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Autore: Shiori Sato    03/02/2013    1 recensioni
Dal prologo:
Sumiko Uchiha non pensava che la sua vita fosse perfetta, ma che ci andasse quantomeno molto vicino. Era una kunoichi rispettata da tutti, amata dai suoi genitori e da suo fratello Shisui, benvoluta da amici e compagni. Aveva davanti a sé un domani brillante, Sumiko, colmo di successi che le avrebbero garantito il futuro roseo che ogni ninja incallito vorrebbe.
Ma quel futuro che aveva sognato si sgretolerà sotto il peso dell'inspiegabile suicidio del fratello e lo sterminio del suo stesso clan.[...]
Fanfiction dedicata al meraviglioso mondo di Naruto. Siate buoni e usate i trenta secondi seguenti alla lettura per lasciate un commento, positivo o negativo che sia.
Genere: Azione, Generale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Itachi, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio, Naruto prima serie
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Capitolo 1

A volto scoperto

 

Brip Brip

-Mmmhh, arrivo…-

Briiip Briiip

-Ho capito ho capito…-

BRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIP

Con un tonfo sordo si concluse la discussione tra Sumiko Uchiha e la sveglia. Erano le sei del mattino ed il cielo era ancora una pozza nera cosparsa di stelle, accarezzate da un lieve venticello che si sarebbe placato prima del risveglio di Konoha.

Perché gli altri stanno ancora dormendo, pensò scocciata Sumiko mentre si infilava la divisa degli ANBU.

-Ben svegliata one-chan*.-

Shisui, appoggiato allo stipite della porta, era particolarmente spettinato e con un’espressione evidentemente assonnata. Sumiko fissò per un attimo il fratello, poi riportò i suoi grandi occhi neri sullo specchio :-Perché sei in piedi?-

-Beh,- sbadigliò Shisui -è difficile dormire con te che scaraventi oggetti contro il muro della mia camera.-

Sumiko bofonchiò qualcosa di molto simile ad un “scusa”, poi, legati i lunghi capelli neri in una coda alta, guardò la propria figura riflessa con un piccolo sospiro.

-Sei sicura di volerlo fare?- chiese con garbo il fratello. Ora i suoi occhi erano acuti e vigili, indagatori.

Sumiko annuì :-Sì. Sono rimasta fin troppo a lungo nella squadra.-

-Se è per ciò che ho detto l’altro giorno…- Shisui poggiò una mano sulla spalla della sorella. Era già sensibilmente più alto di lei.

-Avevi ragione Shisui. Non voglio svegliarmi tra trent’anni e accorgermi di non avere più niente se non il ricordo delle missioni passate. Cielo, sono talmente abituata a guardare il mondo da dietro una maschera che non ricordo più com’è la luce del sole sul viso!-

Un lieve sorriso si dipinse sul volto di entrambi. Erano pochi coloro che rimanevano nella squadra speciale ANBU dopo il periodo obbligatorio, e lei era uno di quelli. Una folle che si buttava a capofitto nelle missioni più pericolose e perfino suicida, e, chissà come, riusciva sempre ad uscirne viva e più o meno sana.

-E poi,- aggiunse -ormai sei più in gamba di me. Non serve più che ti guardi le spalle.-

-Ma che sciocchezze…!-

-Non fraintendermi fratellino,- si affrettò a dire la ragazza -io sono fiera di te.- Sumiko si avvicinò al proprio comodino sentendo su di sé il peso dello sguardo di Shisui. Aprì il cassetto ed estrasse una maschera dalle sembianze di muso di gatto sulla cui fronte v’era inciso il simbolo del Villaggio della Foglia.

-Io ho avuto i miei momenti di gloria e continuo ad averli. Sei un grande shinobi, Shisui, e meriti tutta la stima del clan e di nostro padre. Al più,-rise la ragazza -avrei potuto avere qualche complesso se fossi stata io la sorella minore!-

Shisui non era affatto convinto, ma non insistette oltre :-Ti voglio bene, one-chan.-

-Anche io, marmocchio.- ed infilandosi la maschera sparì il sorriso beffardo di Sumiko, lasciando il posto al ghigno minaccioso della maschera bianca e rossa.

Con un saltò uscì dalla finestra senza guardarsi indietro, con la katana che premeva sulla schiena e la lettera di dimissioni dalla squadra in tasca. Attraversò senza fretta l’area preposta alle abitazioni degli Uchiha con uno strano groppo alla gola.

Sarò diventata una sentimentale, si chiese con ironia la kunoichi. Le strade erano deserte, quindi Sumiko si limitava a camminare vicino ai muri guardandosi intorno e chiedendosi se avrebbe mai più rivisto il mondo da dietro quella maschera.

La maschera di ogni ANBU è fatta apposta per il suo portatore, unica e inimitabile. E’ come una seconda pelle morbida e resistente, e, era opinione comune, rispecchiava l’animo di chi la indossava. Sumiko era intenta a ricordare il momento in cui le fu consegnata la sua che la identificava col nome di Akane**, quando un’ombra all’angolo si mosse. Sumiko portò d’istinto la mano all’elsa della katana, accovacciandosi. L’ombra si immobilizzò per un attimo, poi svoltò l’angolo. La luna piena forniva una pallida luce, abbastanza perché gli occhi di Sumiko percepissero i movimenti circostanti. I muscoli, un attimo prima tesi e pronti a scattare, si rilassarono nel vedere un giovane anch’esso mascherato. Un ragazzino.

Itachi Uchiha.

Anche se l’identità degli ANBU dovrebbe essere rigorosamente segreta, alcuni erano inconfondibilmente riconoscibili. Itachi Uchiha era diventato capitano della squadra all’età di tredici anni, poco più di un bambino, ed ora, a quattordici compiuti, camminava con la schiena dritta e la testa alta di chi ha già visto tutto nella sua brevissima ma intensa vita.

Come se avesse su di sé il peso dei mali del mondo, pensava Sumiko. Si rivolsero un breve cenno di saluto per poi proseguire ognuno per la sua strada; quasi sicuramente anche lui sapeva chi si nascondeva dietro Akane.

 

Sumiko aspettò poco più di un’ora prima di presentarsi al cospetto dell’Hokage. Vagò per Konoha senza una meta precisa, cercando di fissare ogni istante di quegli ultimi momenti di vita di Akane.

Sarò in grado di vivere solo come Sumiko?, perché seppellire l’ANBU Akane era come eliminare una parte di sé. C’era Sumiko Uchiha, stimata dai compagni e fedele al suo clan, poi c’era Akane, l’abile e spietata kunoichi agli ordini dell’Hokage, poi c’era di nuovo Sumiko, solo lei, sorella affettuosa e figlia devota. In quegli ultimi anni Akane l’aveva accompagnata più di quanto avesse fatto Sumiko, spingendola oltre i suoi limiti, oltre il buonsenso, oltre la paura, oltre la follia, oltre…

Ed ora era li, davanti all’Hokage aspettando che le sue dimissioni fossero accettate.

-Sono stupito Akane.- esordì Hiruzan Sarutobi dopo aver letto la lettera -Quando l’hai deciso?-

-Pochi giorni fa, Hokage. Dopo una lunga riflessione.-

In realtà di riflessione non ce n’è stata poi molta, pensò tra sé e sé Sumiko.

Per qualche attimo calò il  silenzio mentre nuvolette di fumo uscivano dalla pipa del vecchio Hokage. Per un attimo, Sumiko sperò che il suo congedo fosse rifiutato.

Ora è troppo tardi per tornare indietro…, lo stomaco si contrasse.

-Oltre la formalità non ci sono spiegazioni.-

-Non credevo ve ne fosse bisogno.-

-No, infatti,- Hiruzan Sarutobi fece un’altra pausa riportando gli occhi sulla lettera -ma non capisco. Sei uno dei nostri migliori elementi ed una delle poche che è rimasta volontariamente nella squadra dopo il periodo obbligatorio. Cos’è cambiato?-

Dannazione,così mi rende le cose più difficili!

-E levati quella maschera.-

Sumiko ebbe un tuffo al cuore. Un ninja, di qualsiasi grado esso sia, deve sempre saper nascondere le proprie emozioni. Ma dietro quella maschera Sumiko si sentiva al sicuro perché nessuno poteva vedere la curva che prendeva la sua bocca o se corrucciava la fronte o storceva il naso. La tolse.

-Vorrei servire Konoha come Jonin. Lasciare la squadra speciale ANBU è una decisione dolorosa, ma temo che un giorno, quando non potrò più appartenervi, sarà troppo tardi per tornare ad una vita…”normale”.-

“Vita normale” significa uscire alla luce del sole senza il volto coperto, essere chiamati col proprio nome, rispolverare le vecchie amicizie e magari farne di nuove, entrare in una squadra che conosce il tuo volto, avere degli allievi e farsi una famiglia.

Ma è questa la mia strada?, chiese un’infida vocina nella testa di Sumiko.

-Comprendo. Accetto le tue dimissioni, sarai al più presto introdotta in un gruppo. Comunque,- concluse l’Hokage -se dovessi ripensarci sarei felice di reinserirti nella squadra.-

Sumiko annuì, quindi indossò la sua maschera per l’ultima volta prima di congedarsi. Akane fece il suo ultimo viaggio verso casa quando il Villaggio della Foglia era ormai sveglio. Gli studenti si avviavano dall’Accademia, i più piccoli accompagnati dai genitori o dai fratelli maggiori, i più grandi in compagnia degli amici. I negozi alzavano le saracinesche ed i ninja si sparpagliavano per il Villaggio, molti dei quali diretti ai campi di allenamento. Dall’alto del tetto di una casa, Sumiko vide il piccolo Sasuke Uchiha dirigersi a grandi passi verso l’Accademia. Con la tracolla beige e le mani in tasca, il piccolo Sasuke era un esserino davvero adorabile. I suoi occhietti acuti e vivaci mostravano determinazione ed un poco di presunzione.

Diventerà un ninja di raro talento, pensava sempre Sumiko quando lo vedeva.

Non sapeva quanto aveva ragione.

 

Continua…

 

 

Note d’Autrice

*one-chan :sorella maggiore

**Akane : profondo rosso

Ed eccoci col primo capitolo. Ringrazio Casapi74 e Robinia per le recensioni, chi segue la storia e chi semplicemente leggere (EHI! Voi che LEGGETE! Qualche secondo per una recensione please!!!!!!!!) Anche questo capitolo non è particolarmente lungo, ma vi chiedo un poco di pazienza J Alla prossima (spero)

Shiori Sato

  
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