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Autore: JaneA    06/02/2013    3 recensioni
Hermione Granger e Draco Malfoy son colleghi ormai da anni, entrambi 'fidanzati e innamorati' dei rispettivi compagni, o almeno questo è quello che credono. Sarà il loro vero amore? O c'è altro in serbo per loro?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Sad eyes never lie”
Sad Eyes, Bruce Springsteen

 

 

 

 

 

 

5. Sad eyes

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’aveva baciata. Draco Malfoy l’aveva baciata. Il suo collega, spocchioso, purosangue, ‘sono ricco e me ne vanto’ l’aveva baciata.

Con grande trasporto, per giunta.

Con ardore.

E le era piaciuto.

Oh, eccome se le era piaciuto.

Attendeva da anni quel momento.

Si fiondò all’interno del suo appartamento.

Buio. Fortunatamente Ron non era in casa.

Perché dovrebbe essere qui? Avete litigato.

Portò le dita a sfiorare le labbra. Menta. Lui profumava di menta. Ora, anche lei aveva su di sé quel profumo così fresco, così suo.

Si lasciò cadere contro la parete della porta, sino a sedersi sul freddo pavimento. Qualcosa di peloso le accarezzò i piedi che aveva liberato dalla stretta delle decolté.

Grattastinchi.

Attirò l’ormai anziano gatto arancione a sé e lo posò sul suo ventre.

“Mi ha baciata.” Sussurrò fissando gli occhi gialli del gatto.

Scosse il capo. Non poteva essere vero. No, non poteva assolutamente essere vero.

Provò a tirarsi un pizzico. Era sveglia, era la realtà. Draco Malfoy l’aveva bloccata contro una parete dell’ascensore e l’aveva baciata.

Scosse ancora il capo.

Un ticchettio alla finestra la ridestò

Leo, il gufo di Ron, si librava assonnato attendendo che lei gli permettesse di entrare.

Dopo aver spalancato la finestra, Hermione porse un biscottino al pennuto. Estrasse la lettera dalla zampina e avidamente l’aprì e la lesse.

 

Mia Hermione,

sono stato un vero stupido. Non avrei mai dovuto alzare la voce in quel modo con te. Spero potrai perdonarmi, questa sera, a cena.

Solito posto, ore 19.

Ti amo,

Ron

 

 

Hermione inspirò a fondo. Cosa avrebbe fatto?

Diglielo.

Dire cosa? Che Draco Malfoy l’aveva baciata? Non ci avrebbe visto più alla rabbia. L’avrebbe ucciso. Anzi no, si sarebbero uccisi a vicenda.

Sbuffò ancora.

Una cena era l’ultima cosa che voleva, eppure doveva andarvi.

Lo doveva a Ron.

Lui non meritava tutta quella sofferenza.

Mancavano ancora un paio d’ore alla cena, aveva tempo per preparare un accurato piano, un discorso, per dedicarsi un po’ a sé, ma soprattutto per cancellare dal suo corpo quel profumo così destabilizzante e affascinante.

Menta.

 

 

 

 

 

 

                                                                                     ***

 

 

L’aveva baciata. Aveva assaporato quelle labbra. Aveva passato le mani, le dita, attraverso quei riccioli ribelli. L’aveva fatta sua, anche se per pochi istanti. Aveva maschiato i loro sapori.

Le sue mani sulle forme corpose del suo corpo.

Le sua mani sulla schiena.

Stava impazzendo.

Un sorriso ebete gli si era dipinto sul volto non appena era uscito dall’ascensore.

L’aveva baciata.

La desiderava, ancora, sempre di più.

E’ scappata.

Non ti vuole.

L’hai umiliata.

No. Le sue mani subito sulle sue labbra, erano il segno che la Granger provava qualcosa. Se non fosse stato così l’avrebbe aggredito non appena le si fosse avvicinato. L’avrebbe schiantato, schiaffeggiato.

Lei sapeva difendersi, lei sapeva dire no.

La Granger provava qualcosa per lui.

Fissava il bicchiere pieno di Firewhiskey. Lentamente faceva ruotare il liquido ambrato nel bicchiere di cristallo.

L’immaginava ancora tra le sue braccia.

Il suo seno che premeva contro il suo petto. Il battito frenetico dei loro cuori. Il suo profumo di vaniglia invaderlo, annebbiarlo, torturarlo, incatenarlo.

La voleva.

Voleva tutto di lei. La rabbia, l’amore, la caparbietà, la passione.

L’avrebbe conquistata. L’avrebbe fatta sua, per sempre. L’avrebbe corteggiata, l’avrebbe fatta innamorare, sino ad arrivare al desiderio. Avrebbe fatto sì che anche lei avesse avuto bisogno di lui, ogni giorno. Piano, sarebbe stato facile.

Mentre si smaterializzò un nome invase la sua mente.

Astoria.

Forse, non sarebbe stato del tutto facile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                              ***

 

Si era concessa un lungo bagno caldo.

Aveva bisogno di dominare i suoi pensieri, i suoi dilemmi.

Cosa avrebbe detto a Ron?

La verità. Certo, forse non tutto nel dettaglio, ma sommariamente la verità.

Un piccolo passo per ripristinare il loro rapporto.

Aveva pensato ai pro e ai contro, ovviamente. Come sempre.

Ma non vi erano pro per la relazione, non dopo quello che era successo il mattino.

No, lei Hermione Granger non amava più il suo fidanzato, ma non aveva il coraggio di affrontare questa verità.

Era semplice fingere che tutto andasse bene.

Ron non soffrirà. Io sopporterò. Sono forte.

Fu con questa convinzione che la strega si preparò.

Indossò una camicia beige, una longuette marrone e delle decolté beige.

Lasciò i capelli sciolti.

Niente trucco. Sarebbe stata semplice.

Era così quando lei e Ron si erano innamorati.

Nessun trucco, solo verità.

Come puoi proclamare la verità, se fingi di amarlo?

Mise a tacere quell’ulteriore quesito e dopo aver afferrato la borsa si smaterializzò.

 

 

 

 

 

Si era smaterializzata all’interno del cottage. Un delizioso profumino le giungeva sino alle narici.

Luci soffuse, una deliziosa melodia in sottofondo.

Aveva fatto tutto quello per lei.

Due braccia forti la cinsero alle spalle.

“Eccoti.”

Aveva spostato i suoi capelli tutti sulla spalla sinistra, lasciando quella destra libera e scoperta.

Delicatamente Ron aveva iniziato a posare dei baci sulla pelle della sua compagna sino a giungere all’incavo del collo.

La borsa di Hermione era finita sul pavimento.

Le stava facendo perdere il senso di ogni cosa.

Aveva bisogno di lui. Aveva bisogno di perdersi.

Aveva bisogno di Malfoy.

Sbarrò gli occhi a quel pensiero. E dopo aver baciato il rosso si distaccò.

“Ceniamo? Ho una fame da matti.”

L’uomo annuì deluso, di certo non era nei piani cenare prima di aver portato a letto la sua donna.

La fece accomodare e le posò dinanzi il piatto.

Fece altrettanto con la sua porzione.

“Mmm- proferì la donna- risotto allo champagne! Il mio preferito!”

Il rosso sorrise.

E’ così bella.

“Hermione?” la richiamò lui

“Mmm?”

“Mi dispiace.”

“Per cosa?”

“Per essermi comportato in quella maniera l’altra sera. Ero fuori di me.”

La donna deglutì e si alzò, avvicinandosi all’uomo.

“Devo dirti una cosa.”

“Tutto.”

“Oggi è successa una cosa in ufficio.”

“Ovvero?”

La donna chinò il capo.

Diglielo.

Diglielo, ora.

“Un tizio mi ha baciata.”

Sollevò il capo per vedere il volto dell’uomo. Era privo di espressione.

Urla.

Ti prego, grida.

Fa qualcosa.

Urla!

“Chi?”

“Un fattorino. Ero in ascensore e ne ha approfittato.”

Un clap. Vuoto.

Era da sola.

Ron si era smaterializzato. Corse fuori dal cottage, urlò per tutto il bosco limitrofo.

Non c’era, era andato via. Senza urlare, senza prendersela con lei.

Lacrime rigavano il volto.

Quella era una magra interpretazione della verità.

Un fattorino.

Un fattorino al Ministero?

I maghi non sanno nemmeno cos’è un fattorino!

Senza curarsi di spegnere le candele e di sparecchiare si smaterializzò.

 

Sei una stupida. Ecco cosa sei.

Sfilò la gonna e le scarpe. Le lasciò ai piedi del letto e s’infilò sotto le coperte.

Era una povera illusa.

Sola e stupida.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dopo qualche ora, era riuscita finalmente ad addormentarsi.

Il respiro tranquillo. Il petto si alzava e si abbassava lentamente sotto le coperte.

Una presa per il volto.

Hermione si svegliò immediatamente. Qualcuno la teneva per il mento, e non delicatamente. Tentò d’urlare ma senza riuscirvi.

Il volto del suo aggressore era nascosto dall’oscurità.

Tentò ancora d’urlare, questa volta emettendo un lieve sussurro.

“Chi è stato?”

Quella voce. Non poteva essere. No. No. Non poteva essere lui a farle questo.

Gli occhi ormai iniziavano ad abituarsi al buio, la figura iniziava a stagliarsi in quell’oscurità.

Capelli in disordine. Braccia muscolose. Spalle larghe.

Non poteva essere, no. non ci avrebbe mai creduto.

Provò ad urlare ancora, mentre Ron la stringeva sempre più forte.

“Chi ti ha toccata?”

Tentò ancora d’urlare. Invano. Quelle mani che poche ore prima l’accarezzavano amorevolmente, ora premevano con forza sulla sua pelle.

“Rispondimi, maledetta.”

Era impazzito.

Sentiva lacrime bagnarle il viso.

Lui allentò per qualche attimo la presa.

“Ron, ti prego.” Sussurrò

“Dimmi chi ti ha toccata.”

“Te l’ho detto. Uno che, che..Ron mi fai male!”

L’uomo strinse più forte il mento della donna e poi l’afferrò con l’altra mano per un braccio, tirandola giù dal letto e facendola cadere con poca grazia sul pavimento.

“Ron, ti prego.”

“Dimmelo.”

“Sei ubriaco. Lasciami, ti prego.”

“No.” Un colpo sul volto. Deciso.

Hermione portò una mano sul viso, dove qualche istante prima di era posata con violenza la mano del suo fidanzato.

“Non te lo dirò mai.”

Un colpo al ventre.

“Puttana.” Urlò il rosso e dopo averla strattonata ancora si smaterializzò.

Hermione crollò sul pavimento inerme. Aveva portato le ginocchia al petto.

Lentamente cercò di raggiungere la bacchetta sul comodino.

Sentiva il petto pulsare per il dolore, come il ventre.

Riuscì ad afferrare la bacchetta dopo molti tentativi.

Con un incantesimo non verbale mandò un patronus.

“Ginny.” Sussurrò.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                         ***

 

I coniugi Potter si erano appena coricati, erano stretti l’uno all’altro quando si mostrò loro il patronus di Hermione Granger.

“Ginny.”

“Ginny.”

Il moro sbarrò gli occhi, mentre la rossa si era già alzata.

“E’ successo qualcosa a Hermione.”

“Vado io.” Sussurrò il marito.

“No. Ha chiamato me. Resta qui. Ti avviso appena so qualcosa.”

Dopo aver indossato in fretta e furia degli stivali e un cappotto la donna posò un bacio sul capo del marito e si smaterializzò.

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                    ***

 

L’appartamento della sua migliore amica era interamente al buio.

“Hermione?” chiamò.

Nessuna risposta. Fece luce con l’aiuto della bacchetta.

“Hermione?” pianò salì le scale che portavano alla stanza da letto.

Aprì lentamente la porta della camera di Hermione e la vide.

Riversa sul pavimento priva di sensi.

Le fu accanto in un attimo.

“Hermione? Hermione?” la richiamò scuotendola.

“Non port..a..rmi al San..”

Nuovamente la strega perse i sensi.

Ginny, preoccupata, inviò un patronus al marito.

“Vieni subito e chiama un medimago.”

Piano afferrò l’amica e l’aiutò a sistemarsi sul letto.

 

 

 

 

Un medimago la stava controllando da più di un’ora. Ginevra Potter percorreva in lungo e largo il salotto dell’appartamento di Hermione, mentre suo marito sedeva inerme sulla poltrona, grattandosi ogni tre secondi la cicatrice che era stata fonte di non pochi guai.

“Non ti ha detto nulla?”sussurrò rivolto alla donna.

“No. Solo di non portarla al San Murgo.”

“Non capisco. Chi può..”

L’uomo venne interrotto dall’arrivo del medimago.

“Signor Potter, signora Potter.” Disse salutandoli

“Come sta?”

“Non è messa bene. Ha due costole rotte. E lividi sul corpo e sul mento.”

La rossa si portò una mano al volto.

“Credo si tratti di aggressione, signor Potter. Ma la signorina non mi ha voluto dire nulla.”

“Posso vederla?” domandò la donna.

Il medimago annuì.

“Sì. È sveglia.”

La donna corse al piano di sopra.

“Signor Potter, qualcuno l’ha aggredita. Ne sono sicuro.”

Harry socchiuse gli occhi e inspirò.

Chi le aveva fatto questo?

 

 

 

 

 

 

                                                                                        ***

 

Hermione era distesa sul suo letto. Un affare babbano legato con una flebo al suo polso segnava il battito del suo cuore.

Lento.

Troppo lento.

Come i lenti erano stati i minuti che aveva passato su quel pavimento prima di perdere i sensi.

Sola.

Persa.

Era quello che meritava.

Lacrime iniziarono nuovamente a rigarle il volto. Sentì una mano raccoglierle e spazzarle via.

Aprì gli occhi.

Ginny.

Sorrise lievemente mentre ancora altre lacrime scorrevano.

“Tesoro, come stai?” disse la rossa sedendosi accanto a lei.

Hermione deglutì.

Come avrebbe fatto a dirle quello che era successo?

Non le avrebbe creduto.

L’avrebbe persa.

Avrebbe perso anche Harry.

Sarebbe stata ancora una volta da sola.

“Ron..” sussurrò

“Sì, lo avviserò appena starai meglio.” Enunciò la rossa.

“No!” urlò la riccia.

“No, ti prego.”

“Hermione? Cosa è successo?”

“Mi ha..picchiata.”

La rossa sbarrò gli occhi.

“Chi?”

“Ron.” Sussurrò Hermione portandosi le mani a coprire il viso.

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                       ***

 

Era in ufficio. Non vedeva l’ora di incontrarla, di parlarle, di provocarla.

Aveva già programmato tutto.

Desiderava ancora mordere le sue labbra, assaporarle ancora e ancora e ancora.

Era in ritardo.

Sempre la solita.

8.30

Niente. Nessun rumore di tacchi nel corridoio ormai gremito di gente.

9.00

La scrivania ancora vuota.

9.30

Aveva cacciato in malo modo un cliente.

Dove sei Granger?

10.00

Maledetta Granger, dove diavolo sei?

10.30

L’attesa lo stava rendendo folle. Si sollevò dalla poltrona.

Questa volta mi senti, Granger.

Si era smaterializzato direttamente a casa della collega.

La porta in legno massiccio campeggiava lui dinanzi.

Bussa, no?

Sei venuto sin qui e non bussi nemmeno?

Facendosi coraggio accostò le dita affusolate alla porta e bussò.

Una volta.

Due volte.

Dei passi.

“Finalmente Grang..Potter? Che diavolo ci fai qui?”

“Malfoy? Potrei farti la stessa domanda.” Enunciò il moro.

“Sono venuto a vedere che fine ha fatto la mia collega.”

“Non può vederti adesso.”

“Perché?”

“Non..non sta molto bene..”

“Fammela vedere Potter o ti prendo a calci.”

Il moro dopo aver lanciato uno sguardo truce al biondo si fece da parte, lasciandolo entrare.

 

Non era la prima volta che andava a casa della Granger. Negli ultimi tre anni ci era stato, per lavoro, per chiacchierare.

Era così che si era innamorato di lei.

La casa ora era ricolma di scatoloni.

Trasloca.

Va a vivere con lui.

Non ti ha detto nulla.

“E’ di sopra.” La voce di Potter l’aveva richiamato.

“Grazie.”

Ad uno ad uno iniziò a salire i gradini sino ad arrivare dinanzi alla sua camera da letto.

Bussò.

“Avanti.”

La rossa era seduta su una poltrona accanto al letto. Ma fu altro ad attirare la sua attenzione.

Hermione giaceva pallida sotto le coperte. Un braccio era posato sopra di esse e a questo erano attaccate delle flebo sino ad un apparecchio babbano.

Cosa le avevano fatto?

Il cuore perse un battito.

La rossa poggiò un dito sulle labbra, segno di far silenzio.

Il suo volto era incavato, segno della notte passata in bianco e della preoccupazione.

“Cosa le è successo?”

La rossa deglutì.

“Se vorrà te ne parlerà lei, appena si sveglierà.”

“Rimango io con lei.”

“Malfoy, ma..”

“Lasciami con lei, per favore.”

La rossa annuì, incredula.

Draco Malfoy le aveva chiesto ‘per favore’?

Scosse il capo e uscì.

“Non farla agitare.”

L’uomo annuì e si accomodò sulla poltrona.

Si avvicinò al letto e prese le mani della donna tra le sue.

La sentì sussultare e lentamente la vide sbattere le palpebre sino ad aprirle del tutto.

“Granger. Buongiorno.”

La vide sbattere ancora le palpebre incredula e poi fissare la sua mano tra quelle dell’uomo.

“Malfoy, cosa..cosa ci fai qui?”

“Sono venuto a trovarti.”

“Come sapevi..?”

“Non sapevo. Anche se avrei voluto. Ero venuto per rimproverarti per il tuo millesimo ritardo.”

La donna sorrise leggermente.

Era bello averlo lì, accanto a sé.

Le sue mani avvolti nella sua.

I suoi occhi ricolmi di preoccupazione.

È preoccupato solo per il lavoro.

Illusa.

“Il lavoro?” sussurrò

“Non importa adesso. Ho avvisato Mégan di cancellare tutti i nostri impegni per i prossimi giorni.”

“Malfoy, non devi.”

“Voglio e devo.”

La donna chiuse gli occhi.

Sentì le mani del biondo sfiorarle il mento, delicate, attente a non farle del male lì dove vi era un enorme ematoma.

“Chi è stato?”

La donna riaprì gli occhi.

“Granger, dimmelo. Ti prego.”

Scosse il capo.

“Non posso.”

“E’ stato lui, vero?- si fermò- gli hai detto del..di quello che ho fatto?”

La donna inspirò

“Non ho detto che sei stato tu. Tranquillo.”

“Non mi preoccupo per me Granger. Mi preoccupo per te. Odio vedere i tuoi occhi tristi.”

“Non sono triste. Ho paura.”

“Giuro che non ti farà più del male.”

La donna inspirò ancora, mentre lacrime scivolavano sul suo viso.

L’uomo le fu accanto.

“Non permetterò che i tuoi occhi siano ancora così tristi. Non lo permetterò.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice:

Eccoci qui con un nuovo capitolo. Sì, lo so. Sono stata enormemente cattiva :D Potrete mai perdonarmi?

Grazie a chi lascia recensioni, a chi legge in silenzio, a chi ha messo la storia tra le seguite, preferite,ricordate.

Un abbraccio, JaneA

  
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