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Autore: TheTsundere_Miharu    04/02/2013    0 recensioni
Una mattina come tutte le altre, in un certo senso.
Era appena ricominciata la scuola, finalmente era al secondo anno.
A dire la verità, aveva cominciato a soffrire un po’ di allergia proprio la scorsa primavera.
_
{Kurama/Fem!Minamisawa - AU(?)}
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Kurama Norihito, Minamisawa Atsushi
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
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Spazio dell'autrice: Sono tornata, guys! FINALMENTE *piang* çç Allora, dopo mesi e mesi e mesi [...] ho aggiornato questa fic. Mh. In realtà l'avrei fatto uno o due mesi fa, ma avevo perso questo capitolo e per tante ragioni non volevo più scrivere nulla... ma ora l'ho ritrovato e ta-dan! Eccolo qui. :3 Spero di non fare così anche per il terzo, omg... Beh, non so davvero cosa dire :3 Spero vi piacerà!




_2.Truth



Quella situazione non era normale.
Era questo ciò che pensavano Hamano e Hayami, mentre fissavano il loro amico che era seduto al suo banco, e continuava a guardare fuori dalla finestra, in silenzio. Erano almeno dieci minuti che era fermo in quella posizione, senza parlare o fare qualsiasi altra cosa.
E per loro due che lo conoscevano da ormai parecchi anni, quel comportamento era decisamente bizzarro.
Kurama era cambiato da quell’incontro, ma nessuno riusciva ancora a capire in che modo.
Se la situazione fosse stata sottilmente diversa, Hamano avrebbe azzardato la più semplice delle teorie, ovvero che l’altro si era preso una bella cotta. In fondo anche lui aveva un cuore, giusto?
Ma esclusero quella teoria fin da subito. 
Lui la fissava sempre, questo lo sapevano bene, ma non c’era nessun bagliore particolare nei suoi occhi, nessun rossore che gli tingeva il viso, nessun segno di agitazione.
Kurama era un tipo che evidenziava le sue emozioni – involontariamente – e se avesse provato un sentimento del genere per una persona lo avrebbe di sicuro manifestato in qualche modo.
E invece nulla, solo uno strano comportamento.
 
Ma i suoi amici non sapevano cosa stava davvero passando in quella testolina dai capelli scompigliati.
Kurama invece se ne capacitava solo in parte.
Non gli era mai successo di avere la mente così piena di pensieri. Per questo non riusciva a comprenderli tutti, e si trovava semplicemente immerso in quel mare di confusione e incertezze.
Cosa gli era successo?
Anche le azioni quotidiane cominciavano a pesargli. Il semplice camminare, o salutare qualcuno, era diventato frustrante. Studiare, addormentarsi la notte, impossibile.
Non aveva senso fare quel genere di cose. Sarebbe stato meglio rimanere sdraiati sul letto a fissare il soffitto per tutto il giorno, tutti i giorni.
Kurama ormai pensava questo.
Non ne parlò a nessuno, naturalmente.
Nessuno avrebbe potuto capire, quando neanche lui ci riusciva realmente.
Gli veniva solo in mente una cosa per descrivere ciò che sentiva, ma neanche quello avrebbe potuto far capire a persone esterne la sua situazione, forse per la stupidità di quel pensiero.








 
 
« Vuoi parlarle? »
Kurama si girò verso la voce del suo migliore amico, facendo scontrare i loro sguardi.
Si stupì di quelle parole solo dopo averle elaborate per bene. La sua bocca si aprì, ma non disse nulla.
O meglio, non riuscì a far uscire nulla. Cosa avrebbe dovuto rispondergli?
Così ruotò la testa, sospirando.
Sentiva il suo corpo tremare lievemente, ma probabilmente era quasi impossibile notarlo, in fondo quello era un gesto appena percettibile.
Avvertì la mano dell’altro sulla sua testa, che piano gli carezzava i capelli chiari.
Lo guardò una seconda volta, ancora più stupito. Hamano sembrava pensieroso – aveva arricciato le labbra in un modo davvero buffo – ma gli parlò dopo pochi secondi.
« Ci ho pensato tanto con Hayami, sai? »
Si fermò, dando un’ultima carezza alla testa di Kurama, per poi portare entrambe le mani sui propri fianchi.
La sua espressione si trasformò in una quasi seria, ma in qualche modo serena.
« Eravamo preoccupati per te. Tutti e due. Abbiamo parlato a lungo, e forse abbiamo capito. Anzi, sicuramente abbiamo capito. Se ti comporti così è solo perché hai qualcosa che non riesci a spiegarti, una domanda che ti frulla per la testa e che non riesci ad assecondare, giusto? »
Una seconda pausa, in cui fece spuntare il suo solito sorriso. 
« Quindi, perché non vai da lei e gli chiedi ciò che vuoi? Sembri davvero stupido in questo stato! »

Per qualche attimo, Kurama non riuscì a credere a quelle parole. Non riusciva a comprenderle e pensava che i suoi amici si fossero bevuti il cervello per colazione. E poi come si era permesso di dirgli che era stupido, quel citrullo di prima categoria?
Era solo frustrato. E confuso. Ma ciò non significava  che avesse un dubbio da chiarire. Inoltre, perché Hamano aveva parlato di una ‘lei’? Cosa voleva dire?
 





Ridacchiò, senza accorgersene.
« È … così. »
Le parole gli sfuggirono dalle labbra, contraddicendo completamente i suoi pensieri.
Forse quella frase era stata elaborata solamente dal suo animo.
Questo voleva dire che era ciò che pensava davvero? In fondo l’animo non mente mai, o almeno è così che aveva sempre sentito dire.
Era per quello che la fissava – sì, sapeva perfettamente chi fosse quella ‘lei’ – incuriosito, o arrabbiato, quando vedeva un sorriso forzato spuntarle sul viso? Era per quello che quando sentiva qualche kohai parlare di lei come ‘la ragazza più bella, gentile e aggraziata dell’intero istituto’ o altre cazzate simili, si girava in quella direzione, fulminando il soggetto interessato con lo sguardo?  Era per quello, sul serio?
 
Quasi gli veniva da ridere per quei suoi pensieri. Sapeva perfettamente che era per quello.
Solo, non riusciva ad ammetterlo. Forse le parole del suo amico – anzi, dei suoi amici – gli avevano solo sputato in faccia ciò che non riusciva ad accettare. 
« Si vede che mi conoscete da tanto tempo. »







 
 
Appena arrivata la ricreazione, salì le scale dell’edificio scolastico, per andare al terzo piano.
Sperava di trovarla in classe, ma per qualche motivo era stranamente fiducioso. Forse vedere i suoi amici preoccuparsi in quel modo per lui avevano alimentato una qualche speranza.
Peccato che quando si trovò davanti all’aula, tutto il suo ottimismo svanì in un attimo.
Come poteva parlarle? Con che pretesto? Non ci aveva neanche pensato, e il tutto lo mandò nel panico.
Notò che la porta dell’aula era leggermente aperta, così sbirciò.
La vide vicino alla finestra, parlando con dei suoi compagni. 
Accanto a lei c’era un ragazzo dai capelli a forma di muffin che sembrava stranamente eccitato per qualche motivo.
Lei invece ridacchiava sommessamente, dandogli qualche leggera pacca sulla testa.
Anche quello mandò Kurama in bestia.
Sembrava così delicata, così attenta a non mostrare le sue emozioni.
Una vena cominciò a pulsargli sulla testa per il nervoso.
Sbatté la porta, attirando gli sguardi di tutti sulla sua persona.
Minamisawa stessa si girò, e appena lo vide i suoi occhi sembrarono lampeggiare.
 
Ormai non gli importava più di nulla.

Si avvicinò a passi veloci verso il banco della sua senpai, prendendola per un braccio e trascinandola fuori da lì in pochi attimi.
Non ebbe neanche l’accuratezza di ascoltare gli altri ragazzi che esclamavano “Chi è quel nano?”, “Atsuko-chan non dovrebbe uscire proprio ora, la ricreazione sta per finire!”, “Che modi bruschi!” oppure “Non è che è stata rapita?!”
Non gli importava un emerito cazzo dei pareri altrui, così la continuò a tirare fino a quando non si trovarono sulle scale che conducevano al tetto della scuola. Forse nel tragitto lei aveva detto qualcosa, ma lui non la sentì. 
Fortunatamente erano soli, in quel momento.
La lasciò, senza neanche scusarsi. Non pensava di doverlo fare.
Nonostante la determinazione, abbassò la testa.
In quell’attimo, la sentì sospirare scocciata.
« Cosa vuoi da me? »
Kurama scrollò il capo, e la guardò negli occhi.
Sembrava avere un’espressione calma, ma lui, guardandola attentamente, notò su quel bel visino una nota di irritazione. 
Perché diavolo non lo dimostrava?
 
Aveva pensato di risponderle subito, ma non riusciva ad aprire le labbra. Nessun suono riusciva ad essere prodotto dalle sue corde vocali. Addirittura non riusciva a pensare a cosa dirle.
“Davvero, cosa sono venuto a fare?”
Per un attimo questo pensiero lo travolse, mandandolo nel panico – fortunatamente era riuscito a non dimostrarlo.
Ma per la seconda volta in quel giorno, disse qualcosa senza accorgersene.
 
« Sei una bugiarda. »
 
Atsuko spalancò la bocca, mentre lui mostrò la sua espressione più seria.
Già, aveva proprio espresso tutto ciò che pensava con solo tre parole.
Sentì un peso in meno gravare sul suo cuore.
Soprattutto perché l’altra non riusciva a rispondere per la sorpresa.
Dalla sorpresa, però, passò a qualcos’altro.
Un’espressione totalmente e sfacciatamente arrabbiata.
« Stupido...! Come ti permetti?! »
Kurama poteva giurare di aver sentito qualcosa cantare nella sua testa.
Come un inno di libertà, o cose del genere.
Sul suo volto spuntò un piccolo e timido sorriso, di quelli che mostrava raramente e a pochi fortunati.
Sentiva di aver già fatto ciò che voleva.
E tutto gli divenne chiaro in quel momento.
« Ma bene, questa sarebbe la ragazza più educata e gentile dell’istituto… »
Sussurrò, guardandola dritta negli occhi, con un sorrisetto di sfida.
Sentiva di poter dire ciò che voleva senza rimorsi, in quel momento.
Lei  strabuzzò gli occhi, cominciando a tremare – era così evidente che per un attimo gli fece paura.
Sembrava intenzionata a dire mille cose, ma da quella sottile bocca non uscì neanche una sillaba.
Kurama si chiese se dovesse continuare. Lei sembrava seriamente spaventata e quel comportamento lo fece quasi sentire in colpa.
Ma poi le parole del suo amico gli tornarono in mente, e questo pensiero lo spinse a continuare.
Senza avvertirla, la prese per la testa, facendo attenzione a non tirarle i capelli - fortunatamente era poco più alta di lui, quindi poteva fissarla negli occhi con estrema facilità.
« Non ti avevo mai notata a scuola prima del giorno in cui mi sei caduta addosso. Ma una cosa l'ho capita. Tu non sei come ti mostri qui. Sei diversa. E-e... Io ho visto la vera te. »
Kurama pronunciò queste parole velocemente, tentando di sembrare convincente e il più serio possibile. Aveva paura di dire le cose sbagliate, dato che non aveva pensato molto al discorso da fare.
Ma quando vide gli occhi della ragazza inumidirsi leggermente, nella sua mente si elaborò una sola parola. 

"Vittoria".
 

Lei lo scostò senza troppa forza, posandosi la mano sulla fronte e scuotendo la testa, come a voler negare ciò che lui gli aveva detto.
Ma ormai Kurama era sicuro di aver capito bene tutto quanto, e non si fece intimorire.
E sorrise quando lei, tentando di coprirsi ancora la faccia, gli chiese « Come ti chiami? »Poggiò le mani sui suoi fianchi, arrossendo un poco senza un motivo preciso.
« Kurama Norihito. »
Lei rimase in silenzio per un po', immersa nei suoi pensieri, nel chiaro tentativo di calmarsi.
Kurama aspettò pazientemente che lei continuasse a parlargli - strano, la pazienza non era una delle sue qualità.
« A te... cosa interessa?! »
Minamisawa tolse finalmente quella mano dal suo viso, girandosi a guardare l'altro, le sopracciglia corrugate e gli occhi gonfi, come se avesse dovuto piangere da un momento all'altro.
« Perché mi dici queste cose?! Cosa ci guadagni?! »
Continuò, stringendo i pugni e cominciando addirittura a digrignare i denti. Sembrava furiosa, e per un attimo Kurama temé che volesse picchiarlo con tutta la forza che aveva in corpo.
Ma non si lasciò intimidire, non era da lui arrendersi senza prima aver raggiunto il suo obiettivo.
Così fece buon viso a cattivo gioco, rimanendo calmo e parlando con tutta la tranquillità che poteva trasmettere.
« Io non ci guadagno nulla, hai ragione. Ma tu vuoi davvero fingerti una persona che non sei? Non lo trovi inutile? »
Non sapeva come certe parole gli potesse uscire così facilmente.
Non era mai stato una persona particolarmente "profonda" o una specie di pseudo filosofo da strapazzo. Non conosceva quasi nulla della vita o dei sentimenti umani, ma...
Era come se il comportamento di quella ragazza gli sembrasse sbagliato fin dal principio. Come se potesse leggere nel suo animo.
Non riusciva a comprendere bene ciò che provava, così continuò a parlare.
« Non so se lo fai per essere popolare. Io per esempio ho pochi amici, ma sono sempre me stesso. Non mi vergogno di ciò che sono. »
Con quell'ultima frase, si accorse di aver finalmente centrato il punto della situazione. La pronunciò con durezza, sperando di farle arrivare il messaggio che voleva trasmetterle... disperatamente.
Dal viso di lei scappò una singola lacrima.
Non permise ad altre di scendere dai suoi occhi, strofinandoli con forza.
Kurama la guardò con dolcezza, anche se probabilmente non se ne accorse.
 
Non aveva mai rivolto uno sguardo del genere a qualcuno, in vita sua.
 
« Io... »
Atsuko alzò un piede, come a voler fare un passo, ma lo ritirò all'ultimo momento, come se avesse cambiato idea. Il suo kohai non diede peso a questo, troppo concentrato a fissarla.
« ... so esattamente chi sono. Ed evidentemente lo sai anche tu. »
Pronunciò, smettendola di tormentarsi il viso, e mostrando un piccolo sorriso.
Ma almeno non era un gesto forzato, pensò Kurama.
 

La ragazza afferrò una mano dell'altro, senza preavviso, procurandogli una bella manciata di imbarazzo - che si mostrò sulle sue gote scure sotto forma di rossore.
Aprì la porta del terrazzo, correndo per le scale - ignorando addirittura un professore che li aveva visti e gli stava urlando di andare immeditamente in classe - e dirigendosi nella sua aula.
Kurama la seguì senza aprire bocca. Lo fece solo quando arrivarono davanti all'aula in cui Minamisawa avrebbe dovuto essere per fare lezione.
« Quindi... »
Pronunciò solamente, non capendo bene se era riuscito nel suo intento.
Ma quando lei gli sorrise di nuovo, capì che tutto era andato bene.
 
« Ora Minamisawa Atsuko entrerà in classe. »
 
Gli disse, sottolineando il suo nome.
Era come se volesse fargli capire che sarebbe stata la vera lei a varcare quella porta, e non la finta ragazza che tutti conoscevano.
Ma nonostante la determinazione, Kurama sentì il bisogno di darle una "spinta", prima di andarsene.
E poggiò la mano su quella di lei, carezzandola delicatamente.
 
« Vai. »





 

 
 
Kurama entrò nella sua aula.
Non si era accorto che praticamente metà della lezione era già passata.
Se ne accorse solo quando, aprendo la porta, il professore urlò così tanto da sturargli le orecchie.
Così si sedette vicino ad Hamano, un po' intimorito.
Quando lo fece, il suo amico si girò a fissarlo, lo sguardo eccitato e curioso.
Lui si limitò a sorridere, mostrando il pollice.
Hamano capì tutto, e sorrise a sua volta.
Finite finalmente le lezioni, i suoi amici chiesero più dettagli, e Kurama fu costretto a raccontare quasi tutto - anche se non disse del suo gesto di incoraggiamento, lo faceva sentire in imbarazzo per qualche strano motivo.
Alla fine si avvicinò ad Hayami, carezzandole la testa con affettuosità.
In fondo non l'aveva ancora ringraziata per essersi preoccupata per lui.




 
Nel tragitto di ritorno a casa, si ritrovò a pensare a tutto ciò che era successo.
Non poté far a meno di sorridere per tutti quei minuti.
Finalmente un pensiero chiaro si affacciò nella sua mente, e potè tradurre ciò che aveva sentito quando aveva conosciuto la "falsa" Minamisawa.
Era come se gli avessero dato una caramella meravigliosa, e poi gliel'avessero nascosta, dandogliene un'altra molto meno bella, cercando di spacciarla per quella precedente.
Per quanto stupido potesse sembrare una cosa del genere, era il paragone che meglio poteva descrivere ciò che aveva provato.
Per fortuna, aveva ritrovato quella caramella che gli era sembrata meravigliosa.
  
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