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Autore: gingerhead    07/02/2013    1 recensioni
Stylinson.
"When I was surrounded by the sea, you were the one who sailed the world to find me".
La vita è troppo corta per arrendersi. Combatti, Harry, combatti con me.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Harry uscì di casa, senza nemmeno preoccuparsi di chiudere la porta a chiave. 
La pioggia si stava rapidamente trasformando in una neve fitta ed un soffio di vento gelido lo fece rabbrividire, ma non sarebbe tornato indietro per nessun motivo. Si sistemò meglio il cappuccio della felpa e si avviò verso il viale che lo avrebbe condotto in quello che, ormai, era diventato il suo luogo preferito. 
Dal momento in cui Harry aveva deciso di bussare a quella porta, era passato un mese.
Un mese che era trascorso così velocemente da far sì che il riccio non si fosse accorto che, per la prima volta dopo tanto tempo, si stava aprendo a qualcuno che non fosse il solito pezzo di carta sul quale riversare il suo dolore.
Se glielo avessero chiesto, non sarebbe stato capace di spiegare il motivo per cui, da un giorno all’altro, avesse abbandonato l’abitudine di stare a casa, sul proprio letto, il rifugio sul quale aveva passato giornate intere in compagnia dei suoi libri, gli unici fedeli compagni di quello che sembrava essere un viaggio interminabile, senza fine.
Quello che non sapeva, però, era che non sarebbe stato solo in quel viaggio.
Perché da un mese, Harry, aveva Louis. Era entrato nella sua vita undici anni prima, aveva condiviso con lui ogni momento dell’infanzia e dell’adolescenza e poi, all’improvviso, ne era uscito. Non l’aveva programmato, era stata una cosa che non era dipesa dalla sua volontà, ma era successo. Ed ora, dopo due anni, il più grande era tornato a farsi spazio nella vita e nella mente di Harry. Quando sua madre gli aveva domandato il motivo del sorriso che dipingeva il viso di Harry al suo rientro da quelle quotidiani uscite, lui glielo aveva confidato.
«Ricordi Louis, mamma? È merito suo.» rispose, arrossendo.
Il riccio aveva sempre avuto un ottimo rapporto con la propria madre, era stata l’unica persona che l’aveva supportato, lo aveva spronato ad andare avanti, nonostante quello che era successo.
Condividere con lei la causa di quello che assomigliava tanto ad un momento di serenità, gli sembrava il modo più giusto per ringraziarla. 
 
Louis aveva trascorso la notte precedente senza chiudere occhio, come succedeva da un po’ di tempo. A tenerlo sveglio era stato il pensiero di quel ragazzo dai capelli ricci ed in disordine, dalle iridi color smeraldo, dallo sguardo malinconico. Il pensiero di quel bacio di cui, era certo, non si sarebbe mai più dimenticato. 
Così, proprio quando le luci dell’alba erano filtrate attraverso la tenda, Louis si era addormentato ed avrebbe dormito fino a sera se il campanello di casa non lo avesse svegliato. Diede una rapida occhiata all’orologio della sveglia e si accorse che erano le cinque del pomeriggio. Si alzò dal letto e si diresse verso la porta d’ingresso, passandosi rapidamente una mano tra i capelli, nel vano tentativo di renderli il meno disordinati possibile. Aprì la porta e, avvolto dall’oscurità del tramonto invernale, spuntò il viso di Harry, reso ancora più pallido dal bianco candido della neve che rifletteva la luce su di lui.
 
«Stavi dormendo? Sarebbe stato meglio telefonarti per avvertirti che sarei passato da te, anche oggi.» si affrettò a dire Harry in tono di scusa, notando l’espressione assonnata del più grande.
«Non dire cavolate, Haz. Vieni dentro o hai intenzione di congelare là fuori?» scherzò Louis, afferrando il più piccolo da un lembo della felpa e trascinandolo in casa.
Harry si tolse il cappuccio, scoprendo così la testata di riccioli che erano rimasti nascosti e seguì Louis in soggiorno. 
«Allora, come stai oggi?» domandò il più grande, cercando di indovinare la risposta dall’espressione di Harry che, notò Louis, stava lentamente diventando meno rabbuiata rispetto al loro primo incontro.
«Io... Penso di stare meglio. E in queste settimane, ho pensato molto.»
«Più del solito, vorrai dire!» rispose Louis, sorridendo.
«Sì beh, hai ragione.» disse Harry, stringendosi nelle spalle. «Ma il motivo dei miei pensieri non è lo stesso di qualche settimana fa.» aggiunse il più piccolo, puntando lo sguardo sulla punta delle proprie scarpe.
 «Hai voglia di dirmi qual è questo motivo?» azzardò Louis.
Harry non aveva idea di come avrebbe dovuto comportarsi. 
Perché era vero: da un po’ di tempo l’immagine che lo aveva tormentato per due interi anni, era leggermente sbiadita. Il suo ricordo, quello no. Ma Harry stesso era sorpreso del fatto che qualcosa che non riguardasse Chase, la sua morte, i sensi di colpa, si stava facendo spazio nei suoi pensieri. 
Quei pensieri che non gli avevano dato tregua, ricordandogli ogni secondo della sua vita ciò che era successo per quello che Harry reputava fosse colpa sua, ora erano indirizzati ad un’altra persona.
Ripensò ai momenti che avevano passato insieme, quando erano piccoli.
Alle mattine di scuola, quando Harry aspettava che il più grande uscisse dalla classe per raggiungerlo e dargli il bigliettino che riassumeva le ore precedenti.
Ai pomeriggi trascorsi insieme in cui si erano impegnati cercando di costruire quel plastico dei trenini che avevano visto in una pubblicità sul giornalino che la madre di Harry gli aveva comprato, quando era rimasto a casa per colpa della febbre. 
A come Louis, ora, era prepotentemente tornato a far parte della sua vita. 
Alle giornate che stavano trascorrendo in quel periodo, leggendo ed ascoltando vecchi vinili. 
 
«Louis, io voglio farmi salvare.» il riccio prese coraggio e mise in quella affermazione tutto l’affetto che sentiva di provare per il ragazzo che stava di fronte a lui. «Da te. In questa storia, possiamo davvero esserci in due?» aggiunse, con un filo di voce e muovendosi verso di lui fino a tendergli una mano.
Louis rabbrividì. Le parole di Harry gli arrivarono dritte al cuore. Pensava che per il riccio, il bacio di qualche settimana prima non significasse poi molto e che, in fondo, non avesse fatto niente di così significante per aiutare il più piccolo. Ed ora, invece, si trovava a fissare la mano tremante di Harry che era tesa verso di lui. Senza pensarci, afferrò la sua mano e la strinse, cercando di trasmettergli tutta la sicurezza di cui, era certo, avesse bisogno.
Harry era lì, a qualche centimetro da lui.
Per un interminabile attimo, Louis lo guardò. Se il colore delle loro iridi fosse stato mescolato, pensò Louis, avrebbe formato un perfetto verde acqua. Che cosa stupida, da pensare, si disse tra sé e sé. 
Si avvicinò ancora di più al riccio, finché la sua fronte non toccò la propria e allora chiuse gli occhi e si lasciò travolgere dal vortice di emozioni che stava provando in quel momento, sentendo il proprio respiro che si stava fondendo con il suo, baciando le labbra.
«Forse ora, dovrei essere salvato io.» sussurrò Louis, sorridendo.

Harry rise.


Spazio autrice.


Rieccomi qui, con un nuovo capitolo!
Allora, come avete letto, le cose tra Harry e Louis sembrano andare piuttosto bene, soprattutto perché il più piccolo pare che abbia trovato un appoggio proprio nella figura di Louis.
Nulla, penso che il prossimo capitolo sarà decisamente fluff, perché sì dai, ci sta, lol. Spero davvero che apprezziate l'impegno che sto mettendo nello scrivere questa storia. 
Grazie, come sempre, a voi che leggete e recensite. Se mi fate sapere cosa ne pensate, ve ne sarei davvero grata. <3
Alla prossima! c:
  
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