Ciao a tutti,
eccomi di nuovo qui. Scusatemi è quasi passato più di un mese dall’ ultimo aggiornamento, ma ho avuto il classico blocco dello scrittore. ( che parolone) Ero un po’ indeciso sullo svolgersi della trama. Dopo vari ripensamenti, ho finalmente preso una decisione.
Ringrazio tutti coloro che mi sostengono,continuate a seguirmi
Grazie ancora di tutto cuore
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A.D
5 CAPITOLO
TITOLO
PRONTA A TUTTO
il dottor Centaro era fermo ed immobile,
non riusciva ancora a realizzare cos’era successo: tutto era accaduto cosi
velocemente senza che lui avesse potuto avere il tempo di rendersene conto; Meri
era li distesa sul pavimento davanti ai suoi occhi priva di sensi. Dopo
aver esitato un attimo, le si avvicinò per controllare che non ci fossero
ferite in alcuna parte del corpo, appoggiò due dita sul polso per controllarne
i battiti, il cuore era debole, ma batteva ancora. Dopo averla delicatamente
appoggiata sul divanetto di pelle nera, le mise le gambe distese a mezz’aria
sperando che di li a poco si riprendesse nel più tempo breve possibile.
Quando finalmente la giovane riaprì le palpebre, trasse un profondo
respiro di sollievo, e inginocchiandosi all’altezza del viso della donna chiese
balbettando:
“Mi ha fatto prendere un colpo signora
Namura, come si sente?”
Meri ignorando completamente la domanda
del dottore, afferrò con veemenza il colletto della sua camicia e strillò con
un tono implorante:
“La prego dottor Centaro mi dica che è
stato solo un incubo!La prego mi dica che mio marito non ha la leucemia?!”
“Lo vorrei quanto lei signora, mi
creda” replicò lui con voce grave abbassando il capo.
Benché,
Meri conoscesse già la risposta, aveva osato sperare che quello che aveva appreso
poco prima, in realtà fosse stato frutto della sua fervida immaginazione.
Quando nei suoi romanzi i protagonisti erano coinvolti in situazioni simili,
aveva sempre cercato di descrivere molto dettagliatamente le molteplici
sensazioni che potevano attanagliarli; aveva sempre immaginato che, una persona,
per quanto potesse sentirsi distrutta e amareggiata nel ricevere notizie cosi
agghiaccianti, fosse in grado di metabolizzare il dolore con razionalità; solo
ora provandolo su se stessa, si era resa conto che la realtà era ben diversa,
quando si viene a conoscenza di verità cosi terribili, non si fa altro che
avvertire in maniera smisurata sentimenti come la rassegnazione, frustrazione e
un dolore indescrivibile da togliere il fiato.
Una volta alzata, Meri guardò il
dottore e nonostante fosse visibilmente in preda alla più completa
disperazione, ebbe la forza di dire con decisione:
“Dottor Centaro! Io non mi arredo mi
dica cosa si può fare per salvare la vita di mio marito, sono pronta a
sacrificare la mia vita se ciò fosse necessario” pur avendo il cuore in mille
pezzi, sapeva benissimo che era d’obbligo affrontare quell’argomento; anche
se non aveva la benché minima idea di quello che le avrebbe potuto dire il
dottore, doveva conoscere tutta la crudele verità. Doveva assolutamente
sapere se per il suo Nick c’era qualche speranza, o se per lui era davvero
finita. Mentre veniva accompagnata da questi macabri pensieri, il dottor Centaro
ne approfittò per riordinare le idee, e per dare alla sua interlocutrice una
visione della malattia più chiara e meno indolore possibile. Con un colpo di
tosse si schiarì la voce e iniziò a dire con voce solenne:
“Signora Namura come si evince dalle
analisi suo marito è affetto da una forma di leucemia cronica che è
caratterizzata da una lenta
iperproliferazione dei granulociti, che giungono quasi a completa maturazione,
parallelamente a un incremento dei precursori dei granulociti a livello del
midollo. La fase iniziale cronica dura 3-10 anni poi…” non finì la frase,
perché venne interrotto bruttamente dalla giovane che gli domandò con un tono
misto tra la rabbia, la disperazione e l’ isterismo:
“Dottor Centaro non mi interessa sapere
l’origine dello malattia, piuttosto mi illustri che misure vuole adottare per
debellarla” Sulle prime, il dottore rimase un po’ sorpreso della reazione
impetuosa della donna, poi capì che l’essere cauto nelle spiegazioni aveva
ottenuto l’effetto contrario, come d’altronde intuì perfettamente che
quella reazione spropositata era il risultato di tutto lo stress accumulato fino ad
ora, e che prima o poi sarebbe esploso completamente. Decise, comunque, di
assecondare le sue richieste con voce un po’ tremolante ma ferma allo
stesso tempo ed iniziò ad imboccare una strada senza via d’uscita:
“Prima di tutto signora inizieremo un
ciclo di chemioterapia sperando di riuscire a ridurre il più possibile il
cancro e poi…”
“Quindi, suppongo che a partire dai
prossimi giorni soggiornerà presso il suo ospedale per ricevere le cure
necessarie?” chiese Meri interrompendolo nuovamente
“Non proprio precisò lui”
“Cosa significa non proprio? Si spieghi
meglio” chiese lei un ancora un tantino alterata, non avrebbe mai voluto
essere scortese, tuttavia stava già combattendo con tutte le sue forze per
tenere soffocate le lacrime, non aveva nessuna intenzione reggere
quell’interludio, costituito da frasi sottointese. Dal canto suo l’uomo
nonostante avesse notato l’eccessiva frenesia da parte della giovane di
conoscere tutto quello che c’era da sapere, continuò a parlare con tono
pacato e tranquillo:
“Vede Signora, ora come ora, suo marito
è troppo debole per avere la forza di supportare un viaggio cosi lungo fino ad
Hong Kong, non si preoccupi ho trovato una via alternativa” detto ciò,
prese la sua cartelletta, per poi estrarre un fascicoletto che successivamente
mostrò a Meri, non appena lei lo prese in mano, iniziò a sfogliarlo
forsennatamente,ma era troppo scossa per comprenderne il contenuto. Il dottor
Centaro credendo che stesse leggendo, iniziò a dire con un tono rassicurante:
“Mi rendo conto che è una strana
procedura, però non deve preoccuparsi, suo marito è in buone mani, ho scelto
io stesso la persona che si prenderà cura di lui durante il decorso della
malattia proprio qui in casa sua, prima di poter procedere ho bisogno che lei mi
metta una firma, se vuole le lasciò un po’ di tempo per riflettere”
diversamente da quanto le aveva detto il dottore, Meri si diresse con passo
sicuro verso la scrivania e, presa una penna, firmò rapidamente sotto
l’espressione esterrefatta dell’uomo che espresse il suo disappunto:
“Mi scusi signora ma firma senza aver
neppure finito di leggere?”
“Come le ho già detto prima sono
disposta a fare qualunque cosa per salvare la vita di Nick” rispose lei,
mentre a passo svelto si stava dirigendo verso di lui guardandolo dritto negli
occhi. Quando i due sguardi s’incrociarono, l’uomo provò una sorta di
soggezione: non aveva mai visto occhi cosi tanto determinati quanto quelli, e
pensò tra se [certo che il marito di questa donna è un uomo molto fortunato,
perché è assai raro trovare donne con una tenacia e caparbietà simile]
Dopo essersi riappropriato del fascicolo,
l’uomo esclamò con voce decisa:
“bene,ora che ho tutto
l’occorrente,posso sbrigare alcune faccende burocratiche per poterle mandare
al più presto la persona di cui le ho parlato. Approfittando di un momento di
silenzio la donna esordì dicendo:
“Dottor Centaro se non c’è altro,
non vorrei essere scortese, ma le chiederei di andarsene, perché come lei potrà
capire non ho la forza di reggermi in piedi, [vorrei andare a rifugiarmi
nella mia stanza, lontano da occhi indiscreti per poter cosi, finalmente
dare sfogo a tutta la mia rabbia e disperazione. Non so con che forza sono
riuscita a trattenermi fino ad ora] avrebbe voluto dire,invece rispose:
“vorrei andare a riposare” senza dargli neanche il tempo di replicare Meri
si voltò e si diresse a passo svelto verso la porta, proprio nel momento in cui
stava per aprirla, sentì alle sue spalle la voce dell’ uomo che la bloccò
dicendole:
“Aspetti c’è una cosa che deve
assolutamente sapere” sentite quelle parole Meri avverti dolori lancinanti
lungo tutto il corpo, di cosa doveva venire a conoscenza? Sarebbe riuscita a
sostenere il peso di un’altra verità? Una volta voltasi rispose con voce
stridula rotta dalle lacrime che erano incominciate a scendere imperterrito:
“Sono pronta dottore, mi dica quale
altra cosa può esserci peggiore di questa?”
Era appena arrivata all’aeroporto, dopo
essersi assicurata di aver recuperato tutte le sue valige iniziò a caricarle
l’una dopo l’atra su carrello porta-valige. Una volta aver afferrato
l’impugnatura del carrello iniziò a spingerlo con fatica. Mentre si
avviava verso l’uscita, pensò [ accidenti a me!Come al solito non ho avuto il
senso della misura]
Poi guardando la miriade di valige tutte
ammassate sul carrello si disse tra se [ spero che la padrona di casa abbia
armadi abbastanza gradi da farci stare dentro tutto] con le labbra curvate in un
sorriso continuò a fantasticare [ma certo che li avrà, quella possiederà
tutto quello che una donna può desiderare]. Non appena mise piede fuori da quel
grande edificio, rimase sbalordita nel vedere che stava diluviando, nonostante
cercasse di proteggersi come meglio poteva dalla pioggia battente, in pochi
minuti ne fu completamente inondata. Tutto sembrava essere contro di lei, non
solo continuava a piovere incessantemente, ma sembrava che nessuno dei passanti
volesse darle una mano. Nessuno voleva aiutare una povera fanciulla al freddo,
in balia di quella terribile pioggia. Quando stava per perdere tutte le
speranze, finalmente un taxi si fermò proprio accanto al marciapiede, poco dopo
dall’auto scese un uomo sulla cinquantina basso, grasso e stempiato che
le chiese con voce rauca:
“Ha bisogno d’aiuto signorina?”
sulle prime, la giovane dopo averlo guardato rabbrividì, per un attimo ebbe la
tentazione di dirgli che ben presto sarebbero arrivati i suoi parenti a
prenderla, poi pensò che non poteva rimanere sotto quella maledetta pioggia in
eterno, così seppur titubante domandò:
“Lei è un tassista?” l’uomo
comprendendo che nel tono o sguardo della giovane vi era molta diffidenza la
rassicurò:
“Certo! Signorina non si preoccupi,
sono un tassista a tutti gli effetti” detto ciò,la ragazza rispose
infastidita con un tono autoritario:
“Allora se è un tassista cosa fa li
impalato, si brighi a caricare tutte le valige prima che mi inzuppi tutta!
Caricate le valige nel baule i due
presero posto sugli appositi sedili, poco dopo la giovane passò il bigliettino
al tassista sul quale vi era scritto l’indirizzo della destinazione dove era
diretta, non appena l’uomo lo lesse si voltò rapidamente e
sgranando gli occhi per la sorpresa domandò:
“Signorina veramente la devo portare
qui?”
“Certo! Non sa leggere per caso? Mi
deve portare a Koi n° 12 , perché è proprio li che soggiornerò,”rispose
da giovane con un tono da superiore,poi comprendendo lo sbigottimento
dell’ uomo aggiunse con un aria artefatta e austera:
“Sono imparentata con i signori Namura
anzi, per l’esattezza sono la sorella della signora Meri Namura, la più
grande scrittrice conosciuta in tutto il mondo”.
Dacché l’uomo aveva appreso che
dietro, seduta sul sedile posteriore c’era la sorella di una delle sue
scrittrici preferite non riusciva a crederci, quella donna era cosi diversa
dalla signora Namura, come era possibile che fosse sua sorella? Non era uno
stupido, in cuor suo, aveva percepito che quello che le aveva detto quella
bisbetica viziata era tutto falso, lo dimostrava il suo strano comportamento: da
quando erano partiti non faceva altro che specchiarsi e ripassarsi fard e
rossetto, come se stesse cercando a tutti costi la perfezione per far buona
impressione a degli sconosciuti. Anche se non conosceva le motivazioni per le
quali il destino della signora Namura e quello di questa ragazza cosi
superficiale, egocentrica ed egoistica si sarebbero incrociati,tuttavia,di una
cosa era assolutamente certo, una volta che quella fanciulla fosse entrata in
casa sua avrebbe sicuramente portato scompiglio.
Era rimasta sola al buio nel suo studio,
il dottor Centaro se ne era andato via da un pezzo, lei voleva restare ancora un
minuto avvolta nell’oscurità, aveva chiuso gli occhi, come per cercare di
diventare un tutt’uno con essa. Tantissime volte in passato quando si sentiva
si scoraggiata amava rinchiudersi nella sua stanza, ma non aveva mai provato a
strasene al buio lontano da tutto e da tutti. Si sentiva proprio come Nick.
Stava impazzendo, era come se cercasse in qualche modo con tutte le sue forze di
ammalarsi della sua stessa malattia, credeva veramente che più rimaneva al buio
completamente immobile, più aumentavano le speranze di contrarre anche lei la
leucemia. Non avevano avuto alcun effetto le ultime parole che le aveva detto il
dottor Centaro: prima di lasciarla sola completamente assalita nel vortice delle
sue pazzie; anche se non si era per nulla dimenticata quello che le aveva detto,
per Meri non significava assolutamente niente,non poteva negare che quando il
dottore le aveva detto con tono metallico che c’era dell’altro aveva temuto
il peggio, invece aveva solo aggiunto, che una volta aver ridimensionato il
cancro, avrebbe successivamente eseguito un trapianto di midollo osso; non
appena aveva udito quella parole, una luce di speranza si era illuminata nei
suoi occhi: si era fermamente convinta che nient’altri che lei poteva
essere la persona che avrebbe donato parte del suo midollo. Fomentata da questa
carica d’improvviso entusiasmo, aveva chiesto al dottore di poter fare i test
di compatibilità, perché era sicurissima di essere compatibile, purtroppo però,
dovette fare in fretta i conti con la realtà, infatti, comprese ben
presto, che non era lei la persona designata a salvare la vita a suo marito,cosi
quel bagliore di luce che le si era insinuato dentro facendola sperare per un
attimo, si dissolse con la stessa rapidità con cui era riaffiorato. Benché
l’uomo l’avesse rassicurata dicendole che suo marito era in lista per un
trapianto, conosceva perfettamente quanto tempo si dovesse aspettare prima di
trovare un donatore compatibile, nella maggior parte dei casi passavano
mesi, o addirittura anni per poter eseguire una operazione cosi estremamente
delicata, che rappresenta l’unica via di scampo contro la morte certa. La
domanda che doveva porsi però era un’ altra; il suo Nick avrebbe trovato la
forza per opporsi a quel dannato cancro, che lo stava uccidendo minuto dopo
minuto almeno fino al giorno del trapianto? Mentre veniva assalita da
quest’esosità di preoccupazioni, senza nemmeno accorgersene si addormentò,
ignara del fatto che ben presto qualcuno avrebbe suonato alla sua porta.
Il taxi era quasi in prossimità della
villa di Meri, la giovane rimase estasiata nel constatare che quella villa
era ancora meglio di quanto potesse immaginare, le sembrava di vivere un sogno
meraviglioso, era tutto quello che aveva da sempre desiderato, sapeva che non
poteva aspirare a tanto, però se se fosse stata abbastanza astuta, sarebbe
sicuramente riuscita a dare una svolta alla sua vita di infermiera alle prime
armi.
“Vado a portare le valige dentro
casa?”
“Come ha detto scusi?” Disse la
giovane destata dalle sue fantasticherie.
“Signorina non si è accorta che siamo
arrivati? Sembra la prima volta che vede la villa di sua sorella” Esordì il
tassista ironico.
“Certo che me ne sono accorta, cosa
vuole insinuare?” rispose lei, con il suo solito tono isterico.
“Io non volevo insinuare proprio
niente, volevo solo sapere se devo portare le valige dentro oppure no?”
concluse l’ uomo mantenendo lo stesso tono ironico.
“No aspetti che mi faccio annunciare”
detto ciò, scese in fetta e furia dall’ auto e corse come una forsennata
lungo il vialetto in direzione della porta d’ ingresso.
Dopo aver premuto il bottone del
campanello aspettò una manciata di secondi, tuttavia quella porta non accennava
ad aprirsi, nel momento in cui stava per risuonarlo, improvvisamente la porta si
apri, successivamente un uomo distinto sulla sessantina vestito di tutto punto
si materializzò sulla soglia, con voce gentile le chiese:
“Buon pomeriggio signorina ha bisogno
d’ aiuto?”
“Lei per caso e il signor Nick Namura?”
“No io sono Heizo il maggiordomo”
puntualizzò lui, dopo una breve pausa domandò:
“Cosa desidera signorina?” a quel
punto la giovane estrasse un foglio, mostrandoglielo disse:
“Precisi ordini del dottor Centaro”
dopo che l’ uomo ebbe letto il contenuto del foglio rimase basito, e guardò
la donna con un con occhi granati domandò:
“Se ho capito bene lei dovrebbe essere
l’infermiera mandata dal dottore per prendersi cura del signor Namura?”
“Si esatto”
“Ma è terribile” aggiunse lui dando
un'altra rapida occhiata al foglio che aveva in mano, poi guardandola
negl’occhi le chiese:
“Ma è tutto vero? il marito della
signora è gravemente malato?”
“Purtroppo si” balbettò lei
fingendosi dispiaciuta
“La prego entri non stia sotto la
pioggia” esclamò l’uomo spostandosi per farla passare, non se lo fece
ripetere due volte, una volta entrata, levatasi il soprabito che diede al
maggiordomo si diresse verso la scala e senza voltarsi disse:
“Heizo può avvisare il tassista che è
qui fuori di portare le valige dentro?” a nulla servirono i vari tentativi
dell’ uomo che cercarono invano di fermarla
“Aspetti signorina dove sta andando
nessuno può entrare nella stanza del signore senza prima aver chiesto il
permesso alla sua consorte”
“Non si preoccupi, so fare bene il mio
lavoro.” tagliò contro lei continuando a salire i gradini
Heizo capì subito che era più testarda
di uno mulo, quindi c’era solo una cosa da fare, avvertire al più presto la
signora.
La giovane era in prossimità della porta della stanza di Nick, mentre stava per bussare ebbe un attimo di esitazione, pensò che prima di entrare forse sarebbe stato meglio preparasi un bel discorsetto d’ effetto. Poco dopo, quando mentalmente trovò le parole giuste bussò timidamente, non rispose nessuno, provo una se seconda volta ma non successe nulla, a quel punto bussò leggermente più forte, e dopo aver appoggiato l’orecchio sulla porta come per udire il più impercettibile rumore, anche stavolta senti silenzio assoluto. Comprendendo che forse il signor Namura stava riposando pensò che sarebbe stato meglio ritornare più tardi, poi ragionando si disse tra se [Atsuko, Sei un infermiera, è tuo dovere assicurarti che il signor Namura stia bene!]
Entrata in punta di piedi, si accorse che
l’ uomo stava dormendo profondamente, via via che si avvicinava al suo letto,
poté constatare che era proprio malconcio, in due anni di tirocinio in ospedale
non aveva mai visto un uomo cosi debilitato, anche se nel campo non aveva
abbastanza esperienza per dirlo con certezza, tuttavia era convinta che per quel
poveruomo c’ erano poche speranze di sopravvivere. Al pensiero di una morte
secondo lei quasi certa rabbrividii, nonostante avvertisse già dei rimorsi di
coscienza voleva arrivare fino in fondo, se tutto fosse andato come prevedeva,
presto o tardi avrebbe dato una svolta alla sua vita; non poteva conoscere lo
svolgersi degli eventi, e non era in grado di prevedere se quell’ uomo sarebbe
sopravvissuto, ma ciò non avrebbe fatto differenza, questa volta non avrebbe
commesso gli stessi errori, aveva in mente un piano che doveva portare a termine
ad costo. Mentre veniva invasa da questo momentaneo conflitto interiore il suo telefonino
iniziò a trillare
“Maledetto cellulare proprio ora dovevi
metterti a suonare?” disse mentre si affrettava a spengerlo. Non appena rimise
l’oggetto nella borsetta, senti una voce affaticata e roca dirle:
“lei chi è cosa fa qui?”
“La prego signor Namura non si agiti,
può nuocere alla sua salute, io sono Atsuko, sono un’infermiera, mi prederò
cura di lei finché non sarà pronto per il trapianto.” replicò lei sulle
difensive.
“Trapianto? Quale trapianto?” chiese
lui provando un forte timore.
Si svegliò di soprassalto madida di
sudore e con un vuoto allo stomaco. Non appena aveva riaperto gli occhi ,aveva
subito sentito dentro di se una voce che continuava a dirle
ininterrottamente:
“ Corri da Nick… corri da Nick
…corri da Nick.”. Più cercava di opporsi a quella voce, pensando che fosse
frutto della sua immaginazione, più questa si faceva insistente, non se la
stava immaginando, non era vittima di un ennesimo isterismo, quella voce
sconosciuta le stava suggerendo di correre da Nick prima che fosse troppo tardi.
Raggiunta la porta dello studio la apri
con veemenza, con grande sorpresa scoprì che dall’altra parte c’era Heizo, che
agitato cercava di dirle qualcosa. Ma lei era troppo scossa per starlo a
sentire, cosi gli diede un brusco spintone con il suo stesso corpo per farsi
strada, in un batter d’ occhio si trovò davanti alla porta della camera di
Nick, ma invece di entrare impetuosamente, con la stessa intensità con la quale
era piombata fuori dallo studio, rimase ferma immobile sorpresa nel sentire una
voce femminile sconosciuta che diceva:
“ Pensavo che lo sapesse.” udite
quelle parole, piombò come un razzo dentro la stanza, totalmente fuori di se
strillò:
“Sapere cosa!” poi dirigendosi verso
Nick continuò a strepitare come un’ossessa:
“Di cosa saresti venuto a conoscenza?
Dimmelo!” non sapeva né come ne perché, però aveva la netta sensazione, che
quella donna che si era addentrata in camera sua sapeva tutto quello che solo
lei e il dottor Centaro sapevano, come era possibile? Ma la cosa peggiore
era che ora anche Nick conosceva la verità.