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Autore: shizuka    27/08/2007    2 recensioni
Tutti conoscono Draco Malfoy e tutti sanno chi è Hermione Granger. Molti non credono in una loro possibile relazione, ma certi avvenimenti segnano le persone e le portano a compiere gesti che, forse, in passato non avrebbero mai considerato possibili.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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SECRET GARDEN


Capitolo VI

Brick In The Wall


Tirò le tende di velluto verde con un gesto d'ira e si rimise sotto le lenzuola: quel giorno non aveva voglia di alzarsi.

Odiava quell'assurda situazione.

Sprofondò la testa sopra il cuscino di purissima seta, per non sentire le voci irritanti dei suoi compagni che continuavano a ronzargli nella testa, benché la stanza fosse già vuota da alcuni minuti.

Non sapeva neanche che sentimenti provare. Era arrabbiato, senza alcuna ombra di dubbio, ma la sua era una rabbia cieca e priva di obiettivo. Chi incolpare per essersi ingannato fino a quel momento? Chi odiare per sfogare la propria frustrazione? Qualsiasi persona sarebbe andata bene, ma...non sarebbe mai stato abbastanza. Forse, in fondo, odiava se stesso per tutto quello che non era e avrebbe dovuto essere, per i giorni passati a tessere intorno a sé una tela perfetta in cui attirare le sue vittime e nutrirsi della loro paura, del loro rispetto. Amavo la mia vita.

Ma odiava soprattutto il giorno in cui era arrivata Bella e aveva distrutto ogni cosa. Non gli importava di essere ingannato, rivoleva la sua vecchia vita, e avrebbe fatto qualsiasi cosa perchè tutto potesse tornare com'era in origine.


* * *

Erano già passati alcuni giorni, ed Hermione Granger, in cuor suo non riusciva a darsi pace, semplicemente non poteva smettere di pensarci. Dentro di lei, giorno dopo giorno, cresceva qualcosa che si stava nutrendo di quella curiosità insita in lei, con la quale aveva sempre convissuto e che costantemente alimentava, leggendo antichi tomi polverosi. Amava la cultura e quel brivido che le percorreva la schiena ogni volta che i suoi occhi scorrevano le righe; ora, quello stesso brivido le solleticava un orecchio, quasi un piccolo diavolo tentatore la inducesse a chiedersi il motivo per il quale Draco Malfoy apparisse così diverso ai suoi occhi (ma non a quelli di molti altri, Harry e Ron, ad esempio, non sembravano aver notato nessun cambiamento).

Inoltre il serpeverde si era visto poco. Saltava le lezioni con la scusa di qualche malessere e passava le sue giornate in infermeria, tanto che aveva sentito dire da Pansy Parkinson che il suo povero Draco doveva essere molto stressato dallo studio. Durante i pasti era più scontroso e fastidioso del solito, non c'era pranzo o cena (per non parlare della colazione) in cui non si divertisse a tormentare Neville, o qualche matricola grifondoro, ma stranamente lei non era mai stata presa di mira, sembrava anzi che Malfoy la evitasse. E questo non poteva che farla sospettare. Malfoy non evitava le persone, le feriva nei modi più subdoli e rideva mentre le vedeva cadere, oppure...si stava sbagliando?

Malfoy si era sempre divertito ad insultare quelle come lei, a guardarla con alterigia mista a disprezzo, sembrava vederle scorrere nelle vene sangue misto a fango.

All'inizio questo l'aveva ferita. Il dubbio di una presunta inferiorità si era impigliato tra le sue ciglia e lei non aveva saputo fare altro che piangere il dolore di un ennesimo rifiuto. Aveva sperato che essere una strega avrebbe messo un po' d'ordine in quella vita che nessuno, lei per prima, capiva.

Era strana, Hermione Granger. Faceva volare le cose quand'era arrabbiata. Faceva paura.

Era stata felice quando aveva scoperto l'esistenza di Hogwarts, finalmente avrebbe potuto frequentare una scuola in cui tutti erano come lei, ma aveva subito capito di essersi sbagliata.

Non sarebbe mai stata uguale a nessuno, lei che nella Londra babbana era una bambina “strana” e nel mondo dei maghi, non era una strega purosangue. Confinata in quel mondo intermedio in cui l' unico modo per essere accettata era quello di superare gli altri in qualcosa.

Si incamminò verso la lezione di antiche rune, pensierosa, mentre il cielo al di là della vetrata minacciava una fredda pioggia autunnale. Perché ogni volta che guardava fuori il tempo le sembrava così ostile? quella sensazione di freddo costante e persistente sembrava possederla sempre, e nemmeno i libri che stringeva al petto le davano qualche calore.

Notò improvvisamente un dettaglio a cui non aveva fatto caso qualche secondo prima, una macchia scura, una figura nera che sembrava appoggiata ad alcuni alberi. Non ne distinse i tratti: probabilmente era qualche studente che stava cercando di marinare le lezioni. Si incamminò velocemente lungo il vialetto mentre indossava il suo cipiglio più autorevole e raggiunse la figura in giardino: questa era appoggiata ad un largo platano, avvolta in un cappotto scuro e le dava le spalle.

“Non lo sai che dovresti essere a lezione?” esibì un espressione di disappunto “Sono una capo scuola, posso togliere dei punti alla tua casa” insinuò, nel tentativo di sbrigare presto la faccenda e non arrivare in ritardo ad antiche rune.

La figura si voltò lentamente, dosando ogni suo movimento ed ad Hermione parvero interminabili quei minuti che la separavano dall'identità dello sconosciuto.

“Granger, lo so benissimo che non posso stare qui” il sorriso beffardo di Draco la colpì in pieno viso e lei non cercò di evitarlo, anzi sostenne il suo sguardo.

“E so anche che sei una caposcuola...come me del resto, o forse ti sei dimenticata di questo piccolo dettaglio?” ironico e tagliente, non era un Draco diverso dal solito, quello. Forse si era sbagliata.

“Non ti avevo riconosciuto, Malfoy” rispose gelidamente, mentre tutta la sua persona si irrigidiva per il freddo e la tensione di doverlo fronteggiare di nuovo, e si chiese se ormai il loro continuo provocarsi non fosse un rito di cui non potevano più fare a meno. Era stanca di tutto quello.

Draco pensò che una come la Granger non si sarebbe mai piegata al volere di nessuno, e per quanto l'avesse vessata e portata all'esasperazione, lei, non gli avrebbe concesso quel sottile piacere di vederla sprofondare nelle lacrime. No, lei avrebbe continuato a sostenere il suo sguardo, proprio come stava facendo in quel momento. E fu lui per primo, a far vagare gli occhi oltre il confine dell'orizzonte.

“Forse dopo i poteri, stai perdendo pure la vista...non mi stupirebbe, frequentando troppo Potty e Weasel...” ma la sua voce non aveva l'incisione che serviva a ferirla, sembrava piuttosto che lo dicesse perché era un suo preciso dovere.

“Non scherzare. Stai saltando scuola, lo sai che è assolutamente vietato.” Ed era lapidaria e intransigente, Draco sentì di nuovo la rabbia addensarsi nello stomaco e premere per assumere una forma concreta., quasi fosse stato un patronus – quel patronus che non era riuscito a fare – pronto a divorarla. Era arrivato al limite. Quel limite a cui un Malfoy non avrebbe mai dovuto arrivare. I Malfoy sapevano sempre controllarsi. Di nuovo l'eco di suo padre si affacciava alla sua mente e lui non faceva niente per arginarlo. Non poteva, era troppo dolorosamente importante.

“Tu non capisci” soffiò, sforzandosi di mantenere un normale tono di voce “Non mi importa nulla della scuola.”

Hermione si rese conto che se voleva pagare quell'insana curiosità doveva andare contro ogni più arcano principio grifondoro (mai chiedere qualcosa ad un serpeverde) e domandare.

Incrociò le braccia al petto con fermezza, ma i suoi occhi non trasmettevano né odio né alterigia quando disse: “E allora spiegami, dato che l'istruzione è il tuo biglietto da visita per il futuro.”

Draco la guardò interdetto, come se la vedesse realmente per la prima volta. I capelli del colore della terra gelata, in contrasto con la pelle candida, marmorea, con quegli occhi profondi che sembravano incarnare l'idea stessa di giustizia, o almeno era questa l'immagine che aleggiava nella sua testa in quel preciso istante.

Nessuno gli aveva mai chiesto spiegazioni. Era lui a dettare legge, non doveva rispondere delle sue azioni con nessuno, e quando doveva farlo, il suo lignaggio era un ottimo biglietto da visita. Nessuno fino a quel momento si era interessato di capire, il perché. E ora l'ultima persona, quella mezzosangue...per un attimo fu abbagliato dal sottile pensiero che lei si preoccupasse per il suo futuro e l'idea era soffice e carezzevole, ma l'immagine svanì ben presto quando si rese conto che quella era Hermione Granger, ostinata nelle sue regole, nei suoi doveri e anche nella sua generosità grifondoro. Niente di straordinario, quindi.

“Cosa ne puoi capire tu, Granger” e aveva il sorriso amaro di chi dopo aver tanto cercato una via d'uscita si era reso conto che semplicemente non esisteva, che questa volta non aveva il potere di scegliere.

Il suo sguardo vagava tra i platani spogli, senza incrociare quello di lei: non voleva guardarla. Pensava solo al momento in cui tutti avrebbero saputo che quello di cui si era sempre circondato, era falso.

“Cosa diavolo ne vuoi sapere tu, di cosa si prova a non avere più un dannato futuro?! Non farmi ridere, Granger. ” sputava veleno. E tuttavia il dolore allo stomaco non sembrava placarsi, anzi ogni sua parola sembrava alimentarlo. Si mise una mano sulla pancia, nel tentativo di arginarlo.

Hermione sentì qualcosa di sordo rompersi vicino al suo cuore, e l'autocontrollo scemare insieme al suo orgoglio. Non poteva capire. Quante volte aveva pensato al suo futuro e non era mai riuscita a vedere nulla, non dopo la morte di suo padre.

Dopo Hogwarts, soltanto la nebbia. Diventare Auror? In passato era stata considerata quasi una scelta ovvia. Ora, ogni sua certezza era stata messa in dubbio. No, non poteva capire com'era non avere più un futuro. “E' vero, non posso capire.” Ma non era calma, anzi, Draco si voltò di scatto percependo qualcosa di anomalo nella sua voce. La vide tremare.

“Tu non sai niente di me, Malfoy. Il futuro è qualcosa che si crea giorno per giorno...” per questo era così irraggiungibile, doveva essere faticosamente rimodellato in ogni istante, come una statua di argilla la cui forma non ci soddisfa mai.

“Come puoi dire di non avercelo più? Sai cosa, Malfoy?! Non mi fai pena, sei solo un bambino viziato!” Ansimava, mentre gli occhi di lui erano sbarrati, nessuno, mai nessuno gli aveva parlato così! Sfoderò la sua bacchetta.

Gli occhi di lei fissi nei suoi e le sue parole di nuovo controllate “Cos'hai intenzione di fare? Vuoi forse uccidermi?”

Voleva ucciderla? Voleva farlo. Lei, e...quel suo modo di mordersi le labbra. Non lo sopportava proprio! Si rese improvvisamente conto che la sua mano tremava e la abbassò repentinamente perché lei non se ne accorgesse. Hermione aveva gli occhi di una tristezza sconfinata e immaginò che si sarebbe messa a piangere – dalla rabbia o dall'umiliazione, o forse soltanto per raccontare a Potter che lui, si era accanito di nuovo contro di lei – ma lei ancora una volta, non lo fece. Si incamminò di nuovo verso la scuola senza aggiungere altro. Sembrava quasi, Draco non poté fare a meno di notarlo, che la Granger avesse qualcosa che non andava, che anche lei – come lui – fosse arrivata al limite. Forse l'essere completamente babbana l'aveva portata allo sfinimento?


* * *

Arrivò in ritardo alla lezione e si scusò con l'insegnante. I suoi doveri da caposcuola l'avevano trattenuta. Si sentiva fredda, distante, distaccata, come se qualcosa dentro di lei si fosse irrimediabilmente distrutto. Vuota, ecco come si sentiva. Ed era una sensazione orribile.


* * *

“Tocca a te” disse improvvisamente Ron ed Harry sussultò. Si era distratto un'altra volta dalla loro partita di scacchi magici. Fece una mossa azzardata e il sorriso sulla bocca di Ronald Weasley si allargò. “Scacco Matto!” esultò compiendo la sua ultima mossa. In quel preciso istante Hermione entrò nella sala comune con sguardo visibilmente stanco, e il ragazzo con la cicatrice ne approfittò per non sentire l'amico che si congratulava con se stesso per la sua quarta vittoria consecutiva. Il problema, in effetti era che quel giorno, Harry non era proprio concentrato.

“Hermione”

La ragazza si voltò “Oh, Harry, scusami non ti avevo neanche notato. Ma perché non state studiando?” Harry si accigliò e Ron arrivò in quell'istante per mettere al corrente l'amica delle sue vittorie quotidiane “Hermione, sai che ho vinto per la quarta volta contro Harry?”

Il sopracciglio di Hermione si incurvò a tal punto che Harry ebbe seriamente paura che esso fosse dotato di vita propria.

“Invece di studiare?” commentò soltanto con una vena di sarcasmo, ma Ron fu precipitoso nel ricordarle: “Ma...avevi promesso che ci avresti aiutato” Harry annuì “Sì, io e Ron non riusciamo proprio a capire gli usi di quell'incantesimo...” Hermione era stufa, non avrebbe saputo spiegare il perché ma si sentiva in qualche modo sfruttata dai suoi migliori amici. “Scommetto che non ci avete neanche provato...” le venivano le lacrime agli occhi.

Il silenzio imbarazzato che seguì, le chiarì molte cose. Non potevano andare avanti così, si sentiva davvero tradita.

“Basta...!”

“Ma Hermione!” Harry intervenne per cercare di calmarla “ce l'avevi proposto tu, ieri, ricordi?!” Non ricordava, anzi, non voleva ricordare ma dubitava Harry mentisse così spudoratamente. Avrebbe voluto fare come sempre, e aiutarli ma qualcosa dentro di lei glielo impediva, come se la sua parte cattiva e capricciosa avesse preso il sopravvento. “No, non chiedetemi più nulla...per favore, lasciatemi in pace!” quasi lo urlò e poi scappò in direzione del dormitorio femminile, lasciando i due amici a bocca aperta a chiedersi dove avessero nascosto la loro vecchia Hermione.

Continua...


Ciao! Eccomi di nuovo qui, dopo un imperdonabile ritardo! Spero che in compenso, questo capitolo sia di vostro gradimento! Ringrazio davvero tutti coloro che hanno recensito e quelli che hanno messo questa storia tra le loro preferite. Mi fa immensamente piacere. Un Ringraziamento speciale va a Suzako, la mia Beta Reader, per...tutto, e a Sihaya10 per tutte le cartoline meravigliose che mi ha mandato, grazie pucci, adoro le cartoline!
  
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