Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: u s h i o    06/02/2013    6 recensioni
“E tu che cosa desideri, Sakura?” riprese parola sviando il discorso.
“Non penso di poterlo dire” mormorò lei con tono insicuro. Sasuke poteva percepire le mani di lei strette attorno a sé tremare leggermente.
“Sì che puoi. Dillo”.
Sakura sgranò gli occhi verdi non appena sentì la mano di Sasuke coprire delicatamente la sua, ancora poggiata sul suo fianco. La mano di lui si era semplicemente adagiata sulla sua, in modo delicato e gentile, senza stringerla minimamente, bensì sfiorandola soltanto. Il resto del corpo di Sasuke intanto non si era mosso di un millimetro, quasi come se volesse fingere di non aver fatto nulla. La sua mano era lì, senza pretese, facendo soltanto notare a lei che la sua presenza c’era. Un gesto delicato, effimero, semplicemente da Sasuke.
“Non potrei desiderare nulla di più che non sia stare con te” confessò lei, dopo aver preso coraggio dal gesto – che chiunque avrebbe considerato insignificante, ma non lei – di Sasuke. Prese ancora fiato, cercando ancora una volta il coraggio perduto. “Ma l’unica cosa, forse, sarebbe...” aggiunse “un bambino”.
[SasuSaku] - E, beh, Sasuke papà.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU, Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

いつまでも、いつまでも守ってゆく
Ti proteggerò sempre, per sempre







Capitolo 3. It was just one...




 
 
 

“Avevi promesso che saresti stata sempre con me, no?
 
Che saremmo stati sempre insieme.
 
Quello era il mio sogno. Non c'era niente di buono nel vivere.
 
Uno come me, che era abituato a vivere in un modo così miserabile...
 
Aveva finalmente trovato il suo sogno”.

[cit.]

 
Quella notte sembrò eterna.
La neve non cessava di scendere, imbiancando ininterrottamente tutta la città e impedendo a chiunque di spostarsi dalla propria casa. Le strade erano silenziose, le macchine erano ferme e le persone non camminavano per strada se non per fare qualche pupazzo di neve. Anche Sakura e Sasuke avevano deciso di non muoversi da casa, quella notte, a causa della febbre che l’aveva colpita come ogni anno in quel periodo. Fecero in modo che lei si riposasse per il parto ormai imminente.
Invece fu proprio quella notte, durante quelle gelide ore d’inverno che, cogliendo tutti di sorpresa, loro figlio decise di nascere.
Era in anticipo di tre settimane. Nessuno se lo sarebbe aspettato, non quel giorno. Semplicemente non era il momento giusto.
Furono costretti a chiamare Shizune per farsi dare un aiuto durante il parto, e a lasciare che Sakura mettesse alla luce il bambino in casa, così da sfaldare tutto ciò che avevano organizzato. Per forza di cose nessuno avrebbe potuto raggiungere l’ospedale con la neve così alta lungo le strade, che continuava a cadere dal cielo senza alcuna sosta.
Sasuke rimase di fianco al futon sin dall’istante in cui cominciarono le doglie di Sakura, incapace di muoversi nemmeno di un millimetro. Dagli occhi sgranati, neri come la pece, si poté intuire quanto in realtà fosse teso nonostante cercasse – invano – di apparire impassibile come sempre.
Non appena Sakura afferrò la sua mano con le dita piccole e la strinse debolmente nella sua, che in quel momento era tremolante a causa del dolore dovuto alle doglie, sentì un’immensa stretta attanagliare il suo stomaco, facendo contrarre il suo viso in un’improvvisa smorfia di sofferenza. Faceva male.
“Sakura, resisti”.
Sakura tentò un sorriso per tranquillizzarlo, ma rispose solo con un gemito di dolore. Chiuse di colpo gli occhi alla contrazione, lasciando cadere d’improvviso una lacrima solitaria che percorse tutta la sua guancia.
 “Sakura... Ti prego...” fu solo un sussurro, che si disperse nell’aria giusto qualche attimo prima che l’infermiera lo interrompesse chiedendo a lei per l’ennesima volta di rilassarsi.
Nei giorni, nei mesi, negli anni a venire si chiese più volte se Sakura avesse percepito ciò che voleva dirle pur non riuscendoci, quella volta.
“Cerca di starle vicino più che puoi, ne ha bisogno” gli consigliò Shizune, premurosa, mentre preparava l’occorrente necessario.
Entrambi i genitori di Sakura erano agitati, Mebuki aveva la fronte perlacea poggiata alla spalla di Hizashi, il viso nascosto dietro il suo collo. Lei cercò invano di non far notare ai due ragazzi che in realtà i suoi occhi erano rossi e gonfi, ancora pieni di lacrime troppo pesanti da tirare indietro.
Sasuke, però, sapeva che stava piangendo.
Sapeva anche perché stava piangendo.
“Rischierà?” domandò poi il padre di Sakura cercando di non badare alle lacrime della moglie che sentiva cadere lente sulla propria spalla, incapace di accettare la realtà così come era stata sbattuta in faccia a tutti e tre. L’infermiera si girò soltanto, scoccando un’occhiata incerta ad entrambi e provocando soltanto maggiori lacrime negli occhi già gonfi della madre.
Sasuke si sentiva incapace di dire qualsiasi cosa, o di fare qualsiasi cosa. Le aveva stretto la mano e aveva seguito il consiglio di Shizune ma non era stato in grado di fare altro.
Forse non voleva fare altro se non stringere la sua mano così piccola rispetto alla sua, in modo così forte da non lasciare neanche il più minuscolo spazio fra le loro dita. Sakura ricambiava la stretta con altrettanta – e inaspettata – forza, in un modo così potente che a Sasuke sembrò che lei non stesse aspettando che quel momento. Il momento in cui le loro dita si sarebbero intrecciate e i loro palmi avrebbero combaciato.
“Sa-” provò a dire la ragazza in preda al dolore e infine “Sasuke-kun” completò debolmente.
Un brivido di impotenza lo scosse. Lo era. Era impotente perché non avrebbe potuto fare nulla per lei, se non stringerle ancora e ancora quella mano fredda e ormai debole.
“Dimmi” rispose chinando il capo. Evitò i suoi occhi verdi, non poteva reggere ancora il suo sguardo. Era come se soltanto quelle semplici iridi color smeraldo gli gridassero in faccia, a tutta voce.
Ti amo, ti amo, ti amo. Vi amo, vi amo, vi amo.
Lo sentiva, quel grido di Sakura. Talmente sordo che gli perforava i timpani. Faceva quasi male.
“Andrà tutto bene” esalò lei.
Andrà tutto bene.
“Lo so” la rassicurò Sasuke, rafforzando la propria presa sulla mano di lei “tra poco nascerà, e sarà tutto finito, Sakura”.
Il mondo si fermò non appena la mano libera di Sakura si posò sulla sua guancia, invitandolo ad alzare di nuovo lo sguardo verso di lei. Sasuke non poté far altro che ascoltare quel muto invito, e la guardò. Vide il suo viso contratto in mille smorfie di dolore, le guance arrossate, gli occhi lucidi per la febbre, la fronte bollente.
Qualcosa nel petto gli si strinse, provocandogli un dolore immenso. Ancora.
Sakura gli rivolse un debole sorriso e allora per un momento il mondo ritrovò quei colori che aveva avuto fino a qualche ora prima. Ma fu troppo presto per parlare, perché qualche istante dopo Sakura perse i sensi.
Andrà tutto bene. Andrà tutto bene. Andrà tutto bene.
“Che cosa sta succedendo, Shizune?” urlò quasi Sasuke colto dalla preoccupazione e dalla rabbia nel vedere sua moglie in quello stato. “Perché è svenuta?”.
“Per il dolore. Può capitare, durante il travaglio, soprattutto se è una situazione complicata come questa.”
La sua tranquillità e la sua pacatezza nel parlare, anziché tranquillizzarlo, non fecero altro che farlo alterare.
“Che cazzo vuol dire è normale? È normale svenire?”.
“Uchiha-san, si calmi”.
Andrà tutto bene. Andrà tutto bene.
“No, no che non mi calmo!” gridò ancora senza lasciare mai la mano di Sakura, ancora priva di sensi.
Si voltò verso i genitori di lei, anche loro in preda alla confusione e al terrore. “Qualcuno chiami un dottore!” urlò ad entrambi, sputandogli tutta la sua rabbia addosso. Non si preoccupò minimamente del male che stava provocando anche a loro con quelle sue grida, facendoli stare ancora peggio.
Nessuno gli rispose. Si voltò ancora in direzione di Sakura, sotto le cure di Shizune che nel frattempo faceva di tutto per farle riacquistare i sensi. Il viso ormai pallido, gli occhi chiusi, l’espressione ora rilassata ma che fino a qualche momento prima era contratta per il terribile dolore.
Avrebbe voluto chiudere gli occhi per non vedere quella scena di fronte ai suoi occhi. Avrebbe voluto farlo, ma non lo fece. Non seppe nemmeno cosa lo trattenne dal farlo.
Un singhiozzo mal trattenuto uscì dalle sue labbra senza nemmeno il bisogno di piangere, solo in preda all’ansia più totale. Percepì un male che non gli era affatto nuovo.
Non abbandonarmi anche tu, Sakura. Tutti se ne sono andati, non farlo anche tu.
Perché quel futuro, quel futuro che vedeva lui, lei e loro figlio insieme e finalmente felici sembrava quasi un sogno? Perché tutto d’un tratto era diventato quasi irrealizzabile? Un futuro così normale, un futuro così giusto. Comune. Sembrava stesse svanendo poco a poco, come una presenza effimera che avrebbero potuto sognare solo in un’altra vita.
Poco dopo Sakura si riprese, risvegliata solo e soltanto dal dolore, un dolore così acuto che non le permetteva in nessun modo di respirare, non le concedeva nemmeno un minimo di tregua.
Fa che tutto questo finisca, si ripeteva Sasuke.
Fa che finisca.
Fa che finisca.
Andrà tutto bene.
Il travaglio durò otto ore, durante le quali Sakura non smise nemmeno un secondo di patire e urlare per il dolore che le stavano provocando le doglie. Lei perse conoscenza più e più volte, per poi essere svegliata altrettante volte a causa delle continue fitte, insistenti e dolorose come niente prima d’allora. A Sasuke sembrava quasi che qualcuno la stesse torturando senza nemmeno un briciolo di pietà, mentre osservava il suo viso pallido, magro e ricoperto da minuscole stille di sudore. Non smetteva di contorcersi dal dolore. Un dolore che però, anche se incrementato e reso peggiore dalla debolezza del suo corpo, lei sapeva avrebbe portato a qualcosa di bello. Bellissimo. Meraviglioso.
Sasuke non si staccò mai da lei, attendendo che quell’inferno senza fine giungesse al suo termine.
“S-Sasuke-kun” fu il solo suono che uscì dalla sua bocca prima che il parto vero e proprio cominciasse.
Ci furono attimi in cui la mano di Sakura strinse così forte quella di Sasuke che quest’ultimo temette di non sentire neanche più la propria sensibilità, mentre il tono della voce di lei non faceva altro che salire, salire e salire man mano che il bambino spingeva sempre più per uscire, quasi impaziente di vedere la luce.
“Ci siamo quasi” annunciò infine Shizune in mezzo alle gambe divaricate di Sakura, mentre attendeva con impazienza che il bambino finalmente si mostrasse.
La neve, intanto, non aveva ancora cessato di cadere intaccandosi all’asfalto come la peggiore delle colle. I genitori di Sakura avevano provato a chiamare chiunque pur di riuscire ad avere un passaggio – o a chiamare un medico a casa – ma nessuno era disposto a muoversi con quel tempo. Le speranze, sopravvissute fino all’ultimo istante, ormai si erano dissolte insieme a tutte le certezze che credevano di avere prima di quella notte. I genitori erano dall’altro lato del futon rispetto a Sasuke, esattamente di fronte a lui, mentre si stringevano la mano a vicenda e accarezzavano con delicatezza Sakura.
Sasuke digrignò i denti, stringendo la mandibola fino allo spasmo. “Sakura, resisti. Manca poco”.
Non si riconosceva neanche più.
Sakura urlò più forte di prima, mentre Shizune si chinò e Sasuke allora serrò le palpebre così da non vedere più nulla di quello spettacolo straziante.
Vedeva buio davanti a sé, e nient’altro. Forse era quella l’unica cosa che desiderava vedere in quel momento, piuttosto che vedere la sua giovane moglie stesa accanto a lui con il volto pallido, le occhiaie quasi viola e gli occhi lucidi pieni di lacrime. Aveva chiuso gli occhi, ma mai aveva lasciato la mano di lei che non era intenzionata a separarsi dalla sua. Credette quasi che sarebbe durata per sempre, quell’attesa fatta di urla e dolore, ma nel momento in cui le grida di Sakura cessarono improvvisamente facendo spazio ad altre, sussultò.
E lo sentì.
Un pianto. Un pianto di bambino.
Quello fu il suono più bello e suo che avesse mai sentito in tutta la sua vita.
Aprì di colpo le palpebre e si voltò alla sua destra, in direzione della donna ancora posizionata fra le gambe di sua moglie, che teneva in braccio un minuscolo fagotto blu. Era da lì che provenivano le urla. Sasuke spalancò gli occhi neri e nemmeno si accorse di aver lasciato andare la mano di Sakura e di star allungando le braccia in direzione di Shizune, che in risposta gli porse subito ciò che teneva fra le braccia.
Un bambino. Il suo bambino.
Lo prese con un’insolita delicatezza fra le proprie braccia, facendo poggiare la sua piccola testa contro il suo gomito. Guardò dentro l’asciugamano blu, e vide che era un maschio, quasi come se fosse la cosa più urgente da fare con il proprio figlio fra le braccia.
Itachi.
Continuava imperterrito a piangere, e se non fosse stato così emozionato probabilmente si sarebbe subito infastidito per un pianto così acuto. Ma era lui a piangere. Itachi piangeva. Sasuke lo guardò con uno sguardo che chiunque al di fuori avrebbe trovato indecifrabile: fece scorrere lo sguardo lungo tutto il suo viso, i suoi occhi serrati, il suo naso minuscolo, le sue manine piccole... lo immaginò a tre anni, a cinque, e poi a dieci e ancora a venti. In pochi secondi, senza rendersene conto, aveva immaginato una vita felice passata insieme a lui senza nemmeno averla cominciata. Chiuse di poco l’asciugamano sul suo pancino minuscolo e si voltò verso Sakura, così da farlo vedere a lei che aveva sofferto così tanto solo per metterlo alla luce.
Sakura era proprio lì, stesa sul futon. Gli occhi chiusi e il viso incolore.
“Sakura!” urlò allarmato Sasuke, senza nemmeno accorgersi che intanto Mebuki e Hizashi erano andati a cercare aiuto. Le urla di Itachi riempivano la stanza.
“Sakura! Mi senti?” le prese ancora la mano, sollevandola verso di lui, mentre con l’altro braccio reggeva ancora il bambino.
Sakura aprì debolmente gli occhi, le sue palpebre erano appena schiuse e probabilmente riusciva a malapena a distinguere la figura di Sasuke di fronte a lei, che la guardava preoccupato.
“Sasuke-kun…” sussurrò con fatica. Era difficile sentirla con il pianto di Itachi in sottofondo, ma Sasuke si avvicinò ulteriormente mentre stringeva ancora la sua mano, che ricambiava la stretta debolmente.
“Sasuke-kun... Ce l’ho fatta” disse ancora con un filo di voce “ce l’ho messa tutta per farlo nascere”.
Gli occhi verdi avevano perso quella vitalità che Sasuke era solito ammirare, si aprivano e chiudevano lentamente senza sosta, sintomo di un’immensa stanchezza.
“Sì, ce l’hai fatta, Sakura” le rispose facendole vedere il bambino “è un maschio, lo sai?”.
Lo avvicinò ancora di più a lei attento a non farlo cadere, ma si stupì non appena vide la mano libera di Sakura alzarsi con fatica dal futon e accarezzargli la guancia liscia con la punta delle dita, sfiorandola appena.
“Itachi…”.
Sasuke in quel momento sentì gli occhi pizzicare così tanto da far quasi male, ma cercò in tutti i modi di trattenersi. Poggiò con delicatezza Itachi al suo fianco, sul cuscino, ma Sakura non riuscì neppure a girare il viso verso di lui.
“Sono stato io il primo a prenderlo in braccio... Alla fine, ci sei riuscita a farlo nascere in casa...” buttò lì senza nemmeno pensarci, non riconoscendosi, con la voce spezzata e altrettanto irriconoscibile. “Sarai felice, testarda come sei”.
La ragazza stirò le labbra in un leggero sorriso, il massimo che si poteva permettere. Fosse stato un qualsiasi altro giorno, Sasuke era sicuro che avrebbe riso, riso con quella risata piena di vita che mostrava solo e soltanto a lui, perché solo con lui era davvero felice.
“Ce l’ho fatta, ma avevo paura che... per Itachi sarebbe stato… pericoloso...” rispose in un bisbiglio, a fatica. Il suo respiro si faceva sempre più debole. Itachi continuava a piangere accanto a colei che lo aveva messo al mondo qualche minuto prima.
Andrà tutto bene.
“Ce l’hai fatta” avrebbe voluto dire grazie, ma non ci riuscì. Avrebbe voluto dire non riuscirò mai a smettere di ringraziarti per avermi reso padre, ma non ci riuscì. “Sakura... sono sicuro che starà bene. Che staremo bene. Tutti e tre.”
Lei aveva socchiuso gli occhi ascoltando le sue parole e limitandosi ad annuire a queste ultime; quasi sembrò rilassata agli occhi di Sasuke. Ma non era così. In fondo, da qualche parte dentro di lui, aveva già afferrato la consapevolezza necessaria per capire cosa stava succedendo.
“Me lo prometti?” la richiesta fatta a sua moglie suonò con una voce incredibilmente tremolante, nel momento in cui la disse. Fece vagare lo sguardo fino al viso piangente di Itachi, che ora era steso in mezzo a loro. Itachi...
Lei aprì gli occhi più che poté, scoprendo finalmente le grandi iridi color smeraldo che Sasuke amava tanto osservare – e non glielo avrebbe mai fatto sapere – puntandoli dritti nei suoi.
“Sarò sempre con voi, te lo prometto... nel bene e nel male. Vi proteggerò.”
Il suo sussurro appena accennato arrivò alle orecchie di Sasuke quasi come un urlo, per quanto in quel momento quella frase si incise a fuoco nel suo cuore. Si incise indelebile, e non sarebbe mai più andata via. Mai. Nel bene e nel male.
Chinò la testa e strizzò con forza entrambe le palpebre, non sentendo più la forza necessaria per riuscire a continuare a guardarla negli occhi.
Ma “ti amo” mormorò a sorpresa Sakura, così da fargli alzare il volto di nuovo verso di lei. Non apriva nemmeno più le palpebre per guardarlo, mentre la presa sulla sua mano si faceva sempre più debole.
Sasuke non fu in grado di risponderle. Come sempre.
“Ti amo” sussurrò ancora sorridendo, mentre voltava di qualche centimetro il proprio viso così da intravedere almeno di poco il corpicino gracile di suo figlio e continuò parlare sempre con meno forza nella voce.
“Itachi ti somiglierà... ne sono certa” si rivolse di nuovo a Sasuke. “Sarà bellissimo. Sarai bellissimo, Itachi. Come il tuo papà. Sai, è un uomo duro all’apparenza... ma in realtà è la persona più buona del mondo. Ti vorrà bene come non ne ha mai voluto a nessuno, compresa me. Se ti sgriderà per farti il bagno o per svegliarti per andare all’asilo, lo farà soltanto per il tuo bene. Sono sicura che sarete uguali, ma magari tu potrai sorridere un po’ di più, come... la mamma...”
Sorrise ancora, Sakura, sorrise come se fosse l’ultima volta. “Basta che tu non prenda da me i difetti... o papà non ti sopporterà” scherzò, lasciando scivolare quelle parole dalle labbra screpolate e stanche.
“Sakura…” la chiamò allora Sasuke. La voce spezzata. “Se sarà come te... andrà comunque bene. Anche se probabilmente diventerebbe capriccioso…”
Vide Sakura di fronte a sé chiudere di nuovo le palpebre con lentezza, incapace di reggere lo sforzo che aveva appena compiuto nel parlare così tanto, mentre sorrideva pacificamente alle parole del marito.
“E insopportabile… magari anche piagnucolone…” continuò Sasuke.
Le sue dita, una ad una, si indebolirono mollando piano la presa su quelle affusolate di lui.
“Ma se fosse come te sono sicuro che anche lui saprebbe donare...”
Il suo sorriso si spense lentamente, mentre gli occhi da socchiusi a fatica si serrarono del tutto. La mano perse completamente la forza, poggiandosi sul palmo di quella di Sasuke.
“... Felicità”.
Non sentì più la forza della stretta di mano di Sakura, se ne rese conto solo in quel momento. Provò a muoverla più volte nella sua, ma lei non rispose a nessuno di quegli stimoli. Non rispondeva a nessun contatto. Il suo viso era immobile e pallido, e il corpo stava diventando pian piano sempre più freddo. Sasuke spalancò gli occhi, non volendoci credere.
“Sakura! Sakura, rispondimi! Non scherzare!” la implorò senza che lei potesse sentirlo. Ormai non poteva sentire più nulla.
Era tardi.
Non badò neanche più ad Itachi, ancora posto al suo fianco, se non per lanciargli una sfuggevole occhiata con la coda dell’occhio, proprio durante la realizzazione di ciò che era appena successo.
Non era vero che sarebbe andato tutto bene. Non era vero.
 

“Sarò sempre con voi”

 
Perché non ci sei allora? Perché non sei ancora qui?
Non si accorse minimamente dell’infermiera che lo chiamava cercando di allontanarlo dal corpo di sua moglie, non si accorse della disperazione dei suoi genitori poco lontano da lui. Non si accorse di nulla, se non di Sakura. La stava chiamando ancora, e ancora, e ancora; senza sosta, senza badare a niente e a nessuno, semplicemente.
“Sakura!”
 

“Te lo prometto”

 
Le promesse si mantengono.
Posò una mano sul viso di Sakura cercando di riscuoterla da ciò che lui ancora si illudeva di chiamare sonno, prendendole il viso tra le mani e cercando di scuoterlo tra di esse con più delicatezza possibile, in modo da farla svegliare e farla tornare da lui, da loro. Ma Sakura non si sarebbe svegliata. Non più.
“Sakura, apri gli occhi!”
 

“Nel bene e nel male”

 
Che cosa distingue il bene dal male? Che cos’è questo dolore che mi attanaglia il petto, allora?
Il suo sguardo era perso mentre scostava le mani dal viso ormai senza vita di Sakura, mentre continuava a chiamare il suo nome sperando in qualche modo di ridestarla – o di ridestarsi, sperando che fosse tutto soltanto un brutto sogno, mentre cercava ancora una volta la sua mano. Sembrava tutto un terribile incubo, uno di quelli da dimenticare.
“Svegliati...”
 

“Vi proteggerò.”

 
Saresti dovuta rimanere per farlo.
Provò un’ultima volta ad alzare la sua mano, cercando una qualsiasi reazione. Non ci fu nulla se non quella stessa mano che crollava sul futon sopra cui era rimasta stesa per più di otto ore. Sentì gli occhi inumidirsi mentre la vita stava mandando in frantumi tutte le sue speranze nel non vedere mai più una persona a lui cara morire davanti ai suoi occhi. Scosse la testa incapace di fare qualsiasi cosa, e buttò la testa sul ventre di lei.
“Sakura! Sakura!”



























Note:
Beh vi avevo detto che era una storia drammatica no? Ecco il motivo. Spero non ci siate rimaste troppo male, la storia continuerà dopo questo capitolo e si vedranno gli sviluppi nella storia, soprattutto fra Sasuke e suo figlio, Itachi.
Ho abbassato il rating da arancione a giallo perché mi sembra più adeguato per la storia, in fondo non è niente di particolarmente shockante e la scena lime all'inizio non è per niente forte.
Ringrazio ancora tutti quelli che seguono questa storia, che la preferiscono e la recensiscono <3 spero che continuiate sempre a farlo, mi rendete davvero felice! Alla prossima!

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: u s h i o