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Autore: Petronilla    25/08/2007    2 recensioni
ATTENZIONE! ULTIMISSIMO CAPITOLO E CONCLUSIONE DELLA STORIA - Scritto dopo l'uscita dell'"Ordine della Fenice" e prima dell'uscita del "Principe Mezzosangue" - Harry Potter inizia il suo sesto anno a Hogwarts, e accadono molte cose: continua ad avere terribili incubi, litiga con Ron, scopre di provare qualcosa di più profondo per Hermione, viene a conoscenza di un segreto sconvolgente su di sé, affronta il suo nemico mortale. Riuscirà a salvare sé stesso ed i suoi amici? Riuscirà finalmente ad aprire il suo cuore ad Hermione? Leggete e lo scoprirete..
Genere: Romantico, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Luna Lovegood, Neville Paciock, Ron Weasley | Coppie: Harry/Hermione
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 33

(N/A: Salve a tutti! Volevo cogliere l'occasione per ringraziare pubblicamente kristy4ever3msc per il bellissimo banner, che adesso tutti potete ammirare nel primo capitolo di Segreti dal Futuro, che poi è il seguito di Segreti dal Passato. Ringrazio di cuore Summers84 per aver lasciato una preziosa recensione al capitolo precedente. Un grazie di cuore a tutti i lettori, che hanno seguito la mia Fan Fiction sin dall'inizio, ma anche a quelli che si sono aggiunti lungo la strada ... sono davvero commossa. Ma è meglio rimandare a domani i saluti e le lacrime. Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo, che secondo me è uno dei più belli che ho scritto. Vi auguro buona lettura!)

 

 

Capitolo 33. TORNARE A VIVERE

Scusa è tardi e penso a te

Ti accompagno e penso a te

Non son stato divertente e penso a te

Sono al buio e penso a te

Chiudo gli occhi e penso a te

Io non dormo e penso a te.

 

“… e penso a te” di Lucio Battisti

 

 

Hermione e Ron erano tornati a Hogwarts la domenica sera e il lunedì sarebbero subito ricominciate le lezioni.

Ufficialmente, tutti gli studenti sapevano che Harry si era dovuto allontanare da scuola per questioni della massima urgenza e segretezza. Silente aveva assolutamente proibito sia agli insegnanti che ai due suoi migliori amici, di rivelare come realmente erano andate le cose, e questo sarebbe servito, sia ad evitare di fare arrivare a Voldemort notizie precise sulle condizioni del ragazzo, ma anche per salvaguardare la copertura di Piton.

In privato, Silente aveva fatto sapere a Ron e ad Hermione il minimo indispensabile per farli stare tranquilli e cioè che Harry era ancora vivo, anche se non aveva ripreso conoscenza; ciò nonostante, Hermione non riusciva a darsi pace; per lei era insopportabile sapere, che il ragazzo di cui era innamorata fosse ancora in pericolo di vita e segregato chi sa dove, senza avere accanto nessuna delle persone che gli volevano bene.

Quella mattina, Hermione rimase a lungo distesa sul suo letto, con le tende completamente chiuse attorno ad esso; continuava a fissare nel vuoto con gli occhi umidi di pianto; durante la notte non aveva chiuso occhio e il giorno precedente, non aveva toccato cibo.

Quasi non si rese conto che le sue compagne di stanza si erano già tutte alzate e si stavano preparando. All’improvviso, Lavanda Brown aprì le tende e si rivolse a lei sorridendo. Aveva appena finito di pettinarsi i lunghi capelli biondi e stringeva con la mano destra lo spazzolino da denti.

“Buon giorno! Non vorrai fare tardi, spero?”

Hermione non le rispose e si asciugò in fretta le lacrime con la manica del pigiama. Lavanda tornò seria e le si avvicinò lentamente.

“Ti senti bene, Hermione?”

La ragazza fissò la sua compagna di stanza dritta negli occhi; Hermione credette di non riuscire più ad andare avanti e sentì che sarebbe scoppiata nuovamente in lacrime da un momento all’altro, ma si trattenne con tutte le sue forze; non poteva rivelare il motivo della sua sofferenza e dell’angoscia profonda che stava provando.

Cosa le avrebbe potuto rispondere? Forse che si sentiva bene e che aveva soltanto fatto un brutto incubo? Fu sul punto di dire qualcosa, ma aveva un nodo alla gola che le impediva di parlare e distolse lo sguardo.

Lavanda si sedette sul letto e le carezzò dolcemente i capelli arruffati.

“Ti manca Harry, vero?” Le disse, provando a consolarla ed Hermione annuì.

“Vedrai che tornerà presto, e quando sarete di nuovo insieme, dimenticherai tutto quello che stai passando in questo momento.”

Hermione le fu molto grata per quelle parole, anche se la situazione non era così semplice come Lavanda credeva.

Radunò tutte le sue forze e alla fine riuscì ad alzarsi dal letto e a prepararsi. Seguì Lavanda in sala comune, dove trovò Ron che la stava aspettando; quando Hermione lo raggiunse, i due amici si lanciarono un’occhiata di intesa.

“Lavanda, vai pure avanti, io ti raggiungo in classe.”

Hermione congedò la sua compagna e si appartò in un angolo con Ron.

“Novità?” Gli sussurrò ansiosa, ma lui la fissò serio e fece segno di no con la testa.

La ragazza sospirò profondamente e abbassò lo sguardo.

“Credi che Piton sia tornato a scuola?” Chiese Ron incerto.

“Come potrebbe! Si starà sicuramente prendendo cura di Harry, in questo momento. Credo che al suo posto ci sarà un supplente. E comunque non mi importa. Basta che ce la metta tutta per farlo guarire.”

“Hai ragione,” rispose Ron guardandosi attorno con aria circospetta. “Sarà meglio andare adesso, altrimenti attireremo troppo l’attenzione.”

I due amici uscirono dalla sala comune e si incamminarono lungo il corridoio, incrociando diversi altri studenti che si stavano già affrettando a raggiungere le loro classi.

“Se ci sbrighiamo, forse riusciamo a trovare ancora qualcosa da mettere sotto i denti..” Le disse Ron allungando il passo, ma Hermione non sembrò interessata.

“Va tu a fare colazione, io non ho fame.”

Ron si fermò all’improvviso e si girò di scatto verso la sua amica, fissandola con aria di rimprovero.

“Se vai avanti così, finirai per ammalarti!”

“Perché invece non la smetti di dirmi cosa devo o non devo fare?” Hermione stava perdendo la pazienza e non comprese che l’amico parlava unicamente perché era in pensiero per lei.

“Guarda che lo dico per te.”

“Mi dispiace Ron, ma oggi non sono affatto dell’umore giusto per discutere.”

Con queste parole, la ragazza corse via come un fulmine, lasciandolo lì, immobile a fissarla sbalordito.

Hermione scese le scale a due a due, stringendo con rabbia la borsa dei libri tra le sue braccia. Quando arrivò nei sotterranei, non trovò la solita fila di studenti davanti alla porta, e questo significava che l’insegnante era già arrivato e che li aveva fatti entrare in classe.

La ragazza raggiunse trafelata l’ingresso ed entrò nell’aula ansimando; in quel momento, sentì addosso gli occhi di tutti gli studenti e con sua immensa sorpresa, vide che Piton la stava fissando severamente dalla sua cattedra.

“E’ in ritardo signorina Granger!”

Tuonò l’insegnante, ma ad Hermione ci vollero alcuni secondi per riprendersi dallo stupore; non solo Piton era a scuola, ma la stava rimproverando come se niente fosse.

“Allora? Hai forse intenzione di rimanere sulla porta?”

“N-no...” balbettò lei, raggiungendo in fretta uno dei banchi all’ultima fila e prendendo posto accanto a Lavanda.

Piton la fulminò con lo sguardo per alcuni secondi, quindi si alzò in piedi e cominciò tranquillamente con la lezione. Hermione rimase profondamente scioccata; l’ultima cosa che si aspettava era di vedere Piton quel giorno. Mentre rifletteva, sentì il cuore iniziare a battere freneticamente.

E se fosse successo qualcosa ad Harry? Se Piton si fosse reso conto di non poter fare più niente per lui? Questo spiegherebbe la sua presenza a scuola,” pensò con il cuore in gola. “Forse… Harry se n’è già andato per sempre… ed io non ho nemmeno avuto il tempo di dirgli addio.”

Questo pensiero cominciò ad insinuarsi nella sua mente come un tarlo malefico; il suo cuore le diceva che non poteva essere vero, mentre il suo cervello le confermava la sua teoria.

“Come ben sapete, le radici di Dittamo sono impareggiabili per curare qualunque ferita della pelle,” spiegò Piton, misurando la stanza a lenti passi. “Per ottenere una Pozione più intensa, sarà necessario mescolare il Dittamo con della polvere di Pietra di Luna…”

Hermione iniziò a sudare freddo e sentì la fronte scottare; la voce monotona dell’insegnante risuonava alle sue orecchie come una sorda litania, contribuendo a farle perdere il controllo; sentì mancare l’aria e prese ad ansimare violentemente, portandosi una mano al colletto della camicia.

“Hermione, ti senti male?” Le sussurrò Lavanda preoccupata, ma la ragazza non ebbe neanche la forza di rispondere.

Ogni cosa attorno a lei aveva preso a girare vorticosamente, la stanza, le facce dei suoi compagni, il volto severo dell’insegnante, che si stava avvicinando a lunghi passi.

“Sig.na Granger? Sig.na Granger?”

La voce insistente di Piton fu l’ultima cosa che Hermione riuscì a sentire, prima che le venissero a mancare le forze; d’un tratto chiuse gli occhi e scivolò pesantemente sul freddo pavimento, dove rimase distesa, priva di sensi.

 

***O***

 

La spiaggia  era splendida di primo mattino, le onde si infrangevano con regolarità sulla sabbia dorata, l’acqua del mare era azzurra e cristallina, il cielo non poteva essere più terso.

Harry sentì i raggi del sole del mattino riscaldargli il viso. Anche quella notte era rimasto seduto sul bagnasciuga, ad osservare il mare e le stelle. Quel posto era magnifico, andava al di là di ogni immaginazione.

Chiuse gli occhi e respirò a pieni polmoni l’aria fresca e salmastra; vi aveva appena trascorso un paio di giorni e già sapeva che quello era il posto giusto per lui. Non soltanto perché era una sorta di paradiso, ma soprattutto perché in quella terra, i suoi genitori gli erano finalmente accanto.

Non sapeva di preciso come aveva fatto ad arrivarci, ricordava soltanto che sua madre era venuta a prenderlo ed insieme avevano attraversato un passaggio di luce, che li aveva condotti in questo favoloso Pianeta Astrale*.

Finalmente era riuscito ad abbracciare anche suo padre e l’emozione che provò nel suo cuore fu immensa; James sembrava tale e quale alle fotografie che Harry conservava, poco più alto di suo figlio, i capelli neri e scompigliati, due profondi occhi nocciola dietro agli occhiali tondi; la copia esatta di Harry, solo un po’ più maturo.

Nei giorni che avevano trascorso insieme, Lily e James gli avevano fatto visitare quel posto magnifico; tutto era bello, nitido e ordinato, non esistevano ingiustizie, morte o sofferenze; gli abitanti convivevano pacificamente, anche se appartenevano a razze diverse: oltre agli uomini astrali, c’erano le fate, le sirene, gli gnomi, i fantasmi, i semi-dei; ognuno aveva la facoltà di potersi trasformare in qualsiasi oggetto o essere, riuscendo a modificare la propria forma e ad aumentarne la grazia e la bellezza a volontà.

Il clima era un’eterna primavera, interrotta a volte da bianche nevi luminose e piogge di  luci multicolore; c’erano laghi opalini, mari lucenti e fiumi iridescenti; non esistevano pianeti morti, terre sterili, erbe cattive, batteri o insetti.

Ad Harry sembrava di sognare, quel posto era meraviglioso e sentiva di non volerlo lasciare mai più. Stranamente, non ricordava affatto la sua vita sulla terra, né i volti dei suoi amici e nemmeno i sentimenti che provava per loro; era come se avesse rimosso ogni ricordo, si sentiva rinato e non desiderava altro che restare insieme ai suoi genitori.

D’un tratto, Harry vide con la coda dell’occhio che qualcuno si stava avvicinando lentamente; si girò e sorrise a suo padre, che aveva preso posto a sedere sulla sabbia accanto a lui. Vestiva una candida tunica ricoperta da uno splendente alone di luce, simile a quella che anche il ragazzo stava indossando.

“E’ magnifico, non è vero? Il mare mi da sempre tanta energia.”

Harry annuì, senza mai distogliere lo sguardo dal viso sereno di James. Prese ad osservare avidamente ogni suo lineamento, ogni piccola ruga o segno caratteristico; erano in sintonia perfetta, l’uno completamente immerso nell’anima dell’altro.

“Sono venuto per parlare con te, figliolo. C’è ancora una scelta che devi compiere, ed io ti aiuterò a farlo con saggezza.”

Harry fissò suo padre negli occhi con aria interrogativa, quindi James riprese a parlare con voce calma.

“Devi decidere se rimanere in questo Pianeta Astrale, oppure se ritornare sul mondo terreno, dove hai la tua vita e i tuoi affetti più cari.”

“Ma, non capisco… perché dovrei andarmene? Ora che vi ho ritrovato, il mio unico desiderio è rimanere con voi, non voglio lasciarvi!” protestò Harry contrariato, ma James divenne serio e riprese a parlare.

“Dimmi una cosa, non ricordi proprio niente della tua vita sulla terra? Dei tuoi amici?”

Harry ci pensò su un momento, e poi rispose con determinazione.

“Non c’è niente che mi possa  far tornare indietro. Io voglio restare qui con voi.”

“Figlio mio, i motivi per cui sei venuto a visitare il luogo in cui io e tua madre abbiamo scelto di restare, sono unicamente due: per prima cosa, volevamo esaudire il tuo più intimo desiderio, che era quello di poterci ritrovare; adesso sai che stiamo bene e che anche se lontani, continueremo ugualmente a prenderci cura di te.”

James fece una pausa, quindi portò una mano sulla spalla di Harry.

“Il secondo motivo, era quello di aiutarti a superare un momento molto difficile della tua vita; proprio mentre tu ed io stiamo parlando, il tuo fisico e la tua mente stanno lottando tra la vita e la morte, ma la decisione di vivere o morire, spetta unicamente a te.”

Harry non riusciva a credere a quelle parole; come potevano essere vere? Lui era lì insieme a suo padre, si sentiva vivo come non lo era mai stato in vita sua.

“Non è vero! Non posso crederti!” protestò Harry.

“Se deciderai di restare qui con noi, dovrai lasciare la tua vita e i tuoi amici, che ti amano e che stanno soffrendo per te. Ti posso garantire che sarà una separazione temporanea, perché i veri amici si ricongiungono sempre presto o tardi, ma è veramente questo quello che desideri fare?”

Harry prese a fissare le onde del mare; suo padre gli stava parlando di persone e situazioni talmente distanti da lui; si chiese perché mai avrebbe dovuto tornare indietro, visto che sentiva di non avere alcun legame con il passato.

“Vorrei farti vedere una cosa, Harry.”

James allungò una mano e la posò sul petto del ragazzo, proprio all’altezza del cuore.

“Ora chiudi gli occhi…”

Non appena Harry obbedì, un’infinità di immagini e suoni scorsero davanti alla sua vista interiore; quando tutto tornò calmo e tranquillo, iniziò a rivedere alcune scene del suo passato.  Si trovava a Nocturn Alley, era notte; Ron giaceva disteso per terra, svenuto ed Hermione era inginocchiata accanto a lui, il volto teso e preoccupato. Harry stava in piedi, circondato da un folto gruppo di Mangiamorte.

Come un distaccato spettatore, rivisse gli ultimi frenetici istanti, fino al momento in cui  Bellatrix Lestrange non ebbe alzato la bacchetta verso Hermione; con immenso orrore, si rivide mentre con uno scatto in avanti, cercò disperatamente di proteggere la ragazza facendole scudo con il suo corpo; quando ebbe ricevuto in pieno petto la maledizione della Mangiamorte, Harry provò una fitta terribile al cuore, come se avesse percepito solo in quel momento di essere stato colpito a morte.

“Nooooo!”

Harry aprì gli occhi urlando a squarcia gola; scattò in piedi, ansimando violentemente e si allontanò a lunghi passi, lasciando suo padre ancora seduto sulla sabbia.

Non è vero! Non può essere vero,” continuava a ripetersi dentro di sé, con il cuore che gli batteva all’impazzata. “E’ stato soltanto uno dei miei soliti incubi, tutto qui.

“HARRY, ASPETTAMI!”

James lo stava chiamando da lontano e il ragazzo si fermò all’improvviso; quando suo padre gli fu accanto, non si voltò, ma rimase in ascolto.

“Quello che ti ho appena mostrato è accaduto realmente. Ciò nonostante non devi temere, perché tu avrai la forza e il coraggio necessari per reagire a tutto questo. La possibilità di scegliere se tornare indietro o se rimanere nel Pianeta Astrale non viene data a chiunque.”

Harry continuava a rivedere nella sua mente quelle immagini terribili; d’un tratto, i suoi pensieri si focalizzarono su Hermione e sentì il cuore traboccare dall’amore che provava per lei. Come avrebbe mai potuto lasciarla da sola?

“Figlio mio, se deciderai di tornare a vivere, sappi che dovrai lottare con coraggio; la maledizione senza perdono che ti ha colpito non lascia scampo e ci saranno dei momenti nei quali rimpiangerai di non essere rimasto qui con noi. Ricorda però che l’amore delle persone care ti aiuterà ad andare avanti. E  noi ti saremo sempre vicini.”

Harry si girò lentamente verso suo padre e lo fissò intensamente negli occhi prima di parlare.

“Ho già preso la mia decisione.”

***O***

 

“Sig.na Granger? Sig.na Granger!”

 

Hermione si svegliò all’improvviso e si sollevò sui gomiti, mettendosi a tossire per l’ intenso odore di zolfo; aprì gli occhi a fatica e sbattè le palpebre alcune volte, prima di rendersi conto di trovarsi in infermeria, con Madama Chips che teneva in mano un piccolo incensiere fumante.

“Benedetta ragazza! Non tocca cibo da giorni e la notte non chiude occhio, come pretende poi di riuscire a sorreggersi in piedi. Mi domando cosa ancora mi toccherà vedere prima di andarmene in pensione.”

Madama Chips si allontanò borbottando ed Hermione si distese pesantemente sul letto; si sentiva molto debole e non aveva neanche la forza di parlare. Quando si girò, fu sorpresa di vedere il Professor Piton che la fissava accigliato ad alcuni metri di distanza.

Senza starci su a pensare, la ragazza scattò a sedere sul letto, ma si portò subito una mano alla testa sentendola girare vorticosamente.

“E no, non ci siamo proprio! Cosa ti è saltato in mente? Non sei affatto in grado di alzarti, rimettiti subito distesa.” Le ordinò Madama Chips, ma Hermione non ne aveva assolutamente intenzione.

“P-professor Piton! L-la prego, ho bisogno di parlarLe.” La ragazza lo chiamò con insistenza, ma l’insegnante rimase fermo al suo posto, senza accennare ad avvicinarsi.

“P-professor Piton…”

Disobbedendo agli ordini dell’infermiera, Hermione si girò verso il bordo del letto e si alzò in piedi; malgrado sentisse che le forze la stavano per abbandonare, mosse qualche passo verso l’insegnante; Madama Chips le si avvicinò in fretta e la sostenne per le spalle.

“Per l’amor del cielo, Professore, questa ragazza vuole parlare con Lei!” L’infermiera si rivolse a Piton profondamente indignata e finalmente lui si avvicinò a lenti passi.

“Ho bisogno di sapere come sta Harry… per favore.” Gli chiese con voce tremante.

“Le sue condizioni sono rimaste invariate, non ho nessuna novità al riguardo.”

“Devo vederlo! La prego, mi dica dove si trova in questo momento.” Lo supplicò Hermione,  ma l’insegnante non battè ciglio.

“So che Harry ha bisogno di me. Basterebbero anche solo pochi minuti, giusto il tempo per…”

“Non sono questi gli ordini che ho ricevuto dal preside.” La interruppe Piton con voce gelida.

Hermione sentì esplodere una rabbia incontrollabile dentro di sè, che le fece dimenticare completamente la sua fragilità di quel momento. Strinse i pugni e si mise ad urlare contro l’insegnante.

“Ma come può essere così insensibile? La verità è che Lei vorrebbe vederlo morto!”

“Non Le permetto di parlarmi in questo modo.” La redarguì Piton, fissandola severamente.

“Harry non può essere lasciato a sé stesso in questo momento, ha bisogno di avere accanto le persone che gli vogliono bene.”

Madama Chips continuava a fissare a turno prima Hermione e poi Piton, senza capire di cosa stessero parlando.

“Lo ha odiato da sempre, fin dal primo giorno che vi siete incontrati… come potrebbe importarLe della sua vita? Le dico una cosa, professore,” Hermione prese a fissarlo negli occhi con estrema intensità. “Se Harry muore lo avrà sulla coscienza, ed io non La perdonerò mai, finchè vivrò!”

Piton sgranò gli occhi, profondamente costernato.

“Coraggio, sig.na Granger, adesso è meglio rimettersi distesa.” Le disse Madama Chips, spingendola verso il letto. Hermione sembrava aver perso ogni speranza ormai e stava già per obbedirle docilmente, quando Piton parlò con voce fredda.

“Vado a parlare con il preside… e Lei si tenga pronta. Ma prima di seguirmi, dovrà mettere qualcosa nello stomaco.”

Hermione rimase a fissarlo a bocca spalancata, profondamente stupita, quindi l’insegnante si girò verso la porta ed uscì con un rumoroso fruscio del mantello.

 

***O***

 

La stanza era fredda e buia, ed emanava un forte odore di muffa. Hermione entrò a lenti passi, stringendo gli occhi a fessura per cercare di vedere qualcosa.

D’un tratto, il Professor Piton raggiunse la finestra e aprì le tende, facendo entrare una striscia di luce. Hermione si sentì accecare e portò una mano sul viso. Finalmente, quando i suoi occhi si furono abituati alla penombra, riuscì ad intravedere un grande letto a baldacchino e steso su di esso, il corpo inerme di un ragazzo. In un baleno gli fu accanto e sentì una morsa allo stomaco vedendolo in quello stato.

Aveva il viso pallidissimo e sciupato, a causa dei lunghi giorni di sofferenza; aveva delle profonde occhiaie ed era anche molto dimagrito. Indossava un pigiama candido ed era coperto da lenzuola pulite, questo significava che nonostante tutto, Piton si era comunque preso cura di lui.

Hermione gli strinse una mano e la sentì gelata al confronto con la sua, che invece era molto calda. Con l’altra mano gli sfiorò i capelli neri, che gli ricadevano scompigliati sulla fronte.

“Oh, Harry… non sai quanto mi sei mancato, ho creduto di impazzire senza di te.” Gli sussurrò, sperando che lui potesse sentirla.

Piton le si avvicinò come un fantasma e rimase a fissare il giovane, accanto a lei. Hermione non riuscì più a trattenersi, sentendo cedere la tensione di tutti quei giorni passati a sperare; sentì calde lacrime solcarle il viso, ma le asciugò in fretta con la manica del vestito.

Quando Harry si sveglierà non dovrà vedermi piangere…” si disse determinata, “devo riuscire ad essere forte per tutti e due.”

“E’ arrivato il momento di andare.”

La voce severa di Piton la richiamò alla realtà; purtroppo le era stato concesso di poterlo vedere soltanto per pochi minuti. Per ragioni di sicurezza, Hermione sarebbe dovuta subito tornare ad Hogwarts.

La ragazza emise un profondo sospiro, sapendo che non le restava altro da fare che andarsene.

“Mi dispiace Harry, ma non posso restare con te… anche se lo vorrei tanto. Non preoccuparti, però, perché tornerò presto a trovarti,  te lo prometto.”

Hermione si avvicinò lentamente al viso del ragazzo ed esitò un istante davanti alle sue labbra; poi si spostò di qualche centimetro e gli diede un tenero bacio sulla fronte.

Nel momento esatto in cui si stava allontanando da lui, si sentì stringere la mano con forza. Hermione sgranò gli occhi dalla sorpresa, poi fissò il viso di Harry, che era rimasto completamente immobile.

Improvvisamente, le labbra del ragazzo si mossero a fatica e dopo un intenso sforzo, riuscirono a pronunziare una sola parola.

“H-hermione…”

 

*La descrizione del Pianeta Astrale l’ho presa dal libro “Autobiografia di uno Yogi” scritta da Swami Paramahansa Yogananda, pag. 376

 

 

  
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