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Autore: Imi    26/08/2007    5 recensioni
Anni dopo la battaglia contro Lucemon,i nostri sei digiprescelti torneranno nel mondo digitale per una vacanza che saprà risvegliare sentimenti sopiti.Una fict molto poco natalizia...ma ideale contro il freddo!Leggere per credere!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Takuya Kanbara | Coppie: Izumi Orimoto/Zoe, Kouji Minamoto/Koji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3 – Di nuovo insieme

CAPITOLO 3 – Di nuovo insieme

 

Quando Zoe aprì gli occhi, il mattino seguente, le ci volle un po’ per rendersi conto di dove si trovava.

Il letto era troppo duro e piccolo per essere quello della sua stanza e la luce del sole proveniva dal lato sbagliato.

La ragazzina mugolò debolmente rigirandosi sotto il leggero lenzuolo bianco e poi all’improvviso ricordò. E sorrise.

Era di nuovo a digiworld, dopo tanti anni, con tutti i suoi vecchi amici.

Si alzò dal letto con un balzo improvviso e gioioso. Si sentiva davvero di buon umore.

Dal piano di sotto sentiva il rumoreggiare degli addetti alla cucina e lontano lontano, le onde del mare.

Scostò le tende gialle che ornavano la finestra per ammirare il panorama della spiaggia: era bellissima a quell’ora del mattino, col sole appena sorto che la colorava con delicatezza.

“Chissà se gli altri dormono ancora” si chiese togliendo la camicia da notte e infilandosi distrattamente un paio di jeans al ginocchio e una canottiera bianca.

Sperò fortemente di no; non aveva voglia di tornare a letto, avrebbe preferito scendere a fare una passeggiatina in riva al mare prima di fare colazione.

Uscì speranzosa nel corridoio e accostò l’orecchio alla porta della camera dei ragazzi.

Sul suo viso si disegnò subito un’espressione di disappunto: un russare corale e sommesso le comunicò che i suoi compagni erano ancora beatamente nel mondo dei sogni.

-Pazienza!- sospirò –vorrà dire che andrò da sola.

Scese le scale di legno fino alla terrazza e osservò curiosa i due Tocanmon che si aggiravano con foga lungo la tavolata.

-Già al lavoro!?- chiese stupita.

I due digimon si voltarono sorpresi di quella voce.

-Oh, signorina Zoe!- esclamò poi uno dei due –siete sveglia! Buongiorno!

-Avreste dovuto riposare! Il viaggio di ieri deve avervi stancata molto!- aggiunse il secondo premurosamente.

Lei sorrise di tanta gentilezza.

-Non preoccupatevi! Non sono stanca! E poi è una bella giornata: volevo fare due passi sulla spiaggia prima di colazione!

-Oh! Un’ottima idea!- annuì l’ultimo che aveva parlato.

-Volete accompagnarmi!?

I due pennuti si guardarono stupiti: la loro eroina stava davvero chiedendogli di passeggiare insieme o stavano solo sognando?

-Siete sicura, signorina Zoe??

-dite proprio a noi?

-Ma certo!

-Oh…- esclamò il più alto dei due –quale onore…noi…

-Voi dovreste preparare i tavoli!- intervenne  bruscamente alle loro spalle una voce autoritaria.

I due digimon sobbalzarono: al loro superiore non potevano certo disobbedire.

-Si, signore…- si affrettarono a rispondere all’unisono profondendosi in inchini –andiamo subito! A dopo signorina Zoe!

La ragazzina non fece in tempo a replicare che i due erano già scomparsi nel locale cucina seguiti dal digimon che li aveva rimproverati.

Zoe alzò le spalle: evidentemente non era destino che potesse avere compagnia quella mattina.

Rassegnata si avviò verso i pochi gradini che separavano la veranda dalla spiaggia e dopo aver lasciato ordinatamente le sue infradito rosa ai piedi della scala iniziò a camminare verso il mare.

La sabbia sotto i suoi piedi era ancora fresca di notte, ma l’aria era già calda di sole.

Una folata di vento gentile le fece muovere i lunghi capelli dorati, quasi a volerle dare il bentornata e Zoe si sentì subito meglio.

Il posto era bellissimo e così calmo!

Con gli ultimi passi si accostò alle onde, ormai deboli, che andavano a sdraiarsi sulla spiaggia e respirò per un po’ a occhi chiusi l’odore della salsedine. Era diverso da quello terrestre, sembrava meno pungente.

Zoe avvicinò titubante la punta di un piede all’acqua pronta a ritrarla, ma con sua immenso piacere scoprì che non era così fredda come si immaginava. Lentamente si addentrò un poco nel mare assaporando il solletico dell’acqua sulle caviglie.

Si portò una mano alla fronte per schermarsi dai raggi del sole che ora erano divenuti più insistenti e scrutò la costa di rimpetto: là, da qualche parte, anni prima, aveva riportato ai piccoli Gomamon i loro genitori, annullando i vortici che li avevano obbligati a un lungo esilio. Chissà se quel villaggio ridente esisteva ancora, si chiese.

-Già sveglia di prima mattina?

Zoe sobbalzò.

Koji riprese fiato togliendosi dalle orecchie gli auricolari che portava.

-Koji! Pensavo dormiste tutti!

Il ragazzo sorrise sarcastico.

-Avrei voluto dormire, ma con tutto il russare di JP e Takuya…!

-Così hai deciso di venire a fare una corsetta...- commentò lei osservando la sua tenuta sportiva.

Lui annuì.

I due rimasero per un po’ in silenzio mentre il mare continuava il suo incessante lavorio.

-Pensavi ai Gomamon?- chiese poi Koji a bruciapelo fissando la costa lontana.

Zoe sorrise.

-Allora te lo ricordi!?

-Che domande!

-Mi chiedevo se il loro villaggio si trovasse ancora là…

Il moro strinse gli occhi in uno sguardo più intenso, quasi volesse provare ad arrivare più lontano con la sua sola vista.

Zoe ne spiò il profilo per un istante.

Koji era cresciuto parecchio ed era diventato un ragazzo davvero affascinante proprio come si sarebbe immaginata. Già all’epoca della loro avventura era molto atletico e attraente anche se forse un po’ troppo magro. Ora invece sotto la maglietta chiara si indovinavano facilmente le forme dei suoi muscoli e la sua figura slanciata. Perfino i capelli erano diversi ora che li aveva tagliati e lunghi ciuffi ribelli gli nascondevano gli occhi, eppure quell’aura indecifrabile che lo circondava da piccolo non era cambiata affatto. Stargli accanto ora riaccendeva in Zoe le stesse identiche sensazioni di molti anni prima.

-Potremmo chiedere ai tocanmon..- propose Koji scuotendola dai suoi pensieri –loro lo sapranno di certo!

-Buona idea!- approvò Zoe –è molto che corri?- indagò poi.

Lui diede un’occhiata al suo orologio e meditò per un istante.

-Una mezzora credo…

-Allora sarai stanco..- commentò lei un po’ delusa.

-Perché?

Lei gli lanciò un’occhiata incerta cercando di decidere se era il caso di dirglielo.

-be…volevo fare una passeggiatina…- biascicò guardandosi i piedi –però da sola non…

Lui non aspettò che Zoe finisse la frase, già aveva capito.

Si lasciò cadere sulla sabbia sospirando e si tolse le scarpe.

-Se devo passeggiare queste mi danno solo fastidio…- commentò a beneficio dell’amica che lo guardava un po’ spaesata.

-Allora..- disse poi rialzandosi –da che parte volevi andare?

Zoe sorrise felice.

-Di là- rispose indicando col dito il lembo di costa che si estendeva alla sua destra –verso gli scogli.

-D’accordo- approvò lui iniziando ad incamminarsi.

Zoe invece sembrava titubante.

-che c’è?

-Be…le tue scarpe!le lasci qui?

Koji alzò le spalle.

-Si, le prenderemo al ritorno…chi vuoi che possa rubare un paio di scarpe qui?

Lei ci pensò, poi scoppiò in una risata cristallina.

-Hai ragione! che stupida! E cosa se ne farebbero poi?- aggiunse divertita mentre nella sua mente si formava la buffa immagine di un Tocanmon che tentava di infilarsi le scarpe di Koji.

Il ragazzo sorrise: anche lui doveva aver immaginato qualcosa di simile.

 

Quando tornarono all’hotel dei Tocanmon la tavolata della colazione era al gran completo e i loro amici avevano già iniziato a mangiare le prelibatezze dell’isola.

-Ehi ragazzi!!- gridò Zoe al loro indirizzo mentre risaliva i gradini –buongiorno!!!

I quattro sospesero per un istante la loro febbrile attività attorno ai piatti e spostarono la loro attenzione sui due digiprescelti appena arrivati.

-Zoe!- esclamò JP sorpreso –pensavamo dormissi ancora!

La ragazzina sorrise e Tommy tirò una gomitata leggera a Koichi.

-Invece pare che si sia data da fare!

I due scoppiarono a ridere seguiti da Takuya mentre JP lanciò al più giovane del gruppo un’occhiata truce.

-Che avete da ridere?- chiese Zoe che non aveva sentito la battuta.

-Niente, lascia stare- rispose brusco Koji che invece aveva sentito benissimo.

La ragazza lo guardò, perplessa, chiedendosi come mai all’improvviso si fosse irrigidito tanto, ma poi il richiamo del cibo fu più forte e le fece lasciare da parte qualunque altra preoccupazione.

-Allora cosa c’è di buono?- chiese infatti sedendosi nel posto libero accanto a Takuya.

-Oh…hai solo da scegliere!- rispose il ragazzo mostrandole tutto il ben di dio che troneggiava sul tavolo.

Zoe battè le mani soddisfatta e poi si diede con voracità ad agguantare i diversi cibi disposti in modo coreografico sui piatti e nei panieri: dopo quella lunga passeggiata le era venuta davvero fame.

-I signori hanno bisogno di qualcosa?- chiese ossequiosamente un digimon cameriere spuntando dalla porta della cucina.

-No, grazie…- rispose Koichi a nome di tutti –la colazione era ottima!

Il buffo animaletto si inchinò cordialmente e poi aggiunse.

-Se volete andare in spiaggia abbiamo tutta l’attrezzatura nel capanno a destra e subito dietro ci sono gli spogliatoi…prendete pure quello che volete!

-Oh grazie mille…- rispose il gemello stupito da tanta gentilezza.

-Si…- commentò invece Tommyconosciamo il posto…

Un risolino divertito seguì la sua affermazione: tutti stavano ripensando a quello che era successo proprio lì anni prima.

-Be…adesso che è passato un sacco di tempo- disse Takuya rigirandosi un bicchiere di te freddo tra le mani –possiamo perfino riderci sopra!

-Sul momento invece non abbiamo riso poi molto!- gli fece eco Koji.

-Meno male che c’era  Zoe!- esclamò JP.

-Già- concordò Takuya.

-Ma ci pensate?- interloquì Koji –se nel gruppo fossimo stati tutti ragazzi sarebbe stato un bel guaio! I Tocanmon sarebbero riusciti a prendere tutti i digivice e se la sarebbero svignata prima che potessimo accorgercene!

Tutti annuirono tranne Koichi.

-Scusate…- chiese infatti quest’ultimo – ma come al solito non mi è chiara la storia!

JP si prese l’onere di spiegare la vicenda all’amico.

-Vedi…i Tocanmon ci hanno messo a disposizione le loro attrezzature per il mare confidando che avremmo lasciato negli spogliatoi i nostri digivice. Per fortuna Zoe ha avuto sentore che qualcosa non andava e ci ha messo in allarme quando noi già eravamo a nuotare. Non sono riusciti a prendere almeno il suo digivice, questo ci ha permesso di proseguire la nostra missione!

-Ben fatto Zoe!- esclamò Koichi facendo un segno di vittoria in direzione della ragazza che però fece solo un sorriso striminzito.

-Veramente…- precisò imbarazzata –il mio unico merito è stato quello di aver meditato a lungo su che costume mettere! I Tocanmon hanno pensato che fossi già in spiaggia con gli altri e così ho avvertito la loro presenza sospetta e ho gridato!

-E non un urlo normale…- commentò Koji sarcastico –l’abbiamo sentita da qui fino in spiaggia!

Tutti meno Zoe si misero a ridere.

-Antipatici!- fece lei offesa incrociando le braccia.

-Dai non te la prendere!- le disse Takuya dandole un buffetto sulla spalla –in fondo è anche grazie alla tua voce portentosa che ce l’abbiamo fatta!

Zoe socchiuse gli occhi.

-Non è lo stesso una cosa gentile da dire!

-Va bene- fece lui remissivo –scusaci!

Lei sembrò lasciar cadere la vicenda.

-Ma voi due non eravate soliti litigare?- fece però a quel punto Tommy stupito.

Era da quando si erano ritrovati che l’amico non faceva che fare il gentile con Zoe e la cosa era davvero strana perché nei ricordi che possedeva i due ragazzi non facevano altro che stuzzicarsi a vicenda e non si lesinavano mai battute e rimproveri.

-Ah!- fece Takuya –sei diventato più alto, ma resti sempre un bambino!

Tommy lo guardò sconcertato.

-E’ vero, io e Zoe ci beccavamo spesso, ma non voleva certo dire che litigassimo!

-Era divertente stuzzicarci!- confermò lei –ma in fondo siamo sempre stati amici!

-Proprio così!- confermò lui facendo passare un braccio dietro le spalle di Zoe e attirandola a sé –eravamo una bella squadra!

Lei sorrise.

-Ben detto Takuya!

Tommy li guardò i nuovo sempre più perplesso mentre un sospetto ancora più tremendo di quella rivelazione si faceva spazio dentro di lui e gli tornavano in mente le parole del giorno prima di Koji: “parla mister “sono-tanto-contento-di-essere-venuto-a-digiworld-così-ho-potuto-conoscerti,-Zoe!”.

-Ma voi…- balbettò piano –voi…

-Allora si va in spiaggia o no?- propose JP impaziente di poter mostrare a Zoe il suo nuovo fisico scolpito e abbronzato.

-SIII!!! Viva la spiaggia!- saltò su la biondina alzandosi da tavola –ci andiamo?

-Vada per la spiaggia!- confermò Takuya.

-Ok!- rispose Koichi.

-Allora vado a prendere il costume e mi cambio! Ci vediamo giù!- replicò lei scomparendo su per le scale.

Anche gli altri digiprescelti si alzarono stiracchiandosi.

-Ma…- fece Tommy ancora perplesso, ma nessuno sembrava intenzionato a dargli ascolto. Così il più giovane del gruppo si alzò a sua volta scrollandosi i dubbi dalle spalle. Ci avrebbe pensato più tardi.

 

Quando Zoe arrivò in spiaggia armata di borsa, occhiali e cappello, gli altri ragazzi avevano già piazzato gli ombrelloni e le salviette. Come era accaduto l’altra volta, Zoe aveva impiegato molto tempo prima di decidere quale dei suoi nuovi costumi sfoggiare per primo ed era rimasta quasi mezzora in camerino provandoseli tutti.

Alla fine aveva optato per un duepezzi azzurro molto semplice, preferendo evitare di mostrarsi subito con il pezzo forte della sua collezione. In realtà al pensiero di farsi vedere dagli amici con un costume troppo provocante si era sentita un po’ in imbarazzo: dopotutto era l’unica ragazza, aveva pensato riponendo nella borsa l’altro due pezzi.

Eppure, quando giunta sotto l’ombrellone si era sfilata il pareo leggero che la copriva, tutti e sette i presenti (compresi i due piccoli digimon che pure non ne sapevano molto di bellezze terrestri) non avevano potuto far altro che pensare che la bambina che avevano conosciuto non esisteva più e che la loro amica era davvero diventata uno schianto.

-Qualcuno mi mette la crema?- chiese Zoe ignara di aver provocato tanto scompiglio.

JP stava già per lanciarsi verso il tubetto di crema protettiva che Zoe tendeva verso di loro quando Takuya lo battè sul tempo.

-Dà qua, faccio io!- asserì infatti alzandosi in piedi.

-Grazie!- cinguettò Zoe sdraiandosi supina sul suo asciugamano arancione e oro.

JP li guardò con una punta di rammarico schiarendosi la gola che si sentiva terribilmente secca.

Anche Koji si rese conto dopo svariati minuti che li stava ostinatamente fissando. Distolse subito lo sguardo sentendosi strano, poi, incapace di stare fermo si alzò in piedi.

-Vi va una partita a calcio?- chiese.

-Forte!- esultò Tommy impaziente di mostrare a tutti quanto era bravo in quello sport.

-Io ci sto!- ripose JP quasi in tono di sfida.

-Che cos’è il calcio?- chiese Neemon suscitando le ire di Bokomon.

-Se riesci a trovare un pallone..- rispose distrattamente Takuya mentre continuava a massaggiare le spalle di Zoe per spalmarle la crema.

-Vado a cercarlo…credo di averne visto uno in magazzino…- rispose il moro che non aspettava altro per potersi allontanare di lì.

 

Koji si era allontanato di appena pochi passi dagli ombrelloni e dagli amici quando la sensazione di non essere solo lo fece voltare. Tommy, che lo stava palesemente seguendo, gli sorrise imbarazzato.

-che c’è?- domandò il più grande dei due senza poi molta delicatezza.

-Ni-niente..- balbettò l’altro sollevando le spalle –volevo solo accompagnarti…

Koji lo guardò scettico alzando un sopracciglio: la cosa era decisamente sospetta. Lui e il digiprescelto del ghiaccio non avevamo mai avuto un vero e proprio rapporto di amicizia anche se nei combattimenti e nelle situazioni più difficili si erano sempre coperti le spalle a vicenda. Del resto al tempo Tommy era davvero un piccolo e insopportabile piagnucoloso e Koji, abituato a doversela cavare sempre da solo, chiuso e duro con sé stesso prima ancora che con gli altri, lo considerava un inutile fastidio e proprio non riusciva a capire le attenzioni amorevoli e pazienti che Takuya gli dedicava. Non sapeva ancora cosa volesse dire occuparsi di qualcun altro a quei tempi, non sapeva cosa significasse avere un fratello…

-Non serve che mi accompagni- disse riprendendo a camminare.

Ma il più giovane non sembrava essersi scoraggiato dall’accoglienza poco amichevole.

-Lo so…ma vengo lo stesso…

-Ti dico che non c’è motivo…- tentò di dissuaderlo di nuovo il moro che avrebbe davvero desiderato restarsene un po’ da solo per ripensare a quella stizza improvvisa che lo aveva fatto allontanare dal gruppo solo un attimo prima, ma l’amico non demordeva.

-No no lo so…- esclamò infatti –ma ti seguo

Koji sbuffò, ma poi gli venne da ridere.

-Anni fa avresti pagato per potermi stare lontano…- commentò con un sorriso ironico.

Tommy arrossì.

-Ma tu mi trattavi male!- cercò di giustificarsi in imbarazzo.

Koji si voltò di scatto verso di lui, fissandolo con uno sguardo penetrante e Tommy riprovò per un istante quel timore che il ragazzo gli incuteva da piccolo. Fece per allontanarsi di un passo, ma si bloccò subito. Non era più piccolo adesso: non sarebbe scappato più, non aveva più bisogno della protezione di Takuya, poteva fronteggiarlo da solo.

Si preparò deglutendo nervoso alla raffica di parole terribili che di certo Koji stava preparando per lui, ma inaspettatamente il ragazzo gli appoggiò una mano sulla spalla calda di sole e i suoi occhi si socchiusero un poco.

-Hai ragione. Non ho mai fatto altro che terrorizzarti e dirti che te la dovevi cavare da solo… Scusami.

Tommy, troppo spiazzato dalla sorpresa, ebbe bisogno di qualche secondo per capire cosa fosse successo e se ne restò a boccheggiare come un pesce mentre l’amico si allontanava verso il capanno. Quando ebbe finalmente decifrato le parole di Koji, improvvisamente gli tornarono in mente i discorsi di Takuya, anni prima, quando gli diceva che non doveva avere paura di Koji, perché non era cattivo: solo non capiva cosa volesse dire essere un bambino con una vita spensierata come la sua. Allora Tommy non capiva e spiava da dietro le spalle del prescelto del fuoco lo sguardo corrucciato di Koji, immaginando che stesse di certo pensando qualcosa di spaventoso…non era mai riuscito a comprendere quanto Koji si preoccupasse dell’incolumità di tutti e di come le sue riflessioni, per quanto spaventose e pessimiste, li avessero salvati spesso da pericoli ben più reali. C’era voluto molto tempo, ma ora capiva Takuya e capiva anche perché tenesse tanto all’amicizia e all’approvazione di Koji.

-Aspetta..- disse allora cercando di raggiungere di nuovo l’amico che aveva guadagnato qualche metro.

L’altro si voltò perplesso.

-Non ti devi scusare…- disse sorridendo –ho smesso di essere un piagnone anche grazie a te…

Koji abbassò lo sguardo imbarazzato: non era abituato ai ringraziamenti o ai complimenti, lo mettevano sempre a disagio.

-Allora, adesso cerchiamo questo benedetto pallone!- fece però subito Tommy prendendolo sotto braccio –così te la faccio pagare per avermi terrorizzato…- continuò facendogli l’occhiolino.

-Ehi, non mi sottovalutare!- replicò l’altro sentendosi subito più a suo agio –devi ancora mangiarne di pappa prima di battermi…

Tommy diede una spinta leggera a Koji, sbilanciandolo a destra e poi ne approfittò per mettersi a correre prendendolo alla sprovvista.

-Chi arriva ultimo è un pivello!- gli gridò correndo contento verso il capanno.

Koji accettò la sfida e i due arrivarono alla porta sollevando un polverone di sabbia.

-Però…- ansimò Tommy –atletico il vecchio…

Koji gli sorrise di sbieco.

-Però…- disse a sua volta cercando di riprendere fiato –veloce il poppante..

Il ragazzino storse la bocca in una smorfia e poi si introdusse nella bassa costruzione di legno afferrando il primo pallone da calcio che riuscì a trovare.

-Va bene?- chiese tirandolo a Koji.

Il moro annuì rigirandoselo un po’fra le mani per saggiarne la durezza.

-Si andrà benone…non mi sembra durissimo…potrà giocare anche Zoe senza farsi male…Andiamo!

Tommy richiuse la porta e si incamminò dietro l’amico: all’improvviso sembrava che tutta la sua energia si fosse esaurita e che un pensiero importante lo stesse tormentando. Koji lo osservò mentre avanzava trascinando i piedi sulla sabbia finissima, ma preferì non chiedere niente: se voleva confidargli qualcosa lui…

-senti…- disse Tommy interrompendo le sue riflessioni –ti posso fare una domanda?

A quanto pareva non ci aveva messo poi molto a rompere gli indugi. Meglio così, infondo Koji era abbastanza curioso di sapere cosa mai gli frullasse in testa.

-Chiedi…poi vedrò se ti posso rispondere

Il più giovane dei due si mordicchiò nevoso le unghie della mano.

-Si tratta di Takuya- disse poi dopo un lungo silenzio.

Koji rimase sorpreso: Takuya?

-Ho pensato che forse, visto che tu eri il suo miglior amico mi puoi aiutare a capire una cosa…

Il moro annuì.

-Posso provare…ma…- disse dopo una breve esitazione –è una cosa così grave?

Tommy arrossì.

-Oh no, no!!- esclamò protendendo in avanti le mani quasi a voler scacciare quell’ipotesi –non è una cosa grave! Solo…sono curioso!

Il ragazzino fissò per un po’ lo sguardo sui suoi piedi indeciso: non sapeva se Koji era davvero la persona giusta per fare una simile domanda e soprattutto non sapeva se era il caso di chiederla una cosa del genere.

-Allora?- chiese spazientito l’altro in attesa e Tommy finalmente si decise.

-Si tratta di questo: io ho sempre pensato di conoscere bene Takuya- esordì –però adesso c’è una cosa che non capisco e che mi sembra strana.

Fece di nuovo una piccola pausa per decidere quali parole usare.

-Ecco…beh…- sospirò –oh insomma, si tratta di Zoe, ecco!- sbottò.

Adesso che il rospo era uscito il ragazzino si sentiva un po’ più sicuro.

-Il fatto è che quando eravamo a digiworld anni fa Zoe e Takuya non facevano che litigare e continuavano a dire che si detestavano…solo che adesso…sembra che non sia mai stato così…non riesco a capire!

Koji guardò sorpreso l’amico.

-Se si tratta solo di questo…te lo posso spiegare anche io che sono la persona meno adatta a capire gli altri!- esclamò infatti con un sorrisino.

L’altro lo guardò curioso e impaziente.

-Il fatto è che litigare e punzecchiarsi era il loro modo di essere amici. Tutto qui!

Il più giovane lo guardò come se fosse un extraterrestre e Koji sbuffò.

-Ma possibile che non capisci? All’inizio forse non si sopportavano davvero, ma poi quello di litigare era diventato un gioco, un modo come un altro per comunicare!

-Però…l’altro giorno alla stazione…quella frase che hai ricordato….

Koji ci pensò un momento.

-Ho solo sentito Takuya che diceva a Zoe di essere contento di averla conosciuta…tutto qui. Tieni conto che eravamo in una situazione difficile…rischiavamo davvero la vita…forse non ci saremmo mai più rivisti…- cercò di argomentare il moro, ma l’altro lo fissava con aria poco convinta.

-Non è che a Takuya piaceva Zoe?- sbottò alla fine a bruciapelo.

Koji sussultò.

-Be…poteva anche essere- disse prudentemente dopo una breve riflessione –ma a me non ha mai detto niente…

-Questo non vuol dire che non sia vero!- esclamò Tommy – insomma io ci ho pensato e secondo me deve essere proprio così! Non avrebbe senso altrimenti! E sai una cosa? Secondo me è ancora innamorato di lei!

Koji lo guardò allibito.

-Pensaci- continuò però Tommy che sembrava essere stato preso da un’euforia improvvisa –da quando siamo arrivati qui non ha fatto altro che starle appiccicato e fare il gentile e bisbigliare con lei…dico, ma hai visto come si è tuffato sulla crema poco fa per potergliela spalmare lui…?

Koji guardò involontariamente verso il gruppo di ombrelloni poco distanti sentendosi un fastidioso groppo alla gola. Takuya e Zoe? Si chiese mentre il cuore involontariamente aveva iniziato a battere più veloce.

-Allora? Cosa ne pensi??- domandò Tommy piantandosi davanti ai suoi occhi pensierosi e invadendo così tutto il suo campo visivo.

-Penso…penso che la dovresti smettere con queste insinuazioni!- sbottò infastidito –non sta bene parlare alle spalle di qualcuno specie se è tuo amico!

-Ma…- tentò di obiettare il più giovane frastornato da un cambiamento così improvviso di umore.

-Se proprio lo vuoi sapere- continuò Koji ricominciando a camminare –chiedilo a lui!

Tommy lo fissò con crescente sorpresa mentre si allontanava: sembrava davvero arrabbiato, ma in fondo non gli pareva di aver detto niente di così spiacevole…

-E comunque- terminò Koji lapidario –non ci sarebbe proprio niente di strano!

Chissà con chi stava parlando veramente si chiese a quel punto Tommy, iniziando a capire.

 

 

  
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