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Autore: Trillo Sbadiglio    03/02/2013    2 recensioni
"«Dimmelo un'altra volta, ti prego» gli chiese con le lacrime agli occhi. «Non è affatto divertente Scorp. Ed è già abbastanza umiliante senza che ti ci metta anche tu» rispose l'altro con voce seccata, ma con gli angoli della bocca impercettibilmente sollevati. «Certo che è divertente, non dire scemenze. Dovevi vedere la tua faccia, quando ti sei accorto di essere vestito da coniglio pasquale»
[...]
Arrivata al suo palazzo si promise che la casa dove sarebbe andata a vivere con sua sorella non sarebbe stata quella. Sicuramente non sarebbe stata al quarto piano senza ascensore. 'Fossi atletica, almeno'. Al primo piano si ritrovò sbuffante per il disappunto; al quarto ansimante per la fatica. Si trascinò fino alla porta, maledicendo tutti quelli che avevano contribuito alla costruzione di un edificio con più di due piani senza nemmeno uno straccio di montacarichi. 'La cosa più triste è che anche quell'obeso di Anacleto è più veloce di me'."
 
Una nuova generazione alle prese con amicizie e avventure. Una ragazza dal passato misterioso. Potter, Weasley e Malfoy ancora una volta alle prese con un pericolo sconosciuto. Mescolate il tutto e aggiungete cantanti stonati, amiche curiose e gatti davvero antipatici: "Dietro lo specchio" è servito!
Sbadiglio
Genere: Avventura, Commedia, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 5

Ah caught you smilin' at me

 

Ah caught you smilin' at me,
That's the way it should be
Like a leaf is to a tree,
So fine

Led Zeppelin Bron-Yr-Aur Stomp

 
Tutti i ragazzi Weasley, più i loro nonni, arrivarono poco dopo che Scorpius, Albus e Rose avevano finito di sistemare i letti per la notte. A mano a mano che uscivano dal camino del salotto, si infilavano nell'angusto scivolo. Rose, che guidava le operazioni di arrivo, riuscì a cavarsela abbastanza bene nel caos che minacciava di scoppiare continuamente. Albus assegnava a ciascuno la propria stanza e Scorpius, con la scusa di svegliare James e Lily, si era dileguato velocemente al piano superiore dopo aver avvistato Dominique. Quando scese, seguito dagli altri due, le operazioni di "smistamento" erano ormai terminate, grazie anche all’aiuto di nonno Arthur. Entrarono nel rifugio e lo scivolo scomparve, senza lasciare tracce sul soffitto. Scorpius si stupì una seconda volta delle enormi dimensioni di quei locali. Tutti i Weasley erano sistemati comodamente e avanzavano una ventina di stanze libere; in più erano presenti due cucine e sette bagni. Quando raggiunsero gli altri, videro che erano radunati intorno a nonna Molly, che aveva appena terminato di leggere una lettera. Erano tutti più tranquilli di quanto non fossero appena arrivati, ma una certa agitazione pervadeva l'aria. Rivolsero sguardi interrogativi agli altri e Roxanne rispose per tutti: «Zio Harry ci ha appena scritto. Dice che la sua squadra ha catturato i responsabili e che ora sta raggiungendo l'ufficio. Stanno tutti bene, anche se lo zio Ron si è rotto un braccio per evitare una maledizione». I tre nuovi arrivati trattennero il fiato. Lei continuò, rassicurandoli: «Non preoccupatevi, gliel'hanno già sistemato. Non ci hanno avvertito subito perché sono stati occupati tutta la mattina ad interrogarli. Torneranno a casa stasera sul tardi e ci hanno invitato qui per stanotte, così domani potremo festeggiare insieme il compleanno di Rosie». Detto questo sbadigliò e annunciò a tutti che sarebbe andata a dormire, visto che ancora non si era ripresa dalla sveglia troppo mattutina. «Meno male!» biascicò Scorpius rivolto a Albus e Rose, mentre si dirigevano alle loro camere «Spero che la mamma gli abbia lanciato un centinaio delle sue terribili fatture dalla redazione. Nessuno può far del male allo zio e passarla liscia» borbottò il piccolo di casa Potter. «In realtà penso ci abbia già pensato la mia, di mamma. Dalla sua lettera si capisce che i responsabili hanno passato davvero un brutto quarto d'ora, quando sono arrivati al Ministero. Eppure lei non dovrebbe avere niente a che fare con gli Auror, visto che lavora nel Dipartimento della Regolazione della Legge Magica» disse la ragazza sventolandogli davanti al naso il pezzo di carta che le era stato appena recapitato. Era un po’ scossa, anche se voleva mostrare il contrario. «Beh, credo che andrò a vedere come sta Hugo». Dopo che Rose fu uscita, Scorpius chiese all'amico: «Come mai nessuno di voi è molto preoccupato?». Albus sospirò, passandosi stancamente una mano tra la chioma ancora spettinata dal cuscino, prima di rispondere: «In realtà noi siamo preoccupati, ma i nostri genitori ci hanno fatto un discorso qualche anno fa. Ci hanno promesso che non avrebbero mai corso rischi inutili, ma che avrebbero fatto di tutto per mettere dentro chi lo meritava». Dopo qualche secondo proseguì: «E considera che se fosse successo loro qualcosa, l'avremmo saputo subito». Gli fece cenno di guardare un orologio alle sue spalle. C'erano moltissime lancette, e su ognuna il nome di un appartenente alla sua famiglia. Al posto delle ore invece v'erano scritti una serie di possibili luoghi e situazioni. «Non c'è nessuno su Pericolo Mortale da un bel po', almeno da quando sono arrivati gli altri. Ma tuo padre non lavora come Indicibile? Anche lui deve correre un bel po’ di rischi, no?» gli chiese a sua volta. «Non so precisamente cosa faccia: è tutto un gran segreto nel suo ufficio. Non che io gli chieda granché, comunque. Mi ha sempre detto che sapere avrebbe fattonascere inutili preoccupazioni» gli rispose Scorpius. Poi non rimase più nessuno a discutere, dal momento che, nel giro di pochi minuto, i due si lasciarono andare tra le braccia di Morfeo.

*

Seduto solo al bancone del pub, Scorpius si chiese ancora una volta come James fosse riuscito a convincerlo a seguirlo. In realtà è stato Albus a convincermi pensò disegnando con le dita fantasiosi ghirigori sul piano di legno. Dopo la festa di Rose, dove Scorpius era stato costretto ad assistere alle smancerie che Dominique si scambiava con Richard Thomas, Albus aveva fatto in modo che l’amico, per tutta la settimana successiva, pensasse ad altro (o almeno fosse impegnato così tanto fisicamente e mentalmente da non poter pensare). L'aveva portato in giro per tutta Londra, babbana e non, invitato tutti i loro amici di Hogwarts, e come ultima trovata aveva deciso che farlo uscire con James fosse propedeutico per la sua guarigione dalla cotta per la cugina. In realtà saremmo dovuti uscire con tutti i Weasley, e con i Serpeverde del nostro anno, ma l'organismo di Lily ha deciso diversamente: solo lei può prendersi la febbre a luglio. E così, alla fine erano rimasti solo lui e James. C'è da dire che se Albus non avesse perso indecentemente con suo fratello la partita a scacchi per decidere chi dovesse uscire stasera, probabilmente ora non saremmo solo in due. È davvero sfortunato: proprio stasera i suoi genitori devono lavorare, e così lui deve restare con sua sorella a casa. Naturalmente, con Albus fuori gioco, tutti gli altri avevano deciso di rimandare. E ci credo. Già mi sembra un miracolo che sia riuscito a convincerli a partecipare alla festa di Rose insieme, visto che quando non c'è lui di solito si aggrediscono senza pensarci due volte. Continuò a riflettere sulle ottime abilità mediatrici del suo amico, finché una domanda curiosa non lo riscosse dai suoi pensieri: «Oggi sei venuto solo?». Alzando il capo Scorpius riconobbe Clara, la ragazza che lavorava lì, che da dietro il bancone lo fissava curiosa. «No, sono venuto con quel ragazzo che sta parlando alla tua amica» le rispose sorridendo e indicando James che, dall'altra parte della sala, cercava senza successo di divertire Alexandra con le sue battute. Clara individuò i due ridacchiando: «Oh, sei venuto con James. Credo che andrò a salvarlo prima che lei lo infilzi con la prima cosa che le capiti a tiro». Così dicendo si diresse con passo baldanzoso in direzione dei due ragazzi e li trascinò indietro verso Scorpius. Alexandra aveva l’aria di qualcuno che si sta liberando, con grande piacere, di qualcosa di molto fastidioso. «Alex, che ne dici di stare qui con Scorpius?» disse Clara e, senza aspettare una risposta e, con James alle calcagna, si catapultò così in fretta vicino al palco che Scorpius pensò si fossero smaterializzati. Alexandra si sistemò rapidamente dietro al bancone e per qualche imbarazzante minuto nessuno dei due fiatò. Poi la ragazza notò che la ragazza, dall’altra parte del locale, le faceva cenno minacciosa di iniziare a parlare. Così, alzando gli occhi al cielo senza farsi vedere, domandò: «Ehm… erano tutti tuoi parenti, quelli rossi dell'altra sera?». Lui la guardò, stupito a tal punto che gli avesse rivolto la parola, che impiegò qualche istante per rispondere. La sorprese a sorridere gentilmente della sua confusione. Un tiepido calore lo avvolse. «In realtà non abbiamo nessun legame di sangue, ma sono amico di Albus: sono suoi tutti quei parenti». Quindi le chiese esitante: «Lavori molto da qui?». La conversazione proseguì un po’ stentata ma, nel complesso, piacevole. Alexandra non concesse troppa confidenza, ma Scorpius non la mise mai in condizione di non rispondere. Nonostante fosse domenica, erano pochi i clienti nel locale perché quella sera si giocava l'ultima partita decisiva del campionato di calcio. Così lei poté rimanere al bancone a chiacchierare mentre lavava i piatti. Era molto tardi quando James e Scorpius, dopo aver salutato le due ragazze, lasciarono il locale. «Allora» disse Clara ad Alexandra, maliziosamente, mentre iniziavano a pulire il locale «Carino il biondino, eh?». L'amica alzò gli occhi al cielo sbuffando, ma replicò nello stesso tono: «Molto simpatica: stavamo solo chiacchierando, noi. Tu invece che mi dici di quel James? Ho parlato qualche minuto con lui, prima che mi venissi a recuperare… non ha fatto altro che blaterare su quanto tu fossi così intelligente, bella e simpatica. Non ti ha staccato gli occhi di dosso nemmeno un minuto...e non mi pare che ti sia dispiaciuto poi molto». Questa volta fu Clara ad arrossire mentre borbottava in sua difesa: «È solo un vecchio amico». «Certo e io ho i capelli zebrati, vero?» commentò Alexandra sorridendo. L’altra la fulminò con lo sguardo prima di confessare: «Beh, ecco...noi eravamo vicini di casa qualche anno fa. Battibeccavamo, più che essere amici, ma stavamo quasi sempre insieme: sua nonna e mia nonna si alternavano per tenerci, dopo la scuola...povere donne! Ne combinavamo di tutti i colori». Sospirò, e il suo sguardo si perse per qualche secondo nei ricordi felici della propria infanzia. «Poi io mi trasferii e lui andò ad una specie di collegio in Scozia. Ci siamo tenuti in contatto fino a tre anni fa. Eravamo amici di penna...ti rendi conto? Ci mandavamo delle lettere. Voglio dire, chi è che si manda delle lettere? Algiorno d'oggi!». Poteva mandarti anche degli gnomi da giardino algiorno d'oggie avresti avuto la stessa faccia da triglia lessa pensò l’amica ridacchiando tra sé. Invece le chiese: «Come mai non vi siete più sentiti?». La domanda le sembrava piuttosto innocente, ma evidentemente si sbagliava, visto che Clara si bloccò di colpo, con il scopa a mezz'aria. Le dava le spalle, perciò non poteva vederla in faccia. «Scusa, non volevo turbarti» le disse un po’ dispiaciuta. «Non preoccuparti. È che tre anni fa la mia famiglia ha attraversato un brutto periodo. Ho dovuto troncare la nostra corrispondenza, non avrei potuto dedicarle il giusto tempo» replicò quella, forse con un tono troppo acuto. Quindi continuò, cercando di parlare con voce normale: «Comunque due settimane fa ci siamo rivisti. Stava parlando con John della sua band». La voce si addolcì: «È come se non fosse passato un giorno da quando non ci siamo più sentiti». Sei proprio cotta, mia cara Clara. Sarà stata anche cotta, ma non al punto di dimenticarsi di punzecchiarla: «Sei brava a cambiare discorso, ma con me non attacca. Allora com'è questo Scorpius?». Devo scegliermi qualcuno di meno intelligente come prossima amica.

*

Nei giorni successivi la febbre di Lily non diede cenni di miglioramento, e iniziò anzi a dimostrarsi piuttosto contagiosa. Il mercoledì pomeriggio Scorpius e Albus erano rimasti gli unici due superstiti. «Senti non mi va che ti prenda anche tu questa maledetta febbre estiva. Il Guaritore ha detto che tra quattro o cinque giorni staranno tutti meglio. Se ora torni a casa tua eviterai di essere infettato e potrai tornare da noi la settimana prossima, quando tutti saranno in grado di alzarsi senza barcollare come degli ubriachi» disse Albus a Scorpius. «Al come faccio a lasciarvi? La tua famiglia è KO. Chi andrà a fare la spesa e vi porterà da mangiare quando anche tu sarai malato? Perché sai che è solo questione di tempo…» affermò l’altro. «Sei il solito disfattista, Scorp. Abbiamo chiamato nonno Arthur e nonna Molly per venire ad aiutarci. Pare che loro abbiano il vaccino, quindi sono fuori pericolo. E poi mia nonna non vede l’ora di venire qui a rimpinzarci di cibo, blaterando che siamo troppo magri» lo rassicurò l’altro soffiandosi il naso. «D’accordo, però rimango qui finché non arrivano. Non vorrei avervi sulla coscienza» disse irremovibile. «Ok mamma» sorrise l’altro. Poi continuò: «L’altra sera come è andata con mio fratello? Ti ha rintronato tutto il tempo con le sue chiacchiere?». «Veramente non ci siamo quasi rivolti la parola. Siamo andati nel locale dove ha suonato la scorsa settimana. Lui è stato tutto il tempo a discorrere con Clara e io con l’altra cameriera, Alexandra » rispose lui. Albus lo guardò stupefatto: «Ti ha mangiato vivo?». «Certo che no! Abbiamo chiacchierato mentre lei lavava i piatti. Non sai quanti ce ne fossero, e il locale era quasi vuoto. È rimasta un po’ sulla difensiva, ma sembra simpatica» disse con semplicità. «L’erede dei Malfoy che fa amicizia con una Babbana … finirà negli annali della storia» disse Albus con aria melodrammatica, mentre l’amico lo guardava con aria tra l’esasperato e il rassegnato. Albus e i suoi momenti teatrali pensò. «Scherzavo, naturalmente» proseguì questo «Farebbe bene a tutti avere un amico babbano. Forse a volte li sentiamo distanti, ma non siamo poi così diversi. Qualche anno fa James aveva un’amica di penna non magica. Si scrivevano almeno una volta alla settimana». Lo scampanellio della porta li interruppe. «Devono essere tuoi nonni. Vado ad aprirgli e poi torno a casa. Ti mando un gufo quando arrivo, d’accordo?». Ma Albus aveva altri programmi. Insistette per accompagnarlo da suo padre così tanto che Scorpius accettò solo per farlo star zitto. E così, dopo aver salutato tutti, si diressero verso la fermata dell'autobus. Il mezzo arrivò, con loro grande disappunto, dopo un'ora. Un'ora! Se l'avessi saputo sarei andato a piedi pensò Scorpius. Appena saliti a bordo entrambi sentirono le gambe tremare leggermente. Si sedettero e la sensazione sparì. «Quando arrivo a casa penso che andrò subito a riposare. Sono talmente stanco» disse Scorpius, sbadigliando. «A chi lo dici… mi sembra di non dormire da settimane». Detto questo i due ragazzi si addormentarono e si svegliarono appena in tempo per non perdere la loro fermata, al centro di Londra. Barcollarono entrambi fino alla porta e scesero. Fortunatamente vicino la fermata c’era una panchina perchéle ginocchia di entrambi molleggiarono e cedettero dopo qualche metro. L’ultima cosa che entrambi percepirono fu una voce che ripeteva allarmata i loro nomi.

*

Il giorno preferito della settimana di Alexandra era il mercoledì. Quel giorno era libera dal pub, e ciò significava che perlomeno una sera alla settimana sarebbe andata a dormire ad un orario decente. Uscita dalla pasticceria aveva deciso di farsi un giro per la periferia di Londra per vedere se da qualche parte affittassero case ad un buon prezzo: quella in cui si trovava in quel momento non sarebbe stata sufficientemente grande per accogliere anche Rebecca. A malapena c’entro io, figuriamoci un’altra persona. Tutte quelle che aveva visitato quel giorno erano però decisamente al di là della sua portata. Decise poi di andare al centro. Nei suoi vagabondaggi nel cercare affitti e lavoretti, aveva notato che in una microscopica biblioteca del centro cercavano una commessa. Anche se l'avviso era di qualche settimana prima, probabilmente il posto doveva essere ancora libero, visto che si trovava in una viuzza poco trafficata. Non che lei amasse particolarmente la lettura, ma sicuramente quello sarebbe stato un impiego più rilassante di qualunque altro avesse avuto fino a quel momento. Camminava sul marciapiede al lato della strada, ammirando il sole che iniziava la sua lenta discesa verso ovest e una flebile luce rosata che compariva nel cielo. Fu allora che notò, da un autobus davanti a lei, scendere due visi familiari. Non le ci volle un secondo per capire che Albus e Scorpius avevano davvero bisogno di una mano: entrambi si erano accasciati su una panchina, e sembravano vicini all'essere incoscienti. Velocemente si avvicinò e iniziò a chiamarli e a scrollarli, ma nessuno dei due reagiva, al di là di qualche flebile lamento. La ragazza cercò di mantenere il sangue freddo. Devo chiamare un'ambulanza. Subito si disse. C'era solo da considerare un piccolo particolare: lei non aveva un cellulare. Ma loro devono averlo per forza rifletté freneticamente e iniziò a frugare nelle tasche interne della giacca di Scorpius. La sua mano incontrò un oggetto affusolato e oblungo. Il suo corpo si irrigidì. Non può essere. Sfilò lentamente la mano dalla tasca, stringendo nel pugno un sottile bastoncino di legno. È passato così tanto tempo dall'ultima volta che ne ho stretta una in mano.

*

«Nonna, quand'è che posso avere anch'io una bacchetta?». Dall'altra parte della cucina Elinor Turner sospira, ripetendo a se stessa che sua nipote si stancherà prima o poi di porle sempre la stessa domanda . «Te l'ho detto rondinella. Devi compiere undici anni per poter comprare una bacchetta magica. Tu non sei abbastanza grande» le dice pazientemente. La piccola arriccia il naso e, sottovoce, calcola sulle dita delle mani paffute quanti anni ancora le manchino per poter costruire, sulla quercia nodosa del giardino, un enorme castello di cioccolata. «Ma nonna! Mi mancano ancora cinque anni!» esclama infine. «Pensa questo Alexandra: quando l'avrai, la soddisfazione sarà ancora più grande, visto che l'hai aspettata per tutto questo tempo». Dopo qualche attimo di silenzio la piccola torna alla carica: «Nel frattempo posso usare la tua? Solo per costruire la casa sull'albero!». «Mi dispiace tesoro, ma proprio non puoi» risponde dolcemente l'anziana signora, avvicinandosi alla nipote. Vedendo però l'espressione delusa sul suo viso, aggiunge sorridendo: «Credo che abbia proprio bisogno di una ripulita. Conosci qualcuno disposto ad aiutarmi?».

*

Il suo sguardo ricadde sul ragazzo semi-svenuto che le stava davanti e si decise rapidamente sul da farsi. Diede un'occhiata all'ora e, stando ben attenta che non ci fosse nessuno lì vicino, stese la mano che impugnava la bacchetta dritta di fronte a sé, in direzione della strada e sussurrò: «Nottetempo». Attese in silenzio. Fa’ che arrivi in fretta. Hanno la fronte bollente. Un potente bang ruppe il silenzio di quella sera e uno strambo autobus viola a due piani si materializzò davanti a lei. «Benvenuti sul Nottetempo, mezzo di trasporto di emergenza per maghi e streghe in difficoltà. Mi chiamo Selene Bakerville e sarò il vostro bigliettaio per questa notte» annunciò una voce annoiata dall'interno del bus. Alexandra, con uno sforzo titanico, sollevò sé e Scorpius e le disse agitata «A San Mungo, per favore. Presto!»
 





N.d.A.
Ciao a tutti e a tutte,
come al solito parto dai ringraziamenti: un milione di grazie a _Elly, che mi fa saltare di gioia ogni volta che trovo una sua recensione, e a tutti quelli che continuano a seguire la storia silenziosamente. Come vi sembra questo capitolo? Si inizia finalmente a delineare qualcosina (ma proprio ina ina ina) del passato di Alexandra... Ed ora qualche precisazione:
  • la traduzione della strofa a inizio capitolo:
          Ah, ti ho sorpreso mentre mi sorridevi,
          Così dovrebbe essere
          Come una foglia per l'albero
          Così bello
;
  • la frase a fine capitolo della ragazza che fa la bigliettaia è presa parola per parola (a parte il nome della ragazza, naturalmente) da Harry Potter e il prigioniero di Azkaban.
Ancora un grazie di cuore a tutti,
Sbadiglio

 
 
 
  
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