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Autore: dream94    03/02/2013    2 recensioni
Correva,correva.
Non poteva farne a meno, non avrebbe permesso a nessuno di toccarlo; lui era suo e lo avrebbe difeso fino alla morte. Che sperano di ottenere? Era diventata forte per proteggere le persone che le erano a cuore e questa volta si sarebbe fatta valere ….
Nessuno avrebbe toccato il suo Itachi ….
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Ino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Quando vidi Gaara non potei evitare di corrergli incontro e di abbracciarlo forte a me. Mi era mancato tantissimo, ormai erano già alcuni mesi che non avevo avuto la possibilità di parlargli o semplicemente di stringerlo a me. Appena mi fui gettata tra le sue braccia, ricambiò il mio abbraccio e le sue labbra si incurvarono leggermente verso l’alto. Solo dopo un po’ mi scostò da sé per fissare i suoi bei occhioni chiari nei miei. Gaara era una delle poche persone che riusciva a scrutarmi fino in fondo all’anima, era un tipo di poche parole ma diceva sempre la cosa giusta tanto che a volte gli dicevo che lo consideravo la mia guida spirituale. Quando lo facevo mi rispondeva che non avevo bisogno di nessuno e che semplicemente lui  diceva ad alta voce quello che io già sapevo di mio, ma che non avevo il coraggio di ammettere.  
  
- Allora kazekage, come te la passi qui?

- Io tutto bene, non ci sono stati problemi in questo periodo. Mi sa invece che tu devi dirmi tante cose,eh?

Ecco,visto? Un solo sguardo e ha già capito tutto.

-  Dai vieni mi racconterai tutto più tardi.

Poi soffermò il suo sguardo sui miei compagni di viaggio e rivolse loro uno sorriso benevolo

-   Benvenuti a Suna, spero che qui vi troverete bene, ho già fatto sistemare per voi delle stanze quindi se volete seguire Kankuro sarà felice di indicarvele. Credo proprio che vorrete darvi una ripulita, vi aspetto fra un’ora a pranzo e potremo parlare meglio del compito che vi spetta. Per qualsiasi perplessità rivolgetevi pure a mio fratello che sarà felice di rispondervi.

I miei compagni di viaggio gli sorrisero accondiscendenti e non potei fare a meno di notare che nonostante Gaara apparisse come una persona chiusa, un po’ sulle sue,austera, riuscisse sempre ad ammaliare gli altri. In effetti  anche io all’inizio mi ero tenuta lontano da lui, mi incuteva un po’ di terrore perché avevo visto cosa era capace di fare, poi però era stato il caso ad avvicinarci e conoscendolo meglio non avevo più potuto fare a meno della sua amicizia.

Sulla strada, mentre Gaara mi accompagnava a casa sua, incontrai diversi ninja di cui avevo fatto conoscenza durante la guerra, alcuni mi salutarono con un cenno del capo altri si avvicinarono  con fare amichevole . Combattendo tutti insieme contro Madara avevo imparato molte cose importanti come ad avere rispetto per i sentimenti degli altri,a fidarmi dei ninja anche se non appartengono al mio villaggio e a difendere loro le spalle.

Quando varcai la porta della sua casa, gettai le mie borse all’ingresso e mi guardai intorno. Non era cambiato niente dall’ultima volta che ero stata lì. Aveva una casa tradizionale e ordinata e il sole entrava prepotentemente dalle finestre del salotto. Mi gettai poco elegantemente sul morbido divano rosso e chiusi un attimo gli occhi per la stanchezza. Gaara mi porse un bicchiere d’acqua di cui avevo un gran bisogno e con un sorriso stanco lo ringraziai. Mi si sedette di fronte sulla poltrona rossa che dava le spalle all’ampia vetrata da cui si intravedeva tutta Suna  e con le mani congiunte sotto il mento iniziò a fissarmi.

-  Allora, come va a  Konoha ? E il piccolo Itachi?
-  Mmh abbastanza bene, Itachi cresce sereno ed è felice di passare un po’ di tempo con suo zio.
-  Non ne dubito, sicuramente molto più di te in questo momento, nè Sakura?

 Ma come fa? Ha i poteri soprannaturali? Mi legge nella testa? Bah.

Gaara era una di quelle persone con cui istauri un rapporto senza nemmeno accorgertene ma che è sempre presente quando serve. Necessitavo  della sua amicizia come quella di Naruto e di Ino.  In Naruto vedevo il fratellino da proteggere capace solamente di sentimenti puri e che riesce sempre a migliorare la tua giornata con i suoi smaglianti sorrisi e in Ino, invece, vedevo un porto sicuro dove approdare in caso di necessità. Poteva apparire superficiale ma sapeva sempre esserci  e ascoltarti, e aveva la capacità di coinvolgerti nei suoi stupidi progetti che avevano sempre una disastrosa fine. Gaara, al contrario, vegliava sempre su di te come solo un padre sa fare, ti accudisce, ti risolleva quando cadi e ti guarisce le ferite. Cerca di alleviare i dolori della vita, lui che ha sempre ed esclusivamente provato dolore. Si era risollevato da solo con le sue forze, aveva trovato degli amici e si era affidato agli altri,conscio di poter essere nuovamente ferito.

Era stato lui a curami quando ne avevo avuto bisogno e non dimenticherò mai quel periodo.

Tutto era iniziato con una missione che mi era stata affidata da Tsunade. Eravamo sulle tracce dell’Alba e avevo chiesto espressamente di svolgere da sola la missione. Volevo dimostrare a me stessa di essere cambiata, di non aver bisogno di nessuno ed  ero partita con lo scopo di verificare la presenza di alcuni componenti di questa associazione in un covo nascosto nei pressi del Paese della Nebbia. Il viaggio era stato lungo e stancante ma ero decisa ad avere successo.

Purtroppo non andò così. Le cose precipitarono.

Pensavo di aver fatto tutto alla perfezione,di essere stata silenziosa e di non essermi fatta notare. Che illusa! Mi furono subito a dosso e non fui capace di difendermi. Vidi tutto nero e pensai che fosse finita.
 
Quando mi svegliai avevo un mal di testa terribile, i miei cappelli erano sporchi del mio sangue ormai secco e la mia vista era ancora annebbiata per il dolore. Era buio e riuscivo a vedere poco e niente intorno a me, mi trovavo in una piccola cella illuminata solo da un piccolo fascio di luce che proveniva da una finestrella posta molto in alto. Tentai di rialzarmi per avere un’idea più precisa del posto ma senza successo, le mie gambe non mi reggevano. Restai seduta cercando di rimanere sveglia ma la stanchezza mi colse all’improvviso e senza accorgermene sprofondai in un sonno senza sogni.

      
Il freddo e l’umidità della cella mi costrinsero ad aprire gli occhi, ormai era già mattina e notai che con il  buio avevo già visto tutto quello che c’era da vedere. Quella cella era spoglia, non aveva nemmeno un pagliericcio su cui stendersi. Riprovai ad alzarmi e con una certa fatica ce la feci, nessun rumore proveniva dall’esterno ma sapevo che non sarebbe passato molto tempo prima che si facessero vivi. Il mio sesto senso mi diede ragione.

     Circa un’ora più tardi sentii dei passi, appartenevano a due persone, ma non potei farmi un’idea chiara finché non me li trovai di fronte.

     Hidan e Sasori.

Mi furono subito addosso e ora come ora non ero proprio capace di difendermi o di opporre resistenza. Da quello che riuscii a capire mi avevano lasciata in vita perché volevano delle informazioni su Konoha e sulla Volpe a nove code. Se pensavano che fossi  una traditrice si sbagliavano di grosso, non avrei  rivelato proprio nulla, sarei morta volentieri invece di tradire il mio paese.

 All’inizio furono solo calci e pugni, certo facevano male, ma mi dicevo che potevo resistere e poi cercavo di alleviare il dolore curandomi in parte le ferite. Il seguito fu però tutt’altra storia.

Odore di capelli bruciati, di pelle bruciata marchiata da ferri infuocati e dolore,dolore, solo quello ad annebbiarmi la mente. Perdevo spesso conoscenza, il mio corpo era allo stremo e ogni volta pensavo che fosse la fine. Non avevo più una voce per urlare o la forza per  ribellarmi, ero un corpo inerme. Mi avevano annullato completamente senza aver ottenuto niente.

Un giorno ci avevano dato sotto più del solito, presi dalla frustrazione, e fu allora che mi portarono in una stanza e mi depositarono su un letto vero e ordinarono a qualcuno di prendersi cura di me. I miei occhi offuscati da un leggero manto bianco, intravidero una donna che si era chinata sul mio corpo. L’unico dettaglio che la mia mente registrò fu che ella aveva un grande pancione e una voce rassicurante.

-Tranquilla,ora ci sono io con te.
 
  
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