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Autore: LadyBracknell    05/02/2013    3 recensioni
C'era una volta...o meglio, c'erano, due e qualche più abitanti in un appartamento confusionario nel Regno Unito; questo appartamento, si trovava a Baker Street, Londra. Lo si poteva facilmente notare grazie alla porta verde rovinata dal tempo e una targa che faceva risplendere un 221B d'ottone.
Ma in special modo, era ben riconoscibile dai rumori di spari troppo spesso provenienti dal primo pian. Se si poneva bene attenzione alla finestra coperta da sottili tende bianche, si intravedeva la figura di un uomo alto dai capelli scompigliati, che si dilettava allo sparare contro il muro della piccola sala, prima di buttarsi a peso morto sulla poltrona.
C'erano una volta un consulente investigativo e un dottore.
Ed è di loro che parla questa storia.
Genere: Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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II.




John Watson poggiò sul tavolo pieno di briciole la tazza colma di cappuccino.
La schiuma gli si era poggiata sul labbro, facendogli apparire dei morbidi baffi biancastri che il dottore si affrettò a togliere con il tovagliolo di fine carta, stropicciandolo con una risata.
L'uomo che era davanti a lui non era affatto cambiato. Capelli scompigliati, un sorriso sghembo e il volto appena allungato incorniciavano con piccole rughe d'espressione la cicatrice che gli solcava il sopracciglio come una piccola bruciatura.
Era stato del filo spinato, se ben ricordava.
Raramente aveva avuto occasione di vederlo ridere così, durante le battaglie; il fango andava a coprirgli gran parte del volto e le mani avevano sempre qualche sfregio rosso sulle nocche bianche dallo sforzo.
Colonnello Sebastian Moran. Uno degli uomini più coraggiosi dell'intero esercito britannico. Il cecchino migliore del Regno Unito.

Erano le otto e mezza quando il dottore si stava infilando il fedele parka per poi andare alla ricerca delle chiavi.
Il suo compleanno gli aveva portato un invito per un caffè da un compagno che non vedeva da un anno e poco più. Che strana la vita! Riserva sempre un sacco di sorprese.
Il detective stava girando per il salotto, coperto malamente dal lenzuolo bianco che strusciava a terra, raccogliendo ogni tipo di acaro esistente su quel pavimento; sorseggiò la sua tazza di tea fumante, squadrando l'ex-soldato: capelli lavati da poco, camicia e maglione color crema, il suo preferito, scarpe lucidate. Non era una donna, quello che lo attendeva probabilmente a una pasticceria. O Starbucks?
Aveva assottigliato lo sguardo, concentrandosi su un particolare apparentemente sfuggitogli. Ah. Starbucks. Leicester Square, per l'esattezza.


« Torno per pranzo. Ho il cellulare dietro, se....»
« Perché mai dovrei aver bisogno di qualcosa? » Il detective fece scrocchiare le dita, sistemandosi di fronte al pc.
« Giustamente » aveva mormorato l'altro, prima di chiudersi la porta alle spalle.

Si era chiesto che cosa avrebbe provato, trovandoselo nuovamente di fronte... Si era chiesto se l'avrebbe riconosciuto, senza divisa sporca e sudore in fronte.
Quando era entrato nel piccolo locale, aveva scrutato ogni tavolo, finché il suo sguardo non si era posato su un paio di larghe spalle, avvolte da una pesante maglia bianca, a maniche lunghe.
Lo aveva salutato alla maniera militare e l'altro aveva prontamente risposto.
Due cappuccini, un muffin e una porzione di torta di mele, quest'ultima per il dottore.

Poggiato che ebbe il tovagliolo macchiato di cappuccino, il dottore prese a tagliare un nuovo pezzetto del delizioso dolce, con il dorso della piccola forchetta.
Sebastian aveva aggiunto un solo cucchiaino di zucchero alla sua tazza e continuava a mescolare col cucchiaio bianco.

« Allora... » iniziò, dopo una lunga sorsata che andò a dimezzare il cappuccino. « ...Ora che non hai una brandina cigolante dove stai a dormire? »
Il dottore sorrise divertito. « Al 221B di Baker Street. Ho trovato un appartamento poco dopo il mio trasferimento qui. »
Il cecchino annuì, con una smorfia che aveva del sorpreso. Non si trovava facilmente un posto nel centro di Londra a poco prezzo.
« Abito con un altro uomo. » continuò, precedendo la domanda che stava per porgli il colonnello.
« Capisco...» un altro, lungo sorso. « E sarebbe? »
« Sherlock Holmes. » il dottore si portò alla bocca il pezzo di dolce, ma la domanda lasciò la forchetta e la piccola porzione a mezz'aria.
Sul volto dell'uomo si disegnò un'espressione curiosa e un poco sorpresa. « Il celeberrimo consulente investigativo? »
A John sembrò strano che Sebastian non conoscesse già simili particolari, ma probabilmente il colonnello non era uno dei 18.000 e passa lettori del suo blog.
« Esattamente.» annuì, gesticolando appena con la forchetta, rischiando così che il pezzetto di dolce alle mele cadesse sul tavolo.
« Ho letto qualcosa sui giornali...»
Il dottore strinse le labbra, annuendo nuovamente; portò la forchettina alla bocca, assaggiando quel dolce dall'aspetto invitante, forse reso ancora più buono dal fatto che avesse voluto pagare il cecchino. ''Per festeggiare due eventi importanti'' aveva detto, tirando fuori il portafogli.


Ore dieci e mezza a.m.
Il più grande detective dell'intera Gran Bretagna trovava diletto nell'analizzare al microscopio particelle di sostanze di cui solo lui poteva realmente conoscere l'esistenza; miscugli di elementi chimici, frammenti di legno, gocce di solventi.
Una macchia si mostrava scura sulla pelle di marmo, esperimento andato a vuoto. Il consulente investigativo stava chino sul marchingegno, aumentando e diminuendo il fuoco, con espressione corrucciata e in completo silenzio; non si sarebbe neanche accorto di uno sparo o un'esplosione, intento com'era ad osservare la strana danza delle molecole del suo composto.
Accanto a lui, un foglio pieno di scritte, annotate senza staccare gli occhi dal microscopio, con scrittura sicura e nera, perfettamente allineata nonostante la mancanza di righe o quadretti sulla carta.
Simboli. Legami. Miscele. Solventi.
Una cascata di segni scuri e appunti su chissà quale esperimento.
Davanti a lui, la tazza del tea, oramai fredda, aspettava di essere bevuta.

« Sherlock... » le dita di Mrs.Hudson gli porsero il cellulare. Un nuovo messaggio.
« Non adesso. Sono molto occupato. »

Continuò così, la mattinata.
Sullo schermo del cellulare andarono ad accumularsi tre sms che ebbero il loro culmine con una chiamata.

« Sherlock...» tentò nuovamente.
Il detective si voltò con un sospiro scocciato verso la donna. Un pungente odore di smalto proveniva dalle unghie perfettamente tagliate e stondate; il profumo di crema idratante alleviava quello del lucido trasparente che laccava con cura la tinta violacea.
Il tea era freddo da mezz'ora.
« E' stata a farsi la manicure alle nove e mezza. »
Le sopracciglia di lei si sollevarono, sorprese. Non fece nemmeno in tempo a chiedere delucidazioni su quella deduzione poiché il detective la interruppe al principio della frase.
« Mi dia pure. »
Il cellulare squillava insistentemente, illuminando il nome del D.I. di Scotland Yard.
Sherlock sospirò nuovamente, prima di premere con il pollice il tasto verde.
« Sherlock Holmes.»
« Sherlock, sono Lestrade.» la sua voce era un misto fra il preoccupato e il sorpreso.
« Ancora una volta i vostri dipendenti hanno dimostrato una tale incapacità da spingerti a chiamarmi in vostro soccorso?»
Dall'altra parte, si alzò una mezza risata sarcastica della durata di poco meno di un secondo.
« Non proprio. Ma è successa una cosa che potrebbe interessarti.»
Il detective alzò un sopracciglio, abbandonandosi allo schienale della sedia.

 

  
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