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Autore: Marimo    05/02/2013    0 recensioni
Ecco una nuova ff, mentre ne ho un'altra in corso.
Chegeniochesono *-*
“Ci sono numerose forze nel mondo. La tristezza, la freddezza, l’amicizia, l’amore-“ disse deglutendo, provando disgusto al solo pronunciare quella parola. “La gioia, i desideri, le stelle cadenti, e molte altre. Alcune di esse vengono prese in prestito, e addestrate a diventare Morti. I miei fallimenti più totali dipendono perlopiù da questo tipo di assassine.”­­
Genere: Generale, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Kanna Morte Viola – La stella cadente.

 

Bisogna avere ancora un caos dentro di sé per partorire una stella danzante.
-F. N
.


-Kanna, dove vai?-
-Mi faccio un giro nei paraggi.- risposte piano, sistemandosi i capelli dentro al cappello per, probabilmente, la settantaduesima volta nel giro di tre minuti.
Quando camminava, le piaceva ricordare. Ma nonostante tutto, il suo desiderio, non se lo ricordava mai.
‘Da ora, Kanna, sarai una Morte. Il tuo compito non è stato svolto efficacemente, e ti abbiamo preso con noi.’
Questo è tutto ciò che ricordava del suo passato. Una lugubre voce che la informava di quanto sarebbe dovuta cambiare, solo perché non era riuscita ad avverarsi.
Kanna non sapeva quale desiderio fosse originariamente.
Ma sapeva perfettamente di essere un qualcosa di totalmente fallimentare.
Non era riuscita in nulla di ciò che si era programmata, ed anche se non lo avrebbe mai confessato a nessuno, non aveva ancora preso nessuna vita. Si era sempre distratta un attimo prima di catturare il filo sottile che legava una persona al cielo ed alla terra, e qualcun altro era intervenuto in suo favore.
Aveva sempre rivolto lo sguardo verso il cielo, verso le stelle, con le guance arrossate e gli occhi gelosi di chi guarda chi è riuscito in ciò che non si potrà mai compiere.
Era arrabbiata con quelle stelle.
‘Kanna ha il sonno pesante’ la prendevano in giro, ma in realtà lei non voleva svegliarsi né di giorno, né tantomeno di notte.
Non voleva vederle, eppure non faceva che rivolgersi a loro.
Le sue sorelle negate la guardavano tristi, ma lei voltava le spalle a quelli che le parevano ghigni di scherno, e non riusciva ad uccidere niente e nessuno.
Allungò la scarpa violetta in avanti, colpendo un sasso.
Lo vide rotolare a destra.
Lo colpì di nuovo, e rotolò a sinistra.
Iniziò a colpirlo con furia, come a volersi sfogare, desiderando lanciarlo in alto dove lei non era arrivata, con l’unico risultato di colpire in testa un passante che, alquanto arrabbiato, si sorprese nel non vedere nessuno.
Col fiatone, uscì dal nascondiglio che aveva improvvisato dietro ad un bidone, e si riposò su una panchina.
Pensò con un sorriso alla squadra ed a Kya.
Quella ragazza, si diceva spesso, aveva un assoluto bisogno di qualcuno con cui sfogarsi.
Qualcuno che non fosse sulla sua lista nera, s’intende.
In quel piccolo campo da calcio, tante persone combattevano come lei era sempre stata abituata a fare, senza mettere in palio nulla se non qualche risata e qualche abbraccio.
Era sicura che per lei come per Kya si stesse aprendo un nuovo universo, un mondo dove la competizione non è circoscritta all’ambito ‘morte’, quella parola a cui sarebbero per sempre state legate, ma è qualcosa di più profondo che non vedeva l’ora di scoprire.
Era interessante, a dir suo.
Armi contro armi, intrecci di fili improbabili tagliati in massa, questa era la competizione a cui erano abituate le Morti.
Il calcio era effettivamente qualcosa di novo.
-Fallirò anche in questo?- chiese a sé stessa la ragazza, portando una mano al cappello senza che questo si fosse spostato, in una sorta di tic nervoso automatico.
Scosse la testa, sospirando.
-Quel che sarà, sarà. –
Inspirò l’aria nei polmoni fino a riempirsene, soddisfatta di sé e del suo essere un desiderio mancato.
Pochi vantavano quell’origine, al mondo. Lei era speciale, sentiva di esserlo.
Per qualche ragione, si autocompiacque in una mattina da umana, seduta su una panchina su cui era scritto per qualche ragione ‘vernice fresca’.
Quando sentì piccole gocce vischiose toccare il suolo, sporcandole le gambe, se ne fece un’idea, imprecando.
Quello che i ragazzi videro tornare non era un essere umano, quanto più un caotico ammasso di verde e viola che, imprecando senza sosta, dava origine a vulcani e trombe d’aria tutt’intorno.
-Kanna, non ti sarai mica seduta su qualche panchina?- infierì subito Akuma, ridacchiando. Candida non fece in tempo a prenderle delicatamente il braccio, per fermarla, che Kya rincarò la dose con una risata aspra e cattiva.
-Ragazze..!- la voce della bambina bianca era appena udibile, sotto le risate delle due a cui si erano –tanto per cambiare- unite quelle della squadra di ragazzi.
-La volete piantare? Vi ammazzo tutti!- tentò di replicare la vittima della situazione, ancora impastata di vernice, con le guance arrossate da un imbarazzo che la lasciò con un sorriso.
Si mise a ridere anche lei, improvvisamente, colta da un’emozione che il suo animo non seppe identificare.
Gioia.
Pensò che chi ride insieme è un amico vero, e allora rise, rotolandosi tra l’erba assieme ai suoi nuovi amici.

Per essere un fallimento, Kanna Morte Viola non si smentiva mai.
   
 
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