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Autore: phoenix_esmeralda    07/02/2013    3 recensioni
"Mille volte si era sentito morire, facendo l’amore con una donna che non faceva mai l’amore con lui, una donna che lo amava ad occhi chiusi per non accorgersi di chi aveva nel letto. Ogni notte si era fatto violenza per non baciarla e si era costretto a non parlare per non infrangere, con la sua voce, l’illusione in cui Asbell amava cadere. Non c’era peggior dolore che toccare il corpo di una donna senza averne l’anima. "
Quarta classificata al contest "A volte l'amore è crudele" di Cloe901s Prima classificata al contest "Baci un po' ovunque" di AchiSama. Prima classificata a "Il contest dei cliché" di Exoticue/Fanny_Rimes
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Povertà e fedeltà


 

 
- Non capisco perché debba per forza accompagnarmi qualcuno, sono capace di arrivare al villaggio da solo!
Kristan sorride al borbottio imbronciato di Doni e si assicura di stare al passo con la sua cavalcatura.
- Vogliono solo che tu sia al sicuro, nessuno pensa veramente che non saresti in grado di andare a fare acquisti senza scorta.
Doni sbuffa e dà un leggero colpo di staffe al cavallo per accelerare l’andatura – È una vera scocciatura. Per fortuna oggi mi scorti tu, fra tutti sei l’accompagnatore migliore che poteva capitarmi, Kristan.
Quelle parole, che per Doni rappresentano un sincero apprezzamento, hanno l’effetto di amareggiarlo.
Kristan è consapevole del ruolo ambiguo che ricopre a palazzo, una parte scomoda che lo mette spesso in una posizione imbarazzante. Come amante della sovrana gli sono dovuti rispetto e deferenza, nessuno può obiettare circa la sua presenza alla tavola reale o la sua partecipazione agli eventi pubblici, ma l’estrazione sociale della sua nascita è un marchio tatuato troppo in profondità perché chiunque in quel palazzo possa scordarsene.
Kristan è nato povero, poverissimo, in un decennio flagellato da carestie e pestilenze e condotto da sovrani incapaci di tamponare gli effetti devastanti della fame.
Aveva dodici anni quando vide la principessa Asbell per la prima volta, scortata nella rituale visita ai villaggi che la famiglia reale era tenuta a compiere ogni anno. Allora era una ragazzina di dieci anni, piccola di statura, secca e scurissima di capelli. Si guardava intorno con aria frastornata e, nonostante la giovanissima età, era palese che ai suoi occhi non sfuggisse nulla dell’orrore che le si parava di fronte.
- Padre, dobbiamo fare qualcosa per queste persone. Vivono in catapecchie, sono pelle e ossa... non possiamo permettere che rimangano in questo stato.
- Se non hanno da mangiare non è colpa nostra Asbell, questa gente deve imparare a darsi da fare, non possiamo sperperare i soldi delle casse per mantenere chi non sa guadagnarsi il pane.
Non era previsto che Kristan sentisse quella conversazione, ma si trovava a pochi passi da loro e non poté fare a meno di ascoltare.
- Padre... io non credo che sia questo il problema. Queste persone vivevano di agricoltura e la siccità ha devastato i campi, ci sarebbe bisogno...
Con un gesto secco il re aveva zittito la principessa: si era reso conto all’improvviso della presenza di Kristan e, accennando a lui, aveva intimato ad Asbell di tacere.
Ma Kristan non aveva mai scordato quella conversazione, le parole della principessa avevano acceso in lui la speranza che le cose non fossero destinate a rimanere per sempre in quello stato: esistevano sovrani in grado di guardare la realtà con occhi nuovi.
Forse non avrebbe patito la fame per sempre, si era detto. Forse non avrebbe continuato a veder morire gente a lui cara, giorno dopo giorno. Forse... forse.
Aveva da poco compiuto diciotto anni, quando giunse la notizia di un nuovo rialzo di tasse che mise in ginocchio chi, con sacrifici dolorosi, aveva appena cominciato a risollevarsi. Per suo padre fu un colpo basso, rimase un’intera mattinata a fissare un punto nel muro con la vacuità di sguardo di chi non sa più da che parte gettarsi.
Così Kristan, in preda a un impulso improvviso, era uscito di casa e aveva iniziato a correre verso il palazzo. Non aveva un cavallo, ma era allenato dal duro lavoro fisico e impiegò solo un paio d’ore ad arrivare alla reggia. Non aveva la certezza che un contadino, uno nelle sue condizioni poi – vestito di stracci, spettinato e sudato – sarebbe stato ricevuto dalla principessa, ma ci provò comunque. Quando le guardie all’entrata lo fermarono, disse che doveva parlare con Asbell. Per tutta risposta, loro alzarono gli occhi al cielo e scossero la testa, come se per la principessa fosse un’abitudine naturale, nonché disdicevole, quella di ricevere straccioni.
Lasciarono che venisse annunciato e nel giro di mezzora si trovò di fronte ad Asbell in persona. Si gettò ai suoi piedi senza esitare e le raccontò dello stato in cui versava la gente del villaggio, dell’angoscia in cui li aveva gettati l’annuncio della nuova tassa, dell’impossibilità di continuare a vivere in quelle condizioni. Implorò il suo aiuto e avrebbe continuato a supplicarla per tutto il pomeriggio, ma a lei bastò sentire solo il primo accenno della sua richiesta, poi gli fece segno di alzarsi.
- Non ho ancora compiuto sedici anni e questo mi esclude dalle riunioni del Consiglio – gli spiegò con premura - Ma fra quattro mesi entrerò nella maggiore età e la mia parola sarà legittima a tutto diritto. Per ora ho le mani legate, ma hai la mia promessa che non appena entrerò a far parte del Consiglio, quella tassa verrà abolita. Ti prego di avere fiducia in me.
Kristan ne aveva avuta. Ne aveva avuta talmente tanta che quando, sei mesi dopo, giunse la notizia della revoca della tassa e della restituzione di tutto il denaro versato in quei primi mesi, non provò stupore, solo una sconfinata gratitudine. Rivedeva nella mente il volto deciso della principessa, gli occhi azzurri fissi nei suoi mentre lo ascoltava e il cuore gli rimbombava in petto per l’orgoglio di averla come sovrana. Fu allora che sorse in lui quell’infatuazione che l’avrebbe accompagnato per molti mesi, uno di quegli innamoramenti che vivono di ammirazione e sogni impossibili, pura devozione rivolta a un oggetto irraggiungibile.
Nel giro di un paio d’anni tuttavia, il re morì e il trono passò ad Ascaton, fratello maggiore di Asbell. Sotto il suo governo le condizioni del popolo migliorarono lentamente; sarebbe stato certamente un buon sovrano se un incidente di caccia non lo avesse portato a una morte prematura, mettendo al comando dell’intero regno Asbell stessa. Divenne regina all’improvviso, dal giorno alla notte, una possibilità che non si era mai lontanamente contemplata. Kristan esultò.
Quando, un anno dopo, venne a sapere della ricerca di un cortigiano per la sovrana, non prese in considerazione l’idea di candidarsi; possedeva le caratteristiche espresse come preferenziali dalla regina: un corpo asciutto e allenato, capelli scuri, una statura maggiore di Asbell stessa; ma neppure nei suoi sogni più arditi si sarebbe  mai visto nei panni dell’amante della regina.
Tuttavia qualcosa gli fece cambiare idea: voci lasciate cadere tra i mercanti che facevano affari con i nobili facevano intendere che Thenna, cognata di Asbell e moglie del defunto re, reclamasse il diritto al trono e stesse cercando il modo di spodestare l’attuale regina. Addirittura si temeva un attentato. Questo mosse gli animi: si formarono gruppi, fazioni e poi voci sotterranee, appuntamenti sussurrati, incontri segreti... Lo Schieramento della Regina prese forma: una fazione composta da uomini appartenenti ad ogni ceto ed ogni villaggio di Violarte, contadini, nobili, abitanti della reggia, disposti a tutto pur di mantenerla sul trono. Kristan fu tra i primi ad entrare a farne a parte, fu tra i primi a proporsi alla sua difesa.
Fu questo a condurlo alle porte del palazzo e a inserirsi fra i candidati: il desiderio di proteggere Asbell.
Alla reggia gli fu illustrata, insieme agli altri aspiranti, la necessità di avere a Palazzo un cortigiano docile, pronto a soddisfare i desideri della regina senza bizze o pretese: un amante indisciplinato sarebbe stato cacciato nel giro di pochi giorni. Kristan registrò ogni indicazione e la fissò nel suo cuore.
Furono presentati a palazzo in quarantatre, la metà di loro venne immediatamente scartata perché non ritenuta sufficientemente arrendevole.
Fu Asbell stessa ad esaminare i restanti e Kristan si avvide che lo riconobbe all’istante. Lo scelse dopo il primo sguardo generale ai pretendenti e lui fu certo di saperne il motivo: non per l’indubbia obbedienza che le avrebbe offerto, ma perché lui era povero e la paga da cortigiano era alta. La sua famiglia avrebbe goduto finalmente di un po’ di agiatezza. Fu per quest’ennesima prova di bontà della regina che Kristan divenne il suo amante.

  
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