4.
Temptation
And I never met anyone quite like you before
Up,
down, turn
around; please don't let me hit the ground
Tonight
I think I
walk alone, to find my soul desire to go home
—Moby,
Temptation.
Aveva
passato tutta la notte piangendo. Si era lasciata cullare da Ron, aveva
evitato
di rispondere alle sue domande, fingendo di non sentirle.
Perché
piangi? Hermione? Perché piangi?
Parlami.
Spiegami.
Amami.
L’aveva
sentito arrendersi contro la sua schiena. Aveva sentito il suo cuore
prima
battere frenetico, poi rilassarsi e infine l’aveva sentito
addormentarsi.
Come
avrebbe
voluto addormentarsi, dimenticare.
Sentiva
il
suo cuore battere frenetico al ricordo del profumo del biondo.
Aveva
lasciato che l’acqua cancellasse dal suo corpo quella
sensazione, quel tocco
sulla sua pelle.
Inutile.
Le
dita
premevano lì dove erano state le sue
di dita.
Le
lacrime
scendevano ancora, annidandosi tutte nell’incavo del collo.
Aveva
smesso
di singhiozzare, non voleva svegliare il suo fidanzato.
Non
voleva
dover fingere ancora.
Sarai
costretta a fingere per sempre.
Si disse.
Le
mani di
Ron la stringevano.
Come
aveva permesso che accadesse tutto questo?
Come
aveva potuto restarsene lì, mentre lui
chiedeva la mano alla sua compagna?
Come
aveva potuto lasciar che quelle demoniache
illusioni si facessero spazio nella sua mente?
L’aveva
solo illusa. L’aveva presa in giro.
Draco
Malfoy non può amare una come te.
Una
sangue sporco.
Una
lurida sangue sporco.
Ti
ha toccata.
Ti
ha chiesto di umiliarti.
Draco
Malfoy non potrà mai amarti.
Lacrime
nuove corsero lungo il suo volto, inarrestabili.
Lui
non ti ama.
***
Aveva
lasciato che la Granger scappasse, che si portasse dietro quello
sfigato di
Lenticchia.
Cosa
gli era
saltato in mente? Proporsi così ad Astoria, dinanzi a tutta
quella gente,
dinanzi a lei.
Di
sicuro
l’indomani tutti i giornali avrebbero parlato di lui, della
proposta,
dell’anello, del party.
L’aveva
fatta scappare.
Non
ti ama.
Ricordò prontamente la sua mente, ecco
perché aveva reagito in quella maniera.
Aveva
assaporato il suo profumo, e poi aveva lasciato che lei lo guardasse
mentre
s’inginocchiava dinanzi all’altra donna, dinanzi a
quella che di lì a poco
sarebbe diventata la nuova Lady Malfoy.
Sua
madre
sarebbe stata al settimo cielo.
Si
voltò
incapace di prender sonno.
I
suoi occhi
si infransero contro la figura snella e seminuda della donna con cui
condivideva il letto, ma non il cuore.
Aveva
ceduto
alle avance di Astoria. Aveva lasciato che quelle mani affusolate
esplorassero
ancora una volta il suo corpo. Aveva lasciato che quelle unghie
lacerassero la
sua pelle al raggiungimento del piacere.
Aveva
perso
se stesso dentro quel corpo delizioso.
Non
la ami.
E’
solo sesso.
Rivedeva
la
Granger avvolta in quell’abito nero. Il volto titubante
dinanzi alla sua
richiesta
“Dillo,
Granger.”
La
risentì
rispondere,
“Io
amo
Ron.”
Inspirò
a
fondo, fissando il vuoto.
Sentì
delle
braccia avvolgerlo.
“Non
dormi?”
Baci
lascivi
lungo il collo, un corpo disteso sul suo. Due seni contro il petto.
Battito
accelerato contro il suo lento.
“No.”
“Cos’hai
Draco?”
Labbra
contro labbra.
“Dormi
Astoria.” Sibilò
“Non
ti va?”
“No.”
“Un
tempo
eri insaziabile. Ora non più. Sei cambiato. A volte sento
come se non mi amassi
più.”
Lo
sguardo
ancora fisso nel vuoto.
“Guardami
Draco. A breve sarò tua moglie. Parlami.”
Il
biondo
diede le spalle alla donna fingendo di non sentirla.
Io
non ti amo più.
Io
non voglio tu sia mia moglie.
Io
voglio la Granger.
Maledetta
Granger.
***
Si
era
addormentata all’alba distesa sul pavimento del bagno. Aveva
prima rigettato i
drink bevuti nel corso della serata. Aveva gettato via
l’anima. Ron non l’aveva
nemmeno sentita.
Nessuno
aveva sorretto la sua fronte umida, nessuno aveva asciugato le sue
lacrime.
Aveva
perso.
Aveva
perso
l’amore passato.
Aveva
perso
l’amore presente.
Aveva
perso.
Si
era
addormentata così, una mano sotto il volto, le ginocchia
strette al petto.
Fu
così che
la trovò Ron il mattino dopo.
“Hermione?”
La
sollevò
tra le braccia e la condusse in camera da letto, adagiandola
delicatamente sul
letto.
La
donna si
sentì accarezzare lentamente e richiamata più
volte, piano aprì gli occhi.
“Oh
grazie a
Dio stai bene. Mi hai fatto prendere un colpo.”
“Scusa”
biascicò la donna cercando di addrizzarsi e di poggiare la
schiena alla
testiera del letto, ma senza successo.
Il
rosso le
posò un bacio sulla fronte.
“Hai
bisogno
di bere. Torno subito con dell’acqua.”
La
riccia
sorrise forzatamente.
Un
gran mal
di testa le impediva di pensare, anche.
Per
una
volta lo ringraziò. Pensare era l’ultima cosa che
voleva in quel momento.
Appena
il
rosso fu rientrò afferrò il bicchiere dalle sue
mani e lo bevve tutto d’un
sorso.
“Ti
senti
meglio?” domandò preoccupato.
La
strega
annuì.
“Un
po’.”
“Hermione,
cosa è successo?”
“Credo-
inspirò- di aver bevuto un po’ troppo ieri
sera.”
“Sì,
vero.
Ma per quale motivo? Non ti ho mai vista in queste condizioni. E ti
conosco da
sempre.”
“Stress
suppongo.”
“Hermione,
guardami.”
La
donna
fissò i suoi occhi in quelli azzurri dell’uomo.
“Non
è per
il matrimonio vero? Cioè, se ti pesasse, se ti sembrasse
presto, anche se non
lo è. Se tu volessi aspettare ancora. Se tu non fossi
pronta, me lo diresti
vero?”
La
donna
deglutì abbassando lo sguardo.
“Non
è per
il matrimonio.”
“E
allora
per cosa? Ti prego parlane con me.”
“Farai
tardi.”
“Cosa?”
La
strega
sollevò lo sguardo ancora una volta.
“Farai
tardi
a lavoro.”
“Non
me ne
frega un accidenti del lavoro in questo momento, Hermione!
M’importa di noi.
Cosa che sembra esser di poca importanza per te invece.” Il
rosso aveva alzato
la voce e si era distaccato dalla donna. Le sue orecchie si erano
arrossate così
come anche il volto.
“Sai
cosa ti
dico? Che forse hai bisogno di tempo per riflettere sul tuo
comportamento,
anche se evidentemente non te ne rendi conto. Ci vediamo.”
“Ron,
aspetta..”ma la donna non fece in tempo a terminare la frase
che l’uomo che le
era seduto accanto si era smaterializzato.
Aveva
perso.
***
Il
lunedì
era arrivato troppo in fretta per
Draco
Malfoy.
Aveva
indossato rapidamente un completo elegante, una camicia bianca
finissima, fatta
su misura per lui.
Era
uscito
senza nemmeno far colazione.
Non
aveva
voglia di incontrare sua madre, non aveva voglia di sentire le sue
solite
battute contro la Granger e a favore di Astoria. Aveva passato un
intero
week-end ad ascoltare la stessa storia.
Astoria
è perfetta.
La
Granger è passabile.
Astoria
non ti tradirà mai.
La
Granger ama il suo fidanzato, mettitelo in
testa.
Astoria
è la perfetta Lady che ti si richiede.
Elegante, fine, bella.
Ne
aveva
abbastanza. Ne aveva abbastanza di Astoria che gli stava con il fiato
sul
collo. Che pretendeva amore, solo amore e nient’altro.
Si
era perso
ancora tra le pieghe di quel corpo delicato, ma solo per non
respingerla.
Le
sue mani,
nella mente,accarezzavano la pelle della Grifondoro.
Scostavano
i
suoi boccoli ribelli.
I
polpastrelli accarezzavano quelle labbra rosse, carnose.
La
desiderava, e l’idea di doverla vedere e stare a poca
distanza da lei per tutta
la giornata lo elettrizzava e lo spaventava.
E
se non si
fosse presentata?
Era
ormai
arrivato in ufficio. Il solito silenzio. La solita quiete del
lunedì.
La
scrivania
sempre piena di fascicoli.
Aveva
davvero bisogno della Granger. Non avrebbe permesso che lei se ne
andasse.
Era
un
genio, ed insieme erano perfetti.
Si
accomodò
dietro la scrivania. La schiena premeva contro lo schienale morbido in
pelle.
Non
restava
che attendere.
***
Lunedì.
Da
due
giorni non aveva notizie del suo fidanzato.
Aveva
passato
l’intero week-end seduta sul divano a leggere, a guardare la
tv e a cantare ‘All
by myself’ come in film babbano che aveva rivisto poco tempo
prima.
Aveva
versato tutte le lacrime, ora era tempo di reagire.
Così,
quel
lunedì mattino, aveva indossato un abito celeste a
dolcevita, con un cardigan
blu notte. Delle decolté ugualmente blu e aveva sistemato i
capelli in una
treccia laterale.
Era
in
perfetto orario, anzi quasi in anticipo.
Il
suono dei
suoi tacchi rimbombava all’interno del Ministero ancora
semivuoto.
Un
passo.
Coraggio.
Due
passi.
Tremavano
le
mani.
Tre
passi.
Ansia.
Era
ormai
giunta al suo ufficio.
L’etichetta
in oro recitava ‘M&G’.
Che
lui
fosse già arrivato?
Non
c’era
altro modo di saperlo. Con decisione afferrò e
abbassò la maniglia della porta.
Lui
era lì. Intento
ad osservarla.
Doveva
averla
sentita arrivare.
Maledetti
tacchi.
“Buongiorno.”
Sussurrò
Notò
un
brillio negli occhi dell’uomo.
“Buongiorno,
Granger.”
La
donna si
sistemò dietro la sua scrivania.
Lentamente
iniziò
a sfogliare dei fascicoli.
“Oggi
dobbiamo andare ad interrogare la signora Jones. Te lo ricordi
vero?”
“Sì
–annuì
la strega- alle 10.30”
“Perfetto.”
Sibilò
il biondo riportando l’attenzione sui fascicoli.
“Credi
sia
possibile quello che ha scritto nella lettera, allegata al testamento,
il
signor Jones?” domandò la donna guardando
attentamente il giovane.
Lavoro,
discuti solo di lavoro.
Il
biondo si
sollevò e aggirò la scrivania, poi si sedette su
di questa.
Portò
una mano
tra i capelli.
Vuole
farmi morire. Ecco cosa vuole fare.
Questa
è la sua punizione divina.
Pensa
a Ron. Pensa al tuo fidanzato. Non lo
senti da giorni.
Pensa
a Ron.
Quei
capelli biondi.
Pensa
a Ron.
Quelle
labbra sottili.
Pensa
a Ron.
Quel
profumo di menta.
“Granger?
Mi
stai ascoltando?”
“Ehm,
sì. Scusa.
Dimmi.”
“Stavo
dicendo. È plausibile. Ma non abbiamo prove, lo sai. Nessun
testimone. I figli
della donna hanno un alibi di ferro anche per lei. Abbiamo solo la
parola di
quest’uomo.”
“Morto.”
“Esatto.”
“Hai
in
mente cosa chiederle?”
“Vagamente.
Dipenderà
da lei. Se sarà subito suscettibile e poco disponibile
sapremo che ci nasconde qualcosa.
Al contrario, non saprei davvero da dove iniziare.”
La
strega
annuì.
“Manca
mezz’ora
all’appuntamento. Vado
a prendermi un
caffè. Macchiato per te, vero?”
Il
biondo
annuì guardandola uscire.
Le
sue
forme, i suoi capelli, le sue labbra.
Pensa
ad Astoria.
Recitava la
sua mente, come una litania.
Si
erano
smaterializzati a Villa Jones, nella Londra babbana. Hermione si era
distaccata
subito dall’abbraccio del biondo, pur volendo ancora godere
di quel calore a
cui anelava disperatamente.
Dinanzi
a
loro un’immensa ed elegante villetta.
Giardini
di
un verde smeraldo. Piante d’ogni tipo e roseti.
Draco
da
perfetto gentiluomo le indicò d’avanzare dinanzi a
lui.
All’ingresso
una donna bellissima li attendeva.
Indossava
un
tailleur stile Chanel. I capelli, biondissimi, erano raccolti in uno
chignon
basso. Gli occhi e le labbra erano truccati in modo eccessivo.
Hermione
pensò
che senza quel trucco sarebbe stata ancora più bella.
Che
effetto
farà su di lui? Si domandò, senza avere alcuna
risposta.
“Buongiorno
signora Jones.” Fu Draco a parlare.
“Salve,
voi
dovreste essere il signor Malfoy e la signorina Granger. Prego,
accomodatevi.”
Villa
Jones
era immensa. All’interno vi era ogni sorta di mobilio e
ricchi e splendidi
quadri, dinanzi ai quali Hermione dovette lottare per non fermarsi ad
ammirarli.
Draco
sorrise
nel vedere lo sguardo corrucciato della donna.
Era
bellissima.
Lavoro,
sei qui per lavoro.
La
signora
Jones fece accomodare i due ospiti.
“Prego.
Ditemi
tutto.”
“Signora
Jones, può dirci dov’era quando è morto
suo marito?”
“Accanto
a
lui, nella sua camera da letto.”
“Intorno
a
che ora è avvenuto il decesso?”
“Alle
22,
signor Malfoy.”
“Bene.
Una fonte,
ci ha detto che lei è immischiata in un omicidio.”
La
voce di
Draco era tagliente, professionale.
Hermione
era
attenta ad analizzare le mosse della donna.
“Azzardato,
signor Malfoy.”
“Lei
dice?”
“Certo.”
“Può
dirci
dove si trovava il 21 aprile intorno alle 23 di sera.”
“Ero
al
party in onore del primogenito di mio figlio.”
“C’è
qualcuno che può testimoniarlo?”
“Tutti.
I miei
figli, le loro mogli e i loro ospiti. E se fosse ancora in vita, mio
marito.”
“Bene.
Grazie
signora Jones. Per ora è tutto.”
“Quando
vuole signor Malfoy. Signorina Granger.” Proferì
congedandoli la donna.
“Granger,
afferra il mio braccio.”
“Cosa?
Oh.”
Si
smaterializzarono.
“Malfoy?
Perché
siamo nella guferia del Ministero?”
“Dobbiamo
mandare un messaggio.”
“A
chi?”
“Ai
figli
della signora Jones. Voglio vederli.”
“Bene.”
L’uomo
scrisse velocemente, ma con eleganza la lettera. Hermione lo vide
concentrato,
affascinante, sexy.
Si
passò una
mano tra i capelli biondi prima di legare la lettera alla zampa del
pennuto.
Uscì
a passo
cadenzato sino all’ascensore.
“Cosa
ne
pensi, Granger?”
“Mente.”
L’uomo
la
squadrò.
“Da
cosa lo
hai dedotto?”
“Le
sue
mani. Perfettamente rovinate. Non smetteva di torturarle. Aumentava la
forza
quando tu le chiedevi di rispondere ad una domanda. So che è
un dettaglio
irrilevante forse- continuò portandosi all’interno
dell’ascensore- ma come può
una donna ricca ed elegante, presenziare a delle feste con delle mani
ridotte
in quella maniera?”
“Ottimo
ragionamento Granger.”
La
donna
sorrise di rimando all’uomo che non smetteva di fissarla.
Solo
loro, l’ascensore
era vuoto, stranamente.
“Al
diavolo..” sussurrò l’uomo e le fu
addosso.
Hermione
si
ritrovò stretta contro la parete dell’ascensore,
il viso dell’uomo a poca
distanza.
In
un attimo
le labbra del biondo furono sulle sue.
Delicate,
fresche, morbide.
Vi
oppose
resistenza inizialmente, ma poi lasciò che lui assaporasse
le pieghe della sua
pelle, che accarezzasse i suoi capelli.
Aveva
ceduto
alla tentazione, la stava accarezzando, la stava solleticando. Stava
lasciando
che la portasse sul fondo, senza farla risalire.
Distaccarsi
fu
difficile per entrambi, ma avvenne giusto in tempo.
L’ascensore si riempì in un
secondo.
Hermione
raccolse
la sua borsa. Li occhi ancora puntati in quelli dell’uomo.
Portò le mani sulle
labbra. Scappò non appena l’ascensore si
fermò.
Draco
Malfoy
si appoggiò contro la parete.
Il
suo profumo nelle narici.
Aveva
ceduto,
finalmente, alla tentazione.
Spazio Autrice
Eccomi
qui con un nuovo capitolo, una
sorpresa finale per tutti voi. Attendo con ansia, come sempre, un
vostro
responso, sia questo positivo o negativo.
Vi
lascio qui il link per ascoltare la
canzone che ha ispirato questo capitolo: http://www.youtube.com/watch?v=t-zs1n-4S0A
Un
grazie speciale a chi commenta la
storia, a chi la legge in silenzio, a chi ha messo la storia tra le
seguite,
preferite e ricordate.
Un
abbraccio, alla prossima.
JaneA