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Autore: JaneA    03/02/2013    3 recensioni
Hermione Granger e Draco Malfoy son colleghi ormai da anni, entrambi 'fidanzati e innamorati' dei rispettivi compagni, o almeno questo è quello che credono. Sarà il loro vero amore? O c'è altro in serbo per loro?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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4. Temptation

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

And I never met anyone quite like you before
Up, down, turn around; please don't let me hit the ground
Tonight I think I walk alone, to find my soul desire to go home
—Moby, Temptation.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aveva passato tutta la notte piangendo. Si era lasciata cullare da Ron, aveva evitato di rispondere alle sue domande, fingendo di non sentirle.

Perché piangi? Hermione? Perché piangi?

Parlami.

Spiegami.

Amami.

L’aveva sentito arrendersi contro la sua schiena. Aveva sentito il suo cuore prima battere frenetico, poi rilassarsi e infine l’aveva sentito addormentarsi.

Come avrebbe voluto addormentarsi, dimenticare.

Sentiva il suo cuore battere frenetico al ricordo del profumo del biondo.

Aveva lasciato che l’acqua cancellasse dal suo corpo quella sensazione, quel tocco sulla sua pelle.

Inutile.

Le dita premevano lì dove erano state le sue di dita.

Le lacrime scendevano ancora, annidandosi tutte nell’incavo del collo.

Aveva smesso di singhiozzare, non voleva svegliare il suo fidanzato.

Non voleva dover fingere ancora.

Sarai costretta a fingere per sempre. Si disse.

Le mani di Ron la stringevano.

Come aveva permesso che accadesse tutto questo?

Come aveva potuto restarsene lì, mentre lui chiedeva la mano alla sua compagna?

Come aveva potuto lasciar che quelle demoniache illusioni si facessero spazio nella sua mente?

L’aveva solo illusa. L’aveva presa in giro.

Draco Malfoy non può amare una come te.

Una sangue sporco.

Una lurida sangue sporco.

Ti ha toccata.

Ti ha chiesto di umiliarti.

Draco Malfoy non potrà mai amarti.

Lacrime nuove corsero lungo il suo volto, inarrestabili.

Lui non ti ama.

 

 

 

 

 

 

                                                                                          ***

 

 

 

Aveva lasciato che la Granger scappasse, che si portasse dietro quello sfigato di Lenticchia.

Cosa gli era saltato in mente? Proporsi così ad Astoria, dinanzi a tutta quella gente, dinanzi a lei.

Di sicuro l’indomani tutti i giornali avrebbero parlato di lui, della proposta, dell’anello, del party.

L’aveva fatta scappare.

Non ti ama. Ricordò prontamente la sua mente, ecco perché aveva reagito in quella maniera.

Aveva assaporato il suo profumo, e poi aveva lasciato che lei lo guardasse mentre s’inginocchiava dinanzi all’altra donna, dinanzi a quella che di lì a poco sarebbe diventata la nuova Lady Malfoy.

Sua madre sarebbe stata al settimo cielo.

Si voltò incapace di prender sonno.

I suoi occhi si infransero contro la figura snella e seminuda della donna con cui condivideva il letto, ma non il cuore.

Aveva ceduto alle avance di Astoria. Aveva lasciato che quelle mani affusolate esplorassero ancora una volta il suo corpo. Aveva lasciato che quelle unghie lacerassero la sua pelle al raggiungimento del piacere.

Aveva perso se stesso dentro quel corpo delizioso.

Non la ami.

E’ solo sesso.

Rivedeva la Granger avvolta in quell’abito nero. Il volto titubante dinanzi alla sua richiesta

“Dillo, Granger.”

La risentì rispondere,

“Io amo Ron.”

Inspirò a fondo, fissando il vuoto.

Sentì delle braccia avvolgerlo.

“Non dormi?”

Baci lascivi lungo il collo, un corpo disteso sul suo. Due seni contro il petto. Battito accelerato contro il suo lento.

“No.”

“Cos’hai Draco?”

Labbra contro labbra.

“Dormi Astoria.” Sibilò

“Non ti va?”

“No.”

“Un tempo eri insaziabile. Ora non più. Sei cambiato. A volte sento come se non mi amassi più.”

Lo sguardo ancora fisso nel vuoto.

“Guardami Draco. A breve sarò tua moglie. Parlami.”

Il biondo diede le spalle alla donna fingendo di non sentirla.

Io non ti amo più.

Io non voglio tu sia mia moglie.

Io voglio la Granger.

Maledetta Granger.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                  ***

 

 

 

 

 

Si era addormentata all’alba distesa sul pavimento del bagno. Aveva prima rigettato i drink bevuti nel corso della serata. Aveva gettato via l’anima. Ron non l’aveva nemmeno sentita.

Nessuno aveva sorretto la sua fronte umida, nessuno aveva asciugato le sue lacrime.

Aveva perso.

Aveva perso l’amore passato.

Aveva perso l’amore presente.

Aveva perso.

Si era addormentata così, una mano sotto il volto, le ginocchia strette al petto.

Fu così che la trovò Ron il mattino dopo.

“Hermione?”

La sollevò tra le braccia e la condusse in camera da letto, adagiandola delicatamente sul letto.

La donna si sentì accarezzare lentamente e richiamata più volte, piano aprì gli occhi.

“Oh grazie a Dio stai bene. Mi hai fatto prendere un colpo.”

“Scusa” biascicò la donna cercando di addrizzarsi e di poggiare la schiena alla testiera del letto, ma senza successo.

Il rosso le posò un bacio sulla fronte.

“Hai bisogno di bere. Torno subito con dell’acqua.”

La riccia sorrise forzatamente.

Un gran mal di testa le impediva di pensare, anche.

Per una volta lo ringraziò. Pensare era l’ultima cosa che voleva in quel momento.

Appena il rosso fu rientrò afferrò il bicchiere dalle sue mani e lo bevve tutto d’un sorso.

“Ti senti meglio?” domandò preoccupato.

La strega annuì.

“Un po’.”

“Hermione, cosa è successo?”

“Credo- inspirò- di aver bevuto un po’ troppo ieri sera.”

“Sì, vero. Ma per quale motivo? Non ti ho mai vista in queste condizioni. E ti conosco da sempre.”

“Stress suppongo.”

“Hermione, guardami.”

La donna fissò i suoi occhi in quelli azzurri dell’uomo.

“Non è per il matrimonio vero? Cioè, se ti pesasse, se ti sembrasse presto, anche se non lo è. Se tu volessi aspettare ancora. Se tu non fossi pronta, me lo diresti vero?”

La donna deglutì abbassando lo sguardo.

“Non è per il matrimonio.”

“E allora per cosa? Ti prego parlane con me.”

“Farai tardi.”

“Cosa?”

La strega sollevò lo sguardo ancora una volta.

“Farai tardi a lavoro.”

“Non me ne frega un accidenti del lavoro in questo momento, Hermione! M’importa di noi. Cosa che sembra esser di poca importanza per te invece.” Il rosso aveva alzato la voce e si era distaccato dalla donna. Le sue orecchie si erano arrossate così come anche il volto.

“Sai cosa ti dico? Che forse hai bisogno di tempo per riflettere sul tuo comportamento, anche se evidentemente non te ne rendi conto. Ci vediamo.”

“Ron, aspetta..”ma la donna non fece in tempo a terminare la frase che l’uomo che le era seduto accanto si era smaterializzato.

Aveva perso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                              ***

 

 

 

Il lunedì era arrivato troppo in fretta  per Draco Malfoy.

Aveva indossato rapidamente un completo elegante, una camicia bianca finissima, fatta su misura per lui.

Era uscito senza nemmeno far colazione.

Non aveva voglia di incontrare sua madre, non aveva voglia di sentire le sue solite battute contro la Granger e a favore di Astoria. Aveva passato un intero week-end ad ascoltare la stessa storia.

Astoria è perfetta.

La Granger è passabile.

Astoria non ti tradirà mai.

La Granger ama il suo fidanzato, mettitelo in testa.

Astoria è la perfetta Lady che ti si richiede. Elegante, fine, bella.

 

Ne aveva abbastanza. Ne aveva abbastanza di Astoria che gli stava con il fiato sul collo. Che pretendeva amore, solo amore e nient’altro.

Si era perso ancora tra le pieghe di quel corpo delicato, ma solo per non respingerla.

Le sue mani, nella mente,accarezzavano la pelle della Grifondoro.

Scostavano i suoi boccoli ribelli.

I polpastrelli accarezzavano quelle labbra rosse, carnose.

La desiderava, e l’idea di doverla vedere e stare a poca distanza da lei per tutta la giornata lo elettrizzava e lo spaventava.

E se non si fosse presentata?

Era ormai arrivato in ufficio. Il solito silenzio. La solita quiete del lunedì.

La scrivania sempre piena di fascicoli.

Aveva davvero bisogno della Granger. Non avrebbe permesso che lei se ne andasse.

Era un genio, ed insieme erano perfetti.

Si accomodò dietro la scrivania. La schiena premeva contro lo schienale morbido in pelle.

Non restava che attendere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                          ***

 

 

 

Lunedì.

Da due giorni non aveva notizie del suo fidanzato.

Aveva passato l’intero week-end seduta sul divano a leggere, a guardare la tv e a cantare ‘All by myself’ come in film babbano che aveva rivisto poco tempo prima.

Aveva versato tutte le lacrime, ora era tempo di reagire.

Così, quel lunedì mattino, aveva indossato un abito celeste a dolcevita, con un cardigan blu notte. Delle decolté ugualmente blu e aveva sistemato i capelli in una treccia laterale.

 

Era in perfetto orario, anzi quasi in anticipo.

Il suono dei suoi tacchi rimbombava all’interno del Ministero ancora semivuoto.

Un passo.

Coraggio.

Due passi.

Tremavano le mani.

Tre passi.

Ansia.

Era ormai giunta al suo ufficio.

L’etichetta in oro recitava ‘M&G’.

Che lui fosse già arrivato?

Non c’era altro modo di saperlo. Con decisione afferrò e abbassò la maniglia della porta.

Lui era lì. Intento ad osservarla.

Doveva averla sentita arrivare.

Maledetti tacchi.

“Buongiorno.” Sussurrò

Notò un brillio negli occhi dell’uomo.

“Buongiorno, Granger.”

La donna si sistemò dietro la sua scrivania.

Lentamente iniziò a sfogliare dei fascicoli.

“Oggi dobbiamo andare ad interrogare la signora Jones. Te lo ricordi vero?”

“Sì –annuì la strega- alle 10.30”

“Perfetto.” Sibilò il biondo riportando l’attenzione sui fascicoli.

“Credi sia possibile quello che ha scritto nella lettera, allegata al testamento, il signor Jones?” domandò la donna guardando attentamente il giovane.

Lavoro, discuti solo di lavoro.

Il biondo si sollevò e aggirò la scrivania, poi si sedette su di questa.

Portò una mano tra i capelli.

Vuole farmi morire. Ecco cosa vuole fare.

Questa è la sua punizione divina.

Pensa a Ron. Pensa al tuo fidanzato. Non lo senti da giorni.

Pensa a Ron.

Quei capelli biondi.

Pensa a Ron.

Quelle labbra sottili.

Pensa a Ron.

Quel profumo di menta.

 

“Granger? Mi stai ascoltando?”

“Ehm, sì. Scusa. Dimmi.”

“Stavo dicendo. È plausibile. Ma non abbiamo prove, lo sai. Nessun testimone. I figli della donna hanno un alibi di ferro anche per lei. Abbiamo solo la parola di quest’uomo.”

“Morto.”

“Esatto.”

“Hai in mente cosa chiederle?”

“Vagamente. Dipenderà da lei. Se sarà subito suscettibile e poco disponibile sapremo che ci nasconde qualcosa. Al contrario, non saprei davvero da dove iniziare.”

La strega annuì.

“Manca mezz’ora all’appuntamento.  Vado a prendermi un caffè. Macchiato per te, vero?”

Il biondo annuì guardandola uscire.

Le sue forme, i suoi capelli, le sue labbra.

Pensa ad Astoria. Recitava la sua mente, come una litania.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si erano smaterializzati a Villa Jones, nella Londra babbana. Hermione si era distaccata subito dall’abbraccio del biondo, pur volendo ancora godere di quel calore a cui anelava disperatamente.

Dinanzi a loro un’immensa ed elegante villetta.

Giardini di un verde smeraldo. Piante d’ogni tipo e roseti.

Draco da perfetto gentiluomo le indicò d’avanzare dinanzi a lui.

 

All’ingresso una donna bellissima li attendeva.

Indossava un tailleur stile Chanel. I capelli, biondissimi, erano raccolti in uno chignon basso. Gli occhi e le labbra erano truccati in modo eccessivo.

Hermione pensò che senza quel trucco sarebbe stata ancora più bella.

Che effetto farà su di lui? Si domandò, senza avere alcuna risposta.

“Buongiorno signora Jones.” Fu Draco a parlare.

“Salve, voi dovreste essere il signor Malfoy e la signorina Granger. Prego, accomodatevi.”

 

Villa Jones era immensa. All’interno vi era ogni sorta di mobilio e ricchi e splendidi quadri, dinanzi ai quali Hermione dovette lottare per non fermarsi ad ammirarli.

Draco sorrise nel vedere lo sguardo corrucciato della donna.

Era bellissima.

Lavoro, sei qui per lavoro.

La signora Jones fece accomodare i due ospiti.

“Prego. Ditemi tutto.”

“Signora Jones, può dirci dov’era quando è morto suo marito?”

“Accanto a lui, nella sua camera da letto.”

“Intorno a che ora è avvenuto il decesso?”

“Alle 22, signor Malfoy.”

“Bene. Una fonte, ci ha detto che lei è immischiata in un omicidio.”

La voce di Draco era tagliente, professionale.

Hermione era attenta ad analizzare le mosse della donna.

“Azzardato, signor Malfoy.”

“Lei dice?”

“Certo.”

“Può dirci dove si trovava il 21 aprile intorno alle 23 di sera.”

“Ero al party in onore del primogenito di mio figlio.”

“C’è qualcuno che può testimoniarlo?”

“Tutti. I miei figli, le loro mogli e i loro ospiti. E se fosse ancora in vita, mio marito.”

“Bene. Grazie signora Jones. Per ora è tutto.”

“Quando vuole signor Malfoy. Signorina Granger.” Proferì congedandoli la donna.

 

 

“Granger, afferra il mio braccio.”

“Cosa? Oh.”

Si smaterializzarono.

“Malfoy? Perché siamo nella guferia del Ministero?”

“Dobbiamo mandare un messaggio.”

“A chi?”

“Ai figli della signora Jones. Voglio vederli.”

“Bene.”

L’uomo scrisse velocemente, ma con eleganza la lettera. Hermione lo vide concentrato, affascinante, sexy.

Si passò una mano tra i capelli biondi prima di legare la lettera alla zampa del pennuto.

 

Uscì a passo cadenzato sino all’ascensore.

“Cosa ne pensi, Granger?”

“Mente.”

L’uomo la squadrò.

“Da cosa lo hai dedotto?”

“Le sue mani. Perfettamente rovinate. Non smetteva di torturarle. Aumentava la forza quando tu le chiedevi di rispondere ad una domanda. So che è un dettaglio irrilevante forse- continuò portandosi all’interno dell’ascensore- ma come può una donna ricca ed elegante, presenziare a delle feste con delle mani ridotte in quella maniera?”

“Ottimo ragionamento Granger.”

La donna sorrise di rimando all’uomo che non smetteva di fissarla.

Solo loro, l’ascensore era vuoto, stranamente.

“Al diavolo..” sussurrò l’uomo e le fu addosso.

Hermione si ritrovò stretta contro la parete dell’ascensore, il viso dell’uomo a poca distanza.

In un attimo le labbra del biondo furono sulle sue.

Delicate, fresche, morbide.

Vi oppose resistenza inizialmente, ma poi lasciò che lui assaporasse le pieghe della sua pelle, che accarezzasse i suoi capelli.

Aveva ceduto alla tentazione, la stava accarezzando, la stava solleticando. Stava lasciando che la portasse sul fondo, senza farla risalire.

Distaccarsi fu difficile per entrambi, ma avvenne giusto in tempo. L’ascensore si riempì in un secondo.

Hermione raccolse la sua borsa. Li occhi ancora puntati in quelli dell’uomo. Portò le mani sulle labbra. Scappò non appena l’ascensore si fermò.

Draco Malfoy si appoggiò contro la parete.

Il suo profumo nelle narici.

Aveva ceduto, finalmente, alla tentazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice

Eccomi qui con un nuovo capitolo, una sorpresa finale per tutti voi. Attendo con ansia, come sempre, un vostro responso, sia questo positivo o negativo.

Vi lascio qui il link per ascoltare la canzone che ha ispirato questo capitolo: http://www.youtube.com/watch?v=t-zs1n-4S0A

 

Un grazie speciale a chi commenta la storia, a chi la legge in silenzio, a chi ha messo la storia tra le seguite, preferite e ricordate.

Un abbraccio, alla prossima.

JaneA

  
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