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Autore: Miss_Albert    05/02/2013    0 recensioni
Odio e Amore, due facce della stessa medaglia, così diversi tra loro da completarsi a vicenda ed essere perfetti insieme.
Ma quando sono due persone a provare questi sentimenti, cosa succede?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Senso di colpa  



Finalmente quella giornata estenuante era finita. Già era iniziata male per via della mezza litigata con Serena. Quella ragazza lo avrebbe fatto impazzire prima o poi. Non c’era giorno che non litigassero. Anche se alla fine si trattava più di frecciatine, battute sarcastiche o prese in giro. Per fortuna ora poteva andare a divertirsi con i suoi amici, nonostante avesse come l’impressione di dimenticare qualcosa.

«Si può sapere che fine hanno fatto gli altri?» Louis lo distrasse dai suoi pensieri.
«Rilassati, amico. Le lezioni sono appena finite e loro non hanno saltato l'ultima ora come noi.»
«Sì, ma potrebbero darsi una mossa. Oh, ecco Harry!» Il loro amico li raggiunse con un sorrisetto soddisfatto stampato in faccia.
«Perché quella faccia da ebete?» chiese Louis sfottendolo.
«Bravo, ridi pure. Intanto io mi sono appena procurato gli inviti per la festa di compleanno di Linda Bright.»
«La festa sullo yacht vuoi dire? Come diavolo hai fatto? Credevo ci odiasse.» Louis non riusciva quasi a crederci.
«In realtà odia solo Zayn. Per cui le ho detto che non eravamo più amici.»
«Grazie tante.»
«Non è colpa mia se tratti di merda le tue ex, tanto che non ti vogliono più vedere.»
«Ha fatto tutto da sola, io sono sempre stato sincero sulle mie intenzioni.»
«Comunque mi ha dato lo stesso cinque biglietti. E ci sarà talmente tanta gente che non si accorgerà che ci sei anche tu. Ora puoi anche ringraziarmi.»
«E per cosa? Per l'invito di una festa a cui non voglio andare?» mentì, gli amici infatti lo guardarono scettici.
«Va bene, grazie. La prossima volta che usciamo ti offro da bere tutta la sera.»
«Ehi, a proposito. Zayn non ci hai mai raccontato come è andata la festa» intervenne Louis all'improvviso e Harry annuì.

«Quale festa?»

«Come quale festa? LA festa.»

«A casa di Sam. Quella dove sei stato invitato solo tu» si intromise il riccio. Zayn non seppe dire se il suo tono era risentito o divertito, ma quello era principalmente il motivo per cui non aveva raccontato nulla. I suoi amici non erano stati invitati e, anche se non lo davano a vedere, sapeva che ci erano rimasti male. Oltretutto era rimasto alla festa giusto il tempo di fare due chiacchiere con Sam e poi era tornato a casa annoiato.

«Bah, niente di che.»

«Ma non avevi detto che sarebbe stata la festa del secolo?»

«Sì, ma quando l’ho detto non sapevo che ci sarebbe stata anche Serena.»

«Oh, questo sì che è uno scoop! Ci devi dire qualcosa?» chiese Harry ammiccando con tono malizioso. In realtà qualcosa era successo, ma niente di quello che si sarebbe aspettato il suo amico, perciò decise di tagliare corto.

«No. E poi me ne sono andato subito dopo essere arrivato.» Cosa non del tutto falsa.

«Parli del diavolo... Serena sta venendo verso di noi» disse Louis indicando un punto alle sue spalle.

«E sembra anche piuttosto arrabbiata.»
Zayn si girò e la vide camminare a passo di marcia proprio nella loro direzione, lo sguardo fisso su di lui e un’espressione infuriata. Decise di dileguarsi prima che fosse troppo tardi e si avvicinò alla sua moto.

«Io vi saluto. Non ho intenzione di sentire quella sua vocina fastidiosa. Vedetevela voi» ma la bionda fu più veloce di lui.

«Dove credi di andare, Malik? Stavo cercando proprio te.» Sbuffando e alzando gli occhi al cielo, si girò verso di lei.

«Che vuoi, McFinn?» chiese in tono scocciato, ma l’unica risposta che ricevette fu uno schiaffo in piena faccia.

«Ma sei impazzita!?»
Louis e Harry si scambiarono un'occhiata scioccata.

«Sei uno stronzo! Se ti ho chiesto se eri stato alla festa c’era un motivo.»
Ancora con quella storia? Non aveva proprio voglia di discutere con lei.

«Tu c’eri. Dovresti saperlo, no?»

«Ti ho già spiegato che non mi ricordo un cazzo di quella sera.»

«E io ti ho già detto che non ci sono stato.»

«Quindi questo qui nella foto è il tuo gemello cattivo?»
Serena gli mostrò una foto di quella sera. C’era lei in posa in primo piano tutta sorridente e a destra sullo sfondo si vedeva benissimo la faccia di Zayn spuntare dietro la spalla di qualcuno. Si era dimenticato che Sam assumeva una fotografa ad ogni sua festa.

«Okay, ci sono stato, ma sono andato via quasi subito.»

«Senti, non me ne frega niente di quello che hai fatto o non hai fatto a quella dannata festa. Voglio solo sapere se mi hai visto e che cosa stavo facendo.» Sarebbe stato più facile dire quello che non stava facendo.

«Non lo so perché non ti ho visto.»

«Quindi questo qui che parla con me è sempre il tuo gemello cattivo di prima?» e gli mostrò un’altra foto dove lui e Serena stavano parlando. Dannata fotografa!

«Non è colpa mia se non reggi l’alcool.»

«Se sai qualcosa dimmelo, porca puttana!» Le si riempirono gli occhi di lacrime. Non l’aveva mai vista così vulnerabile; di solito sapeva mascherare fin troppo bene le sue emozioni, così decise di confessare, non prima di aver sbuffato.

«Quando mi hai visto ti sei subito buttata addosso a me. Eri praticamente appena arrivata ed eri già ubriaca marcia. Hai iniziato a dire cose strane, tipo che ti avevano messo qualcosa nel bicchiere e che volevano farti del male. Poi un tizio ti ha chiamato e sei andata con lui. Più che altro ti ha trascinata via visto che non ti reggevi in piedi. Tu ti dimenavi e continuavi a chiedermi di aiutarti e di portati via, ma era tutta scena per attirare l'attenzione. Poi non so, perché me ne sono andato.»

«E mi hai lasciata lì!?» domandò decisamente sconvolta.

«E che dovevo fare, scusa?» Non era suo padre, né suo fratello e non erano neanche amici, anche se si conoscevano da una vita. Andavano solo a scuola insieme.

«Cazzo Zayn, non stavo facendo nessuna scena. Mi hanno drogata quella sera. E dopo che tu te ne sei andato ignorando le mie richieste d’aiuto mi hanno violentata, mentre io ero svenuta.»
Okay, avrebbe potuto immaginare qualunque cosa, ma non quello. Rimase davvero senza parole. Lei ormai piangeva senza preoccuparsi di nasconderlo.

«Sai, ho sempre pensato che fossi uno stronzo egoista, ma non pensavo che potessi arrivare a tanto. Mi fai davvero schifo!» e così dicendo corse via verso la scuola, lasciando sbigottiti sia Zayn, sia i suoi due amici che avevano assistito alla scena.

Dopo diversi minuti, in cui cercò di ripercorrere ogni singolo evento di quella sera nella mente, Zayn ruppe il silenzio.
«Secondo voi era sincera?» Harry sgranò ancora di più gli occhi, fissandolo.

«Perché, secondo te non lo era? Per quale motivo dovrebbe mentire su una cosa così?»

«Per darmi la colpa di quello che è successo e rovinarmi così la vita e la reputazione, mi sembra ovvio.»

«Fai sul serio!?» Harry era sempre più sconvolto e incredulo, ma Louis aveva già capito tutto.

«Zayn, dubitare di lei non ti farà sentire meno in colpa. Va’ a parlarci. Subito.»
Lui annuì guardando il suo amico e, sospirando, corse via dietro Serena.



 

Camminava veloce cercando di scorgere tra la folla di studenti una chioma bionda o due occhi azzurro cielo, ma non la vedeva da nessuna parte. Forse però qualcuno aveva visto dov’era andata. 

«Ehi, ragazze, avete visto passare Serena?» chiese ad alcune cheerleaders che cercavano di farsi notare da lui. L’entusiasmo iniziale che avevano avuto per essere riuscite nel loro intento venne sostituito da un’espressione delusa, quando sentirono nominare Serena. Quelle quattro oche senza cervello odiavano la bionda perché riceveva le stesse attenzioni da parte dei ragazzi che ricevevano loro senza neanche sforzarsi, mentre loro dovevano sudare sette camicie.

«No.»
Forse l’avevano detto solo per ripicca, ma Zayn non volle indagare oltre e riprese la sua ricerca.

«Serena, sei qui dentro?» chiese infilando la testa nel ripostiglio del bidello, ma non c’era nessuno. Di solito gli studenti ci andavano per fare altro in realtà, ma era comunque un ottimo posto per nascondersi. Continuò a camminare per il lungo corridoio, buttando l’occhio nelle aule aperte mentre passava, ma sembrava sparita.

«Ehi, Zayn.» Sobbalzò un momento, prima di riconoscere il suo amico uscire dall’aula di musica.

«Ciao Liam, hai visto Serena?» gli chiese, controllando le scale antincendio dove gli studenti si rifugiavano per fumare di nascosto.

«Quella Serena!? Mi sono perso qualcosa?» commentò malizioso.

«Piantala, è importante. Poi ti spiego» tagliò corto.

«Okay, comunque non l’ho vista.» Annuì con la testa e riprese a camminare, lasciando un confuso Liam in mezzo al corridoio.

«Ma dove s’è cacciata? Serena?» chiamò aprendo la porta del bagno delle ragazze. Sembrava non esserci nessuno.

«Quello è il bagno delle ragazze, lo sai vero?» Si voltò di scatto, ma quando riconobbe il suo quarto migliore amico rilassò le spalle.

«Sì, lo so.»

«Ti senti bene? Hai una faccia.»

«Scusa, ma non è il momento, sono di fretta. Sto cercando Serena» e riprese a camminare, anche se non sapeva più dove guardare.

«E’ inutile che la cerchi in bagno allora. L’ho appena vista uscire.» Si bloccò e in due passi fu di nuovo di fronte a Niall.

«Dove?»

«In cortile. Poi ha iniziato a correre verso il campo da calcio. Poveretta, piangeva disperata. Lo so che la odi, ma mi ha fatto tenerezza e poi…»

«Devo andare, ci vediamo Niall» lo interruppe impaziente, dandogli una pacca sulla spalla e uscì sul retro dell’edificio, diretto anche lui verso il campo da calcio.



 

Zayn fece due volte il giro del campo e controllò gli spogliatoi altrettante volte, ma di Serena nessuna traccia. Quando ormai stava per rinunciare, notò una chioma bionda fin troppo familiare in lontananza. Era seduta sugli spalti a guardare gli allenamenti, o almeno così pareva, e la raggiunse. Lei non se ne accorse, totalmente persa nei suoi pensieri. La prima cosa che notò furono gli occhi arrossati. Rimase a osservarla per un paio di minuti prima di parlare, facendola sobbalzare.

«Ti ho trovata finalmente.» Lei tornò alla realtà e assunse un’espressione arrabbiata quando lo riconobbe.

«Vattene» sbottò.

«Voglio solo parlare.» Era la verità. Non voleva litigare con lei, ma scusarsi per quello che aveva fatto. O meglio, quello che non aveva fatto.

«Io no, invece. Vattene.»

«No, non me ne vado.» Se pensava che avesse ceduto così facilmente, si sbagliava di grosso.

«Ti costa tanto lasciarmi in pace, Malik?» Lui per tutta risposta si sedette accanto a lei. Serena sbuffò.

«E’ possibile che fai sempre il contrario di quello che ti dico? Me ne vado io allora» e fece per alzarsi, ma il moro fu più veloce e le afferrò il braccio bloccandola.

«No, aspetta.» Lei spaventata lo ritrasse subito.

«Non toccarmi» sussurrò con un filo di voce.

«Scusa, però non andartene. Ti prego.» Lo guardò un secondo negli occhi, prima di concentrare nuovamente la sua attenzione sugli allenamenti, rassegnata.

«Cos’è, vuoi infierire ancora un po’?»
Eccolo il sarcasmo che la distingueva dalle altre ragazze. Lo usava sempre per nascondere cosa provasse realmente e quello lo mandava in bestia perché non riusciva a capirla. Lui però era lì per scusarsi e non per litigare, quindi prese un respiro profondo e decise di essere sincero, magari si sarebbe sciolta un po’.

«Voglio scusarmi con te.»

«Facile così vero? Tu ti scusi, così hai la coscienza pulita, tanto quella nei casini sono io.» Okay, forse si era sbagliato.

«In che senso? Sei incinta?»

«No, per fortuna. Prendo la pillola.»

«E allora perché sei nei casini?»

«Sono stata violentata, ma non posso sporgere denuncia perché non mi ricordo niente e tu eri praticamente l’unica persona che conoscevo quella sera e mi chiedi perché sono nei casini!?» In quel momento si sentì ancora più in colpa.

«Mi dispiace tanto. Dico sul serio. Avrei dovuto ascoltarti e portarti via.» Lei alzò le spalle.

«Ormai è successo, non puoi tornare indietro.»

«Posso fare qualcosa?» chiese sinceramente apprensivo il moro.

«Direi che hai fatto abbastanza.» Ecco di nuovo il sarcasmo.

«Senti, sono venuto con buone intenzioni, non per litigare. So che non ci sopportiamo e che ci odiamo a vicenda, ma davvero se c’è qualcosa che posso fare, chiedi pure.» Lei si girò a guardarlo, stupita.

«Ma allora c’è un po’ di gentilezza in te. Chi l’avrebbe mai detto.» Di nuovo il sarcasmo, ma quella volta il suo tono era leggermente divertito.

«Guarda che posso tornare ad essere stronzo in meno di cinque secondi.»

«No okay, va bene così. E in effetti c’è qualcosa che potresti fare. Dovresti accompagnarmi in un posto. Non dico che devi farmi compagnia, mi serve solo un passaggio.»

«Dove devi andare?» chiese curioso.

«Non sono affari tuoi.»

«Me lo devi dire se vuoi che ti dia un passaggio.» Serena sospirò.

«All’ospedale. Devo ritirare delle analisi.» Lui annuì.

«I tuoi genitori lo sanno?»

«No, ma sei pazzo!? Se lo sapessero mi rinchiuderebbero in un collegio per il resto dei miei giorni.» Sgranò gli occhi e si morse il labbro quando si rese contò di averlo detto ad alta voce.
«Questo non avrei dovuto dirlo.» Lui ridacchiò.

«Perché?»

«Perché ora che lo sai potresti liberarti di me per sempre andando a spifferare tutto ai miei.»

«Chi ti dice che voglia liberarmi di te?» la prese in giro.

«Wow, ti senti davvero in colpa allora.» Entrambi sorrisero.

«Posso sapere che analisi devi ritirare?»

«No» rispose secca.

«Hai fatto i test per le malattie veneree vero?»

«Perché mi fai certe domande se poi tanto conosci già le risposte?» chiese retorica, voltandosi verso di lui, ma spostò veloce lo sguardo appena incrociò i suoi occhi scuri. A prima vista sembrava calma, ma era bastato quell’attimo per capire che non era così. L’ansia e la paura le si leggevano in faccia, ma come suo solito usava il sarcasmo per nasconderle. Quella volta però Zayn, che di solito non ci riusciva, se ne accorse e provò l’irresistibile voglia di stringerla a sé per rassicurarla.

«Vieni qui» sussurrò allungando una mano verso di lei.

«Che stai facendo?» chiese confusa, aggrottando le sopracciglia e ritraendo il corpo.

«Ehi calma, non voglio mica stuprarti.» La bionda lo fissò seria e lui si maledisse da solo per quella battuta davvero fuori luogo.
«Scusa, sono proprio un idiota.»

«Sì, lo sei» confermò arrabbiata.

«Volevo solo abbracciarti comunque.»

«Stai scherzando?» chiese sorpresa.

«No.»

«Tu, Zayn Malik, vuoi davvero abbracciare me?» Okay, doveva ammettere che sentirlo dire ad alta voce era ancora più strano di quanto già non fosse, ma voleva farle capire che poteva contare su di lui in quel momento.

«Ti sentirai meglio dopo, fidati.»

«Potrebbero vederci» disse alludendo ai loro compagni, anche se in realtà erano troppo occupati a correre dietro uno stupido pallone per accorgersene davvero.

«Non mi importa. Coraggio, sarà il nostro piccolo segreto.» Lei allora si avvicinò titubante, mentre lui, impacciato, le posava una mano tremolante sulla schiena. Erano entrambi tesi come delle corde di violino.

«Anche perché non mi crederebbe nessuno se lo raccontassi in giro» tentò lui per smorzare la tensione. Serena scoppiò a ridere, ma quella risata si trasformò in pianto in pochi secondi, nonostante cercasse di trattenersi.

«Ehi, tranquilla. Andrà tutto bene, vedrai.» Zayn la strinse a sé, accarezzandole la schiena e i capelli e cullandola come se fosse una bambina. Lei nascose il viso nella sua maglietta e si lasciò andare, dimenticandosi di dove si trovasse e soprattutto con chi fosse in quel momento.
Rimasero così per chissà quanto tempo, senza dire una parola, finché lei si staccò, asciugandosi gli occhi con la mano.

«Va meglio?» chiese lui con tono dolce.

«Sì.»

«Visto che avevo ragione?»

«Non vantarti troppo almeno» disse lei in tono divertito facendolo ridere, poi continuò.

«So che l’hai fatto solo perché ti sentivi in colpa, ma grazie.» Lui rimase un attimo interdetto. Se fosse stata una situazione normale forse avrebbe usato una battutina, una di quelle che la facevano andare in bestia, e avrebbe risposto:
”Serena McFinn che ringrazia? E’ una giornata da segnare sul calendario.”
Forse se fosse stata una situazione normale lei non l’avrebbe proprio ringraziato, ma quella non era una situazione normale. Lei aveva bisogno di un amico in quel momento e lui si sarebbe comportato da tale, anche se sapeva che il giorno dopo avrebbero ricominciato a scannarsi.

«Prego» rispose semplicemente.

«E scusa per lo schiaffo.»

«Diciamo che un po’ me lo sono meritato.» Sorrise posando gli occhi scuri e profondi in quelli chiari e limpidi di lei, ma entrambi distolsero quasi subito lo sguardo, sentendo un brivido lungo la schiena.

«Allora andiamo?» chiese lui per interrompere il silenzio imbarazzante che si stava creando.
«Non ho intenzione di passare tutto il pomeriggio con te, quindi prima andiamo, prima finiamo» aggiunse poi alzandosi. Serena però rimase seduta a guardarlo scendere la gradinata. Zayn Malik l’aveva appena consolata, come nessun altro aveva mai fatto in tutta la sua vita. Era andato a cercarla per scusarsi. E’ vero che l’aveva fatto per il senso di colpa, ma si era preso la briga di andare a cercarla, invece di aspettare di vederla a scuola il giorno dopo. E non le aveva solo chiesto scusa per poi dileguarsi. No, si era seduto e l’aveva ascoltata, come nessun altro aveva mai fatto in tutta la sua vita.

«McFinn, sto diventando vecchio, vedi di darti una mossa!» Ridendo, si alzò e lo raggiunse.
 



SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutti!
Prima di tutto voglio ringraziarvi per le 80 visite del prologo jhgfjrehgjkdnf :D Siete fantastici! ahahah
Ed ecco a voi il primo capitolo! Spero vi piaccia :)
Se avete voglia lasciatemi una piccola recensione per dirmi cosa ne pensate, mi farebbe molto piacere.
Vi ricordo che potete trovarmi anche su Twitter, sono @chiara_martin92
A presto.
Un bacio :)
Kia

   
 
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