessa scena: lei che lo rifiutava e lui che diceva di amarla. Era stanca di quella storia, era stanca di Naozumi.
“Dimmi..” disse flebile fissando il bracciolo della poltrona dove lui era seduta cercando di seguire la linea della cucitura della pelle.
Mentre era impegnata a far ciò, Naozumi cominciò a parlare.
“Sai Sana, a volte vorrei non averti mai conosciuto. Non perché io non ti ami, anzi ti amo più di prima, ma perché mi hai rovinato la vita.” Si bloccò e alzò il viso guardandola negli occhi. Gli stessi occhi marroni che non lo avevano lasciato in pace per anni, quegli stessi occhi che lo avevano tormentato per lunghe notti insonni in cui l’unico pensiero era lei. Non credeva si potesse amare qualcuno in tal senso e così tanto fin quando non aveva incontrato Sana e la sua vita era cambiata.
Annuì dicendogli di continuare e così fece.
“E tutto quello che ho sempre voluto è che tu fossi felice, ma con me. Non con quel burbero di Hayama. Tu lo sai che la tua felicità non è con lui, è con me!”.
Non doveva sentire altro, si alzò e scoppiò a ridere.
“Senti Nao, se mi hai fatto venire qui per tenere un comizio sulla mia relazione con Akito hai proprio sbagliato alla grande. Io torno a casa!” e fece per andarsene dirigendosi verso la porta della suite ma Naozumi la fermò tenendola per la mano e le disse nuovamente di sedersi.
“No, per favore, per favore Sana non andartene! Scusa, scusa, SCUSA!!!” e prese ad urlare e sbattersi le mani sul viso dimenandosi in maniera sconsiderata. La stava spaventando, e non poco.
“Nao, Nao calmo! Non me ne vado, rimango, tranquillo!” disse prendendogli le mani e fermandolo.
Naozumi sembrava impazzito, non era più lui ma chissà quale psicopatico che si era impossessato di lui.
Lo fece sedere sul divano e cercò di calmarlo. Dopo di che gli disse di dover andare in bagno, quindi si ci chiuse dentro e la prima cosa che fece fu chiamare Akito.
Uno squillo.
Rispondi.
Due squilli. Niente.
Rispondi Akito, ti prego, rispondi.
Tre squilli.
Quattro.
“Pronto?”. La voce di Hayama le sembrò ancora più bella di quanto non lo fosse sempre stata. La ascoltò per quel secondo come una benedizione venuta dal cielo.
“Akito, sono io!”. La sua di voce invece era preoccupata e Akito lo notò immediatamente.
“Che succede Sana?” disse alzandosi dal letto dove era sdraiato.
“Avevi ragione, avevi ragione su tutto. Su Naozumi, sul fatto che vuole farmi del male, su tutto!”. Anche Sana aveva preso a parlare a vanvera, forse presa dalla troppa paura.
“Sono all’hotel..”. Non potè nemmeno terminare la frase che, probabilmente, le avrebbe salvato la vita quando nello stesso momento, chi voleva comprometterla, era entrato nel bagno con in mano una pistola.
Alla vista di quell’arma il cuore le saltò in gola, come poteva voler farle del male? Se ostentava tutto quell’amore, se davvero era la persona più importante della sua vita come poteva desiderare che soffrisse?
Si dice che quando credi di essere in faccia alla morte ti passano davanti tutte le scene della tua vita, brutte o belle che siano, e anche a Sana successe. Non le sembrò affatto strano che, in tutte le scene, Akito compariva sempre e, analizzando bene la situazione, l’unico pensiero logico che in quel momento riuscì a formulare fu ‘Akito ti amo’ perché questo di logico non aveva nulla eppure era la sola cosa che il suo cervello produsse.
“Perché l’hai fatto?” prese ad urlare Naozumi, togliendole il cellulare dalle mani e portandoselo all’orecchio.
“Ciao ciao Hayama.” Disse con lo sguardo raggelato, forse dal dolore di averla comunque persa, e confuso.
Poi chiuse il telefono e Akito era solo un bel ricordo allora.
Senza Hayama la sua Sana sarebbe stata sicuramente meglio.
 

*

 

Per un millesimo di secondo gli era mancato il respiro. Per un millesimo di secondo non aveva avuto niente dentro, solo una sensazione di freddo e di vuoto. Tutto era vuoto.
Adesso capiva cosa si provava nell’avere paura.
Si buttò giù dal letto cercando di richiamare il cellulare di Sana ma quel bastardo lo lasciava squillare a vuoto, non aveva nemmeno il coraggio di rispondergli, codardo.
Sapeva che l’unico modo per avere Sana sarebbe stato ingannarlo e così, sicuramente, aveva fatto.
Cercò di tranquillizzarsi e, a mente lucida - se così poteva essere definita la sua – analizzò ogni singola parola che Sana aveva detto. Quella che gli saltò più all’attenzione fu ‘hotel’.
Fece mente locale su tutti gli hotel frequentati dalla sua ragazza ma di certo non poteva mettersi a girare tutta Tokyo in cerca di Sana, anche se l’avrebbe fatto.
Rovistò dovunque in cerca di un indizio, di qualsiasi cosa gli potesse dire dove era andata Sana.
Dopo dieci minuti ci aveva perso le speranze e tutto era tornato grigio come prima di conoscerla. Temeva di non rivederla mai più, aveva paura che una volta che l’aveva ritrovata le cose sarebbero state rovinate ugualmente, come stava appunto succedendo.
Cominciò a prendere a pugni tutto quello che gli capitava a tiro: il tavolo, la porta, il comodino di Sana dove stava appoggiata la sua agenda.
Ma certo! L’agenda! Sana appuntava tutti i suoi impegni lì, smemorata com’era se non li avesse scritti da qualche parte avrebbe certamente scordato anche un colloquio importante.
Aprì il quadernetto speranzoso di trovare qualcosa e, arrivato alla data del giorno, 12 maggio, vi trovò scritto “ Hotel Park Hyatt- Nao- 10 pm.”
Nemmeno il tempo di terminare di leggere che era già in macchina diretto verso le strade principali della città.
Naozumi Kamura aveva vita breve e, durante il tragitto, pensò almeno cinquecento modi per ucciderlo facendolo soffrire.
 

*

 

Se ne stava seduta su quel divano color caffè mentre Naozumi le passava continuamente davanti, sbraitando, urlando, agitandosi e muovendo quella maledetta pistola come fosse stato un giocattolo.
Si sentiva in trappola, nessuna via d’uscita le sembrò sicura da utilizzare e, certamente, non avrebbe potuto scappare, non voleva ritrovarsi un buco nel corpo causa proiettile di ferro.
Le lacrime le scendevano da sole, la paura l’aveva paralizzata, non riusciva più a muovere un muscolo. Si torturava il labbro inferiore a forza di morsi e avrebbe voluto staccarselo per sopperire al senso di angoscia che sentiva fino all’ultimo capello che aveva in testa.
Non aveva mai avuto particolarmente terrore di nessuno, era sempre riuscita a mettere a tacere la gente usando semplicemente le parole. Ma una pistola.. come poteva credere di convincerlo?!
“Sono.. sono molto dispiaciuto!!! Ma tu non hai capito, non hai mai capito nulla di me Sana. Mai!! Hai sempre scelto quel lurido di Hayama, ma perché mi fai questo?”. Anche lui piangeva, ma erano lacrime isteriche, non di paura né tantomeno di nervosismo. Era follia, pura follia.
La prima cosa che le venne in mente la sparò non riflettendo che, proprio quello, era il motivo per cui adesso Naozumi si trovava in quello stato.
“Io sono tua amica, io sarò sempre tua amica!!”.
Naozumi la guardò, Sana sembrò aver capito immediatamente che ciò che aveva detto era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
“Amici?! AMICI?! Sana, io sono innamorato di te!! Io ti amo, ti ho sempre amato!! Sei l’unica persona nella vita che io abbia amato!!” urlò Naozumi ormai in preda alla pazzia.
“E allora perché vuoi farmi del male?!” urlò anche lei indicando la pistola che Naozumi continuava ad agitare a destra e a manca.
Lui la guardò sbalordito, poi fissò la pistola e subito disse: “Questa? No, questa non è per te, è per me. Perché la mia vita senza di te non ha senso, se tu te ne vai, io m’ammazzo. Hai capito Sana? M’ammazzo!!!”
Prese l’arma e la puntò prima verso di lui e un secondo dopo verso Sana che, spaventata, aveva chiuso gli occhi.
Un brivido percorse la schiena di lei e la paura pervase il cuore di lui.
BOOM. E tutto era deciso. Un colpo e la sua vita stata stravolta.

*

 

“Naozumi Kamura, star internazionale, condannato per tentato omicidio e giudicato incapace di intendere e di volere. Che l’amore per la bella Kurata lo abbia fatto impazzire?! Poveretto, fatto sta che sentiremo parlare di lui per ancora molto tempo, almeno fino a quando l’uomo che ha ferito non riprenderà a pieno l’uso del braccio destro. Noi siamo qui, davanti all’ospedale dov’è ricoverato in attesa che Sana Kurata scenda. Per il momento è tutto, linea allo studio.”
 
“Ancora quei maledetti giornalisti.”. Spostò la tenda della stanza numero 6, dove aveva passato l’ultimo mese di vita, e si voltò a guardare il motivo della sua permanenza lì. Akito se ne stava seduto a letto, col braccio destro fasciato e gli occhi puntati su di lei. Quella sera la sua vita era cambiata, non c’è che dire.
Naozumi adesso si trovava in un carcere psichiatrico dove avrebbe trascorso i prossimo cinque anni, lei aveva passato giornate tremende accanto al letto di Akito col terrore di perderlo di nuovo, sebbene gli avessero detto che non era in pericolo di vita.
Il proiettile che lo aveva colpito alla spalla era rimasto dentro per almeno due giorni perché i medici non riuscivano ad estrarlo; questo aveva portato ad una serie di infezioni che, si pensava, potessero compromettere l’uso del braccio perché erano stati danneggiati dei nervi.
Per trenta giorni precisi, era il 12 giugno, aveva dormito su una sedia a sdraio accanto ad Akito che, puntualmente, le diceva di andare a casa a riposare e a cui lei, ancora più puntualmente, rispondeva di no. Non lo aveva lasciato solo nemmeno per un attimo.
“Mi dispiace se hanno strumentalizzato la cosa, ma sai come sono..”. Cercò una qualsiasi giustificazione del motivo per cui, ogni cosa che le accadeva, veniva magicamente sbattuta in prima pagina e per giorni e giorni si ritrovava paparazzi alle spalle. A volte era stanca di quella vita, avrebbe voluto abbandonare la sua carriera artistica ma era l’unica cosa, oltre ad Akito, che la appassionava.
“ Sta’ tranquilla Kurata, non me ne importa nulla.”. Si sistemò il cuscino e si mise comodo.
“Piuttosto..” continuò “ la vuoi fare una cosa davvero pazza?”
Aveva paura di ciò che le stava per proporre ma lo immaginava già.
“Dica, signor Hayama.” Scherzò lei.
“Fai l’amore con me, qui, in ospedale.” Ammiccò lui quasi ordinando glielo.
“ Ma sei pazzo? E se entra qualcuno?” chiese preoccupata e sorridente Sana. Sapeva già che avrebbe accettato, non riusciva mai a dire di no agli occhi ambrati di Akito.
“E allora chiudi a chiave la porta.. e poi me lo devi, ti ho salvato la vita.”. disse poggiando prima delicatamente e poi con foga la sua bocca su quella di Sana. La ragazza, ovviamente, rispose al bacio e gli cinse il collo con le braccia. Andò a chiudere la porta e tornò da lui con fare sensuale.
Gli si mise vicino, in piedi davanti al letto, e cominciò a baciarlo. Scostò le lenzuola e salì accavallando le gambe nude visto che aveva un vestitino abbastanza corto.
Alla vista di quelle, perfette, Akito non resistette e la tirò a se con tutta la forza che aveva.
Come poteva non amarla? Era impossibile.
Come poteva non amare i suoi occhi marroni, i suoi capelli che davano sul rosso, quelle gambe lunghe e meravigliose, il suo seno piccolo ma perfetto, quelle labbra che avrebbe baciato per il resto della sua vita.
Come poteva non desiderarla ogni giorno di più?
Non avrebbe mai creduto di poter provare tanto amore per qualcuno.
E, sicuramente, non lo avrebbe provato mai per nessun’ altra.
 
 
Eccomi!!!!!!! Okkei allora, premettendo che mi scuso per non aver risposto alle recensioni ma ho avuto un sacco di cose da fare tra interrogazioni di recupero (Ah, per la cronaca, odio la matematica :D ) e non sono riuscita a ritagliarmi cinque minuti per voi. Scusatemi davveroL
Pooooi, per quanto riguarda la storia vi informo che il prossimo sarà l’epilogo e finalmente (SOOOOOB) chiudiamo questa storia meravigliosa (non meravigliosa perché credo che lo sia ma meravigliosa perché ho amato scriverla alla follia!!!) e vi lascerò per un po’.
Ma, sapete, ho già un’altra ideuccia per un’altra bella storiella che credo di pubblicare molto presto.
Intanto vi lascio alle recensioni, per cui vi ringrazio sempre, e mi raccomando: LASCIATENE PIU CHE POTETE **
Un bacione graaande, Akura. :*

 
   
 
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