Buonasera
a tutti! No,
non sono una miraggio. Sono veramente io che mi accingo a postare il
nuovo
capitolo, che mi è uscito lunghissimo tra l'altro, ma questi
sono dettagli. Scrivervi righe su righe di scuse non mi farebbero di
certo apparire
meglio ai vostri occhi, perché diciamocelo sparire per
più di un mese è veramente
oltraggioso. Quindi non vi faccio aspettare oltre e vi lascio al cap.
Dove eravamo rimasti?
Il seguito al malore di Carlisle, Bella decide di
rimanere a dormire a casa dei suoi ex suoceri. Un riavvicinamento nei confronti
di Edward la porta a consolarlo per quello che è successo al padre e qui,
seduti sulla panchina del terrazzo dei Cullen, si lasciano andare e scatta la
scintilla che gli fa concludere la serata con un bacio. Ma Bella decide di
andare via e Edward seppur con riluttanza accetta questa sua decisione…
Capitolo 6
Non ti ho
scelto. Ti ho appena guardato, e lì,
non
potevo più tornare indietro…
EDWARD POV.
-Okay, dimmelo di
nuovo. Ma con calma e precisione. Sii minuzioso nei particolari e soprattutto
non omettere nulla-
Sbuffo esasperato. Sono
esattamente quarantacinque minuti che mi tartassa di domande e che mi fa
ripetere la storia sin dall’inizio. Non so cosa stia cercando di scoprire, ne
se sia convinta che si celi chissà quale inspiegabile arcano dietro un semplice
bacio. Ci siamo baciati, punto. Ma questo lei non vuol capirlo, o almeno non si
accontenta di sapere solo questo. Immagino il criceto che ha nel cervello
issare bandiera bianca, troppo stanco di fare gli straordinari e rido
divertito.
-Rose, non ce la faccio
più. Ti ho già raccontato tutto almeno tre volte-
-si lo so. Ma fallo di
nuovo, ti prego-
Appena è entrata nel
mio ufficio ha capito subito che c’era qualcosa che non andava, così mi ha
messo sotto torchio e alla fine non ho potuto fare altro che sputare il rospo.
-e va bene!- sbotto
dopo qualche minuto sprofondando di nuovo nella poltrona con un sonoro poff.
Rose fa altrettanto, sedendosi comoda sul divano dopo essersi versata una tazza
di Tè. I documenti da visualizzare ormai dimenticati, sono abbandonati sul
tavolino davanti a noi; doveva essere un rapito incontro di lavoro invece si è
trasformato in una riunione frizzi e lazzi a cui non sapevo nemmeno di essere
stato invitato.
-dunque, tutto è
cominciato nel guardaroba a casa dei miei-
-dove le sei quasi
saltato addosso, giusto?-
La guardo stranito –
non le sono “quasi saltato addosso”-
-a no?-
-no- mi impunto.
-e come la chiami
quell’intensa tensione sessuale che mi hai detto di aver sentito, chiara e
indistintamente?- lancia uno sguardo alla patta dei miei pantaloni e penso che
se non fosse una delle mie più care amiche (per non dire l’unica) la sbatterei
immediatamente fuori dall’ufficio a calci nel sedere.
-la mia erezione non è
un affare che ti riguarda-
Scoppia a ridere – ma
dai Edward, se mi hai detto che stavi per impazzire-
Si, è vero l’ho detto,
stavo per impazzire sul serio in quelle quattro mura pregne dell’odore di
Bella.
-si- mi arrendo alla
fine – hai detto bene, stavo per impazzire-
-e…- mi incita a
continuare.
-e niente, hai ragione è
stata davvero dura trattenersi dal saltarle addosso, ma dovevi vederla, era
splendida e averla così vicino mi ha mandato in pappa il cervello-
-tu non fai sesso da
troppo tempo amico, lasciatelo dire- con calcolata lentezza si porta la tazza
fumante alla bocca. Vorrei alzarmi e spaccargliela in testa.
-Rose!-
-che c’è? È la verità
Edward, non nasconderlo- la fulmino con gli occhi ma la verità è che non ne ho
alcun diritto, ha tremendamente ragione.
-e tutto perché ti sei
convinto che non riusciresti a farlo…-
-e perché amo ancora
mia moglie- la correggo.
-si, si ho capito. Ma
sei cosciente di quello che hai fatto in tutti questi anni? Sei rimasto fermo
ad aspettarla per tre anni Edward, tre anni. Devi avere la forza di volontà di
un monaco tibetano per riuscire ad astenerti così tanto tempo dal sesso. E per
cosa alla fine? Per una donna che ti ha sempre trattato a pesci in faccia e che
avrebbe potuto rifarsi una vita con qualcuno proprio sotto al tuo naso-
-non essere così dura
Rose-
-lo sono, devo esserlo,
idiota che non sei altro! Sono tua amica e ti voglio bene, più di quanto
credevo possibile volertene. Ti prego, dimmi almeno che se avesse iniziato una
storia con qualcuno te ne saresti fatto una ragione e saresti andato avanti
anche tu-
Come faccio a dirle che
in quel caso mi sarei volentieri legato una zavorra intorno al collo, avrei
affittato una barca e poi mi sarei buttato nel punto più profondo dell’Hudson
River? Vedere Bella in compagnia di un altro uomo è sempre stato il mio terrore
più grande. Grazie al cielo non ho mai dovuto affrontare una simile eventualità
visto che anche lei, come me, non ha mai avuto altre relazioni all’infuori del
nostro matrimonio.
-si, però non l’ha
fatto- mi ritrovo a dire sollevato – non ha mai avuto altre storie-
-ma se le avesse
avute?-
-Rose, non mi va di
pensare ad una tale eventualità. Non so cosa avrei fatto in quel caso, va bene?
Ti basta come risposta?-
Mi guarda
assottigliando gli occhi– me la farò bastare- dice, quasi fosse una minaccia.
-dunque, vogliamo proseguire?
O ci fossilizziamo su questo argomento?-
-no, andiamo avanti-
Prendo un grosso
respiro e proseguo – non ho fatto altro che guardarla per tutta la sera, mi
sedeva di fronte e più volte ho dovuto frenare l’impulso di allungare una mano
e toccarla. Volevo sapere cosa pensava, come aveva vissuto quel breve incontro
e se fosse possibile ripeterlo di nuovo- la mia voce mi giunge trasognata alle
orecchie, come se stessi davvero rivivendo quei momenti e sentissi di nuovo le
stesse emozioni. Riviverle mi da la certezza che non è stato solo frutto della
mia immaginazione. Infatti è questo quello che ho pensato appena sveglio
stamattina, avevo paura che fosse stato tutto un sogno. Un sogno bellissimo
tuttavia dal qualche non avrei mai voluto svegliarmi. Ci hanno pensato Sophie e
la stanza blu a darmi la certezza che il bacio era stato reale. Che non me
l’ero immaginato. Appena ha aperto gli occhi e si è resa conto dell’assenza di
Bella ha cominciato a reclamare la sua presenza e ho dovuto inventarmi una scusa
per farla calmare. Le ho detto che l’avevano chiamata per un emergenza sul
lavoro e che non l’aveva avvisata perché non voleva svegliarla. Così mi è
tornata in mente la sua fuga.
-ma mi sono trattenuto-
dico riprendendo a parlare –non ho fatto niente di tutto ciò. E poi è successo
quello che è successo-
-il malore di tuo padre
vuoi dire?-
-si. Giuro Rose, non ho
mai provato tanta vergogna in vita mia – ‘a parte l’episodio del tradimento’ -
tutto quello che mi ha detto…-
-sciocchezze! Sono
tutte sciocchezze e lo sai anche tu. Non avrebbe dovuto parlarti a quel modo,
non avrebbe dovuto dire quelle cose. Davanti al resto della famiglia poi!
Davanti a Bella! Incolparti perché ti sei costruito una carriera tutta tua,
allontanandoti dalla sua ala protettiva e soffocante. Incolparti di non essere
l’uomo che aveva sempre desiderato che fossi senza conoscerti minimamente,
senza conoscere l’Edward che sei adesso. Cos’è? Forse pretendeva che diventassi
la sua fotocopia? Che diventassi come lui? Un uomo che non è nemmeno capace di
mettere da parte il suo orgoglio per la felicità dei propri figli. Immagino
come debba essersi sentita Alice quando le ha detto che non appoggiava il suo
matrimonio. Proprio il comportamento di un uomo integerrimo, complimenti!-
-Rose, calmati-
-no che non mi calmo
accidenti!- sbuffa spazientita mentre le sue guance si colorano di un
tenerissimo rosa acceso. Eccola li, mi ritrovo a pensare. Eccola li, la forte,
focosa e solidale Rose. La ragazza a cui ho imparato a volere bene e che
sarebbe disposta a buttarsi nel fuoco per la nostra amicizia. Non so chi
ringraziare per averla condotta sul mio cammino.
-Rose, ti ringrazio.
Davvero, grazie per quello che hai detto ma io so che, anche se in minima
parte, tutto quello che ha detto mio padre è vero. È vero, e non posso farci
niente. Gli ho voltato le spalle e sono stato in grado di rovinare l’unica cosa
bella della mia vita, l’unica cosa che mi rendeva davvero felice. Ma senza lei…
-
-basta!
Finiscila!-sbotta all’improvviso interrompendomi e facendomi sobbalzare –
quando capirai che vali molto di più di quello che pensi? Quando Edward? Devi
ritenerti orgoglioso per l’uomo che sei diventato anche e soprattutto per avere
avuto la forza di guardare negli occhi la donna che ami più di qualsiasi altra cosa
al modo e dirle che l’avevi tradita. Devi ritenerti orgoglioso per come hai
gestito il rapporto con tua figlia, con quella meravigliosa bambina che ti ama
alla follia. Per quello che hai adesso, per quello che hai saputo costruire da
solo, con le tue sole risorse e non grazie ai contatti del tuo dolce paparino.
Per aver saputo conservare con tanta dedizione l’amore che ti lega a Bella, per
averlo mantenuto puro e averlo custodito così a lungo. Altri se ne sarebbero
fatti una ragione ma tu no invece. Perché sei buono e credi che prima o poi
tornerete insieme. Questo è un merito che devi riconoscerti Edward. E se è
questo quello a cui credi allora credici fino in fondo. Credi che tutto si
sistemerà-
Le parole di Rose mi
infondono un non so che di positività, facendo aumentare di una tacca la stima
che sento nei confronti di me stesso, e mi domando quando, precisamente, la
nostra chiacchierata si è trasformata in una seduta terapeutica. Forse è il
fatto che sia una donna a dirmi queste cose; inconsciamente penso che se lei ha
una buona opinione di me allora anche gli altri ce l’hanno. Credo di aver
appena assegnato a Rose il titolo di mia terapeuta personale.
-andiamo avanti
adesso?- mi domanda dopo aver preso un grosso respiro.
-si, andiamo avanti- le
rispondo con un sorriso.
-bene, dove eravamo
rimasti? Ah si, a quando mio padre si è sentito male-
-adesso come sta?-
-stamattina stava
meglio, ha fatto colazione e poi a chiamato la sua assistente ed ha avvisato
che non sarebbe andato. Mia madre lo ha accompagnato in ospedale per sottoporsi
ad una visita più approfondita-
-speriamo che vada
tutto bene- dice soprappensiero.
-pensavo che mio padre
non fosse presente sulla lista delle tue persone preferite, Rose- la punzecchio
conscio che mi risponderà per le rime. Ed infatti non mi delude.
-certo che non è una
delle mie persone preferite. Ma non desidero certo la sua morte. Poi chi ti
sopporterebbe!-
Già, chi mi
sopporterebbe? Per fortuna non è successo nulla di irreparabile, eppure non è
la prima volta in quasi 24 ore che mi domando come mi sarei sentito se mio
padre fosse morto. Se a causa del nostro litigio fosse spirato. Un eventualità
che mi fa accapponare la pelle e che mi toglie il respiro.
Proseguo il mio
racconto con molta calma, proprio come lei mi ha chiesto di fare. Le dico della
decisione di Bella di rimanere con noi per la notte e del tumulto di emozioni
che ho provato in quel momento. Le racconto della chiacchierata con Alice e del
conseguente bisogno di attaccarmi alla fiaschetta del whisky. Parlo
liberamente, senza inibizioni, ed è così che arrivo a confessarle di aver avuto
la scarica di eccitazione più forte della mia vita, quando ho visto Bella
distesa in quel letto ieri sera. Sapevo che c’era Sophie accanto a lei ma
questo non mi ha impedito di pensare a tutti i modi possibili in cui avrei
voluto prenderla. In cui avrei voluto stringerla a me e farle capire
l’importanza del mio amore.
-quando si è svegliata
poi e mi ha visto nella stanza ho pensato che non ce l’avrei fatta a resistere
e allora mi sono alzato e sono uscito nel terrazzo. Ho lasciato la
portafinestra aperta con la speranza che mi seguisse e così è stato. Quando
l’ho vista al mio fianco avvolta in quella coperta avrei voluto abbracciarla
forte e riscaldarla, per quanto mi fosse possibile. Abbiamo cominciato a
parlare, lei mi ha detto più o meno quello che mi hai detto tu poco fa, cioè
che non dovevo sentirmi in colpa del malore di mio padre, ma io non potevo
evitare di sentirmene responsabile-
Le racconto tutto, ogni
cosa. Le dico che ci siamo messi a parlare come non succedeva da più di tre
anni e che sentire di nuovo quello stesso coinvolgimento mi ha scaldato il
cuore.
-sentirla ridere di
nuovo mentre mi prendeva in giro, sentirla così vicina, tanto che credo di
essermi ubriacato del suo stesso profumo e del profumo dei suoi capelli,
percepire il suo alito delicato sfiorarmi la guancia mi ha fatto avvicinare
sempre di più, fino a quando sono arrivato al limite. Non ho resistito e allora
ho poggiato le mie labbra sulle sue- concludo incantato, mentre mi perdo di
nuovo, forse per la centesima volta, nel ricordo di quel bacio.
È stato un bacio
delicato. Si, delicato è la parola giusta. Deviava completamente dai film
mentali che mi ero fatto poco prima, vedendola distesa nel letto. È stato come
se a contatto con le sue labbra non avessi avuto più bisogno di sentire quel
senso di deliberata carnalità, ma solo il bisogno di sentire di nuovo il senso
d’appartenenza. Sapere che lei c’era, che era li con me e che stava succedendo
davvero.
-le mie labbra hanno
riconosciuto subito le sue e si sono adattate di nuovo perfettamente a quelle
rotondità e non c’ho capito più niente. Sennonché lei mi ha fermato tirandosi
indietro-
-lei come ti è
sembrata? Durante il bacio voglio dire-
-tremava…- dico
stupendomi di non essermene accorto prima – si, tremava- ripeto con
convinzione- le sue labbra tremavano, ma ha ricambiato il bacio, che Dio mi
fulmini se non è così. Anche lei ha sentito quello che ho provato io, ne sono
sicuro-
-tuttavia si è tirata indietro-
-già- dico sconsolato
alzandomi dalla poltrona. Prendo a fare su è giù per la stanza sperando che
questo mi aiuti a calmare un po’ la tensione.
-e cosa ti ha detto
esattamente quando si è allontanata? Che giustificazione ti ha dato?-
-mi ha detto che
stavamo sbagliando. Che il bacio era uno sbaglio. Perché…- comincio consapevole
che Rose me lo chiederà sicuramente - … beh, ha detto che eravamo divorziati,
ma io ho insistito e mi sono riavvicinato. E poi ha tirato fuori il tradimento
e a quel punto l’ho lasciata andare, non prima di averle detto che non potevo
fare finta di nulla, che avevo sentito quanto anche lei fosse stata partecipe.
Ha detto che era troppo presto, che era successo tutto così velocemente che non
capiva se il whisky che avevamo bevuto centrasse qualcosa. Le ho risposto che
non ero ubriaco e che sapevo quello che stavo facendo quando mi sono abbassato
a baciarla, ma non ho voluto forzare la mano e quindi abbiamo chiuso il
discorso li, con lei che si è girata di spalle e se ne è andata. In realtà è
letteralmente fuggita- mi porto le mani ai capelli e tiro forte.
-adesso dimmi cosa
pensi esattamente. Perché pensi se ne sia andata? Perché vi siete baciati?
Dimmelo-
La seguo con lo sguardo
alzarsi e andare a riempire la tazza con dell’altro Tè.
- beh all’inizio ho
pensato che se è andata via evidentemente non voleva la stessa cosa che volevo
io-
-e cioè Edward?-
-beh, mi sembra ovvio.
Io volevo ricominciare a stare con lei, volevo che succedesse qualcosa tra di
noi, non so se mi spiego-
-si ho capito
benissimo. Ma tuttavia è andata via lo stesso. Allora te lo chiedo di nuovo:
perché vi siete baciati?-
Ancora una volta mi
stupisco dell’ovvietà della risposta. Cosa porta due persone a baciarsi? A
sentire quell’infrenabile desiderio di attaccare le tue labbra a quelle di
un'altra? Perché d’un tratto diventa di vitale importanza sentirla così vicino?
“i sentimenti”
mi ripete una vocina nella mia testa, e so che da parte mia almeno è così. Ma
per Bella? Capisco che inconsciamente è da ieri sera che mi rigiro queste
parole nella testa, una sorta di domanda silenziosa alla quale non ho mai
trovato il coraggio di rispondere.
-Rose, non girarci
intorno. Dimmi dove vuoi arrivare-
-ma non capisci? Bella
ti ama ancora zuccone. Altrimenti perché ti avrebbe baciato?-
-e perché è scappata
allora?-
-perché come ti ha
detto lei stessa, è troppo presto-
La guardo stranito –
tre anni Rose, tre anni mi sembrano un
lasso di tempo mooolto lungo, l’hai detto anche tu poco fa!-
-è vero, ma chiediti
una cosa Edward, in questi tre anni come vi siete comportati? Non avete mai
avuto nessun avvicinamento, i vostri rapporti sono sempre stati limitati-
-certo, per colpa sua.
Era lei che mi allontanava ogni volta che cercavo di avvicinarmi. Se fosse
stato per me lo sai che avremmo risolto le cose molto prima- agito le mani in
aria peggio di un prestigiatore, Dio
dovrei darmi seriamente una calmata.
Mi guarda come se si
trovasse davanti a un bambino delle elementari prima di parlare – è normale che
si sia comportata così, è lei quella ad essere stata tradita. Dentro di lei ha
covato il risentimento per quello che le hai fatto e non posso certo biasimarla
per questo, anche io avrei agito allo stesso modo. Ma il fatto che tu non
l’abbia mai vista con un altro uomo, il fatto che anche se controvoglia (e ne
dubito) ha dovuto mantenere lo stesso i contatti con te, il fatto che nelle
ultime settimane vi siate avvicinati di nuovo, vuoi quella volta al caffè, vuoi
ieri sera dai tuoi, l’hanno spinta a lasciarsi andare e a baciarti in quel
momento, perché come ti ho già detto: lei ti ama ancora. Però a conti fatti
Edward voi due siete davvero divorziati, tra di voi i rapporti in questi anni
sono stati nulli. Puoi pretendere che si lasciasse andare alla luce di questo?
Tu l’hai sempre amata, ma lei dalla sua ha sempre avuto il dolore del
tradimento da digerire. E se tu ti sei fatto avanti ieri sera non trovandoci
niente di male in questo, per lei non è stato altrettanto semplice lasciarsi
andare. Perché c’è qualcosa che la frena-
-e scommetto che stai
per dirmi cos’è-
-certo. La mancanza di
fiducia, ecco cos’è- mi blocco sul posto sentendo un rivoletto di sudore
scivolare lungo il collo e andare a spiaccicarsi sul bordo della camicia- è
questo quello che manca al vostro rapporto. Ho visto tante coppie e vissuto
tante esperienze da sapere che si può amare un’altra persona anche se non hai
piena fiducia in lei. La mancanza di fiducia nei tuoi confronti dopotutto non
ha impedito a Bella di amarti lo stesso, nel profondo-
La guardo ammutolito
senza riuscire a dire mezza parola.
-hai capito adesso?
Ieri sera ti ha baciato perché lo desiderava davvero, ma non è riuscita a darti
quello che volevi perché in realtà non ha mai riacquistato quella fiducia nei
tuoi confronti che tu tradendola, hai intaccato inesorabilmente-
Perché? Perché queste
parole le ho dovute sentire uscire dalla bocca di Rose per capire che non
esiste verità più assoluta? In realtà mi domando come abbia fatto Rose ad
arrivarci prima di me. Una cosa di donne, immagino. O forse sono stato io, che
consapevolmente, ho deliberatamente trattenuto questa realtà lontana anni luce
dalla mia mente.
Bella non ha più fiducia
in me, ma non in me come persona. Mi affida sua figlia e penso che non lo
farebbe mai se pensasse che sono inaffidabile, nemmeno la sentenza di un
Giudice la tratterrebbe da questo proposito, nonostante sia suo padre. Non ha
più fiducia in me come amante e non che ci volesse un genio per capirlo, dopo
quello che le ho fatto passare in seguito al tradimento. Ma forse,
ingenuamente, pensavo che se è tornata ad amarmi allora fosse un processo
automatico che io e lei tornassimo a vivere insieme come una famiglia. E invece
no.
Non mi sono mai
sbagliato tanto in vita mia.
-so cosa stai per
chiedermi- e in questo momento si, ho la certezza che è una questione di donne.
In quanto a perspicacia non le batte nessuno o forse sono io ad aver stampato
in faccia quello che sto pensando.
-beh si…- tossisco per
scaricare un po’ la tensione – in base a quello che mi hai detto, Bella non si
fida più di me. Almeno quel tanto che basta a farle cambiare idea sul mio conto
e a convincerla a lasciarsi andare… sentimentalmente- mi guarda con occhi furbi
conoscendo già il tumulto interiore che sto vivendo in questo momento, e sa che
cadrò ai suoi piedi e implorerò pietà per non averle mai creduto quando mi
diceva che Bella era ancora innamorata di me.
-oddio Rose, non ci sto
capendo più niente. Ho la testa che mi scoppia e sono nel pallone. Cosa devo
fare?- mi ritrovo a piagnucolare come un bambino e me ne vergogno anche un po’
a dirla tutta.
Sei diventato un uomo senza spina dorsale Cullen, mi ammonisco da solo. Ma il fatto è che sono
diventato così insicuro, almeno nei fatti che coinvolgono Bella e i sentimenti
che provo per lei. Comportati da uomo sento
queste parole nella mia testa e sembra che non sia stato io a dirle ma la voce
di mio padre. Un brivido mi percuote da capo a piedi.
-senti, non posso dirti
quello che devi fare- i suoi occhi adesso si sono addolciti – sei tu ad essere
stato sposato con lei. Sei tu a conoscerla, non io-
Pondero bene le sue
parole prima di parlare.
-un uscita. Le chiederò
di uscire con me-
Un espressione
soddisfatta le incornicia il viso e sento un sorriso crescere spontaneamente
sul mio. Al diavolo l’insicurezza, dopotutto ieri sera sono stato molto chiaro:
non posso fare finta che non sia successo niente. Non l’avrei fatto neanche
fosse stata Bella stessa a chiedermelo. Però se Rose ha ragione, (ma che dico!
Certo che ha ragione!) non so se accetterà di uscire noi due da soli. Forse…
-la chiamerò per
stabilire un uscita, noi due e…Sophie. Penso che la prima volta sia necessario
camminare su un terreno neutrale-
-giusto, non vorrei
venire a raccogliere i tuoi resti solo perché sei saltato su una mina- dice
sghignazzando.
-non sei divertente
sai? Non mi aiuti per niente così. Anzi mi fai solo agitare di più- con un
sospiro sprofondo al suo fianco sul divano.
-Edward, rilassati.
Andrà tutto bene, ne sono sicura…-
Non finisce nemmeno di
parlare che veniamo interrotti dal tocco leggero di qualcuno che bussa alla
porta.
-avanti-
-signor Cullen mi
scusi, ma la bambina è irrequieta-
Cavolo, Sophie! Oggi
non avrei dovuto lavorare ma Rose mi ha chiamato con urgenza e non ho potuto
dirle di no. Primo perché me l’avrebbe fatta pagare e secondo perché il mio appartamento da scapolo
è praticamente attaccato al mio ufficio; abito a nemmeno cinquanta passi dallo
stabilimento. Così ho dovuto portare Sophie con me. L’ho lasciata alle cure
amorevoli della signora Cope, ma a quanto dice la mia segretaria, che sta
ancora aspettando una risposta, deve essersi stancata di stare qui dentro. Come la capisco, penso. Delle volte
anche io sono stanco di stare qui dentro. Con l’aria che si respira ultimamente
poi…
-la faccia entrare
Maggie-
-no!- mi interrompe
Rose mettendomi una mano sul braccio – Edward deve fare una telefonata
importante- mi guarda come se in realtà volesse dirmi un’altra cosa.
-telefonata?
Importante? Ohhh- dico dopo qualche secondo- si, devo fare una telefonata
importante- questa volta mi rivolgo direttamente alla mia segretaria.
-adesso?- sussurro in
direzione di Rose.
-si, adesso- mi risponde
con un filo di voce ma con convinzione – mi occupo io della piccola, non ti
preoccupare- e senza aspettare nemmeno una secondo, raggiunge la porta e se la
richiude alle spalle.
Sbuffo sonoramente
guardandomi intorno consapevole di essere solo e mi porto un cuscino sul viso
come a soffocare un urlo disperato, ma poi mi faccio coraggio e afferro il
cellulare dal tavolino davanti a me. Ora
o mai più.
-coraggio amico-
sussurro mentre avvio la chiamata. Al
massimo ti dirà di andare a fanculandia, è che sarà mai? Alzo gli occhi al
cielo per la battuta infelice e mi concentro sugli squilli dall’altra parte del
telefono. Pessima idea: il mio cuore aumenta la sua corsa ogni secondo di più
fino ad arrivare quasi a scoppiare quando sento la voce di Bella rispondermi.
Mi alzo di scatto, neanche mi avessero infilato un tizzone arroventato su per
il culo, mentre sento una miriade di goccioline di sudore colarmi nell’anfratto
del collo sotto la camicia.
-pronto?- Bella… penso trasognato e ci metto
qualche attimo in più a capire che stare fermo come un pesce lesso a
contemplare il suo nome non mi porterà da nessuna parte.
- Edward
ci sei? È successo qualcosa alla bambina?- evidentemente allarmata dal mio
silenzio è arrivata subito alla conclusione sbagliata– prendo la macchina e
arrivo in un attimo, dimmi dove sei- parla così velocemente che non mi da
nemmeno il tempo di rispondere, sembro un pesce alla disperata ricerca di una
boccata d’aria; dalla mia bocca escono solo dei brontolii incomprensibili.
Diamine, sono offeso però. Ma davvero crede che non sia in grado di badare a
Sophie? – dannazione Edward, lo sapevo che non era un bene portarla a contatto
con tutti quei tubi di ferro e quei fili di rame. Il magazzino sotto al tuo
appartamento è una trappola mortale!- oh basta, questo è troppo!
- Mi fai parlare!- urlo
sconcertato bloccando un altro assalto di parole e frasi poco meritevoli nei
miei confronti – Sophie sta bene. Non è successo niente. Anzi, grazie per aver
messo in dubbio ancora una volta la mia capacità di fare il padre- non era
certamente così che avrei voluto cominciare questa conversazione. Non dopo ieri
sera.
-fiuff, menomale. E non
potevi dirlo prima?- dice sollevata mentre alterato comincio a fare su e giù
per tutta la stanza. A gradi falcate raggiungo la parete a vetro che si
affaccia sul fiume per poi tornare indietro, verso la porta.
-lo avrei fatto se tu
me ne avessi dato il tempo, invece di inveire contro di me. Sembravi il
generale Custer in carica contro i Sioux di Toro Seduto. Ancora un po’ e avresti
preteso il mio scalpo!- concludo con il fiatone.
Dopo qualche secondo di
silenzio sento la sua voce chiamarmi flebile -Edward?-
-che c’è?- sbotto
ancora un po’ abbrutito.
-quella battuta. Non
dirla mai più, lo sai che mi fa morire dalle risate ogni volta- e come per
confermare quello che ha appena detto scoppia a ridere divertita facendomi
sentire le farfalle nello stomaco.
-beh… e tu impara ad
avere più fiducia in me allora- che elegante scelta di parole che ho usato eh?
Ammutolisce
improvvisamente, forse colta nel vivo e dopo un tempo che mi sembra
infinitamente lungo, sussurra -ci sto provando- e all'istante sento rizzarmisi
tutti i peli che ho nel corpo. Lo ha detto davvero? Si, babbeo, lo ha detto davvero.
-mmh… bene- riprendo
stupito di sentire ancora i piedi ben piantati al suolo e non ad almeno due
metri dal pavimento – volevo chiederti se… beh, ti… ti andava di uscire con me
domani? Con me e con Sophie… domani?- mi correggo immediatamente sbattendomi
una mano sulla fronte.
Sembri un ragazzino alle prese con la prima cotta
Cullen.
Non ricevendo risposta
riprendo a parlare – lo ha detto anche la maestra di Sophie che dobbiamo
passare più tempo insieme, noi tre…-
-la maestra di Sophie?-
-si, la signorina Blanchard-
-beh se lo ha detto lei
allora…-
-allora?- domando
speranzoso.
-allora va bene-
Mi trattengo
dall’esultare di gioia solo perché sono un uomo e queste cose gli uomini non le
fanno, penso mostrando un po’ di pudore, ma nessuno mi impedisce di portare una
mano al cielo in segno di vittoria, anche se silenziosamente.
Con la coda dell’occhio
vedo un pezzettino di carta rettangolare tutto colorato poggiato alla rinfusa
sulla sommità di alcune buste arrivate tramite posta. Non gli avevo nemmeno
prestato tanta attenzione prima. Forse perché Rose è arrivata come un fulmine e
mi ha letteralmente strappato via dalla scrivania, preferendo il più comodo e
senza dubbio poco utilizzato divano in pelle bianca del mio ufficio alle sedie
asettiche.
Lo prendo in mano e con
stupore mi accorgo che è il volantino dello zoo di Central Park che invoglia i
turisti a partecipare in massa alla prima apparizione pubblica del cucciolo
appena nato di tigre bianca. Mi dico che sarebbe un ottimo posto dove andare
come prima uscita, tutti e tre insieme. Così quando sento la voce di Bella
chiedermi il luogo e l’ora dell’appuntamento al nostro incontro, non esito
nemmeno un attimo e le dico:
-Zoo di Central Park,
alle 15.00, ti va bene?-
-va benissimo- risponde
con entusiasmo stupendomi (e non poco).
-allora a domani-
-a domani Edward-
sussurra prima di mettere giù.
Rimango inebetito a
fissare lo schermo del cellulare ancora per qualche secondo, prima di decidermi
a buttare fuori un bel sospirone d’aria e improvvisamente mi sento più leggero.
Una nuova sensazione comincia a impadronirsi di me quando mi rendo conto,
finalmente (neanche fossi stato intrappolato su una nuvola di cannabis per
tutto il tempo), che domani passeremo la giornata insieme. Tutti e tre, come
una vera famiglia.
Ora so cos’è che sento
dentro. Cos’è questa nuova sensazione che mi fa tremare solo al pensiero. È
qualcosa che mi fa credere che tutto può cambiare, che mi convince che forse il
tempo della sofferenza è davvero finito.
È speranza.
Forse posso tornare ad essere
felice.
BELLA POV.
Mi guardo intorno,
divertita dalle risate dei bambini intenti a correre da un capo all’altro del
cancello di Central Park. Alcuni spingono letteralmente i genitori ad entrare
il più in fretta possibile, mentre altri saltellano contenti dall’altro lato,
quello dell’uscita. Mi accorgo che il parco è stranamente più affollato del
solito oggi, non che lo zoo di Central Park non sia sempre affollato, ma giuro
di aver visto una troupe televisiva svoltare l’angolo poco fa. La risposta a
tutte le mie domande arriva quando i miei occhi si posano su un enorme
cartellone posto vicino l’entrata. “Sammy”, così l’hanno chiamato: un cucciolo
di tigre bianca nato nemmeno un mese fa, farà la sua prima apparizione pubblica
oggi. Ecco cos’è, mi dico, quest’aria di euforia generale che si respira
nell’aria. Mi domando se Edward sappia qualcosa in merito all’evento…
Edward, penso il suo nome e mi ritrovo a sospirare. È da quando abbiamo chiuso
la telefonata ieri che non faccio altro che pensare a lui e a questa uscita,
che non faccio altro che pensare al bacio che ci siamo scambiati due giorni fa
e che mi ha tenuto sveglia per tutta la notte quel venerdì.
Ho pensato e ripensato,
mi sono scervellata e rigirata nel letto un milione di volte prima di giungere
ad una conclusione. E alla fine ci sono arrivata eccome alla conclusione!
L’esito definitivo ha rivelato (come se non lo sapessi già) che mi sto
innamorando di nuovo di lui. Non che non lo amassi più, in questi tre anni non
è passato un solo, singolo giorno senza che non lo pensassi. Mi sto innamorando
di nuovo di quell’amore “malato”. Quello che mi ha fatto capitolare dopo
neppure una settimana la prima volta che ci siamo incontrati, quello che non mi
fa dormire la notte e mi tiene sveglia a fantasticare, su un possibile
incontro, su una notte passata insieme nello stesso letto, sulla possibilità di
fare di nuovo l’amore con lui.
Ecco, è bastato questo
a tenermi sveglia, unita alla necessità di avere realmente un uomo al mio
fianco. Certe volte penso che potrei davvero impazzire, per fortuna i rimedi
sono tanti…
Sento una zompata di
calore impossessarsi delle mie guance al sol pensiero e un brivido percorrermi
il basso ventre. Sospiro, scuoto la testa e ringrazio il clima freddo di fine
ottobre che mi da subito un po’ di sollievo.
Impazzirò veramente un giorno di questi mi ritrovo a pensare. Per fortuna che mi ha
chiamata lui ieri, altrimenti lo avrei fatto io. Oggi, domani, non lo so. Ma
certo è che non avrei lasciato correre troppo tempo.
Sconsolata mi siedo su
una panchina ad aspettare. Sono le 15.10, ma ancora non sono arrivati. Mi
chiamerebbero se avessero cambiato i loro piani, o no? Se non arrivano entro
cinque minuti li chiamo. Si, li chiamo.
Per fortuna non ne
passano nemmeno due che vedo una chioma rossa corrermi incontro tutta
affannata. Deve avermi vista da lontano e appena mi arriva vicina mi abbraccia
eccitata.
-mamma, mamma!-
-tesoro mio, siete
arrivati, pensavo che non veniste più- affondo il naso nei suoi capelli
stringendola forte.
-non è colpa mia Bella,
è che c’è troppo traffico. Ci ho messo venti minuti per riuscire a trovare un
parcheggio- la risposta mi arriva dall’alto e non può che essere Edward a
pronunciarla, naturalmente. Mi alzo impacciata con il peso di Sophie ancora
abbarbicata al mio fianco in un abbraccio stile Coala, ma riesco lo stesso a
guardarlo negli occhi.
E brillano. I suoi
occhi verdi brillano e mi fanno venire la pelle d’oca. Tutto il suo viso brilla
a dire la verità, incorniciato in un ovale perfetto dalla mascella porno e con
i capelli castano rossicci sparati da tutte le parti. Ancora una volta mi
ritrovo a pensare che non ci sono molte persone al mondo belle quanto lui. Il paesaggio autunnale con le foglie degli alberi ingiallite non fa che
renderlo ancora più mozzafiato. Tutto di lui mi fa pensare all’autunno. Ed io
amo l’autunno, è la stagione dell’anno che preferisco. Edward sa di legna e di
calore, sa di cioccolata calda e cannella, quella che bevo per scaldarmi quando
ho freddo. I suoi capelli hanno il colore caldo delle foglie autunnali e i suoi
occhi quello dei pini di montagna.
-ciao Bella- mi saluta
caldamente facendomi sospirare e inaspettatamente si abbassa a poggiare le sue
labbra sulla mia guancia. Mi irrigidisco immediatamente, ma non perché non
gradisca il gesto, tutt’altro, è che vorrei poterlo fare anche io. Magari
quando giungerà l’ora di salutarci lo batterò sul tempo, mi dico. Balbetto un
debole ciao di risposta e mi prendo il tempo di ammirarlo in tutta la sua
bellezza quando Sophie comincia a tempestarlo con milioni di domande. Il suo
corpo fasciato in un cappotto di lana marrone non contribuisce per nulla alla
causa “evitiamo di far impazzire Bella”.
Dio, è così bello che mi toglie il fiato.
Senza indugiare oltre
ci mettiamo in fila per entrare al parco.
Sin da subito si
instaura un clima di serenità e affinità reciproca, cosa che non credevo
possibile visti i trascorsi, ma non dovrei stupirmene più di tanto. Io e Edward
siamo sempre state due anime affini, anche se il fantasma del problema che ci
ha condotto alla separazione tre anni fa è sempre presente, che mi ricorda
quanto possa essere facile perdere quell’affinità e distruggere tutto nel giro
di pochi secondi. Mi irrigidisco a quel pensiero ma stringo forte la mano di
Sophie e la accompagno mentre oltrepassiamo l’arco dell'orologio Delacort.
-mami, andiamo a vedele
le caple?- mi esorta la mia bambina entusiasta oltre ogni dire; lo zoo di New
York è uno dei suoi posti preferiti insieme alla statua di Alice nel paese
delle meraviglie, sempre qui a Central Park.
-ti porteremo a vedere
tutto quello che vuoi tesoro mio- è Edward a rispondere battendomi sul tempo.
-si! Allola, vollio
andale dalle caple, dai pinguini, dal… dal… com’è che si chiama mami, il
pelsonaggio di Gloria di Madaccar?-
-ippopotamo, il
personaggio di Gloria è l’ippopotamo-
-oh, e c’è mami?-
-sicuro che c’è-
risponde Edward ancora una volta ridendosela sotto i baffi- e ci sono anche le
zebre, i leoni, le giraffe, le foche, le tigri…-
-le tigri bianche, già-
mi intrometto - a proposito, tu non ne sapevi niente del cucciolo che
presentano oggi, al pubblico?-
-certo che lo sapevo.
Perché ti ho invitata a venire qui sennò?-
-ma certo, che stupida-
mi porto una mano alla fronte con fare melodrammatico- quale altro motivo
avresti avuto per invitarmi a venire altrimenti? D’altronde morivi dalla voglia
di vedere il cuccioletto, non è così?- concludo prendendolo in giro.
-ma certo che ti ho solo invitata per questo. Non ho
secondi fini io, proprio per niente. Zzt per chi mi hai preso?-
Guardo Sophie stufa di
sentire i nostri discorsi avvicinarsi ad un gruppo di bambini attirati dalla
presenza degli
impavidi scoiattoli che vivono qui intorno. Sono così abituati alla presenza
dell’uomo che si lasciano avvicinare senza alcun timore e i bambini
impazziscono alla vista di questi simpatici animaletti dalla coda gonfia che
sgranocchiano ghiande e che gli corrono tra le gambe.
-ed io che pensavo che
volessi passare del tempo insieme a me…- concludo trasognata pentendomene un
secondo dopo averlo detto.
Mi porto le mani a
coprire la bocca sentendo il sangue colorarmi le guance.
-no, cioè…- lo guardo
mortificata e scoppia a ridermi in faccia neanche avessi raccontato una
barzelletta.
-tranquilla Bella, puoi
dirlo. Tanto lo sai che è la verità-
-è la verità?- gli chiedo speranzosa.
-ma certo che è la verità- si blocca sul posto per rimettermi una ciocca
di capelli dietro l’orecchio e subito sento una scarica di adrenalina vibrarmi
in tutto il corpo e il cuore cominciare a battere impazzito. Non che avessi
bisogno della conferma, è da quando ha chiamato che so con certezza che è
questo il motivo che l’ha spinto ad invitarmi, ma sentirselo dire rende tutto
molto più reale.
Imbarazzata dal suo tocco abbasso gli occhi al suolo e alle nostre
scarpe sprofondate sotto un tappeto di foglie gialle e arancioni.
-te l’ho detto Bella, non posso fare finta che non sia successo niente
l’altra sera. È stato bellissimo e lo desideravo tanto, da tanto- prova a
scrutarmi in volto e a legare il mio sguardo al suo ma veniamo interrotti dalle
urla di Sophie dall’altra parte del prato. Terrorizzata che possa essere
successo qualcosa di grave mi pietrifico sul posto ed è Edward a scrollarmi e a
trascinarmi verso nostra figlia.
-tesoro stai bene? Cosa è successo?- chiede spaventato una volta
raggiunta la calca di bambini.
Vederla in piedi e tutta intera mi fa tirare subito un sospiro di
sollievo, almeno non ha urlato perché si è fatta male. Ma allora cosa…?
Sposto lo sguardo poco più lontano di un paio di metri e capisco qual è
la ragione che l’ha fatta urlare spaventata. Il corpicino smilzo e peloso di
uno scoiattolo praticamente in stato di decomposizione, sotto il pesante strato
di foglie autunnali, la guarda con i suoi occhietti languidi e privi di vita.
Sicuramente uno degli effetti collaterali della loro disponibilità con i
bambini è che li portano a mangiare anche quello che non dovrebbero, cose che
poi a lungo andare ne causano la morte.
-tesoro vieni via, non guardare- la trascino fuori dal prato e la faccio
sedere su una panchina distante dal luogo del “misfatto”. La consolo mentre
abbondanti lacrime le rigano il viso nonostante capisca all’istante,
conoscendola, che la sua è una reazione abbastanza esagerata a quanto è appena
successo. Avevamo una pesciolino rosso a casa che è morto da un giorno
all’altro e lei non ha versato nemmeno una lacrima quella volta, e pensare che
l’aveva desiderato così tanto! Ma non si è persa d’animo e il giorno dopo ha
preteso che andassimo a comprare un altro.
Nonostante la voce spezzata ci racconta tutto quello che è successo e
arriviamo a capire che il vero motivo che l’ha spaventata questa volta è che
pensa di essere stata lei ad ucciderlo. Dice di aver preso un pezzetto di
buccia di noccioline che stava a terra e di averlo dato allo scoiattolo che
tutto contento se lo è rigirato un paio di volte vicino al muso e che poi è
scappato via, senza darle nemmeno la soddisfazione di vederglielo mangiare. Al
che Sophie l’ha seguito dietro l’albero ma lui era già scomparso. Quando ha
visto l’altro scoiattolo, quello morto stecchito vicino al tronco ha pensato
che fosse lo stesso e di conseguenza che fosse stata lei a ucciderlo, memore
dei miei rimproveri e delle mie avvertenze a non dare nulla da mangiare ai
piccoli abitanti pelosi di Central Park.
-tesoro tu non c’entri niente, non sei stata tu a fargli del male
capito? Quello scoiattolino poverino era morto già da un po’ di tempo, prima
che tu lo trovassi-
Tira su con il naso e mi guarda con i suoi occhioni verdi tanto limpidi
adesso dopo il pianto- allola non sono stata io, mami?-
-no, piccola mia, no. Non sei stata tu- sul suo viso compare subito un
sorriso di sollievo e anche sul mio e su quello di Edward ritorna la serenità.
Archiviata la faccenda della scoiattolo, dopo aver segnalato ad uno
degli sportelli informazioni la nostra scoperta, riprendiamo a girovagare per
le vie del parco.
Il breve momento di intimità con Edward momentaneamente accantonato
visto che l’emergenza, barra crisi
isterica di nostra figlia ci ha completamente assorbiti. Ma penso di sentire
ancora le farfalle nello stomaco e una scia incandescente sulla guancia, nel
punto dove poco più di mezzora prima aveva appoggiato la sua mano.
Trascorriamo le successive ore a visitare tutte le gabbie dello zoo.
Sophie impazzisce per le capre, sono alcuni dei pochi animali che i
responsabili permettono ai bambini di toccare. Ogni volta sono urla di giubilo
quelle che sento uscire dalla sua bocca quando una di quelle bestiole le si
avvicina per prendere un ciuffo d’erba direttamente dalla sua mano. Anche
questa volta si è dimostrata felice oltre ogni dire, solo che non so quanto
centrassero le capre: è stato Edward a tenerla in braccio per tutto il tempo e
ad aiutarla ad avvicinare la mano. Vedere i loro sorrisi complici ed entusiasti
per qualcosa di veramente così semplice mi ha fatto sentire una fitta al cuore
e ho capito che è questo quello di cui hanno bisogno tutti e due. Hanno
semplicemente bisogno di stare insieme.
La gabbia di “Sammy” come preventivato è strapiena di gente. Bisogna
mettersi in fila per riuscire a vederlo e quando finalmente arriva il nostro
turno sono ormai passati più di quindici minuti.
-mami! Quanto è bello mami- esulta Sophie in braccio a Edward.
-si, hai visto? È davvero bellissimo- e lo è davvero. A questo punto
della sua vita è praticamente una palla di pelo bianca con delle striature nere
che cerca di tenersi in piedi, ma sono di più le volte che cade perdendo
l’equilibrio che quelle in cui riesce a fare pochi passi. Guaisce quando
finisce a gambe all’aria e i suoi occhioni blu si guardano smarriti a destra e
a sinistra, probabilmente in cerca della mamma.
-Sammy eh?- mi chiede Edward poco più avanti.
-già. È così che l’hanno chiamato-
-spero che sappiano che quando sarà grande e peserà il triplo di loro li
sbranerà in un sol boccone per questo affronto-
Scoppio a ridere divertita scuotendo la testa e lo ascolto mentre cerca
di convincere Sophie della sua teoria secondo la quale avrebbero dovuto
mettergli un nome un po’ più virile.
-avanti Edward, ci sono nomi peggiori di Sammy-
-certo, non dico di no. Ma avrebbero potuto sforzarsi un po’ di più-
-e che nome gli avresti messo, sentiamo?- lo provoco mentre usciamo
dalla fila e ci dirigiamo fuori.
-mmh non so ma di certo non l’avrei chiamato come un pesciolino. Quello
il pesce neanche lo vede. Dico bene tesoro?-
-mmh-mmh papi-
-visto? Una che la pensa come me-
-perché non sai che nome ha dato al suo, di pesce. Tesoro di a papà come
l’hai chiamato-
-Beal!-
-come Beal? Bear vuoi dire?-
-è chello che ho detto-
-Bella nostra figlia ha chiamato un pesciolino con il nome di un Orso?-
Rido nuovamente davanti alla sua faccia scioccata- si, proprio così-
-Bear!- sbotta divertito e adesso è il suo turno di scoppiare a ridere.
-Avanti, vediamo chi arriva prima alla gabbia delle scimmie!- urla
mettendo Sophie giù e correndo a perdifiato.
-si però poi ci fermiamo, non ce la faccio più!- gli grido dietro
sbuffando. Spero tanto che mi abbiano
sentita penso. Per quest’uscita mi sono munita di comode scarpe da tennis,
ma nemmeno le morbide suole in gomma fanno desistere i miei piedi dall’urlare
di dolore. Sono quasi tre ore che non facciamo altro che camminare!
Mi siedo su una panchina e gemo quando avverto il ferro solido
scontrarsi contro la mia schiena dolorante. Lascio che il leggero vento mi
accarezzi il viso e i capelli e chiudo gli occhi cullata dal dolce rumore delle
foglie secche sui rami. Dopo un po’ torno a guardarli e li vedo da lontano rincorrersi
e giocare a nascondino o lanciarsi le foglie una addosso all’altro. Alla fine
Edward mi raggiunge e lascia Sophie a scorrazzare sul prato. Sono felice di
aver accettato l’offerta di questa uscita, il sorriso della mia bambina e la
contentezza di Edward hanno fatto aumentare ancora di più le speranze che nutro
in questo riavvicinamento.
Riavvicinamento che adesso stando seduti su una panchina a praticamente
due centimetri di distanza non sembra poi così tanto improbabile. Siamo fermi a
guardare Sophie giocare insieme ad un'altra bimba con il sole sempre più basso
a ricordarci che questa giornata sta quasi per finire. Ogni tanto sento il suo
respiro lieve sfiorarmi il collo e il suo corpo spostarsi irrequieto.
-sono felice- dice ti punto in bianco – speravo tanto che mi dicessi di
si ieri, quando ti ho chiamato-
-e io speravo tanto che me lo chiedessi- replico in un sussurro non
riuscendo a trovare la forza di esprimere quel desiderio ad alta voce, ma lui
lo sente lo stesso e immediatamente mette una sua mano a coprire la mia.
-Bella… voglio che tu sappia che ci credo davvero in questa cosa- dice
guardandomi negli occhi e facendomi rabbrividire tanta è forte l’intensità del
suo sguardo- non so dirti a parole quanto… quanto sono felice per tutto quello
che sta succedendo-
Faccio per parlare ma mi interrompe.
-spero tanto che vorrai replicare l’uscita al più presto, soltanto io e
te questa volta, che ne dici? Non che non voglia Sophie con noi, Dio la amo con
tutto me stesso, ma ha un tempismo davvero terribile. Ogni volta ci interrompe
sempre sul più bello. E penso che non è di questo che abbiamo bisogno. Di
essere interrotti intendo…-
-no, hai ragione- combattuta tra il ridere e il piangere non posso fare altro che essere
d’accordo con lui quando dice che nostra figlia ha un pessimo tempismo. Non mi
sono sfuggiti i vari tentativi di avvicinamento puntualmente interrotti da
Sophie che troppo eccitata per questo e per quello non ha fatto altro che
tenerci lontani. Eppure l’ho sentito il suo bisogno, lo stesso che provo io di
stare il più vicino possibile a lui e toccarci a vicenda. Ma non per una mera
questione di desiderio, no. Anche se Dio solo sa quanto sia forte. Voglio
solo…sentire il tocco della sua mano sulla mia pelle, solo questo.
-allora? Quando potrò rivederti?- sembra quasi che stiamo organizzando
un uscita segreta.
-emmh, non so…- mi ritrovo a balbettare peggio di una bambina.
L’emozione che provo è davvero incontrollabile.
-facciamo che mi chiami tu, la prossima volta?- leggo nei suoi occhi la
necessità di sentirmi dire di si, a dimostrazione che anche io come lui credo
in quello che sta succedendo. Perciò non posso fare altro che annuire e
sogghignare quando un sorriso gli incornicia il volto.
Il sole è quasi tramontato perciò decidiamo di avviarci alle nostre
auto. La sua è molto più distante della mia ma Edward esprime il desiderio di
accompagnarci visto che è anche il momento di salutare la bambina, che verrà
via con me. Lungo il viale sterrato del parco Sophie capta il profumo inconfondibile
dello zucchero filato e insiste affinché gliene compri uno.
-voi andate avanti, io vi raggiungo subito. Ho visto una cosa e… non ci
metterò molto, promesso- sul viso di Edward è stampato un sorrisetto furbo e
ammaliatore. Non aspetta nemmeno una risposta che corre via eccitato verso la
direzione opposta alla nostra.
-chissà che avrà in mente- borbotto soprappensiero mentre ci mettiamo in
fila in attesa dietro diversi bambini. Sophie accanto a me emette un sonoro
sbadiglio.
-sei stanca eh, piccolina?-
-mmh-mmh-
-porta ancora un altro po’ di pazienza. Il tempo di salutare papà è
andiamo a casa, va bene?- solo a sentire pronunciare queste parole il suo viso
si abbrutisce – dai non fare quel faccino. Per farmi perdonare stasera
ordiniamo la pizza, ti va?- sono mezzucci subdoli questi, lo so. Ma non
sopporto di vederla triste e un piatto strapieno della sua pizza preferita mi
sembra un ottimo modo per farle tornare il sorriso.
La signora davanti a noi di due posti sta comprando dolciumi e caramelle
per un reggimento e mi ritrovo a sbuffare ogni volta che alza la mano per
indicare qualcos’altro. Di questo passo
non ci sbrigheremo mai penso sconfitta quando sento un leggero tocco
accarezzarmi la spalla.
-oh Edward ma dove sei sta…- le parole mi muoiono in bocca e il sangue
mi si gela nelle vene quando mi accorgo che non è stato Edward a toccarmi bensì
una persona che non credevo mai possibile rivedere.
Credevo che si fosse estinta, evaporata, eclissata, rapita dagli alieni,
inglobata da una qualche specie di universo parallelo dopo tutte le maledizioni
che le ho gettato addosso in questi tre anni, ma Tania Denali è bella come una
rosa e soprattutto è a meno di venti centimetri dalla mia faccia.
Quante volte ho desiderato trovarmela davanti e dirle tutto quello che
mi sono sempre tenuta dentro. E invece mi ritrovo a balbettare e a rabbrividire. Questa è la donna con cui
Edward mi ha tradito, è la donna che ha baciato e che ha toccato, e con cui ha
fatto l’amore.
Smarrimento e confusione cedono inevitabilmente il posto a rabbia e
frustrazione.
-tu!- sbotto all’improvviso.
-oh, ma che piacere rivederti, Bella- la sua vocina stridula e il suo
sorriso bianchissimo mi fanno venire il voltastomaco.
-che vuoi? Sparisci!- cerco di controllare il tono della mia voce, siamo
sempre in un luogo pubblico e poi c’è anche mia figlia accanto a noi che sembra
non essersi accorta di niente per fortuna, ma è inevitabile che dalla mia bocca
escano parole al vetriolo. La guardo dalla testa ai piedi desiderando che si trasformi
in un insetto disgustoso. Torno a girarmi in avanti ma sento la sua presenza
incombere su di me.
-non volevo intromettermi ma non ho resistito alla tentazione di venirti
a salutare- bisbiglia con fare civettuolo al mio orecchio- sai? Vi ho visti
passeggiare poco fa, tu, Edward e la vostra bambina. Eravate un quadretto
davvero così dolce e sarebbe stato perfetto se non fosse per il fatto che mi
avete fatto venire la nausea- sussurra facendomi rabbrividire.
-Tania, che vuoi?- pronuncio tra i denti quelle parole ma in realtà
vorrei solo potermi girare e afferrarla per i capelli.
-da te non voglio nulla, ci pensa già tuo marito a darmi tutto quello
che voglio. Ops, scusa, volevo dire ex
marito- una risata stridula degna della più stupide delle oche mi fa sussultare
-è un amante così focoso e passionale che non posso desiderare di più. È in
pena con se stesso poveretto, non riesce a darsi pace per quello che ti ha
fatto ma non deve stare poi così tanto male se in questi tre anni ha continuato
a cercarmi, che dici? È così bello stare tra le sue braccia sai?-
Cosa? Il mio cuore già lacerato si incrina ancora di
più al suono di quelle parole. In questi
tre anni? Ha davvero detto così?
-oh, non stupirti mia cara Bella- si affretta a dire con tono fintamente
dispiaciuto -immagino quante belle paroline ti abbia detto Edward per tenerti
buona buona, ma non credere ad una sola parola- il suo fiato sul collo è come
acido sulla mia pelle – lui è mio, lo è sempre stato e sempre lo sarà. È mio
quando viene a scaldarsi nel mio letto ed è mio quando va via dopo una notte
passata a fare l’amore- mi irrigidisco e stringo un po’ troppo forte la mano di
Sophie. C’è ancora una persona davanti a noi e io mi ritrovo a pensare con
rammarico che se non ci fossimo fermate non starei qui a parlare con Tania.
Stupida! Ma che vado a pensare?
Se non ci fossimo mai incontrate sarei sempre rimasta all’oscuro di tutto. Oh,
Edward ma cosa stai facendo? È questo il modo in cui non avresti più voluto
farmi soffrire? Reprimo una lacrima stringendo a pungo la mano libera, e la
stringo così forte da sentire le unghie conficcarsi dentro al palmo chiuso.
-tu menti!- dico gelida.
-o no Bella, che motivo avrei di farlo? Edward e io continueremmo a
vederci lo stesso anche se tornaste a vivere insieme. In questi anni ha avuto
altre donne, ma ogni volta torna sempre da me, perché sono io quella che vuole.
Questa volta è diverso però, non posso stare zitta- la sua voce continua ad
essere un debole sussurro ma da oca giuliva adesso è passata ad essere ferma e
tagliente come la lama di un rasoio -accetto che vada a letto con chiunque, ma
non posso accettare che venga a letto con te-
Faccio per rispondere ma non perde tempo a rincarare la dose, come se
stesse sparando adesso tutte le cartucce che silenziosamente si è conservata in
questi anni. Ed io non posso fare altro che incassare i colpi, sono in una
posizione di svantaggio con Sophie accanto.
- oh, no mia cara, con te proprio non lo sopporterei. Con te, che sei un
piccolo essere insignificante. E se questo non basta a farti capire che ti sto
dicendo la verità, pensa a cosa sto rischiando per venire a parlare con te.
Perciò fai un favore al mondo e levati dalle scatole senza dare in
escandescenza. Lui non ti ama, non è te che vuole. Altrimenti perché ti avrebbe
tradita con me tre anni fa? Quella volta è stato così bello! Lo abbiamo fatto
sul divano del suo ufficio mentre tu eri chissà dove a fare Dio solo sa cosa-
questa volta non combatto contro la lacrima che preme a forza per uscire.
Lascio che scivoli lungo la mia guancia arida e ormai troppo fredda. Il mio
cuore ridotto in poltiglia.
-signora? È il suo turno, in cosa posso esserle utile?- il signore
allampanato dall’altra parte del chioschetto mi guarda come se fossi un imbecille
e stranamente mi rendo conto che non deve essere la prima volta che mi rivolge
quella domanda. Scuoto la testa riprendendomi dal mio stato di shock e paralisi
mentale, mi abbasso ad afferrare Sophie da sotto le ascelle per issarmela sul
fianco e prima di andare via mi giro verso Tania e le mollo uno schiaffo. Bam!
In pieno viso.
-sei una lurida puttana- pronuncio quelle parole con un odio e un
risentimento tali che mi fanno sentire la donna più potente sulla faccia della
terra. Potrei schiacciarla in un solo istante se solo si azzardasse a parlare,
ma non lo fa. Volto le spalle al piccolo comitato di persone che mi guardano
inorridite e scappo via, verso la mia macchina. Sophie in braccio, reclama il
suo zucchero filato ma non ho tempo di pensare ai suoi capricci. Ho solo la
testa di dirigermi come un fulmine verso l’unico oggetto che è in grado di
mettere distanza tra me e quella dannata vipera.
Che tu sia dannata
Tania Denali, che tu sia dannata! Penso mentre a gradi falcate raggiungo la mia
macchina. Per un solo, piccolissimo e infinitesimale instante mi concedo il
lusso di pensare anche a quel farabutto di Edward, ma il dolore è così grande
che scaccio via quel pensiero alla stessa velocità con cui è arrivato. Fa
troppo male.
-mamma, ma non abbiamo salutato papà! Io vollio salutale papà!- protesta
la mia bambina mentre le allaccio la cintura di sicurezza e lei invece cerca di
impedirmelo.
-basta!- la sgrido al limite della sopportazione. Si blocca e mi guarda
impaurita – tuo padre è andato via. Adesso fai la brava e fatti allacciare la
cintura!- non protesta più per fortuna ma vedo il suo labbro inferiore
tremolare.
-Bella!- sento chiaramente il mio nome ma non mi giro, non ne ho
materialmente la forza. Chiudo lo sportello di Sophie, prendo un bel paio di
respiri e facendomi coraggio mi dirigo verso di lui.
-Bella! Bella!- quando arriva al mio fianco ha il fiatone e regge un
enorme palloncino a forma di Flounder in mano.
-dove diavolo sei stato?-
-ho preso questo per Sophie, l’ho visto mentre lasciavamo lo zoo e ho
pensato che l’avrebbe adorato, perciò sono tornato indietro a comprarlo. Ma…-
si interrompe forse vedendo la rabbia sul mio viso- … a quanto pare stavi
andando via senza neanche dirmi ciao. Che sta succedendo Bella?- la sua voce
subisce una radicale trasformazione, da calda e spensierata è diventata
guardinga e affilata.
-me ne vado Edward- dico incrociando le braccia sotto al seno.
-questo l’ho visto. Ma non capisco il perché. Andava tutto bene…-
-tze! Si, andava tutto bene per te, eh? Non è vero? Ed io come una
stupida ci stavo cascando di nuovo con tutte le scarpe!-
-ma cosa…-
-no! Non lo fare, non guardarmi con quell’aria innocente. Sei solo un
bugiardo. Un lurido e squallido bugiardo!–
-Bella ma… cazzo vuoi dirmi quello che sta succedendo?- mi afferra per
le braccia e mi guarda disorientato. Nei suoi occhi leggo tanta paura.
-succede che non voglio vederti mai più!- lo spintono indietro
incitandolo a lasciarmi- non voglio più avere niente a che fare con te. Mi
disgusti! Il solo fatto di avere le tue mani addosso mi fa venire la pelle
d’oca. Lasciami!- urlo riuscendo finalmente a liberarmi. Mi guarda senza
vedermi davvero, sicuramente atterrito dalle mie parole.
Fallo, Edward, fallo!
Prova anche tu un briciolo del dolore che mi porto dentro da tre anni e che
adesso mi stai infliggendo di nuovo!
Gli volto le spalle e mi dirigo verso la macchina. Mi segue ma è troppo
tardi perché sono già chiusa all’interno e ho avviato il motore. Picchietta con
i palmi sul vetro incitandomi ad abbassare il finestrino e a non andare via.
-papà!- urla Sophie vedendolo ma non le do nemmeno il tempo di
avvicinarsi che sfreccio via con una manovra azzardata.
-Sophie stai giù- la rimprovero mentre guardo l’immagine di Edward nello
specchietto retrovisore immobile in mezzo alla strada. Il palloncino che teneva
in mano ora libero, a volare per aria. Un rumore sordo al petto mi fa capire
che sono scoppiata in lacrime senza neanche rendermene conto.
Falso.
Perché? Perché mi ha fatto questo? Non bastava che mi avesse già fatto
del male tre anni prima? La cosa che mi fa più rabbia è che se fossi cascata di
nuovo nella sua trappola non ci sarei andata di mezzo solo io ma anche la
nostra bambina. Quale uomo è così meschino da compiere un gesto simile nei
confronti della figlia?
Durante il viaggio in macchina ignoro le sue chiamate sul telefonino e
lo stesso faccio quando siamo ormai a casa. Sophie da bambina intelligente ha
evitato di farmi domande ma sono consapevole che vedermi in questo stato non
può farle certo del bene. Dopo mangiato la lascio un po’ davanti ai cartoni e
io mi sposto in camera mia a prendere quel fogliettino di carta che tante volte
ho pensato bene di buttare. Ma mai come questa sera sono contenta di aver
tenuto.
Afferro il cellulare dalla tasca e stanca mi lascio cadere sul letto.
Compongo il numero e aspetto che lui risponda
dall’altra parte concentrandomi sul motivo reale che mi ha spinta a chiamarlo.
Io non ho più una vita.
Tutto quello che avevo, che ho, è sempre girato intorno a Edward e alla
sciocca speranza che saremmo tornati insieme prima o poi. Ma adesso che lui non
esiste più (e devo convincermi al più presto di questo), vedo fare un po’ di
pulizia nelle mia vita. E la pulizia la farò solo voltando pagina. Sono
arrabbiata, sono delusa, sono confusa, sono ferita. Ma di una cosa sono certa: invidio le persone che si innamorano
ogni due giorni. Io mi sono innamorata solo una volta e ho il sospetto che
dovrò farci i conti per tutta la vita*. Ma nessuno può impedirmi di fare
quello che sto per fare.
-pronto-
dico quando una voce calda risponde sorpresa dall’altra parte- Jacob? Sono io,
si sono Bella. È ancora valido quell’invito ad uscire?-
*Invidio
le persone che si innamorano ogni due giorni. Io mi sono innamorata solo una
volta e ho il sospetto che dovrò farci i conti per tutta la vita. È una frase
di Susanna Casciani.
Dunque,
chi propone l’uccisione immediata per decapitazione della nostra cara e
dolcissima Tania che ancora una volta si è messa in mezzo, inventandosi bugie
su bugie solo per farla pagare al nostro Edduccio poverino, che come al solito
ci finisce sempre di mezzo?
Vedo un sacco di mani alzate, brave brave. Vi tocca mettervi in fila però, perché la prima della lista sono io. -_-
Duh, non sapete quanto è stato difficile
scrivere quella parte! Che ne pensate a proposito? La nostra Bella si è vista
crollare di nuovo il mondo addosso, sperava che questa fosse la volta buona ma
la scarsa fiducia che ripone nei confronti di Edward le ha fatto credere all’istante
a tutto quello che le ha detto Tania. È comprensibile non trovate? Per il resto
penso che il capitolo si commenti da solo. Il finale… beh…. mmhh non posso e
non voglio anticiparvi niente, perciò terrò la bocca cucita, però sono aperte
le scommesse… ;)
Grazie
come sempre per le recensioni che lasciate ogni volta, a breve risponderò a
quelle dell’ultimo capitolo, promesso. Spero che vorrete lasciare un piccolo
pensiero anche questa volta, ne sarei molto felice. A parte il fatto che vivo
di queste è bello sapere se quello che scrivo piace alla gente.
Bene
vi lascio, un bacione e alla prossima!
Ps:
GRAZIE Ciù che mi sopporti sempre! ♥
QUI ci
sono io / QUI la pagina Robsten che gestisco con le mie socie