CAPITOLO
3 – Di nuovo insieme
Quando
Zoe aprì gli occhi, il mattino seguente, le ci volle un po’ per
rendersi conto di dove si trovava.
Il
letto era troppo duro e piccolo per essere quello della sua stanza e la luce
del sole proveniva dal lato sbagliato.
La
ragazzina mugolò debolmente rigirandosi sotto il leggero lenzuolo bianco
e poi all’improvviso ricordò. E sorrise.
Era
di nuovo a digiworld, dopo tanti anni, con tutti i
suoi vecchi amici.
Si
alzò dal letto con un balzo improvviso e gioioso. Si sentiva davvero di
buon umore.
Dal
piano di sotto sentiva il rumoreggiare degli addetti alla cucina e lontano lontano, le onde del mare.
Scostò
le tende gialle che ornavano la finestra per ammirare il panorama della
spiaggia: era bellissima a quell’ora del
mattino, col sole appena sorto che la colorava con delicatezza.
“Chissà
se gli altri dormono ancora” si chiese togliendo la camicia da notte e
infilandosi distrattamente un paio di jeans al ginocchio e una canottiera
bianca.
Sperò
fortemente di no; non aveva voglia di tornare a letto, avrebbe preferito
scendere a fare una passeggiatina in riva al mare prima di fare colazione.
Uscì
speranzosa nel corridoio e accostò l’orecchio alla porta della
camera dei ragazzi.
Sul
suo viso si disegnò subito un’espressione di disappunto: un
russare corale e sommesso le comunicò che i suoi compagni erano ancora
beatamente nel mondo dei sogni.
-Pazienza!-
sospirò –vorrà dire che andrò
da sola.
Scese
le scale di legno fino alla terrazza e osservò curiosa i due Tocanmon che si aggiravano con foga lungo la tavolata.
-Già
al lavoro!?- chiese stupita.
I
due digimon si voltarono sorpresi di quella voce.
-Oh,
signorina Zoe!- esclamò poi uno dei due –siete sveglia!
Buongiorno!
-Avreste
dovuto riposare! Il viaggio di ieri deve avervi stancata molto!- aggiunse il
secondo premurosamente.
Lei
sorrise di tanta gentilezza.
-Non
preoccupatevi! Non sono stanca! E poi è una bella giornata: volevo fare
due passi sulla spiaggia prima di colazione!
-Oh!
Un’ottima idea!- annuì l’ultimo che aveva parlato.
-Volete
accompagnarmi!?
I
due pennuti si guardarono stupiti: la loro eroina stava davvero chiedendogli di
passeggiare insieme o stavano solo sognando?
-Siete
sicura, signorina Zoe??
-dite
proprio a noi?
-Ma
certo!
-Oh…-
esclamò il più alto dei due –quale onore…noi…
-Voi
dovreste preparare i tavoli!- intervenne bruscamente alle loro spalle una
voce autoritaria.
I
due digimon sobbalzarono: al loro superiore non
potevano certo disobbedire.
-Si,
signore…- si affrettarono a rispondere all’unisono profondendosi in
inchini –andiamo subito! A dopo signorina Zoe!
La
ragazzina non fece in tempo a replicare che i due erano già scomparsi nel locale cucina seguiti dal digimon
che li aveva rimproverati.
Zoe
alzò le spalle: evidentemente non era destino che potesse avere
compagnia quella mattina.
Rassegnata
si avviò verso i pochi gradini che separavano la veranda dalla spiaggia
e dopo aver lasciato ordinatamente le sue infradito rosa ai piedi della scala
iniziò a camminare verso il mare.
La
sabbia sotto i suoi piedi era ancora fresca di notte, ma l’aria era
già calda di sole.
Una
folata di vento gentile le fece muovere i lunghi capelli dorati, quasi a
volerle dare il bentornata e Zoe si sentì
subito meglio.
Il
posto era bellissimo e così calmo!
Con
gli ultimi passi si accostò alle onde, ormai deboli, che andavano a
sdraiarsi sulla spiaggia e respirò per un po’ a occhi chiusi
l’odore della salsedine. Era diverso da quello terrestre, sembrava meno
pungente.
Zoe
avvicinò titubante la punta di un piede all’acqua pronta a
ritrarla, ma con sua immenso piacere scoprì che
non era così fredda come si immaginava. Lentamente si addentrò un
poco nel mare assaporando il solletico dell’acqua sulle caviglie.
Si
portò una mano alla fronte per schermarsi dai raggi del sole che ora
erano divenuti più insistenti e scrutò la costa di rimpetto:
là, da qualche parte, anni prima, aveva riportato ai piccoli Gomamon i loro genitori, annullando i vortici che li
avevano obbligati a un lungo esilio. Chissà se quel villaggio ridente
esisteva ancora, si chiese.
-Già
sveglia di prima mattina?
Zoe
sobbalzò.
Koji
riprese fiato togliendosi dalle orecchie gli auricolari che portava.
-Koji!
Pensavo dormiste tutti!
Il
ragazzo sorrise sarcastico.
-Avrei
voluto dormire, ma con tutto il russare di JP e Takuya…!
-Così
hai deciso di venire a fare una corsetta...- commentò lei osservando la
sua tenuta sportiva.
Lui
annuì.
I
due rimasero per un po’ in silenzio mentre il
mare continuava il suo incessante lavorio.
-Pensavi
ai Gomamon?- chiese poi Koji
a bruciapelo fissando la costa lontana.
Zoe
sorrise.
-Allora
te lo ricordi!?
-Che
domande!
-Mi
chiedevo se il loro villaggio si trovasse ancora là…
Il
moro strinse gli occhi in uno sguardo più intenso, quasi volesse provare ad arrivare più lontano con la sua
sola vista.
Zoe
ne spiò il profilo per un istante.
Koji era
cresciuto parecchio ed era diventato un ragazzo davvero affascinante proprio
come si sarebbe immaginata. Già all’epoca della loro avventura era
molto atletico e attraente anche se forse un po’ troppo magro. Ora invece
sotto la maglietta chiara si indovinavano facilmente le forme dei suoi muscoli
e la sua figura slanciata. Perfino i capelli erano diversi ora che li aveva
tagliati e lunghi ciuffi ribelli gli nascondevano gli occhi, eppure quell’aura indecifrabile che lo circondava da piccolo
non era cambiata affatto. Stargli accanto ora riaccendeva
in Zoe le stesse identiche sensazioni di molti anni prima.
-Potremmo
chiedere ai tocanmon..-
propose Koji scuotendola dai suoi pensieri
–loro lo sapranno di certo!
-Buona
idea!- approvò Zoe –è molto che corri?- indagò poi.
Lui
diede un’occhiata al suo orologio e meditò per un istante.
-Una
mezzora credo…
-Allora
sarai stanco..- commentò lei un po’
delusa.
-Perché?
Lei
gli lanciò un’occhiata incerta cercando di decidere se era il caso
di dirglielo.
-be…volevo
fare una passeggiatina…- biascicò guardandosi i piedi
–però da sola non…
Lui
non aspettò che Zoe finisse la frase, già aveva capito.
Si
lasciò cadere sulla sabbia sospirando e si tolse le scarpe.
-Se
devo passeggiare queste mi danno solo fastidio…- commentò a
beneficio dell’amica che lo guardava un po’ spaesata.
-Allora..- disse poi rialzandosi –da che parte volevi andare?
Zoe
sorrise felice.
-Di
là- rispose indicando col dito il lembo di costa che si estendeva alla
sua destra –verso gli scogli.
-D’accordo-
approvò lui iniziando ad incamminarsi.
Zoe
invece sembrava titubante.
-che
c’è?
-Be…le
tue scarpe!le lasci qui?
Koji
alzò le spalle.
-Si,
le prenderemo al ritorno…chi vuoi che possa rubare un paio di scarpe qui?
Lei
ci pensò, poi scoppiò in una risata cristallina.
-Hai
ragione! che stupida! E cosa se ne farebbero poi?-
aggiunse divertita mentre nella sua mente si formava
la buffa immagine di un Tocanmon che tentava di
infilarsi le scarpe di Koji.
Il
ragazzo sorrise: anche lui doveva aver immaginato qualcosa di simile.
Quando
tornarono all’hotel dei Tocanmon la tavolata
della colazione era al gran completo e i loro amici avevano già iniziato
a mangiare le prelibatezze dell’isola.
-Ehi
ragazzi!!- gridò Zoe al loro indirizzo mentre
risaliva i gradini –buongiorno!!!
I
quattro sospesero per un istante la loro febbrile attività attorno ai
piatti e spostarono la loro attenzione sui due digiprescelti
appena arrivati.
-Zoe!-
esclamò JP sorpreso –pensavamo dormissi ancora!
La
ragazzina sorrise e Tommy tirò una gomitata
leggera a Koichi.
-Invece
pare che si sia data da fare!
I
due scoppiarono a ridere seguiti da Takuya mentre JP lanciò al più giovane del gruppo
un’occhiata truce.
-Che
avete da ridere?- chiese Zoe che non aveva sentito la battuta.
-Niente,
lascia stare- rispose brusco Koji che invece aveva sentito
benissimo.
La
ragazza lo guardò, perplessa, chiedendosi come mai all’improvviso
si fosse irrigidito tanto, ma poi il richiamo del cibo fu più forte e le
fece lasciare da parte qualunque altra preoccupazione.
-Allora
cosa c’è di buono?- chiese infatti
sedendosi nel posto libero accanto a Takuya.
-Oh…hai
solo da scegliere!- rispose il ragazzo mostrandole tutto il ben di dio che
troneggiava sul tavolo.
Zoe
battè le mani soddisfatta
e poi si diede con voracità ad agguantare i diversi cibi disposti in modo
coreografico sui piatti e nei panieri: dopo quella lunga passeggiata le era
venuta davvero fame.
-I
signori hanno bisogno di qualcosa?- chiese ossequiosamente un digimon cameriere spuntando dalla porta della cucina.
-No,
grazie…- rispose Koichi a
nome di tutti –la colazione era ottima!
Il
buffo animaletto si inchinò cordialmente e poi aggiunse.
-Se
volete andare in spiaggia abbiamo tutta l’attrezzatura nel capanno a
destra e subito dietro ci sono gli spogliatoi…prendete pure quello che
volete!
-Oh
grazie mille…- rispose il gemello stupito da tanta gentilezza.
-Si…-
commentò invece Tommy –conosciamo il posto…
Un
risolino divertito seguì la sua affermazione: tutti stavano ripensando a
quello che era successo proprio lì anni prima.
-Be…adesso
che è passato un sacco di tempo- disse Takuya rigirandosi un bicchiere di te freddo tra le mani
–possiamo perfino riderci sopra!
-Sul
momento invece non abbiamo riso poi molto!- gli fece eco Koji.
-Meno
male che c’era
Zoe!- esclamò JP.
-Già-
concordò Takuya.
-Ma
ci pensate?- interloquì Koji –se nel
gruppo fossimo stati tutti ragazzi sarebbe stato un bel guaio! I Tocanmon sarebbero riusciti a prendere tutti i digivice e se la sarebbero svignata prima che potessimo
accorgercene!
Tutti
annuirono tranne Koichi.
-Scusate…-
chiese infatti quest’ultimo – ma come al
solito non mi è chiara la storia!
JP
si prese l’onere di spiegare la vicenda all’amico.
-Vedi…i
Tocanmon ci hanno messo a disposizione le loro
attrezzature per il mare confidando che avremmo lasciato negli spogliatoi i
nostri digivice. Per fortuna Zoe ha avuto sentore che
qualcosa non andava e ci ha messo in allarme quando
noi già eravamo a nuotare. Non sono riusciti a prendere almeno il suo digivice, questo ci ha permesso di proseguire la nostra
missione!
-Ben
fatto Zoe!- esclamò Koichi facendo un segno di
vittoria in direzione della ragazza che però
fece solo un sorriso striminzito.
-Veramente…-
precisò imbarazzata –il mio unico merito è stato quello di
aver meditato a lungo su che costume mettere! I Tocanmon
hanno pensato che fossi già in spiaggia con gli altri e così ho avvertito la loro presenza sospetta e ho gridato!
-E
non un urlo normale…- commentò Koji
sarcastico –l’abbiamo sentita da qui fino in spiaggia!
Tutti
meno Zoe si misero a ridere.
-Antipatici!-
fece lei offesa incrociando le braccia.
-Dai
non te la prendere!- le disse Takuya dandole un
buffetto sulla spalla –in fondo è anche grazie alla tua voce
portentosa che ce l’abbiamo fatta!
Zoe
socchiuse gli occhi.
-Non
è lo stesso una cosa gentile da dire!
-Va
bene- fece lui remissivo –scusaci!
Lei
sembrò lasciar cadere la vicenda.
-Ma
voi due non eravate soliti litigare?- fece però a quel punto Tommy stupito.
Era
da quando si erano ritrovati che l’amico non
faceva che fare il gentile con Zoe e la cosa era davvero strana perché
nei ricordi che possedeva i due ragazzi non facevano altro che stuzzicarsi a
vicenda e non si lesinavano mai battute e rimproveri.
-Ah!-
fece Takuya –sei diventato più alto, ma
resti sempre un bambino!
Tommy lo
guardò sconcertato.
-E’
vero, io e Zoe ci beccavamo spesso, ma non voleva certo dire che litigassimo!
-Era
divertente stuzzicarci!- confermò lei –ma
in fondo siamo sempre stati amici!
-Proprio
così!- confermò lui facendo passare un braccio dietro le spalle
di Zoe e attirandola a sé –eravamo una bella squadra!
Lei
sorrise.
-Ben
detto Takuya!
Tommy li
guardò i nuovo sempre più perplesso
mentre un sospetto ancora più tremendo di quella rivelazione si faceva
spazio dentro di lui e gli tornavano in mente le parole del giorno prima di Koji: “parla mister
“sono-tanto-contento-di-essere-venuto-a-digiworld-così-ho-potuto-conoscerti,-Zoe!”.
-Ma
voi…- balbettò piano –voi…
-Allora
si va in spiaggia o no?- propose JP impaziente di poter mostrare a Zoe il suo
nuovo fisico scolpito e abbronzato.
-SIII!!! Viva la spiaggia!- saltò su la biondina alzandosi
da tavola –ci andiamo?
-Vada
per la spiaggia!- confermò Takuya.
-Ok!-
rispose Koichi.
-Allora
vado a prendere il costume e mi cambio! Ci vediamo giù!- replicò
lei scomparendo su per le scale.
Anche
gli altri digiprescelti si alzarono stiracchiandosi.
-Ma…-
fece Tommy ancora perplesso, ma nessuno sembrava
intenzionato a dargli ascolto. Così il più giovane del gruppo si
alzò a sua volta scrollandosi i dubbi dalle spalle. Ci avrebbe pensato
più tardi.
Quando
Zoe arrivò in spiaggia armata di borsa,
occhiali e cappello, gli altri ragazzi avevano già piazzato gli
ombrelloni e le salviette. Come era accaduto l’altra volta, Zoe aveva
impiegato molto tempo prima di decidere quale dei suoi
nuovi costumi sfoggiare per primo ed era rimasta quasi mezzora in camerino
provandoseli tutti.
Alla
fine aveva optato per un duepezzi azzurro molto semplice, preferendo evitare di
mostrarsi subito con il pezzo forte della sua collezione. In realtà al
pensiero di farsi vedere dagli amici con un costume troppo provocante si era
sentita un po’ in imbarazzo: dopotutto era l’unica ragazza, aveva
pensato riponendo nella borsa l’altro due pezzi.
Eppure,
quando giunta sotto l’ombrellone si era sfilata il pareo leggero che la
copriva, tutti e sette i presenti (compresi i due piccoli digimon
che pure non ne sapevano molto di bellezze terrestri) non avevano potuto far
altro che pensare che la bambina che avevano conosciuto non esisteva più
e che la loro amica era davvero diventata uno schianto.
-Qualcuno
mi mette la crema?- chiese Zoe ignara di aver provocato tanto scompiglio.
JP
stava già per lanciarsi verso il tubetto di crema protettiva che Zoe
tendeva verso di loro quando Takuya lo battè sul tempo.
-Dà
qua, faccio io!- asserì infatti alzandosi in
piedi.
-Grazie!-
cinguettò Zoe sdraiandosi supina sul suo asciugamano arancione e oro.
JP
li guardò con una punta di rammarico schiarendosi la gola che si sentiva
terribilmente secca.
Anche
Koji si rese conto dopo svariati minuti che li stava
ostinatamente fissando. Distolse subito lo sguardo sentendosi strano, poi,
incapace di stare fermo si alzò in piedi.
-Vi
va una partita a calcio?- chiese.
-Forte!-
esultò Tommy impaziente di mostrare a tutti
quanto era bravo in quello sport.
-Io
ci sto!- ripose JP quasi in tono di sfida.
-Che
cos’è il calcio?- chiese Neemon
suscitando le ire di Bokomon.
-Se
riesci a trovare un pallone..- rispose distrattamente Takuya mentre continuava a massaggiare le spalle di Zoe per
spalmarle la crema.
-Vado
a cercarlo…credo di averne visto uno in magazzino…- rispose il moro
che non aspettava altro per potersi allontanare di lì.
Koji si
era allontanato di appena pochi passi dagli ombrelloni e dagli amici quando la
sensazione di non essere solo lo fece voltare. Tommy, che lo stava palesemente seguendo, gli sorrise imbarazzato.
-che
c’è?- domandò il più grande
dei due senza poi molta delicatezza.
-Ni-niente..-
balbettò l’altro sollevando le spalle –volevo solo
accompagnarti…
Koji lo
guardò scettico alzando un sopracciglio: la cosa era decisamente
sospetta. Lui e il digiprescelto del ghiaccio non
avevamo mai avuto un vero e proprio rapporto di amicizia anche se nei
combattimenti e nelle situazioni più difficili si erano sempre coperti
le spalle a vicenda. Del resto al tempo Tommy era
davvero un piccolo e insopportabile piagnucoloso e Koji,
abituato a doversela cavare sempre da solo, chiuso e duro con sé stesso
prima ancora che con gli altri, lo considerava un inutile fastidio e proprio
non riusciva a capire le attenzioni amorevoli e pazienti
che Takuya gli dedicava. Non sapeva ancora cosa
volesse dire occuparsi di qualcun altro a quei tempi, non sapeva cosa
significasse avere un fratello…
-Non
serve che mi accompagni- disse riprendendo a
camminare.
Ma
il più giovane non sembrava essersi scoraggiato dall’accoglienza
poco amichevole.
-Lo
so…ma vengo lo stesso…
-Ti
dico che non c’è motivo…- tentò di dissuaderlo di
nuovo il moro che avrebbe davvero desiderato restarsene un po’ da solo
per ripensare a quella stizza improvvisa che lo aveva fatto allontanare dal gruppo solo un attimo prima, ma l’amico non
demordeva.
-No
no lo so…- esclamò infatti –ma ti
seguo
Koji
sbuffò, ma poi gli venne da ridere.
-Anni
fa avresti pagato per potermi stare lontano…- commentò con un
sorriso ironico.
Tommy
arrossì.
-Ma
tu mi trattavi male!- cercò di giustificarsi in imbarazzo.
Koji si
voltò di scatto verso di lui, fissandolo con uno sguardo penetrante e Tommy riprovò per un istante quel timore che il
ragazzo gli incuteva da piccolo. Fece per allontanarsi di un passo, ma si
bloccò subito. Non era più piccolo adesso: non sarebbe scappato
più, non aveva più bisogno della protezione di Takuya, poteva fronteggiarlo da solo.
Si
preparò deglutendo nervoso alla raffica di parole terribili che di certo
Koji stava preparando per lui, ma inaspettatamente il
ragazzo gli appoggiò una mano sulla spalla calda di sole e i suoi occhi
si socchiusero un poco.
-Hai
ragione. Non ho mai fatto altro che terrorizzarti e dirti che te la dovevi
cavare da solo… Scusami.
Tommy,
troppo spiazzato dalla sorpresa, ebbe bisogno di qualche secondo per capire
cosa fosse successo e se ne restò a
boccheggiare come un pesce mentre l’amico si allontanava verso il
capanno. Quando ebbe finalmente decifrato le parole di Koji,
improvvisamente gli tornarono in mente i discorsi di Takuya, anni prima, quando gli diceva che non doveva
avere paura di Koji, perché non era cattivo:
solo non capiva cosa volesse dire essere un bambino con una vita spensierata
come la sua. Allora Tommy non capiva e spiava da
dietro le spalle del prescelto del fuoco lo sguardo corrucciato di Koji, immaginando che stesse di certo pensando qualcosa di
spaventoso…non era mai riuscito a comprendere
quanto Koji si preoccupasse
dell’incolumità di tutti e di come le sue riflessioni, per quanto
spaventose e pessimiste, li avessero salvati spesso da pericoli ben più
reali. C’era voluto molto tempo, ma ora capiva Takuya
e capiva anche perché tenesse tanto all’amicizia e
all’approvazione di Koji.
-Aspetta..- disse allora cercando di raggiungere di nuovo
l’amico che aveva guadagnato qualche metro.
L’altro
si voltò perplesso.
-Non
ti devi scusare…- disse sorridendo –ho smesso di essere un piagnone
anche grazie a te…
Koji
abbassò lo sguardo imbarazzato: non era abituato ai ringraziamenti o ai
complimenti, lo mettevano sempre a disagio.
-Allora,
adesso cerchiamo questo benedetto pallone!- fece però
subito Tommy prendendolo sotto braccio
–così te la faccio pagare per avermi terrorizzato…-
continuò facendogli l’occhiolino.
-Ehi,
non mi sottovalutare!- replicò l’altro sentendosi subito
più a suo agio –devi ancora mangiarne di pappa prima di
battermi…
Tommy
diede una spinta leggera a Koji, sbilanciandolo a
destra e poi ne approfittò per mettersi a correre prendendolo alla
sprovvista.
-Chi
arriva ultimo è un pivello!- gli gridò correndo contento verso il
capanno.
Koji
accettò la sfida e i due arrivarono alla porta sollevando un polverone
di sabbia.
-Però…-
ansimò Tommy –atletico il vecchio…
Koji gli sorrise di sbieco.
-Però…-
disse a sua volta cercando di riprendere fiato –veloce il poppante..
Il
ragazzino storse la bocca in una smorfia e poi si introdusse nella bassa
costruzione di legno afferrando il primo pallone da calcio che riuscì a
trovare.
-Va
bene?- chiese tirandolo a Koji.
Il
moro annuì rigirandoselo un po’fra le mani per saggiarne la
durezza.
-Si
andrà benone…non mi sembra
durissimo…potrà giocare anche Zoe senza farsi male…Andiamo!
Tommy
richiuse la porta e si incamminò dietro l’amico:
all’improvviso sembrava che tutta la sua energia si fosse esaurita e che
un pensiero importante lo stesse tormentando. Koji lo
osservò mentre avanzava trascinando i piedi
sulla sabbia finissima, ma preferì non chiedere niente: se voleva
confidargli qualcosa lui…
-senti…-
disse Tommy interrompendo le sue riflessioni
–ti posso fare una domanda?
A
quanto pareva non ci aveva messo poi molto a rompere gli indugi. Meglio
così, infondo Koji era abbastanza curioso di
sapere cosa mai gli frullasse in testa.
-Chiedi…poi
vedrò se ti posso rispondere
Il
più giovane dei due si mordicchiò nevoso le unghie della mano.
-Si
tratta di Takuya- disse poi dopo un lungo silenzio.
Koji
rimase sorpreso: Takuya?
-Ho
pensato che forse, visto che tu eri il suo miglior amico mi puoi
aiutare a capire una cosa…
Il
moro annuì.
-Posso
provare…ma…- disse dopo una breve
esitazione –è una cosa così grave?
Tommy arrossì.
-Oh
no, no!!- esclamò protendendo in avanti le mani
quasi a voler scacciare quell’ipotesi –non
è una cosa grave! Solo…sono curioso!
Il
ragazzino fissò per un po’ lo sguardo sui suoi piedi indeciso: non
sapeva se Koji era davvero la persona giusta per fare
una simile domanda e soprattutto non sapeva se era il caso di chiederla una
cosa del genere.
-Allora?-
chiese spazientito l’altro in attesa e Tommy finalmente si decise.
-Si
tratta di questo: io ho sempre pensato di conoscere bene Takuya-
esordì –però adesso
c’è una cosa che non capisco e che mi sembra strana.
Fece
di nuovo una piccola pausa per decidere quali parole usare.
-Ecco…beh…-
sospirò –oh insomma, si tratta di Zoe, ecco!- sbottò.
Adesso
che il rospo era uscito il ragazzino si sentiva un po’ più sicuro.
-Il
fatto è che quando eravamo a digiworld anni fa
Zoe e Takuya non facevano che litigare e continuavano
a dire che si detestavano…solo che adesso…sembra che non sia mai
stato così…non riesco a capire!
Koji
guardò sorpreso l’amico.
-Se
si tratta solo di questo…te lo posso spiegare anche io che sono la
persona meno adatta a capire gli altri!- esclamò
infatti con un sorrisino.
L’altro
lo guardò curioso e impaziente.
-Il
fatto è che litigare e punzecchiarsi era il loro modo di essere amici.
Tutto qui!
Il
più giovane lo guardò come se fosse un extraterrestre e Koji sbuffò.
-Ma
possibile che non capisci? All’inizio forse non si sopportavano davvero,
ma poi quello di litigare era diventato un gioco, un modo come un altro per
comunicare!
-Però…l’altro
giorno alla stazione…quella frase che hai ricordato….
Koji ci
pensò un momento.
-Ho
solo sentito Takuya che diceva a Zoe di essere
contento di averla conosciuta…tutto qui. Tieni conto che eravamo in una
situazione difficile…rischiavamo davvero la vita…forse non ci
saremmo mai più rivisti…- cercò di argomentare il moro, ma
l’altro lo fissava con aria poco convinta.
-Non
è che a Takuya piaceva Zoe?- sbottò
alla fine a bruciapelo.
Koji
sussultò.
-Be…poteva
anche essere- disse prudentemente dopo una breve riflessione –ma
a me non ha mai detto niente…
-Questo
non vuol dire che non sia vero!- esclamò Tommy
– insomma io ci ho pensato e secondo me deve
essere proprio così! Non avrebbe senso altrimenti! E sai una cosa?
Secondo me è ancora innamorato di lei!
Koji lo
guardò allibito.
-Pensaci-
continuò però Tommy
che sembrava essere stato preso da un’euforia improvvisa –da quando
siamo arrivati qui non ha fatto altro che starle appiccicato e fare il gentile
e bisbigliare con lei…dico, ma hai visto come si è tuffato sulla
crema poco fa per potergliela spalmare lui…?
Koji
guardò involontariamente verso il gruppo di ombrelloni poco distanti
sentendosi un fastidioso groppo alla gola. Takuya e Zoe?
Si chiese mentre il cuore involontariamente aveva
iniziato a battere più veloce.
-Allora?
Cosa ne pensi??- domandò Tommy
piantandosi davanti ai suoi occhi pensierosi e invadendo così tutto il
suo campo visivo.
-Penso…penso
che la dovresti smettere con queste insinuazioni!- sbottò infastidito
–non sta bene parlare alle spalle di qualcuno specie se è tuo
amico!
-Ma…-
tentò di obiettare il più giovane frastornato da un cambiamento
così improvviso di umore.
-Se
proprio lo vuoi sapere- continuò Koji ricominciando
a camminare –chiedilo a lui!
Tommy lo
fissò con crescente sorpresa mentre si
allontanava: sembrava davvero arrabbiato, ma in fondo non gli pareva di aver
detto niente di così spiacevole…
-E
comunque- terminò Koji lapidario –non ci
sarebbe proprio niente di strano!
Chissà
con chi stava parlando veramente si
chiese a quel punto Tommy, iniziando a capire.