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Autore: Honey Tiger    04/02/2013    19 recensioni
Notizia del giorno.
“Ci troviamo nel centro di Londra, dove la figlia del miliardario Steven Light, è stata coinvolta in un incidente. Al momento, sappiamo solo che Krystal Light, è stata miracolosamente salvata da un misterioso passante di cui non abbiamo tracce, e subito dopo i dottori l’hanno ricoverata d'urgenza. Alcuni testimoni hanno affermato che la ragazza abbia sbattuto violentemente la testa e che sia svenuta. Per il momento è tutto, vi terremo aggiornati appena avremmo delle notizie.”
La seguente notizia fece il giro di Londra mentre la piccola Krystal continuava a dormire nel bianco letto d’ospedale e quando, finalmente decise di riapre gli occhi, tutto cambiò.
Niente fu come prima. Non ci fu più niente che per lei aveva significato se non il viso di un ragazzo. Gli occhi verdi come il prato di prima mattina e un sorriso da togliere il fiato anche ad una regina.
Scoprirà Krystal di chi sono quei occhi che sogna ripetutamente durante la notte? Saprà accettare il futuro che l’aspetta? E se il passato non la volesse lasciar andare?
Cosa farà la piccola Krystal quando verrà a sapere della tragica verità? Andrà avanti o si fermerà per sempre?
Scoprite voi stessi!
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Il sole sta calando mentre il cielo si tinge di rosso. Una leggera brezza mi accarezza la pelle e asciuga la piccola lacrima che mi attraversa la guancia.
“Il brutto del mio incidente è che non ricordo assolutamente niente. Sai cosa significa niente? Non conoscevo nemmeno il mio nome quando mi sono svegliata. Ho un buio totale nella mia testa quindi anche se vorrei risponderti, dirti che è solo una stupida menzogna che ti stai inventato, non posso! Perché non ho la più pallida idea di chi sia questo Josh e tanto meno chi sia tu per rimproverarmi!” Feci un grosso respiro e mi alzai di colpo. “Quindi, se non ti dispiace, potresti accompagnarmi a casa?”
Jonathan non mi rivolse la parola finché non arrivammo davanti a una villa e mi venne ad aprire la portiera. Rimasi per la seconda volta senza parole. La casa era bellissima, per non parlare del giardino nel quale c’era una grande piscina. Più in là, un gazebo circondato da una folta catena di piante.
Piano mi avvicinai al portone ma prima di bussare mi girai verso Jonathan e gli sorrisi. “Grazie J” gli dissi senza pensare, non so perché, ma mi venne in automatico. Lo vidi sorridere e salutarmi con la mano. “A quanto vedo non hai dimenticato il tuo stupido modo di chiamarmi!” Dicendo ciò se ne andò via con la macchina, lasciandomi sola davanti a quel portone. “Forza e coraggio Kristal!” Bussai. Ad aprirmi venne una donna, la quale sgranò gli occhi vedendomi. Aveva i capelli grigi, gli occhi coperti da degli occhiali fini e un fisico asciutto. “Signorina Krystal. Che piacere rivederla.” Mi abbracciò piano e mi diede un bacio sulla guancia.
Appena varcata la soglia, il mio corpo si irrigidì, come se mi stesse avvertendo di qualcosa. Ma che stava succedendo? Perché avevo tutti quei pensieri negativi per la testa?
“Mia madre è a casa?” Chiesi alla donna, la quale mi stava accompagnando nella stanza senza che io le chiedessi niente.
“No, è alla sua pomeridiana seduta di bellezza.” A udire tali parole rimasi a bocca aperta. Ma non aveva detto che aveva una emergenza con un cliente? Che storia era?
“Siamo arrivati signorina. Le voglio far sapere che da quel giorno, non abbiamo spostato nulla. Tutto è come prima.”
“Grazie.” Le dissi incerta.
Non capivo, ma ero quasi sicura che quella donna e Jonathan stessero parlando in codice, come se mi volessero dire qualcosa di importante che non potevano dire apertamente.
Prima di andarsene, la donna mi mostrò un debole sorriso e scompari dalla mia vista.
Da quel giorno? Si doveva riferire al mio incidente e con questo pensiero varcai la soglia della mia stanza.
Di nuovo buio. Non c’era niente che illuminasse la camera cosi cominciai a cercare con la mano l’interruttore. Dopo alcuni minuti finalmente lo trovai e accesi quella benedetta luce.
“Wow” Dissi a voce alta guardandomi attorno.
L’unica cosa che c’era lì dentro era un letto a baldacchino e il resto della stanza era coperto dagli specchi sopra i quali c’erano delle foto. Mi avvicinai piano e cominciai a osservarle ma prima mi diedi una veloce occhiata allo specchio. I miei capelli neri sono raccolti in una coda alta e fissati con un fiocco giallo, mi stupisco nel vederli arrivare fino al fondoschiena. Gli occhi sono azzurri, proprio come quelli di mia madre, labbra leggermente carnose e due piccole fossette sulle guance. Il vestito che indosso mi sta a pennello, forse un po’ appariscente in quanto rivela la taglia del mio seno. Ho una terza abbondante e vado fiera del mio corpo. Credo di aver frequentato qualche palestra. Ho le cosce sode e mi viene da ridere. Sembro stupida ad ammirare il mio stesso corpo.
In ospedale non avevo questa possibilità di osservarmi completamente allo specchio quindi ora che né ho mi sembra giusto approfittare.
Le foto che sono sparse qua e là, ritraggono tutte alla sottoscritta. In alcune di esse sono sola, faccio delle facce buffe e mi viene da ridere mentre le osservo. In altre invece sono sempre in mezzo a due ragazzi. Ora che le osservo meglio, mi sembra di riconoscere Jonathan in quel ragazzo con i capelli lunghi. Prendo una foto in mano e mi siedo sul letto.
Jonathan nella foto sembra che stia ridendo di gusto nel tenermi in braccio, mentre poco più in la, vicino i bordi della foto un altro ragazzo mi sta tenendo delicatamente per le gambe. Un senso malinconico mi pervade tutto il corpo e una lacrima scivola lungo la guancia.
I dottori mi avevano detto di non sforzarmi di ricordare, che i ricordi si sarebbero manifestati da soli, piano con il tempo avrei recuperato tutto. Ma quanto tempo dovevo aspettare?
Con diversi pensieri per la testa mi addormentai sul letto.


“Nooooooooooo” Mi sveglio urlando, in preda alla disperazione. Continuo a tremare e non riesco a smettere di emettere singhiozzi. Sembra che da un momento all'altro possa avere un infarto e tale pensiero mi terrorizza ma almeno in questo modo non penso all'incubo.
Finalmente riesco a calmarmi e riprendo il respiro regolare. Guardo davanti a me e vedo il mio riflesso.
Sono stanca, ho gli occhi arrossati e le guance umide. Piano mi alzò e cerco l'armadio. Dove saranno tutti i miei vestiti? Continuo a cercare finché non vedo una maniglia su uno specchio. Sorrido involontariamente e la apro.
Guardo l'enorme spazio che ci sta, ma di vestiti nemmeno l'ombra. "Ma che.." Non finisco la frase che qualcuno bussa alla porta.
"Chi è?" Chiedo e vado ad aprire.
A vedere la figura dell'uomo davanti a me mi paralizzo e indietreggio spaventata. Non riesco a trattenere un urlo e vado subito a nascondermi dietro al letto.
"Krystal, che ti prende? Sono tuo padre." Annuncia l'uomo con voce dura mentre io continuo a tremare.
"Esci Krystal! Che diavolo ti prende? Non ho tempo per giocare" Urla lui e io mi blocco.
Le mie gambe cedono e io casco a terra. Non riesco a muovermi, vedo solo la mia figura nello specchio che sta tremando come una foglia ma poi sento una voce.
"Signore, mi scusi il disturbo ma la signorina Krystal mi aveva chiesto di portarle alcune cose." Annuncia Jonathan con voce autoritaria, calma e vedo quell'uomo allontanarsi da me.
Se ne è andato.
"Krys. Piccola, sono io, Jonathan. Tranquilla, se ne è andato. Posso avvicinarmi?" Mi chiede lui e io annuisco.
Continuo a tremare. Non capisco il motivo ma quando J mi abbraccia mi sento meglio, i miei muscoli si rilassano e mi tranquillizzo. "Ho sentito un urlo e sono venuto e vedere se stavi bene." Mi spiega lui abbracciandomi più stretto.
Resto in braccio a lui per diversi minuti finché non prendo il coraggio e gli comincio a raccontare del mio incubo.
"Stavo qui, a giocare con le bambole. Poi è venuto lui, era arrabbiato. Aveva delle carte in mano e mi stava accusando di qualcosa. Poi mi prende per i capelli e comincia a picchiarmi." Sto singhiozzando e non riesco a respirare. Mi sento prigioniera in questa casa.
"Sembra che i ricordi stiano tornando." Dice lui e io rimango senza parole. Credevo che fosse solo un brutto sogno, quando invece.. "Come fai a saperlo?" Gli chiedo con un filo di voce.
"Ero il tuo migliore amico. So tutto di te!" Mi sorride e mi da un bacio sulla guancia. "Vieni, non posso vederti in questo stato."
Quasi furtivamente usciamo fuori e ci avviamo verso una piccola macchina in fondo al giardino. "Dove mi stai portando?" Gli chiedo salendo e allacciandomi la cintura di sicurezza.
Lo vedo accendere la macchina e sgommare. Poi con un sorriso a trentadue denti mi risponde: "Ti riporto a casa. Questa volta quella vera!"

Ps: Nuovo capitolo...
Ringrazio tutte le persone che hanno letto la mia storia e le altre che mi hanno lasciato delle recensioni..
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e che mi lasciate qualche traccia di voi..
A presto
Un bacione
Krystal
   
 
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