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Autore: micRobs    06/02/2013    5 recensioni
Sebastian/Thad | Long-Fic, AU | Fluff e Feelings a palla
Storia di un ragazzo che scriveva lettere a nessuno. Ma se poi nessuno rispondesse?
Dal primo capitolo. "Il fatto che poi le sue idee da visionaria mi si siano infilate tipo tarlo nel cervello, contribuisce solo a farmi sperare che non si presenti mai più sull’uscio di casa mia. La prossima volta, lei e i biscotti all’anice se ne tornano da dove sono venuti senza troppe cerimonie."
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Pairing: Sebastian / Thad
Genere: Sentimentale / Romantico / Generale / Commedia
Avvertimento: AU (OOC conseguente) / Fluff a morire / Angst lieve e di passaggio / Feelings a palla.
Rating: Verde
Capitoli: 11/12
Note d’Autore: Tante e alla fine.
Note di Betaggio: Lei che beta, lei che fa i meravigliosi banner, lei che fa tutto. Questa storia non sarebbe nulla senza Vals.




 

Capitolo 11.

 
Tu sei quello che cambia, io rimango sempre Pinocchio, ma va bene così. Sai, credo che riusciremo a trovare in ogni cartone della Disney due personaggi in cui rispecchiarci. Non si può negare che siamo particolarmente agli antipodi, io e te, e che di storie su di noi ne sono state già scritte tante. Abbiamo due caratteri compatibili, direi, destinati a scontrarsi, ad incontrarsi e a completarsi. È un po’ quello che è successo a noi e quindi mi viene da pensare che – come ogni storia della Disney che si rispetti – ci sia una morale nascosta da qualche parte, in questa buffa corrispondenza che adesso non è più un semplice scambio epistolare.

La posta è sempre più lenta ed io non sono una persona particolarmente avvezza alle attese estenuanti: purtroppo sono poco paziente, ma immagino che per le tue lettere potrei anche cambiare questo mio modo d’essere. Dopotutto, l’attesa è la parte migliore, no? Sì, sto cercando di convincermene per non dover pensare a quando riceverò nuovamente tue notizie. Mi manchi quando non ci sei, sai? È una cosa scema, perché non ci siamo mai incontrati e non so neanche come tu sia fatto, ma mi sono reso conto di sentire la tua mancanza tra una lettera e l’altra. È come se tutto ciò che faccio sia in relazione allaprossima volta che mi scriverai, come se quello fosse l’obbiettivo e tutto ciò che c’è tra una lettera l’altra sia solo una sorta di contorno un po’ inutile e poco interessante. Inizia a starmi stretto, lo ammetto – il tempo che passo senza le tue lettere, intendo.

Per quanto riguarda mio padre, figurati: ogni volta che torna a casa con una nuova lettera non fa che ripetermi che “forse il mio amico dovrebbe smetterla di scrivere all’indirizzo del suo ufficio”, ma ogni ulteriore dibattito viene messo a tacere dalla curiosità sua e di mamma. A quanto pare, è più importante il “chi” che il “perché” e quindi la situazione si risolve con io che mi chiudo in camera per evitare di rispondere – e perché non vedo l’ora di vedere cosa mi hai scritto – e loro che ridacchiano e fanno commenti idioti.

Però così mi sta bene, è un po’ il nostro equilibrio e la nostra routine: io che imbuco lettere indirizzate a nessuno, tu che le trovi e le spedisci all’indirizzo di mio padre. Mi piace perché è un modo solo nostro di comunicare e non voglio cambiarlo.
 

Il ragazzo che continua a spedire lettere a nessuno e che non vede l’ora che nessuno risponda,
Thad

 
P. S. Puoi scrivermi tutti i romanzi che vuoi, io divoro libri come fossero caramelle.

P. P. S. Ti allego la ricetta dei biscotti, contento? Fammi sapere che ne viene fuori, anche se avevi promessoche non li avresti mangiati senza di me.
 

 

 
 
Oggi è domenica, Thad. È domenica e tutti i postini del mondo non lavorano, tranne me. Appena avrò finito di scrivere, prenderò questa lettera ed uscirò sotto il sole a fare una passeggiata. Arriverò fino allo studio di tuo padre, metterò la lettera nella buca della posta e poi alzerò lo sguardo alla targhetta “studio legale di J. Harwood, terzo piano” e poi al balcone. Faccio sempre così e penso che ci separa davvero poco; ma mi convinco a rispettare i tuoi spazi e a sentirti alla velocità delle lettere – talvolta snervante, talvolta addirittura deprimente. Potremmo guardarci negli occhi, penso, guardarci e vedere qualcosa di più di una calligrafia. Sentire la presenza di un corpo, di un paio di braccia, definire il contorno di un viso. Non sono il solo che immagina come sarà il nostro primo incontro, giusto? Non sono il solo che immagina il calore che potrebbe emanare un tuo abbraccio?

Manchi anche a me, mi manchi sempre. Ormai manchi anche quando leggo le tue lettere.
E lo so che non vuoi che cambi tutto ciò, ma tu mi hai detto che posso condividere quello che voglio con te. Dunque, eccomi qua a dirti quanto sento la tua mancanza – senza troppe aspettative, sia chiaro. L’ho promesso, continuerò così, a cercare le tue lettere ea rispondervi. Piace anche a me questo nostro modo di comunicare, ma comprendimi, delle volte non mi basta.

Cambiando argomento, questa mattina ci ho provato: ho cucinato i biscotti all’anice; però no, non li ho mangiati. Non avrei mai potuto mangiarli senza di te, anche se l’odore era invitante. Sono uscito sul pianerottolo e ho bussato alla mia vicina; le ho chiesto di assaggiarli e le ho donato l’intero cesto. Ha detto che erano squisiti. Così almeno so che quando decideremo di incontrarci, non ti offrirò delle schifezze da mangiare. Sai, non volevo fare figuracce al primo appuntamento.
 
 

L’impeccabile cuoco,
Sebastian

 
P. S. I biscotti erano a forma di cuore.

P. P. S.

 
 
 
 
 
 

 
 
È vero, quanto sarebbe facile? Farmi trovare lì, la prossima volta, e guardarti imbucare la lettera e sapere così che sei tu. Sorriderti e dirti ciao, aspettare il tuo abbraccio senza bisogno di dire altro, ispirare il tuo profumo e confessarti che, nonostante tutto, è stato bello aspettare. Aspettarti.

Sarebbe facile ma, appunto per questo, mi convinco a rimandare ancora. Ancora un’altra lettera, o due; ancora il tempo di qualche altro post scriptum, ancora il tempo di qualche altro consiglio di vita. Mi convinco a rimandare solo perché, fondamentalmente, ho voglia di fomentare questa voglia che abbiamo di incontrarci e vedere fino a quando riusciremo ad andare avanti. Nonostante inizi a non bastarmi più, nonostante mi senta sempre in bilico, nonostante io sappia che dal vivo sarebbe anche meglio.

Io sono curioso, lo ammetto, sono stato più volte tentato di proporti di porre fine a questo scambio di lettere e di vederci senza ulteriori parole. Ma mi convinco ad aspettare perché so che, in tal modo, quando poi decideremo di incontrarci sarà ancora più… emozionante?

Me lo concedi, Sebastian? Ti va di aspettarmi un'altra lettera, o due?
 

Sempre più tuo,
Thad


P. S. Aggiungerò “impeccabile cuoco” e “disegnatore in erba” alla mia lista su di te. Si allunga ogni giorno di più e mi piace ogni giorno di più.

P. P. S. Mangeremo biscotti, canteremo canzoni della Disney e ci abbracceremo: sarà il miglior primo appuntamento di sempre.
 

 

 
 
Aspetteremo, certo. Aspetteremo. Aspetterò per te.

E intanto continuerò a guardare quella finestra e a convincermi di non salire su.

Di non salire su e dire: “Signor J., sono Sebastian.”

“Sono Sebastian e devo vedere suo figlio.”

“Devo.”

“Ne ho bisogno.”

“Subito.”

E mi rivolgerebbe uno sguardo sconcertato.
Ma io lo pregherei ancora, e ancora, e ancora.

“Vederlo, un attimo. Solo un attimo.”

Fino a ritrovarmi davanti a te…
 
 

L’impaziente
Sebastian

 
P. S. Che cos’è questo vuoto che sento dentro?
 

 
 

Vuoto, Sebastian? È il posto in cui risiedeva il mio cuore fino a qualche settimana fa, prima che tu lo prendessi e spappolassi con le tue dolci e deleterie manine.

Immaginate la scena: io e Vals che scriviamo Handwritten e che quindi ci mandiamo lettere per circa 2 giorni e mezzo; mettetevi nei miei panni e immaginate il mio stato d’animo alla fine di quest’ultima lettera… Esatto, lo so che potete benissimo immaginarlo perché è lo stesso che state provando voi, ci metto la mano sul fuoco.

Ormai ci siamo… manca un solo capitolo e poi la nostra bimba sarà conclusa. Io non ho parole per descrivere l’evolversi degli eventi, perché Handwritten è stata scritta in tre giorni, è stata completamente improvvisata, senza plot o dettagli stabiliti, ed è stato allucinante, per cui io non mi sono resa conto di come si evolveva la situazione: scrivevo e basta, lasciandomi trascinare da loro due e da quello che condividevano.

Ci sono un sacco di sentimenti, sono vivi e palpabili e sono tra quelle righe, perciò immagino che non sia poi così difficile pensare al fatto che stia finendo. Loro sono lì lì per morire, spiaccicati dal peso di quello che provano e, in queste condizioni, non resisteranno ancora per molto.

E amo questo banner, perchè la foto a Pinocchio e Grillo l'ha fatta Vals mentre io li tenevo in mano alla Felitrinelli; tra l'altro, il banner era già stato fatto e aveva un'altra foto di loro due, ma lei mi vuole bene e l'ha sostituita quando gliel'ho proposto **

I saluti e tutto il resto, li rimandiamo al prossimo capitolo, però; per adesso, vi lasciamo per l’ultima volta con lo SPOILER per il prossimo capitolo.

"Ma ho aspettato fino ad ora: posso attendere ancora qualche giorno. Fino al momento in cui ti avrò finalmente davanti a me."
 
Alla settimana prossima, con l’ultimo capitolo di Handwritten <3

 
Robs&Vals
   
 
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