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Autore: Ryta Holmes    04/02/2013    8 recensioni
“Se è tardi a trovarmi, insisti, se non ci sono in un posto, cerca in un altro, perché io son fermo da qualche parte ad aspettare te.„ [Walt Whitman]
Spoiler 5 stagione
Fu a quel punto che si inginocchiò per guardare meglio quel vecchio e… non vide nient’altro che un vecchio. Sporco e impaurito. Ed esausto. Con gli occhi di un azzurro vivido che adesso ricambiavano lo sguardo.
“Non dovrebbe stare qui. Quest’uomo va portato in ospedale o in un osp-“ non concluse la frase. La voce gli morì in gola, quando la mano raggrinzita ma forte del vecchio lo arpionò sull’avambraccio. Vide quegli occhi azzurri sgranarsi di sorpresa e poi quella bocca nascosta dalla folta barba bianca spalancarsi come per dire qualcosa.
Ma non ne uscì nulla alla fine. Il vecchio lo guardò iniziando inspiegabilmente a piangere. E lui si sentì a disagio.
“Mi… occuperò io di lui.”
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Desclaimer: Merlin e tutti i suoi personaggi non mi appartengono, se lo fossero sarei ricca, la serie non sarebbe finita e Ginevra avrebbe sposato Lancillotto.
 


MENTRE TI ASPETTO
 

 
Capitolo 6
 
“Lucius, sei in onda tra cinque minuti!”

Annuì al richiamo di Jennifer che di fronte a lui, nascosta dalle telecamere, gli faceva segno di prepararsi. Tutto intorno lo studio televisivo brulicava di gente, tra operatori, registi, fonici e truccatrici. Una di queste gli passò un’altra maledetta volta la cipria sulla faccia e lui sbuffò infastidito, guardandola di sbieco.

La ragazza non lo degnò di un’occhiata, fece il suo lavoro e poi dedicò un momento a incipriare anche il presentatore che lo doveva intervistare, prima di nascondersi nel buio della sala. Lucius soffiò dal naso per eliminare quel fastidioso pizzicorìo dato dalla cipria e cercò di concentrarsi. Quanto odiava tutte quelle manfrine? Figurarsi se uno come lui aveva bisogno del trucco per uscire in televisione!

Raddrizzò le spalle mettendosi più comodo sulla poltrona, mentre una voce gli ricordava che mancavano tre minuti. Poi sarebbe apparso via digitale in tutte le case degli inglesi. O almeno in quelle che avrebbero guardato quel canale a quell’ora della sera. Ad ogni modo, viste le tantissime voci che circolavano in quei giorni sulle sue insolite origini, era convinto sarebbero stati in molti a seguire il programma.

L’idea era venuta a Jennifer ovviamente. Un’intervista in un noto programma che si occupava di spettacolo poteva venire in mente solo a lei. Perché lui aveva proposto un comunicato stampa in cui chiariva la sua situazione, da bravo politico. Non immaginava di dover finire a rispondere alle domande di un presentatore – perché quell’imbellettato che si controllava il sorriso smagliante in camera non poteva certo essere un giornalista professionista – abituato a intervistare attori, cantanti e soubrette.

E lui come c’era finito, lì in mezzo? Registrò mentalmente di diminuire la paga di Jennifer. Sapeva però – e ammetterlo costava fatica persino a se stesso –  che la mossa era stata piuttosto scaltra. Un comunicato stampa o un noiosissimo programma di politica non lo avrebbe seguito nessuno. Se voleva invece, aumentare consensi alle elezioni, doveva rivolgersi alla massa, abituata a guardare quel genere di programmi. E considerato che la sua vita era improvvisamente balzata sui tabloid inglesi diventando un romanzo strappalacrime da far invidia ad Oliver Twist, era giusto cavalcare l’onda e aggiustare la storia continuando a sfruttare quel settore a lui sconosciuto.

“Due minuti!”

Lucius sospirò affranto. Certo non poteva farsi vedere così. Decise di assumere un’aria più sicura di sé e intanto si guardò intorno alla ricerca di un volto familiare. Non c’era ovviamente, ma avrebbe desiderato che fosse lì. E si diede mentalmente dello stupido.

Quando era diventata così importante nella sua vita, la presenza di quel vecchio? Possibile che si fosse affezionato tanto a lui? Diamine, era diventato un sentimentale tutto d’un tratto?

Eppure era così… rasserenante sapere che c’era qualcuno che teneva a lui. E quel pensiero gli scaldava il cuore. Così come gli aveva scaldato il cuore il modo in cui lo aveva convinto a non arrendersi, quella sera, davanti al lago…

 
“Andiamo via di qui, Vecchio! Andiamo… a casa.”

L’altro era rimasto a guardarlo un po’ interdetto. Lucius si era voltato quando si era reso conto che non lo aveva seguito e aveva aggrottato la fronte.

“Non vuoi? Dai, che se siamo fortunati posso rinchiudermi dentro prima che i giornalisti assedino la proprietà! O al massimo posso metterli tutti sotto con la macchina se stanno già lì…” aveva soppesato quelle parole, pregustando un poco di vendetta, dopo tutto quello che era accaduto. 

“Ma questo non potrebbe ledere… un tantino alla vostra campagna?”

Lucius si era lasciato andare ad una risata amara. “Campagna? Credo che quella ormai sia rovinata! Sarà già tanto se potrò fare l’ispettore capo!”

“Non dite assurdità.”

Quelle parole lo avevano un po’ sorpreso; l’aveva guardato mentre lo seguiva lungo il selciato che portava sulla strada principale e al parcheggio.

Il vecchio gli aveva rivolto quello sguardo intenso e poi aveva fermato il suo incedere afferrandolo per un braccio. “Voi dovete continuare.”

Lucius aveva scosso il capo, il sorriso triste ancora sulla faccia. “Andiamo, Vecchio! C’è gente che si è destituita da incarichi importanti per molto meno! Siamo in Inghilterra!”

“Voi non avete fatto niente! Eravate orfano prima e lo siete ancora… che male c’è? Non siete stato certo scoperto a infrangere la legge!”

“No, certo che no!” aveva replicato Lucius, quasi scandalizzato da quelle parole. Se c’erano delle cose in cui credeva erano proprio le regole e la giustizia.

“Bene. Avete per caso rovinato la reputazione di qualche fanciulla?”

“Vecchio, guarda che non siamo nel Medioevo! Le fanciulle non hanno più reputazione… e comunque no. Non ho fatto niente di tutto questo.”

Il vecchio gli aveva sorriso incoraggiante, sollevando le spalle. Gli occhi azzurri illuminati ancora di quella luce che tanto lo affascinava. Poteva credere alle sue parole? Poteva… fidarsi?

“Dovrete soltanto spiegare come stanno le cose. Il popolo vi amerà ugualmente, siete buono e intelligente… e sarete una grande guida per questa nazione!”

Aveva parlato con una foga che aveva lasciato Lucius interdetto. Possibile che si stesse rivolgendo a lui, con tutta quella convinzione? Eppure per un attimo lo aveva notato: lo sguardo del vecchio si era perso, forse dietro un pensiero o… chissà, a inseguire un ricordo lontano. Ma poi era tornato vigile e lo aveva fissato come a voler imprimere sicurezza anche con gli occhi.

E di fronte a quello, Lucius non aveva potuto fare altro che annuire e lasciarsi convincere.

“D’accordo… continuerò per questa strada.”

 
“Perfetto, tutti pronti signori!”

Il grido di richiamo lo distolse dai suoi pensieri. Prese un forte respiro e assunse l’aria più rispettabile che conoscesse. Avrebbe partecipato a quella farsa ma a modo suo.
“Siamo in onda tra… tre, due, uno…”

Sorrise. Quella strada fatta in compagnia, era sicuramente molto meglio.
 

***

 
“Sei ubriaco!”

“Non dire idiozie, Carter. Mi gira solo un po’ la testa.”

Lucius non guardò l’amico, con la scusa di mantenere una mano sulla faccia per sorreggersi la testa. Aveva davvero mal di testa e aveva bevuto ma non era ubriaco.
Carter guidava verso casa sua, dopo averlo convinto a riportarcelo. Avrebbe potuto tranquillamente guidare ma il suo animo ligio al dovere glielo aveva impedito. Oltre all’eccessiva apprensione di Carter nei suoi e nei confronti di tutti.

“Non fare la mamma con me, Knight.”

“Non ce l’hai, qualcuno deve pur farla.”

“Beh, ho sempre pensato che mia madre fosse bellissima, tu fai schifo.”

Carter ridacchiò, continuando a guardare la strada. Nonostante tutto quello che avevano bevuto durante quella serata tra colleghi, era perfettamente sobrio. Lucius ipotizzò avesse solo fatto finta di bere. Dannato lui e la sua noiosa integrità.

“Non puoi saperlo, magari anche lei aveva i baffi…”

Lucius mugolò infastidito. “Ohhhh ti prego! Non rovinare i miei sogni di bambino!” sbuffò, sollevando la testa e sbattendo un po’ gli occhi per riabituarli alla vista. La testa continuava a dolergli e aveva una gran voglia di andarsene a letto.

“Comunque grazie per avermi accompagnato… non sia mai faccia cose stupide in questo periodo.”

“Guarda che già l’hai fatta, nominando Gwalchmeil tuo sostituto mentre sei impegnato a fare il politico.”

Lucius gli lanciò un’occhiata per vedere se l’amico fosse serio o meno mentre parlava. “Pensi abbia sbagliato?”

“Ti demolirà l’intero distretto!”

No, scherzava. Lucius rise, pensando al suo passionale sottoposto che sotto sotto era un ottimo elemento e che avrebbe mandato avanti la baracca sicuramente in maniera egregia. Non come lo avrebbe fatto lui, ovvio… ma quasi al suo livello, ecco.

Raddrizzò la schiena sul sedile e poi sospirò teatralmente. “Povero me, non oso immaginare cosa mi aspetta quando tornerò.”

“Tornerai?” gli domandò a bruciapelo Carter e lui cacciò un altro lungo sospiro, dimostrando un certo scoraggiamento.

“E’ probabile… gli ultimi dati riportano un altro candidato al 10% di consensi in più rispetto a me.”

“Beh, meglio no? Ti sarai tolto questo sfizio e tornerai a fare il tuo lavoro.”

Lucius non rispose. Serrò la mascella evitando di dirgli che in realtà non voleva tornare a fare il suo lavoro, perché voleva continuare quella scalata, perche aveva altre idee per se stesso e per la sua strada. Ma Carter non poteva capirlo. E il fatto che il suo migliore amico non potesse farlo, lo innervosiva.

Rimasero in silenzio per diversi minuti, finché Carter non sbottò. “Ti sei addormentato?”

“No, certo che no! Ma per chi mi hai preso?”

“Ti stai facendo vecchio, Chaste, non reggi più l’alcool come prima… forse dovremmo smetterla con queste serate.”

Lucius sollevò le sopracciglia, nonostante il movimento gli facesse male ma ignorò il dolore. Nel frattempo l’auto percorreva il vialetto di casa sua, presto sarebbe andato a letto e quel mal di testa sarebbe scomparso con qualche ora di sonno.

“Ora sembri mio padre. E lui forse quella brutta faccia ce l’aveva pure! E comunque mi dispiace ma ho intenzione di replicare… che ne dici di domani?”

Carter si fermò davanti l’entrata dell’abitazione e aprì la bocca un po’ incerto nel parlare. “Ehm…. Veramente avrei un appuntamento.”

“Ah! E con chi?” domandò l’altro, mentre cercava di liberarsi della cintura di sicurezza. Poi alla risposta dell’amico si fermò, con la cinghia in mano.

“Esco con la tua addetta stampa.”

Lucius spalancò la bocca, rivolgendogli un’espressione indignata. “Ehi! Guarda che usciva con me, prima!”

Carter sollevò un sopracciglio, senza scomporsi, le mani ancora appoggiate al volante, nonostante l’auto fosse spenta. “Uscivi? Non mi pare fosse il termine indicato… uscire.”
“Vabbè, quello che è!” scattò lui, districandosi finalmente dalla cintura di sicurezza e sbuffando. “Ma giuro che le riduco la paga, stavolta lo faccio!”

“Oh, andiamo Lucius, non fare il bambino! Andare a letto con una donna non equivale a uscirci! E Jennifer credo voglia una storia, non una… cosa senza senso che non sai manco tu che cos’è!” sputò alla fine tutto di seguito.

Aveva centrato nel segno. Inutile negarlo, soprattutto a uno come Carter che lo conosceva benissimo. Rimase in silenzio e l’amico gli sorrise accondiscendente.

“Quando ti verrà voglia di legarti a qualcuno, seriamente?” gli chiese subito dopo. E Lucius non seppe cosa rispondergli. Dopo alcuni attimi, decise che era arrivato il momento di andare a letto. Aprì la portiera dell’auto e con uno scatto di reni, fu fuori dall’auto.

“E sia! Hai la mia benedizione. Buonanotte, Knight.”

“Notte, Chaste!”

“…e grazie.”

 
Salutato l’amico, si avvicinò alla porta di casa con passo un po’ malfermo. La sbornia era ormai passata ma quel fastidioso mal di testa continuava a martellargli le tempie. L’auto di Carter sgommò leggermente sul selciato e si allontanò, mentre lui entrava in casa e chiudeva la porta.

La villa era al buio, ma un leggero chiarore, unito alla voce di una donna, provenivano dalla cucina. Lucius si avvicinò, incuriosito, trovando il vecchio seduto al tavolo, assorto nel guardare la tv, dove una giornalista riassumeva la situazione delle primarie ormai prossime.

“…entrambi i candidati si trovano nella medesima posizione ma qualche decina più in su, abbiamo invece la new entry Lucius Chaste, salito improvvisamente alla ribalta per le sue doti nascoste come politico ma anche per le misteriose notizie circa le sue origini. Chaste, nonostante abbia messo a tacere le dicerie più fantasiose, si è guadagnato un consenso di pubblico non indifferente, che lo ha fatto balzare tra le stelle degli indici di gradimento. Ma la bravura e la fama di Chaste non possono niente, con il primo della lista, Geoffrey Monmouth, capolista ormai da anni del partito e che anche quest’anno intende mantenere il suo ruolo. Monmouth punta chiaramente alla carica di Primo Ministro, ruolo che gli è sfuggito ogni volta…”

Aveva sentito abbastanza. L’amarezza ogni volta che sentiva quel nome era tanto grande che ormai lo odiava. Si fece più avanti allora, entrando in cucina e facendo rumore perché il vecchio lo sentisse.

“Insomma ha praticamente detto che non ho speranze.”

Il vecchio si voltò non mostrandosi stupito della sua presenza. Immaginò lo avesse sentito rincasare. Lo vide spegnere la tv e posare il telecomando sul tavolo, mentre la cucina rientrava nella penombra. La luce filtrava soltanto da uno dei lampioni da giardino che circondavano la villa, perciò riuscì a distinguerlo ancora, mentre si alzava in piedi con una calma che gli invidiava. Lui aveva la tempesta dentro.

“Non è detto.”

“Ma l’hai sentita la giornalista… Monmouth è dato per vincitore.”

La sagoma del vecchio intanto, accostò la sedia al tavolo con tranquillità. “Sono solo pronostici senza garanzia, non dovete perdere la speranza…”

Tutta quella convinzione, inspiegabilmente, lo innervosiva. “Sei troppo sicuro, Vecchio. Non illuderti… e non illudere anche me.” Soffiò passandosi una mano tra i capelli in un gesto stanco.

L’uomo intanto fece il giro del tavolo per uscire dalla cucina e lentamente si avvicinò a lui che ancora era sulla soglia.

“Io non mi illudo. Credo in voi, tutto qui.”

“Ma insomma!” sbottò alla fine Lucius. Lo afferrò per un braccio, costringendolo a guardarlo. “Si può sapere, perché? Perché credi in me? Perché ti comporti come un servo? E non inventarti storie per non…” qualunque altra parola avrebbe voluto dirgli, morì in gola, nel momento in cui il riflesso del lampione gli mostrò meglio quegli occhi azzurri.

Quando incontrò quello sguardo così profondo e così… complicato per lui, ingoiò la voce e una strana sensazione lo attraversò da parte a parte. Come di malinconia e di tristezza assieme, come se la tempesta si infrangesse improvvisamente contro qualcosa che lui non riusciva a identificare.

Il vecchio lo fissò in silenzio per alcuni istanti, senza scostarsi da quella presa che ancora premeva sul suo braccio. “Lo faccio, perché… è il mio destino.”

Lucius mollò la presa, come se all’improvviso scottasse. La tempesta dentro di lui continuò a vorticare, senza più quell’ostacolo che era improvvisamente sparito. “Non ti capisco.”

“Faccio tutto questo, per quello che siete… e per quello che potrete diventare.”

La voce gli tremava. Lucius se ne accorse. E se avesse visto meglio si sarebbe accorto anche che gli occhi del vecchio si erano fatti lucidi e che un brivido interno lo aveva scosso impedendogli di dire altro.

“Sei l’unico a questo mondo che crede davvero in me.” Constatò e quel pensiero espresso ad alta voce, all’improvviso sedò la bufera. Quella sensazione di calore nel petto, si acuì un po’ di più e come non mai si rese conto di esserne affamato. Una brama, che lo spaventò.

“Scusami… vado a dormire.”

Si allontanò lasciandolo sulla soglia della cucina ad asciugarsi gli occhi ormai pieni di lacrime.

 
Continua…
 
/////////
 
Buongiorno!! Buon inizio di settimana! Ho notato che mi piace iniziare il lunedì postandovi un capitolo, è un buon incentivo ad iniziare il tran tran quotidiano! ^^

Questo diciamo che è un capitolo di passaggio ma spero vi abbia soddisfatto, considerato che qui vediamo ‘sto caro vecchietto alle prese con un Lucius bisognoso di incoraggiamento! Dal prossimo, comunque, annuncio faville! O meglio… il colpo di scena! Hahahaha

Come avrete notato, la guest star di questo capitolo è stato il grande Geoffrey Monmouth che ho voluto lasciare così com’è, dandogli una piccola particina e ancora non ho deciso se tornerà XD intanto a lui, l’omaggio!

Come sempre rinnovo l’invito a commentare! Ho visto che le letture sono tantissime, continuando ad aumentare i click su preferiti e seguite e ricordate e davvero di questo vi ringrazio! Ma sentire anche le vostre voci mi farebbe molto piacere, credetemi! ^^

Ringrazio in particolare crownless, Emrys (ma i trattini li devo mettere? XD e a lei un bacione che ha la pazienza di betare ogni capitolo!), AsfodeloSpirito (i numeri? Li devo mettere? XD), Gosa, Parre e Jaya (anche tu hai un trattino! XD) che hanno voluto lasciarmi un commento!! ^__^

E ora, il momento dell’anticipazione! Questa volta voglio divertirmi! XD

 
Gli occhi celesti, lo sguardo fiero. Incorniciato da fili di grano accomodati in maniera quasi perfetta. Come se non avessero mai attraversato mille anni, come se non avessero mai combattuto una battaglia suicida e non avessero affrontato un viaggio senza speranza verso la salvezza.

Merlin trattenne il fiato nel riconoscere il suo re e il suo amico. Il suo compagno sulla strada del Destino.

“Sto arrivando, Merlin! Vieni a prendermi… io sto per arrivare!”

 
Hahahaahahah a voi le reazioni! =P

Con ciò, saluti a tutti e buona settimanaaaaaa!!
Baci
Ryta
 

 
   
 
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