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Autore: MissSyl    06/02/2013    1 recensioni
E' sotto il cielo della Francia che scoppierà la passione travolgente e intensa tra due giovani. 1900, Josephine era sdraiata sotto i primi raggi primaverili ed proprio in quel momento che la sua vita cambiò del tutto.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina dopo, Josephine non si risvegliò nel suo letto. Aveva un senso di nostalgia e malinconia che volle rimanere tra quelle coperte fino a quando avrebbe avuto voglia. Adrien nel frattempo era già in piedi, vestito che la guardava sorridente, - vai già a lavoro?- chiese lei tirandosi leggermente su tenendo sempre ben stretta la coperta contro il suo petto, - Mi dispiace, ma sai il lavoro non può aspettare.- finì di sistemare la giacca e poi si avvicinò e le lasciò un bacio sulla fronte – se ti serve qualcosa, fra poco arriverà Ortensia, si trasferirà qui con noi.- sorrise e poi uscì fuori. Rimase a fissare la porta chiusa e sospirò, scostò le coperte e si alzò. Prese la sua vestaglia da notte bianca lì accanto e la infilò. Mentre la legava stretta si avvicinò alla finestra della stanza e si affacciò. Vide Adrien  avvicinarsi alla carrozza e salirci sopra, strinse la tenda e la richiuse cercando di cancellarlo per un po’ dalla sua mente. Si girò e decise che avrebbe visitato la nuova casa. Uscì dalla stanza e richiuse lentamente la porta dietro essa, alla sua destra c’era ancora una rampa di scale, la salì e si ritrovò su un altro piano. C’erano altre tre stanze. Aprì la prima porta a caso e si ritrovò davanti una grandissima libreria. Rimase stupefatta e meravigliata da tutto ciò, entrò e si avvicinò agli scaffali. Posò le dita sui libri e li sfiorò delicatamente, poi fece un passo indietro ed uscì dalla stanza. Le altre due camere erano riservate ai futuri bambini, quando entrò dentro esse l’angoscia la investì e si affretto a chiudere immediatamente la porta. Amava i bambini, certo, ma non era assolutamente pronta. Non in quel momento, non con lui, non in quella vita. Forse non avrebbe dato mai degli eredi ad Adrien e questo non le dispiaceva, ma se sarebbero arrivati non si sarebbe tirata indietro. Avrebbe cresciuto quei bambini con tutto il suo amore ed il suo affetto, anche se non avrebbe mai amato il loro padre, come lui amava lei.
Come promesso Ortensia arrivò e Josephine fu felice di trovare, in quella casa almeno un viso familiare. – Ortensia, ben arrivata.- disse lei aprendole la porta e facendola entrare, -signora  Bernard .- disse lei salutandola con un breve inchino e Josephine la prese per mano, -Ortensia, non devi e lo sai. Io per te sarò Josephine è basta.- -Ma Signora ..- - e poi ora anche con questa “Signora Bernard” per favore, gradirei di più che solo in mia presenza mi chiamaste “Jo” - - va bene, Jo .- la ragazza sorrise – veni ti faccio vedere la tua stanza.- prese la valigia di cartone di Ortensia e salì le scale, poi si avvicinò alla prima porta e l’aprì. Entrarono nella camera visibilmente spoglia, con le tende pesanti verdi e un letto al centro di essa, un comodino  e niente più. – Mi dispiace presentartela così spoglia, ma di sicuro la farò arredare al meglio.- posò la valigia a terra – Jo, non c’è nessun problema. Veramente.- Josephine sorrise sentendosi chiamare così – invece sì. Ora sistemati .- le accarezzò la spalla e poi uscì.
-Come ti trovi qui Jo?- - sono qui da solo un giorno e già mi manca casa .- -penso sia normale.- - come stanno i miei genitori?- domandò guardando Ortensia riflessa nello specchio, - sono molto felici e poi parenti e amici non fanno altro che mandare lettere di congratulazioni per il vostro matrimonio, se posso è stato magnifico.- Josephine sorrise amaramente – già.  – sospirò e poi guardò i suoi capelli raccolti in modo perfetto, -grazie Ortensia.- si alzò e si avvicinò al letto. Prese il vestito da sposa e lo ripiegò, - Jo, ci sono stati anche molti schiavi che mandano i loro auguri, - Josephine la guardò – non l’ho saputo.- - sua madre non ha voluto dirglielo.- - naturalmente, avrà per sempre una mentalità chiusa che la porterà con se fino alla tomba.- disse sospirando e poi chiuse il suo vestito nella scatola che finì in fondo all’armadio.
-Buongiorno mia cara!- esclamò Claire andando in contro ai due ragazzi appena scesi dalla carrozza. – Come stai?- domandò essa staccandosi da Josephine dopo averle appena lasciato un bacio sulla guancia – bene.- - ne sono felice, spero che la nuova casa sia di tuo gusto.- lei annuì e sorrise debolmente e poi venne trascinata dentro la sua vecchia casa.
- se posso, vorrei salire nella mia stanza, devo recuperare le mie cose .- - vai pure,ma ricorda che tra mezz’ora si pranza.- annuì debolmente e salì le scale.
Entrò nella sua camera. O meglio, quella che fino a pochi giorni fa era la sua camera. Si avvicinò al letto  e si sedette su esso, poi si distese e pianse. Si sentiva oppressa da tutto quello, dal matrimonio, dalla sua nuova casa, dalla sua nuova vita e persino da Adrien. Aprii gli occhi quando sentì dei sassolini colpire il vetro della sua finestra, si alzò piano e si avvicinò ad essa. Quando si affacciò trovò il sorriso di Alexis. Sentì improvvisamente tutta il peso della sua vita che le riservava, alleggerirsi immediatamente e scomparire quasi. Aprì senza pensarci due volte la finestra e si affacciò, si guardarono negli occhi – Buongiorno .- disse lui sorridendo, Josephine sorrise – Buongiorno.- lui le sorrise ancora e lei pensò che stesse seriamente mettendola alla prova chinò la testa evitando di far vedere le guancie che nel momento si erano arrossate dalla vergogna – come va la tua vita?- - va. - - non mi sembri molto felice.- - se potessi scavalcherei questa finestra a me ne andrei.- - fallo. – sospirò – se ne avrei avuto la possibilità, l’avrei già fatto da tempo.- -e perché non ora?- lei lo guardò – perché ho fatto una promessa.-  - ma è una promessa che non vuoi mantenere.-  - non sei tenuto a parlarmi così.- lui rise – ora vuoi dirmi che non posso perché sono uno zingaro.- - non ho detto questo.- calò il silenzio, - come sta Margarita?- - bene. Un giorno speriamo di rivederti ai capannoni.- lei sospirò - anche io spero un giorno di ritornarci. – lei rimase a guardarlo negli occhi e poi si ricordò del perché era entrata nella sua stanza. – ora devo andare.- - quando posso rivederti.- - questo non lo so .-  - ti amo .- lo disse senza pensarci e a Josephine le si inumidirono gli occhi per l’emozione e anche per la rabbia. Perché non poteva amare chi voleva? O anche, perché non riusciva ad amare Adrien come amava Alexis? Senza rispondere fece un passo indietro, il ragazzo rimase a fissare la finestra e poi corse a tornare a lavoro, con la certezza che un giorno l’avrebbe portata via con lui.
Dal suo matrimonio, passò un mese e più si andava avanti e più sì vedeva che Josephine non era felice. Lo percepivano tutti, ma nessuno aveva il coraggio di chiederle come si sentisse. Passava le giornate in veranda, mentre beveva del thè e leggeva un libro, mentre ad Adrien parlava lo stretto necessario. Dopo la prima notte di amore, non ne avevano passate altre anche perché Josephine si sentiva “sporca” nei suoi confronti visto che avrebbe amato solo Alexis e nessun altro. Non aveva neanche il senso di colpa e non ne avrebbe avuti mai. – Amore, sei qui?- sentì Adrien avvicinarsi e alzò la testa lentamente dal libro per poi voltarsi, - sì, dimmi.- lui si avvicinò e poi poggiò il capello sul tavolino li accanto regalato dalla madre di lei che Josephine tanto odiava, - e’ da un po’ di giorni che ti vedo triste. Non so cosa ti stia accadendo, ma spero che questo ti tiri su di morale .- allungò la mano e le lasciò una scatolina di legno lavorato a mano, -Non dovevi.- disse lei aprendolo e trovandosi davanti due paia di orecchini – e’ solo un piccolo pensiero,  voglio vederti più felice.- disse lui guardandola come si guarda una persona innamorata veramente, lei rimase impassibile e richiuse il cofanetto – grazie, Adrien.- -spero li metterai alla festa di fine estate.- disse lui riprendendo il capello – festa di fine estate? – chiese lei perplessa – tua madre non te l’ha detto? – scosse la testa – ha organizzato la festa di fine estate ed ha invitato tutti i parenti .- . bene - - vuoi andarci?- -ho sempre odiato queste tipo di feste e non amo particolarmente i miei parenti.- lui rise e si sedette accanto a lei, - non potresti fare un piccolo sforzo?- lei lo guardò – perché dovrei? - - Josephine, ascoltami bene, - le prese le mani e glie le strinse – alla festa ci sarà Hubert, tuo zio il più famoso medico di tutta Francia, pensa che fortuna sarà per me conoscerlo.- disse lui entusiasta mentre lei pensò che più andava avanti e più aveva voglia di scappare da lì, - Potresti andare senza me .- lui ritornò serio, - come? Immagina cosa potrà pensare tua madre? O tutta la tua famiglia … penseranno che – lei sospirò – Adrien per favore non devi pensare alla mia famiglia, può accadere che..- - ma Josephine! Conosci tua madre meglio di me, dobbiamo andarci insieme, sarà un colpo per lei penserà che il nostro matrimonio non va e poi…- -Adrien aspetto un bambino.- lo disse senza pensarci più di tanto quasi come per farlo tacere, se lo lasciò scappare dalla bocca e poi rimase a vedere lo sguardo perso nel vuoto di Adrien, - c-cosa? Veramente?- domandò lui poi scoppiando improvvisamente in una gioia immensa, lei annuì – e’ la notizia più nella che tu potessi darmi!- le prese il viso tra le mano e gli lasciò un bacio sulla fronte e poi sulla bocca, lei non fece un mossa e lo guardò ridere con gli occhi lucidi. Gli poggiò la mano sulla pancia ancora invisibile e rise – ti amo, amo te e amerò lui!-  Josephine poggiò la sua di mano su quella di Adrien e sospirò – facciamo come vuoi.- disse poi – in che senso?- - nel senso che possiamo andare alla festa di fine estate.- lui rise e poi la baciò – ora devo andare a lavoro, ti amo, ci vediamo questa sera . la baciò di nuovo e mentre uscì dalla veranda andò a sbattere contro Ortensia – mi perdoni signore – disse lei chinando la testa  e lui senza pensarci la prese per le spalle e le baciò la guancia – fa nulla Ortensia, oggi sono l’uomo più felice del mondo!- rise e poi se ne andò. Ortensia rimase immobile non capendo il motivo per quella reazione e poi guardò Josephine come a chiedere spiegazioni che arrivarono subito e Josephine capì – aspetto un bambino.- Ortensia sbarrò gli occhi, -Jo è una cosa bellissima.- le si avvicinò – posso abbracciarti?- chiese – non devi neanche chiedere il permesso.- la cameriera si chinò e le circondò il collo stringendola delicatamente a se  – tua madre ne è a conoscenza?- - ancora no. Penso le daremo la notizia alla festa di fine estate.- - ne sarà sicuramente felice, era da tanto che voleva dei nipotini.- aggiunse poi Ortensia sorridendole, - vuoi un’altra tazza di thè?- - mh, no grazie. Vorrei solo andare a risposare.- si alzò e lasciò la tazza sul tavolino – posso aiutarti … in qualche modo?- Josephine sorrise – tranquilla Ortensia, sto benissimo.- disse e le poggiò una mano sulla spalla rassicurandola. Quando entrò nella sua stanza si distese sul letto a pancia in su e senza pensarci poggiò la mano destra su essa. Sospirò e chiuse gli occhi.
  
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